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Effetto delle variazioni minime nel percorso evolutivo e nello sviluppo cognitivo del neonato
Queste variazioni minime hanno un effetto macroscopico nel percorso evolutivo e nell'esito finale del percorso evolutivo, eppure riescono ad influenzare la traiettoria di sviluppo cognitivo del neonato. I vincoli dell'architettura neurale svolgono un ruolo fondamentale per lo sviluppo della specializzazione emisferica.
Esempio di vincolo nell'architettura neurale. Lo sviluppo delle vie visive è predeterminato? Nel cervello adulto ci sono 2 vie: via del where (dorsale), che valuta le informazioni relative a dove è un oggetto e la via del what (ventrale), che elabora informazioni relative a che cos'è un oggetto. L'osservazione di doppie dissociazioni in deficit specifici (es. agnosia) di pazienti con danno cerebrale non implica che lo sviluppo delle vie visive sia geneticamente predeterminato. Le doppie dissociazioni, ovvero disfunzionalità nell'adulto, in una delle due vie, possono dare luogo a patologie diverse. Ad esempio,
Un deficit alla via ventrale causa agnosia, ovvero incapacità di riconoscere gli oggetti. Questa logica della doppia dissociazione è corretta per gli adulti ma non per i bambini, perché le loro vie non sono ancora specializzate. Infatti, la loro protocorteccia indifferenziata è tale per cui minime differenze nelle soglie di attivazione neuronale danno origine, nel corso del tempo, a questi due percorsi. Per questo, la via del "where" e del "what", che caratterizzano il sistema adulto, non descrivono altrettanto puntualmente il sistema cerebrale del bambino e ciò è possibile ricondurlo a che danno luogo, nel corso del tempo, a queste due vie.
I Vincoli temporali fanno riferimento, non a cosa o a come si sviluppano le funzioni cognitive, bensì a quando. Si tratta di considerare, ad esempio, il timing con cui un'area cerebrale si sviluppa, piuttosto che un'altra. Il tempo in cui avvengono determinati tipi di sviluppo cerebrale può influenzare le capacità cognitive dei bambini.
di esperienze fanno la differenza in termini architettonici e funzionali. I vincoli temporali, ad esempio, ci dicono che i due emisferi cerebrali, così ampiamente specializzati nell'adulto, sono il risultato di vincoli temporali che portano i due emisferi a specializzarsi nel corso del tempo. Va da sé quindi, che variazioni anche minime nel momento in cui determinate esperienze intervengono, possono giocare un ruolo determinante nel processo di specializzazione delle diverse aree cerebrali. Una certa area può essere reclutata per svolgere una determinata funzione e sviluppare una specializzazione per tale funzione perché ha raggiunto un determinato livello di specializzazione nel momento in cui il compito si presenta. Il sistema visivo è l'unico senso che non ha avuto la possibilità di svilupparsi al meglio durante la gravidanza, per
questo dopo la nascita la specializzazione della corteccia visiva avviene velocemente, grazie all'esposizione di sempre più stimoli visivi, il bambino si abitua e riesce a specializzarsi. Questa immaturità del sistema attivo e questa predisposizione/vincolo spazio-temporale dell'emisfero destro fanno da vincolo e consentono a questo emisfero di specializzarsi prima nel tempo nell'elaborazione configurale delle informazioni visive. I vincoli spazio-temporali non riguardano solo ed esclusivamente la specializzazione emisferica, ma riguardano anche la modificazione della densità sinaptica nel corso dello sviluppo ontogenetico dell'individuo. (possibile aggiunta con la sovraproduzione sinaptica e il pruning.) 6. Differenze tra il modello di Spelke e l'approccio connessionista negli effetti dell'esperienza e dell'apprendimento; Il modello di Spelke si basa su due assunti fondamentali, la core knowledge thesis, secondo la quale i bambinihanno già un nucleo di conoscenze che è presente anche nell'adulto, e la active rappresentation thesis, secondo cui i bambini possono essere capaci di "ragionare" in modo implicito. Questi due assunti si uniscono ad una serie di conoscenze di base che secondo Spelke, sono già presenti nel bambino, si tratta di cinque gruppi di conoscenze, su oggetti, numerosità, agenti e spazio. Nella teoria di Spelke, ognuna di queste categorie rappresentazionali ha dei principi che ci permettono al bambino di comprendere il mondo. Es. gli oggetti non spariscono, non attraversano altri oggetti o quando aggiungi una quantità quella deve essere maggiore, non può rimanere invariata (test con i pupazzetti) - questo significa che per il modello di Spelke esistono delle conoscenze, dominio-specifiche, meglio dire vincoli, che.
