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FERMENTAZIONI:
Le conseguenze delle fermentazioni possono essere: modifiche delle caratteristiche
sensoriali, modifica della conservabilità, aumento della digeribilità, maggior
contenuto in amminoacidi e vitamine disponibili, inattivazione di componenti che
possono essere nocivi.
- Fermentazione alcolica: generazione di etanolo e CO (quest’ultima determina
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l’occhiatura della mollica del pane, la schiuma della birra, ecc.). Questa
fermentazione è data dalla presenza di lieviti e avviene in prodotti come: Vino
(glucosio e fruttosio vengono fermentati), birra (rottura amido in maltosio e
destrine), pane (il pane lievita a causa della produzione di CO ; la produzione
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di etanolo è minima), ecc.
- Fermentazione omolattica: da glucosio e galattosio viene prodotto acido
lattico (vengono prodotti uno o due enantiomeri). È tipica di prodotti lattiero
caseari, salumi e conserve vegetali (abbassa il pH e aumenta la conservabilità).
- Fermentazione eterolattica: il glucosio viene fermentato in acido lattico,
etanolo, acido acetico e CO . È tipica di prodotti come kefir e kumys.
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- Fermentazione propionica: innesto di batteri lattici e propionici. L’acido lattico
prodotto viene convertito in acido propionico e CO (in maggior quantità) dai
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batteri propionici. È tipica di formaggi come l’Emmental e porta alle
caratteristiche occhiature e odori pungenti.
- Fermentazione butirrica: vengono prodotti acido butirrico, acido acetico,
idrogeno e CO a partire dall’acido lattico. Questo tipo di trasformazione è
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sempre negativa ed è la causa del gonfiore tardivo dei formaggi.
- Fermentazione acetica (ossidativa): non è una vera e propria fermentazione;
microorganismi aerobi obbligati facoltativi ossidano l’etanolo in acido acetico.
- Fermentazione malolattica: l’acido malico viene convertito in acido lattico. È
tipica dei vini rossi e porta ad una disacidificazione naturale.
- Fermentazione citrica: alterazioni del ciclo di Krebs e accumulo di acido
citrico.
COTTURA:
Con la cottura abbiamo diversi tipi di trasformazione:
- Caramellizzazione (veniva usata per fare le caramelle) degli zuccheri, sia
monosaccaridi sia disaccaridi. Gli zuccheri, immersi in ambiente acquoso ad
alta temperatura (110-180 °C), si sciolgono e iniziano a degradare la loro
struttura molecolare formando polimeri, dando origine a sostanze volatili
(come furfurale, idrossifurfurale, maltoro, ecc.) e andando incontro ad
imbrunimento. La caramellizzazione è tipica di prodotti come caffè e alimenti
tostati, verdure soffritte, aceto balsamico, caramelle, crosta del pane, ecc.
- Destrinizzazione: è l’idrolisi dell’amido a destrine e maltosio (quest’ultimo
dona un lieve sapore dolce al prodotto). Dona doratura e croccantezza ai
prodotti, che possono essere la crosta del pane, la frittura, gratinatura al
forno, ecc. Avviene in assenza di H O e può avvenire anche durante la
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gelatizzazione.
- Gelatizzazione: con la cottura in acqua il granulo di amido inizia a rompersi e
si ha una solubilizzazione (parziale a temperature sui 70° C) dell’amilosio e
dell’amilopectina che si legano alle molecole di H O. Il prodotto assorbe
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perciò molta acqua e si gonfia (si ha una netta diminuzione dell’acqua libera).
La gelatizzazione aumenta la digeribilità dei cibi ed è utilizzata per la
preparazione della salda d’amido, la cottura del mosto di birra, la cottura della
pasta, ecc.
- Retrogradazione: è il processo inverso della gelatizzazione. Avviene a causa
della tendenza dell’amido ad assumere la sua struttura ordinata iniziale
(anche se ciò non può avvenire): si ha un avvicinamento delle catene di
amilosio e una perdita di capacità legante nei confronti dell’acqua. Ciò porta
ad una diminuzione della digeribilità. È tipica del pane vecchio (migrazione
dell’acqua verso la crosta e indurimento).
Modifiche delle proteine:
Le modifiche delle proteine possono essere desiderate o no e possono essere di due
tipologie:
• Generate durante i processi di trasformazione: queste sono indotte dalle alte
temperature, variazioni di pH e altri processi. Talvolta vengono indotte
appositamente in quanto non sempre sono negative. Fra queste troviamo:
- Denaturazione proteica: avviene con la cottura e porta a modificazioni
della struttura quaternaria, terziaria e secondaria. Solitamente tali
modificazioni sono irreversibili e le conseguenze possono essere:
eliminazione dell’attività enzimatica, calo di solubilità, aggregazione,
flocculazione, coagulazione, aumento delle proprietà di superficie,
aumento della digeribilità.
- Modifica delle catene laterali degli amminoacidi: avviene con una forte
esposizione al calore (temperatura maggiore ai 100 °C). Alcuni
amminoacidi possono dare origine a metaboliti secondari (Cys:
desulfidrilazione, liberazione H S, tipica di uova sode e latte bollito; Asn e
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Gln: deamminazione con liberazione di NH ; Ser: disidratazione; Trp:
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formazione di derivati ciclici, tipici della carne alla griglia).
