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Linguistica Pragmatica: Implicature e presupposizioni

di Francesco Agostini

“Le persone non dicono mai quello che vogliono dire, dicono sempre altro.”

(The Imitation Game, 2014)

1.INTRODUZIONE

La frase che viene messa in bocca ad un adolescente Alan Turing (il matematico che riuscì a

decrittare ENIGMA, nonché l'inventore di quello che noi oggi comunemente chiamiamo computer)

all'interno del film “The Imitation Game” è estremamente significativa. Nella comunicazione

verbale gli esseri umani fanno ampio uso delle cosiddette implicature, un concetto fondamentale in

Pragmatica, sia all'interno di un contesto formale che di uno informale; non è un caso, quindi che

Levinson all'interno del testo celeberrimo 'La pragmatica' affermi che la nozione di implicatura

conversazionale è una delle più importanti della pragmatica […] e si pone come esempio

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paradigmatico della natura e del potere delle spiegazioni pragmatiche dei fenomeni linguistici . La

loro teorizzazione, però, non ha una storia così lunga. Il concetto di implicatura ci porta a centrare il

discorso su un grande filosofo e teorico come Grice e, nello specifico, alle conferenze “William

James” esposte ad Harvard nel 1967. Nel corso degli anni molti studiosi hanno ampliato il tracciato

segnato da Grice arrivando a risultati più che significativi, ma è fuor di dubbio che le proposte,

seppur sintetiche, del britannico abbiano aperto la strada a un discorso teorico dalla fondamentale

importanza.

Il primo concetto introdotto da Paul Herbert Grice è quello relativo al cosiddetto principio di

cooperazione. Per dirla con le parole di Claudia Caffi, nella conversazione le persone fanno un

lavoro a quattro mani, cooperano e, perché una conversazione possa funzionare, c'è l'assunzione di

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un principio di cooperazione. Il rapporto tra il parlante e l'ascoltatore è quindi il punto di partenza

su cui bisogna iniziare qualsiasi discorso inerente alle implicature. Ciò che dice il parlante viene

compreso dall'ascoltatore in modi e maniere differenti a seconda dei casi e in base alla rilevanza di

quanto è stato detto. Ma se questa rilevanza non appare chiara fin da subito, chi ascolta deve

compiere dei passi inferenziali, attribuire determinate intenzioni nel parlante e cercare di

rintracciare un senso compiuto a quanto è stato detto. Questo aspetto contraddistingue il concetto

stesso di implicatura ed è così definito: Fornite il vostro contributo così come è richiesto, al

momento opportuno, dagli scopi o dall'orientamento del discorso in cui siete impegnati.

Il principio di cooperazione è però soltanto il punto di partenza per un discorso più ampio. Grice,

nella sua analisi, identifica alcune massime che delineano, almeno idealmente, come dovrebbe

avvenire una conversazione. Esse sono:

- La massima di Qualità: Cercate di fornire un contributo vero; in particolare:

1. non dite cose che credete false;

2. Non dite cose per le quali non avete prove adeguate.

1 LEVINSON, La pragmatica, il Mulino

2 CAFFI, Pragmatica. Sei Lezioni, Carocci

- La massima di Quantità:

1. Fornite un contributo che soddisfi la richiesta di informazioni in un modo adeguato agli

scopi del discorso.

2. Non fornite un contributo più informativo del necessario.

- La massima di Relazione:

1. Fornite contributi pertinenti.

- La massima di Modo: Siate perspicui, e in particolare:

1. Evitate oscurità di espressione.

2. Evitate le ambiguità.

3. Siate brevi.

4. Procedete in modo ordinato.

Come già accennato, le massime di Grice non sono altro che i capisaldi di una conversazione ideale,

teorica appunto, e sono destinate ad essere infrante di continuo. Oltre a ciò, esse non sono sullo

stesso piano, e di fatto negli scambi comunicativi vengono rigerarchizzate a seconda del tipo di

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attività in corso. Proseguendo il discorso sulle implicature, Grice ne distingue due tipi:

convenzionali e conversazionali. Riguardo al primo tipo, ossia quelle convenzionali, rivelano

qualcosa che non viene detto, ma viene fatto intendere utilizzando le convenzioni linguistiche.

L'esempio classico può essere fornito dalla frase: Egli è un inglese; quindi è coraggioso citato da

Grice stesso. Il termine che sottolinea l'implicatura è ovviamente quindi, che presuppone che nel

nostro bagaglio di conoscenze gli inglesi siano assimilabili al concetto di coraggio; nulla viene detto

esplicitamente ma, per l'appunto, implicato o lasciato intendere. La stessa cosa si può dire del

connettivo ma, anche se in questo caso la funzione si trasforma in modo contro-argomentativo,

ossia: ciò che viene dopo il ma non è prevedibile sulla base di ciò che viene prima del ma e va in

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una direzione argomentativa opposta a quella che era lecito attendersi. L'esempio classico è

caratterizzato dalla frase È bionda ma è intelligente, dove implico che tutte le bionde siano anche

intellettivamente poco dotate.

A queste si affiancano le implicature conversazionali. Esse si distinguono per 5 criteri che ne

delineano le caratteristiche principali: calcolabilità, staccabilità, convenzionalità, indeterminatezza,

cancellabilità. Ogni criterio identifica in maniera precisa l'implicatura conversazionale e specifica

qual è il tipo di implicito in ballo rispetto agli altri. Ad esempio, la calcolabilità rivela che chi

ascolta deve compiere un ragionamento (o, per meglio dire, fare un calcolo) per comprendere

pienamente l'implicatura. Questo significa che la comprensione che ne deriva non è affatto

automatica ma prevede, anzi, alcuni passi che rendono lo scambio comunicativo sostanziale e

coerente.

