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STORIA DELL’ARTE CONTEMPORANEA (5/03)
L’opera esposta alla prima mostra del 1872 dà il nome al gruppo. Rispetto all’opera
precedente del 1866, dove si cominciava a vedere questo nuovo modo, questo nuovo
atteggiamento, qui è proprio uno scandalo. È lo stesso Monet che ha dato il titolo
all’opera: “Impression”, l’impressione.
Il nome dei gruppi, spesso, viene dato dalla Critica in senso spregiativo. Questi artisti
si sono presentati al pubblico non come artisti impressionisti, ma come artisti
onnipresenti. La critica, vedendo quest’opera, ha esclamato: “Ma in fondo è solo
un’impressione quella che stiamo vedendo!”. Gli artisti non sono quasi mai contenti
delle etichette che la Critica affibbia loro, però, spesso, poi sono diventati famosi
proprio grazie a quelle nomine. Quindi, è un’impressione e ce lo dice anche Monet: è
un’impressione di un momento particolare. Per la critica sembra un bozzetto: vedete
schizzi che danno la sensazione di un’impressione.
Potrebbe essere o al levar del sole perché ci sono due opere che portano il titolo di
“Impressione”: una è stata lavorata al sorgere del sole; l’altra al calar del sole. C’è
sempre questo momento centrale che ha a che fare con un fenomeno naturale della
luce: tutto ruota intorno a questo, intorno ad un’impressione che è un’impressione
tutta visiva, legata alla luce del momento e che, secondo gli Impressionisti, condiziona
l’immagine. Il colore è luce perché è la luce che condiziona l’immagine, ciò che si
vede. Quindi, puoi vedere l’impressione di rosso: questo rosso, che è dato dal sole,
impressiona tutta l’immagine. Si capisce, si intravede l’immagine: si vede un porto,
edifici, persone sulla barca ecc. È un’opera in cui si vede la superficie specchiante,
cioè l’acqua: è sempre l’acqua che riflette e questa velocità di esecuzione, di
registrazione del momento, è chiara, visibile e si riflette nelle dimensioni.
Monet è l’artista della luce: ha avviato anche la serie delle Cattedrali, che riprendeva,
quasi ossessivamente, in varie ore della stagione perché in base all’ora che sceglieva,
cambiava la superficie della Cattedrale. È il colore il protagonista, il soggetto è
inesistente o un pretesto: non è la Cattedrale il protagonista, anche perché della
Cattedrale si vede solo un frammento.
Se non parliamo di soggetti, di cosa parliamo? Parliamo di un momento, di
un’impressione o di un motivo.
Monet è anche il primo artista che lavora su una serie, che inventa la serie: la serialità,
poi, sarà un fenomeno tipico del Novecento inoltrato. La facciata della Cattedrale non
è un caso, ma è una scelta condizionata dal fatto che Monet voleva registrare gli
effetti della luce su questa parete. La scelta non è mai casuale: la facciata della
Cattedrale gli consentiva di registrare, anche velocemente, gli effetti di luce e di
ombra, anche perché è una facciata che crea movimento con queste rientranze,
queste sporgenze. Aveva affittato una piccolissima stanza di fronte alla Cattedrale e,
quasi ossessivamente, appena cambiava la luce del sole, scendeva e riprendeva. La
tecnica di esecuzione consentiva anche di lavorare a più opere nello stesso giorno,
cosa impensabile fino a qualche anno prima.
Non ci soffermiamo sulla biografia dell’artista, anche se può interessare qualche
cambiamento importante, come un viaggio, che significa sempre qualcosa: porta un
cambiamento di colore, di motivo. Per esempio, Gauguin si identifica con i viaggi.
Quest’opera, "La Grenoullière" di Claude Monet, è del 1869: si nota la vegetazione che
diventa ancora più sfumata man mano che si va più in là, l’acqua che accoglie i
riflessi, la mancanza di dettagli, il taglio dell’immagine, la tecnica a piccoli tocchi di