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PARTE SECONDA
CITOCHINE
Giuseppe Padovano
116 117
11. Introduzione alle
citochine
Le citochine sono un gruppo molto numeroso di molecole proteiche ad azione regolatoria,
secrete da diversi tipi di cellule in risposta ad uno stimolo, ed in grado di modificare il
comportamento di altre cellule, inducendo nuove attività come crescita, differenziazione e
morte.
L’azione delle citochine di solito è locale, di tipo autocrino (sulle cellule stesse che le hanno
secrete) oppure paracrino (sulle cellule vicine); in altri casi, trasportate dal sangue, si comportano
come ormoni, agendo a distanza. Si tratta di molecole molto complesse e difficili da studiare,
poiché ogni citochina può esercitare vari effetti che anche altri composti possono dare sullo stesso
bersaglio. Inoltre, esse possono agire sulle cellule in modo additivo, sinergico o soppressivo e la
loro azione non è specifica, ma può avere un’ influenza molto ampia.
Le citochine vengono distinte in diversi gruppi (famiglie) a seconda della loro struttura:
che include diversi fattori di crescita, tra cui l’eritropoietina
famiglia delle ematopoietine,
(Epo);
famiglia delle chemochine, che hanno come principale funzione quella di attivare e reclutare
leucociti nei siti di flogosi, anche se alcune di esse vengono prodotte in assenza di
infiammazione o infezione, per regolare il traffico di leucociti nell’organismo;
famiglia dei TNF (tumor necrosis factor), prodotti da macrofagi e linfociti T e coinvolti
nell’instaurazione dell’infiammazione;
famiglia delle interleuchine (IL), prodotte soprattutto da macrofagi e linfociti, ma anche
cellule epiteliali ed endoteliali, con un ventaglio d’azione molto ampio sia nei processi
immunitari innati che in quelli acquisiti;
famiglia degli interferoni (INF), prodotti da fibroblasti, macrofagi e altre cellule bianche,
capaci di inibire la replicazione virale e di attivare la fagocitosi da parte dei macrofagi stessi
e delle NK cells.
Le citochine prodotte da cellule del sistema immunitario sono dette linfochine o interleuchine (cioè
messaggeri tra i leucociti). Inoltre esse vengono definite linfochine vere e proprie quando sono
prodotte dai linfociti, mentre vengono chiamate monochine quelle che vengono prodotte dai
macrofagi. Come accade per gli anticorpi, le linfochine vengono messe in circolazione in risposta
dall’antigene
ad uno stimolo antigenico, ma la loro composizione chimica invece non è determinata
stimolante; non sono cioè antigene-specifiche.
La prima linfochina (macrophage migration inhibitory factor o MIF) venne identificata alla fine
degli anni Sessanta da John David e Barry Bloom.
118
Attualmente l’uso delle citochine, ottenute per via sintetica, trova applicazione nella cura di varie
immunodeficienze e di malattie neoplastiche.
11.1. Recettori per le citochine.
Le citochine agiscono legandosi a specifici recettori localizzati sulle membrane delle cellule
bersaglio e ognuno traduce uno specifico segnale che alla fine porterà a modifiche in quelle cellule
stesse. I recettori che interagiscono con le citochine sono definiti recettori per le citochine o
recettori accoppiati a chinasi perché il meccanismo di trasduzione del segnale prevede la
mediazione di proteine enzimatiche ad attività chinasica, cioè di fosforilazione.
Sono state identificate cinque famiglie di recettori, con differenti vie di trasduzione del segnale.
I recettori di tipo I legano le emopoietine e usano una via di trasduzione mediata da JAK (una
tirosin-chinasi) e STAT (un fattore di trascrizione), il quale viene fosforilato e migra nel nucleo,
attivando la trascrizione. Il recettore ha nella sua porzione extracellulare una sequenza di quattro
“WSXWS”,
cisteine seguite dal motivo dove W è il triptofano, S è la serina e X è un aminoacido
non conservato.
I recettori di tipo II legano IFN e IL-10 e hanno come il tipo I una sequenza di quattro cisteine, ma
non il WSXWS. La trasduzione è uguale al tipo I.
I recettori per TNF (TNFR) legano TNF, FASL, CD40L. In questo caso abbiamo due possibili vie
di trasduzione con esito finale molto diverso: nel primo caso abbiamo attivazione di una caspasi
(una proteasi con cisteina nel sito attivo) che innesca il processo di apoptosi cellulare. Nel secondo,
abbiamo un'attivazione genica che porta all'espressione di NF-kB (un fattore di trascrizione).
I recettori della superfamiglia delle Ig comprendono i due recettori per IL-1, il primo con funzione
positiva mentre il secondo, espresso solamente dai linfociti B, si comporta come sequestratore della
citochina dal momento che non trasduce il segnale.
I recettori 7-TM legano le chemochine e usano per la trasduzione le G-proteins, che idrolizzano
GTP attivando enzimi come la adenilato ciclasi.
Prima di affrontare lo studio delle diverse citochine bisogna premettere che le loro funzioni sono
estremamente variegate ed il loro studio può risultare complicato a causa delle numerose
interazioni che si instaurano tra esse, di tipo positivo, negativo, sinergico, inibitorio etc. Pertanto,
una loro suddivisione in classi distinte può non risultare precisa poiché le loro funzioni spesso si
sovrappongono. 119
12. Le interleuchine
12.1. Interleuchina-1 (IL-1).
E’ una molecola dal P.M. di circa 14.000-17.000 daltons, viene secreta dai macrofagi ed ha come
bersaglio i linfociti B, T e altri tipi di cellule (epatociti), in cui stimola la produzione di proteine
è uno dei mediatori della risposta dell’organismo
della fase acuta come la proteina C. La IL-1
all’invasione batterica, all’infiammazione e alle reazioni immunitarie, svolgendo quindi numerose
Inoltre, l’IL-1
funzioni, con effetti a livello sistemico. viene rilasciata dai cheratinociti esposti alla
dell’eritema solare. Infine, ci sono
luce ultravioletta, contribuendo al processo infiammatorio prodotta dall’epitelio gengivale,
diverse evidenze sperimentali sul coinvolgimento della IL-1, nella
patogenesi della malattia parodontale.