- Interazione con altri composti: la più importante è la reazione di Maillard
(detta anche glicazione delle proteine) che, nonostante ciò che dice il
nome, è un insieme complesso di reazioni, suddivisibile in tre tappe, il cui
punto di partenza è la reazione (che può avvenire ad esempio in cottura)
fra composti carbonilici (zuccheri) e molecole contenenti gruppi amminici
(proteine). La reazione non è enzimatica e avviene tanto più veloce tanto è
alta la temperatura. Nella prima tappa si ha la formazione di una base di
Schiff (immina) fra il gruppo carbonilico di uno zucchero ed un gruppo -NH 2
di una proteina (tipicamente residui di Lys); in ambiente acido tali immine
vanno incontro a riarrangiamenti che producono i composti di Amadori o
di Heyns. Nella seconda tappa abbiamo la degradazione di questi ultimi
due composti in tre possibili modi: per disidratazione forte (pH acido) con
produzione di idrossimetil, disidratazione moderata (pH neutro o alcalino)
con produzione di ciclo-isomaltolo/maltolo e scissione. I prodotti possono
polimerizzare e sono responsabili di aromi. Fra i tre modi c’è poca
differenza ma bisogna ricordare che in seguito a disidratazione forte o
moderata avviene la così detta degradazione di Strecker. In questa i
dicarbonili che si erano originati con le disidratazioni reagiscono con gli
amminoacidi (“è una mini reazione di Maillard all’interno della reazione di
Maillard”), subiscono un riarrangiamento ed una ciclizzazione che porta
alla formazione di pirazina (questo può portare alla produzione di
acrilammide, una sostanza tossica e cancerogena, dalla lisina). Nella terza
tappa si ha la polimerizzazione dei composti ottenuti dal riarrangiamento
dei composti di Amadori/Heyns con produzione di melanoidine, polimeri
scuri (questi prodotti portano a cambiamenti a livello di aroma).
Gli effetti della reazione di Maillard possono essere cambiamenti a livello
del flavour (seconda tappa) e nel colore (terza tappa); inoltre abbiamo una
diminuzione delle proprietà nutrizionali del prodotto (perdita di
amminoacidi essenziali, diminuzione della digeribilità delle proteine,
formazione di acrilammide). Questa reazione non sempre è desiderata (es.
latte) ma è voluta in alimenti come cereali, caffè, cacao, birra e prodotti da
forno. Inoltre, la reazione di Maillard avviene anche in vivo ed è
responsabile dell’invecchiamento dell’organismo, dell’arteriosclerosi e di
problemi renali. I composti di Maillard sono anche definiti AGE (Advanced
Glycation End products).
- Trasformazioni in cottura: trasformazioni minori che avvengono con le alte
temperature.
• Generate in seguito a degradazione ad opera di microrganismi ed enzimi:
queste sono solitamente negative ma talvolta vengono indotte
appositamente in quanto possono portare a caratteristiche volute. Fra queste
troviamo:
- Idrolisi proteica: mediata da microorganismi, è detta anche proteolisi è una
trasformazione piuttosto utile in quando dà nuovi sapori e odori (es.
formaggi stagionati, prosciutti).
- Putrefazione: i microorganismi svolgono sempre la proteolisi ma in
maniera diversa e più intensa. Per questo motivo questa trasformazione è
sempre negativa e abbiamo la degradazione degli amminoacidi, la
degradazione del triptofano, la produzione di composti azotati e di
composti solforati (responsabili di odori sgradevoli).
Modifiche di vitamine e minerali:
Avvengono in seguito a cottura e lavaggio dei prodotti:
- Vitamina A e caroteni: stabili alla cottura, poco solubili
- Vitamina D: distrutta in cottura se pH > 7 (bicarbonato)
- Tiamina (B1): la più instabile
- Niacina (B3) stabile, ma persa per cottura in acqua (recupero dell’acqua di
cottura) – aumenta leggermente in cottura per idrolisi dell’acido nicotinico
legato
- Vitamina C instabile (ossidazione, temperatura…)
- Minerali persi nell’acqua di cottura (meglio cottura a vapore o arrosto)
Sostanze organoletticamente attive:
Sono sostanze che non apportano energia e sono responsabili dell’aroma, del sapore
(flavour) e colore degli alimenti. Considerata l’importanza vengono molto spesso
aggiunte tramite additivi. Sono molto importanti per:
- Aspetti edonici
- Aspetti sociali
- Aspetti psicologici
- Aspetti funzionali
La valutazione della qualità organolettica di un alimento viene studiata tramite
l’analisi chimica (usata soprattutto in aziende di grandi dimensioni) e l’analisi
sensoriale. Quest’ultima è sicuramente la più utilizzata ed è molto importante: viene
eseguita da gruppi di assaggio addestrati (panel) e ha specifiche procedure
codificate da seguire. Per altri alimenti (come l’olio di oliva o vini) esiste l’analisi
ufficiale, ancora più rigida di quella sensoriale.
• Colore negli alimenti: dipende dalla luce che viene riflessa dall’alimento
stesso. Esistono sostanze che sono in grado di assorbire la radiazione
luminosa come pigmenti e coloranti. Queste hanno sistemi coniugati o
possiedo doppi legami coniugati e possono essere naturali o sintetici,
inorganici o organici, liposolubili o idrosolubili. Prevalentemente hanno
origine vegetale ma ciò non è sempre detto. I pigmenti naturali sono
classificati come segue:
- Polieni (poli alcheni): carotenoidi e xantofille. Sono pigmenti
giallo/arancio e sono liposolubili. I carotenoidi sono forme
provitaminiche della vitamina A e sono potenti antiossidanti (vengono
traslocati a livello di membrana plasmatica