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ATTIVAZIONE DEI MACROFAGI DA PARTE DELLE T 1H1
La conversione dei macrofagi da parte delle cellule T 1H1 li rende cellule effettrici con proprietà antibatteriche molto forti. I macrofagi attivati:
- fondono i lisosomi in maniera più efficiente con i fagosomi e vi riversano un gran numero di enzimi litici
- producono radicali liberi dell'ossigeno e ossido nitrico, così come peptidi antibatterici e proteasi che possono essere rilasciate per attaccare patogeni extracellulari.
L'attivazione dei macrofagi da parte delle cellule T 1H1 induce nei macrofagi ulteriori cambiamenti che aiutano ad amplificare la risposta immunitaria:
- aumenta il numero di molecole di MHC di classe II
- aumenta il numero di molecole B7
- aumenta il numero di CD40 e di recettori per TNF, rendendo le cellule più efficienti nel presentare l'antigene a nuove cellule T naive e più responsive al ligando di CD40 e a TNF-α.
MACROFAGI DA PARTE DELLE T 1H
Il TNF-α ha un’azione sinergica con IFN-γ nell’attivazione dei macrofagi, specialmente nell’induzione di ossido nitrico, che ha una forte attività battericida, tramite la ossido nitrico sintetasi inducibile. I macrofagi attivati secernono IL-12, che stimola la differenziazione di cellule T CD4 naive attivate in cellule T 1.H
ATTIVAZIONE DEI MACROFAGI DA PARTE DELLE T 1H
L’attivazione macrofagica comporta un notevole dispendio di energia nonché potrebbe essere tossica per le cellule e i tessuti circostanti non infettati. Deve quindi esistere un meccanismo fine di controllo:
- dell’attivazione dei macrofagi da parte delle cellule T
ATTIVAZIONE DEI MACROFAGI DA PARTE DELLE T 1H
Meccanismi di controllo:
- Un meccanismo è rappresentato dalla regolazione dell’emivita del mRNA che codifica per l’IFN-γ. Gli mRNA per le citochine presentano una sequenza nella regione 3’ non tradotta che induce la
ATTIVAZIONE DEI MACROFAGI DA PARTE DELLE T 1
Meccanismi di controllo
L'attivazione dei macrofagi è inibita fortemente da citochine come TGF-β, IL-4, IL-10 e IL-13. Dato che molte di queste citochine sono prodotte da cellule T 2, l'induzione di cellule T CD4 appartenenti al sottogruppo T 2 rappresenta un mezzo per controllare le funzioni dei macrofagi attivati.ATTIVAZIONE DEI MACROFAGI DA PARTE DELLE T 1
Sebbene IFN-γ ed il ligando di CD40 siano le molecole effettrici più importanti prodotte dalle cellule T 1 e costituiscano il momento centrale nella risposta a
patogeni che proliferano nei macrofagi, altre1 hanno un ruolo importante nelcitochine prodotte dalle cellule THcoordinare queste risposte.
Ad esempio, nel caso in cui i macrofagi siano cronicamente infettatida batteri intracellulari potrebbero perdere la capacità di essereattivati, costituendo un serbatoio di patogeni. Le cellule T 1 attivateHpossono esprimere il ligando del Fas e perciò uccidere un grupporistretto di cellule bersaglio che esprimono Fas, compresi i macrofagi.
ATTIVAZIONE DEI MACROFAGI DA PARTE DELLE T 1HAltri batteri intravescicolari, compresi i micobatteri e la Listeriamonocytogenes, possono uscire dalle vescicole ed entrare nelcitoplasma, evadendo dall’azione propria dei macrofagi.
La loro presenza può essere rilevata dalle cellule T CD8 citotossiche,che possono indurre il loro rilascio uccidendo la cellula.
I patogeni rilasciati possono essere catturati da macrofagirecentemente reclutati che potranno poi essere attivati nella loroazione
Un'altra importante azione è la capacità di reclutare le cellule fagocitiche nel sito di infezione:
- Produzione di IL-3 e GM-CSF, stimolano la produzione di nuove cellule nel midollo osseo
- TNF-α e TNF-β modificano le caratteristiche di superficie delle cellule endoteliali facilitando l'adesione dei fagociti
- Produzione della chemochina CXCL2, che indirizza la migrazione delle cellule fagocitiche nel sito d'infezione CXCL2
Quando i microrganismi resistono all'azione battericida dei macrofagi attivati, possono svilupparsi infezioni croniche con infiammazione. Spesso si formano granulomi, costituito da una parte centrale di macrofagi circondati da linfociti. La formazione di cellule giganti a partire dai macrofagi serve a "murare" i patogeni che resistano alla distruzione.
Sembra che le cellule T 2 partecipino, insieme
alle cellule T 1, alla formazione dei granulomi, probabilmente regolando la loro attività e prevenendo i danni tessutali.