Sara.permettono al bambino di comprendere l'ambiente circostante in queste variecategorie.
Secondo la teoria connessionista, il cervello ha una caratteristica particolareovvero quella di integrare: la caratteristica integrativa del cervello è unacaratteristica che viene simulata e riprodotta dalle reti neurali. Il modelloconnessionista cerca di mettere in relazione l'architettura fisica del cervello conil modo di funzionare del sistema cognitivo e siccome il cervello è prodotto daun elevato numero di neuroni che funzionano in parallelo e non in frequenza eche inviano segnali di facilitazione o di inibizione ad altri neuroni, quindi chetrasmettono informazioni, le reti neurali riproducono per approssimazione lastruttura e le proprietà del sistema nervoso. Si tratta di considerare l'attivitàcelebrale come il frutto di attività di molti neuroni simultaneamente. Noipossiamo immaginare la più semplice rete neurale come formata da
recettori, effettori e da quello che c'è dentro la testa ovvero strati nascosti, ove sono depositate le nostre rappresentazioni, ma le nostre rappresentazioni non sono codificate in modo simbolico, perché nel nostro sistema nessuno strumento o tecniche di neuroimmagine visualizza oggetti/persone/emozioni/ricordi, ma quello che viene osservato sono network neurali. L'idea innovativa dei modelli connessionisti è quella di immaginare le nostre rappresentazioni NON come network di connessioni simboli ma come Per questo la rappresentazione dei modelli connessionisti si chiama rappresentazione distribuita ovvero sono configurazioni di connessioni che replicano in modo molto fedele il modo di funzionare del nostro cervello. In quest'ottica si va ad un processo opposto alla modularizzazione (specializzazione e locazione) che verte ad imbutodall'attivazione generale a locale, bensì si considera una visione dal poco alto tanto, in cui le connessioni.Le reti neurali diventano sempre più complesse e capaci di costruire rappresentazioni altrettanto complesse.
Domanda: perché l'esplicitazione va nella direzione contraria del processo di modularizzazione?
Risposta: la modularizzazione è la specializzazione funzionale e la localizzazione neuronale. Inizialmente, tutta la corteccia risponde, poi l'emisfero interno, poi l'area temporale e così via, dal grande al piccolo.
Qui, invece, man mano che passo dagli strati primitivi e primari della corteccia, poiché si tratta di una combinazione e integrazione, significa allargare, mentre nella modularizzazione mi localizzo, qui entro in relazione con altre aree cerebrali, cerco di integrare le rappresentazioni e allargare le mie connessioni.
La natura integrativa e combinatoria delle rappresentazioni distribuite presenta alcuni vantaggi preclusi alla rappresentazione simbolica.
Tipica dei modelli cognitivisti:
- Una singola unità (neurone) può attivare simultaneamente diverse aree cognitive, sia percettive che psicologiche. Ad esempio, la rappresentazione distribuita del concetto "scuola" coinvolge simultaneamente diverse aree cerebrali relative a esperienze percettive diverse (visive, uditive, olfattive, ecc.) e a dimensioni psicologiche diverse (dimensione cognitiva, emotiva, affettiva).
- La rappresentazione distribuita, diversamente dalla rappresentazione simbolica, può attivarsi anche in presenza di informazioni incomplete o parziali (parole con qualche informazione in meno).
- Il danneggiamento o la rimozione di alcune unità della rete non impediscono al network neurale di attivarsi in modo parziale, non impediscono quindi un'attivazione parziale della rappresentazione distribuita. L'esempio massimo di rappresentazione distribuita, di flessibilità che il nostro sistema cognitivo ha, è un processo come.
Esame di Indicatori precoci dello sviluppo atipico – prof.ssa Valenza – 2020/2021
Spisto Sara.piccolo è molto analoga alla descrizione che Piaget ha fatto del compito dellapermanenza dell’oggetto. Con la differenza che Piaget diceva che finché ilbambino non risolveva il compito A non B, non aveva rappresentazione. PerPiaget la rappresentazione emerge a qualche mese di vita. Mentre KarmiloffSmith, invece, dice di no. Dice che anche quelle sono rappresentazioni ma diun formato diverso. Il compito è molto facile: Piaget, o chiunque,sostanzialmente presenta un giocattolino al bambino, il bambino ne èestremamente interessato, fa tutte le cose che normalmente i bambini fanno,cioè lo prende, lo porta alla bocca, lo ciuccia, lo sbatte, ci gioca. Ma se sotto aisuoi occhi, senza fare chissà quale esperimento, il giocattolo, che è statooggetto di manipolazione un