Il secondo criterio consiste in quello della staccabilità, che ci indica che un implicatura

conversazionale è un implicito che non si può staccare. Tradotto in altri termini tutto ciò vuol dire

che essa è strettamente connessa non alla forma di un enunciato ma al suo contenuto semantico.

Comprenderlo è importante perché questo criterio la differenzia dalla presupposizione e

dall'implicatura convenzionale. Se decido di sostituire l'enunciato con una parafrasi, l'implicatura

non si elimina, non si 'stacca', ma, anzi, permane. Il terzo criterio è quello della convenzionalità che

distingue l'implicatura conversazionale (che dipende da un determinato contesto) da quella

convenzionale. Per sua stessa natura, quindi, l'implicatura conversazionale è non-convenzionale.

Per dirla alla maniera di Levinson: siccome occorre conoscere il significato letterale o il senso di

una frase prima di poterne calcolare le implicature in un contesto, le implicature non possono

3 CAFFI, Pragmatica. Sei Lezioni, Carocci

4 Ibid. 5

esserne parte di quel significato . Il quarto criterio risponde al nome di criterio di

indeterminatezza. Secondo questo principio, nessuno mi può garantire che la mia inferenza sia

corretta oppure no. In ultimo, l'impicatura conversazionale è cancellabile. All'atto pratico, quando

mi trovo di fronte a un implicatura conversazionale posso sempre aggiungere qualcosa che annulla

quanto implicato in precedenza. L'esempio classico è costituito dalla frase, riportata dal libro della

Caffi, Gianni stasera esce con una donna, dove l'implicazione è quella che Gianni abbia una

relazione sentimentale con lei. Se però aggiungo, e questa donna è solo una collega, ho di fatto

annullato l'implicatura. Un' ultima precisazione. A volte, sia nella normale conversazione orale che

nell'articolo di giornale, chi ascolta o scrive potrebbe vedere degli impliciti anche là dove in realtà

non ce ne sono affatto. In questo caso ci troviamo di fronte a un fenomeno chiamato

ipercooperazione, che dipende strettamente da tutta una serie di condizionamenti che ogni essere

umano porta dentro di sé, che possono scaturire dal proprio bagaglio di esperienze, dal proprio

lavoro e molto altro. Ad esempio, un giornalista che da anni scrive di politica, potrebbe vedere

intrighi e giochi di potere in alcune dichiarazioni di un membro di un partito che, invece, non

intendeva altro fuorché quello che ha chiaramente espresso.

Passiamo adesso alle presupposizioni, un altro elemento cardine della linguistica pragmatica. Da

un punto di vista strettamente teorico le presupposizioni si distinguono dalle implicature perché

vengono attivati da alcuni termini ben precisi, chiamati in gergo tecnico triggers, ossia degli

attivatori (alla lettera grilletti). Esse si attivano quindi grazie ad un'espressione linguistica a

differenza delle implicature conversazionali che, come abbiamo già visto, non sono invece

staccabili. Un primo esempio di presupposizione, classico, si può avere con l'articolo

determinativo e con il nome. Claudia Caffi, a riguardo, fa un esempio estremamente calzante con

la nostra tesi per quanto riguarda i nomi. Ecco cosa dice:

Vengono in mente anche degli usi meno innocui dello stesso meccanismo: se io parlo della

Padania, che ha per esempio diritto a libere elezioni o altro, la Padania viene costituita come

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referente testuale, che poi posso riprendere in catene anaforiche.

Per quanto riguarda l'articolo, invece, la frase il gatto è sul tavolo esemplifica abbastanza bene il

concetto stesso di presupposizione: se dico il, presuppongo che effettivamente un gatto ci sia e che

l'ascoltatore sappia benissimo a chi mi sto riferendo (altrimenti avrei certamente detto un gatto).

Questi comunque non sono i soli attivatori o triggers. Pensiamo, ad esempio, ai verbi criticare o

accusare, oppure a tutte quelle azioni che indicano dei cambiamenti di stato come smettere,

interrompere, divorziare, svegliarsi, riprendere o tornare. Se dico che Gianni è tornato a casa, sto

presupponendo che prima se n'era andato. Ancora, possiamo pensare ai verbi fattivi, ossia tutti quei

predicati verbali che presuppongono una verità alla base di quanto viene detto. Questo è un caso

molto interessante soprattutto nel giornalismo dove chi scrive potrebbe utilizzare per i propri scopi

l'espressione linguistica in modo da far passare idee soggettive come oggettive. Ancora Caffi:

Se dico “la gente sa che l'articolo 18 è di scarsa rilevanza”, faccio passare come un'informazione

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oggettiva ciò che è un'opinione soggettiva, discutibile.

Ancora, determinate presupposizioni possono essere attivate anche da domande introdotte da

Quando? A che ora? Perché? Dove? Chi?. Per far sì che la presupposizione ci sia, in definitiva,

bisogna che sia soddisfatta la cosiddetta condizione di felicità, data dal fatto che chi ascolta non

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Publisher
A.A. 2017-2018
4 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher FranAgost di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica pragmatica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof Orletti Franca.