L’IL-1 poiché nel corso dell’infiammazione
venne inizialmente chiamata pirogeno endogeno,
agisce sul centro termoregolatore dell’ipotalamo, inducendo la febbre. Oggi nella definizione di IL-
1, oltre al pirogeno endogeno, sono comprese anche altre molecole, quali il fattore attivante i
linfociti (LAF), il mediatore endogeno leucocitario (LEM), il fattore cellulare mononucleare
(MCF). Attualmente si conoscono due tipi di IL-1: IL-1 alfa e IL-1 beta.
Ruolo ed effetti di IL-1 nella patogenesi della risposta della fase acuta (figura 12.1).
L’invasione microbica, le lesioni tissutali, le reazioni immunitarie e i processi infiammatori
inducono una molteplicità di risposte che nel complesso vengono indicate come risposta della fase
acuta. Questa è caratterizzata da alterazioni delle funzioni metaboliche, endocrine, neurologiche ed
immunitarie.
Quasi tutte le infezioni, le reazioni immunitarie e i processi infiammatori inducono le cellule
dell’infezione i monociti del sangue e i
fagocitiche mononucleate a sintetizzare IL-1. All’instaurarsi
macrofagi tessutali diventano attivi e fagocitano i microbi invasori o i loro prodotti; entrambi questi
processi portano alla sintesi e rilascio di IL-1. Malgrado i numerosi processi anabolici, la risposta
della fase acuta è accompagnata da un pronunciato catabolismo delle proteine muscolari.
ha un’utilità pratica nella diagnosi
La conoscenza dei livelli di IL-1 di alcune malattie e a
L’intervento terapeutico durante la risposta
determinare le indicazioni terapeutiche opportune.
della fase acuta è basato sulla capacità di certi farmaci di inibire l’attività della IL-1 su alcuni
tessuti. Tutti gli agenti antinfiammatori non steroidei sono potenti inibitori della sintesi delle
prostaglandine e quindi sono antipiretici molto efficaci, ma non agiscono sull’IL-1, non essendo
un’azione
utili quindi contro la maggior parte dei suoi effetti. I corticosteroidi invece presentano
antagonistica sulla IL-1, ma di tipo non specifico e diretta quindi principalmente sulle risposte
120
cellulari secondarie.
Curando la febbre con gli antipiretici quindi si riduce la richiesta metabolica e calorica causata
dall’elevata temperatura e allo stesso tempo si migliorano molte componenti della fase acuta, come
l’emicrania e la mialgia. Inoltre, alcuni effetti dell’IL-1
per esempio giocano un ruolo importante e
vitale nella difesa contro le infezioni e le cellule maligne.
Figura 12.1. Risposta della fase acuta.
Figura 12.2. Effetti sistemici dell’IL-1.
SNC - febbre
- sintesi di prostaglandine
- aumento dei corticosteroidi
diminuzione dell’appetito
-
Metabolismo - iposideremia (per sequestro del complesso Fe-lattoferrina da parte dei neutrofili)
- aumento di insulina
dell’escrezione di sodio
- aumento
- aumento delle proteine della fase acuta (inibitori delle proteasi, componenti del
complemento, proteina amiloide sierica A, proteina C reattiva)
Tessuto ematico - neutrofilia
- linfopenia
- rilascio di TNF
Effetti emodinamici - ipotensione
- diminuzione del pH 121
Figura 12.3. Effetti autocrini dell’IL-1.
- attrazione dei neutrofili, linfociti e monociti
- rilascio di istamina da parte dei granulociti basofili
- stimolazione dei fibroblasti e dei cheratinociti
induzione dell’attività
- del GM-CSF
Figura 12.4. Effetti immunologici.
- attivazione delle cellule T, con produzione di IL-2
- attivazione delle cellule B e l’IFN per l’uccisione delle cellule
- attivazione delle NK cells (sinergismo con la IL-2
tumorali)
- aumento della produzione di linfochine
- citotossicità dei macrofagi (aumento della produzione di IL-1)
Figura 12.5. Riassunto dei principali effetti dell’IL-1.
122
12.2. Interleuchina-2 o fattore di crescita per le cellule T (TCGF).
L’interleuchina-2 è una molecola prodotta dai linfociti T, dal peso molecolare di 13-14 kDa. Essa
ha un’azione sulle stesse cellule T, ma anche sulle cellule NK, delle quali stimola la produzione e il
differenziamento. La IL-2 ha diverse proprietà immunoregolatrici:
- è responsabile della proliferazione dei timociti dopo stimolazione con fitoemoagglutinina (una
lectina con proprietà agglutinanti);
- sostiene la crescita continua delle cellule T citotossiche;
- provoca il rilascio da parte dei linfociti T di fattori mitogeni (fattore stimolante le colonie o CSF,
IL-4) e di INF di tipo II;
I diversi tipi di linfociti T (helper, citotossici e suppressor) hanno tutti la capacità di legare tale
fattore di crescita ed inoltre si è visto che anche cellule NK sono capaci di aumentare la loro attività
sotto la sua influenza.
La