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NK.
Le cellule coinvolte in questa immunità sono: i linfociti Ag-specifici, le APC (cellule che presentano
l’Ag), le cellule effettrici che eliminano l’Ag.
Le caratteristiche di questa immunità sono:
- Specificità : assicura che Ag diversi suscitino risposte specifiche.
- Diversificazione : rende il sistema immunitario capace di rispondere ad una grande varietà
di Ag.
- Memoria: porta un potenziamento delle risposte in caso di esposizioni ripetute ad uno
stesso Ag.
- Espansione clonale
: aumenta il numero dei linfociti T specifici per l’Ag.
- Specializzazione
: genera risposte ottimali per la difesa contro distinti tipi di microbi.
- Risoluzione ed omeostasi : consente al sistema immunitario di rispondere ai nuovi Ag
incontrati.
- Non reattività verso il self : previene danni all’ospite durante le risposte agli Ag estranei.
Grazie alla citofluorimetria è stato possibile identificare le sottopopolazioni di linfociti, identificando i
diversi tipi di marcatori propri di ciascuna popolazione:
- Linfociti B : produzione di Ab
- Linfociti T CD4+ : attivazione macrofagi (imm. Cellulo-mediata), differenziazione linfociti B
(imm. Umorale)
- Linfociti T CD8+ : lisi delle cellule infettate e delle cellule tumorali
- Linfociti T regolatori
: soppressione delle funzioni di altri linfciti T
- cellule NK : uccisione delle cellule infettate da virus o danneggiate.
Il riconoscimento del patogeno da parte di TLR generano segnali che attivano la risposta
adattativa. Proteine derivate dal microrganismo sono processate nei lisosomi e i peptidi presentati
ai linfociti T. Il riconoscimento di PAMPs porta all’attivazione di vie che inducono l’espressione di
citochine, chemochine e molecole costimolatorie.
Complesso Maggiore di Istocompatibilità (MHC)
È un gruppo di geni polimorfici localizzato sul cromosoma 6 dell’uomo. Fu scoperto sui topi
studiando il rigetto del trapianto dei lembi di cute sui ceppi di topi di inbred ottenuti
dall’accoppiamento tra fratelli: dopo circa 20 generazioni ogni membro di un ceppi inbred è
geneticamente identico e i topi vengono detti singenici. Quando ceppi differenti esprimono alleli
differenti sono definiti allogenici. Topi identici per tutti i loci tranne che per uno selezionato per
essere differente sono definiti congenici. Successivamente si scoprì che topi appartenenti a ceppi
inbred differenti, avevano diversa capacità di risposta nei confronti di certi semplici polipeptidi e
questa caratteristica veniva ereditata come un carattere mendeliano dominante. I geni responsabili
vennero chiamati geni della risposta immune (Ir) e mappano nell’ MHC. Nell’uomo l’ MHC prende il
nome di HLA (Human Leukocyte Antigen). Tale sistema è alla base del rigetto del trapianto
d’organo. Pazienti che mostrano il rigetto possiedono degli Ab circolanti che riconoscono Ag
presenti sui leucociti del donatore. Questi AB vengono definiti alloanticorpi e gli antigeni
alloantigeni. I primi geni definiti responsabili furono chiamati HLA-A, HLA-B, HLA-C e costituiscono
le MHC di I classe. L’impiego di Ab per mettere in evidenza differenze allogeniche tra donatore e
ricevente fu presto complimentato da un altro test in cui i linfociti T di un individuo messi a contatto
con i leucociti di un altro individuo andavano incontro a proliferazione. Questo test fu definito
Reazione Linfocitaria Mista (MLR) e permise l’identificazione di un altro set di geni sempre nello
stesso locus: HLA-DR, HLA-DQ, HLA-DP che costituiscono MHC di II classe. I geni HLA presenti
su un cromosoma vengono ereditati come un’unità genetica singola definita aplotipo. Non avviene
crossing-over tra questi geni.
Le molecole di MHC di I classe sono costituite da due catene legate non covalentemente: la
catena alfa (con i domini alfa 1, 2, 3) e la catena beta2-microglobulina (che non è codificata nel
MHC). La tasca per il peptide è contenuta tra i domini alfa 1 e 2. La porzione N-terminale di alfa1 e
2 formano un pavimento di foglietti beta con 8 segmenti antiparalleli che sostengono 2 pareti di
alfa-elica. Questa tasca può alloggiare peptidi di 8 – 11 aminoacidi massimo. Il legame con il
peptide è necessario per stabilire le due catene e permettere l’espressione sulla superficie
cellulare. Ne esistono 6 differenti molecole.
Le molecole di MHC di II classe sono costituite da due catene legate non covalentemente: la
catena alfa e la catena beta. La tasca per il peptide è formata dalla porzione N-terminale dei
domini alfa1 e beta1: quattro nastri di beta-foglietti antiparalleli formano il pavimento ed un alfa-
elica la parete. La tasca essendo aperta può alloggiare peptidi di 30 o più aminoacidi. Anch’essa
per una maggiore stabilità e per la sua espressione sulla superficie cellulare necessita del legame
col peptide. A causa dell’accoppiamento casuale ne esistono da 10 a 20 differenti molecole.
Il legame del peptide alla molecola è un’interazione non covalente mediata dai residui del peptide
e della tasca. I foglietti beta possono contenere delle nicchie dove alcune catene laterali del
peptide possono trovare alloggio (peptidi ancora). I peptidi si legano rapidamente e possono
rimanere legati per ore o anche giorni. Il peptide esposto interagirà con i TCR (T Cell Receptor) nei
linfociti T. I residui polimorfici di MHC sono responsabili invece del legame con i linfociti T. Le MHC
di I classe si trovano su tutte le cellule nucleate. Le MHC di II classe sulle APC. Sulla maggior
parte delle cellule l’IFN-alfa, l’IFN-beta, l’IFN-gamma, il TNF e LT prodotte durante la risposta
immunitaria innata, aumentano l’espressione delle molecole di classi I. L’IFN-gamma aumenta
anche le molecole di classe II. Esso è prodotto dalle cellule NK e dai linfociti T attivati dall’Ag
durante le risposte adattative e la sua abilità ad aumentare l’espressione di classe II rappresenta
un meccanismo di amplificazione. I linfociti B hanno molecole di classe II e l’espressione aumenta
dopo l’esposizione con IL-4.
Riconoscimento dell’Ag
Alle MHC si legano solo i peptidi e non macromolecole. Il fenomeno della restrizione MHC è legato
all’interazione e al riconoscimento che deve riguardare non solo il peptide con l’MHC ma anche
con il linfocita. Quindi la restrizione consiste nel doppio riconoscimento. Grazie alle APC avviene il
riconoscimento e la presentazione dell’Ag. Queste cellule riconoscono il microrganismo, lo
inglobano, lo processano e lo espongono con le molecole MHC per presentarlo al linfocita.
Le cellule dendritiche della cute (c. di Langherans) o del derma catturano gli Ag che penetrano
attraverso l’epidermide e li trasportano ai linfociti, diventando nel frattempo cellule mature e APC
efficienti. La risposta effettrice è la presentazione dell’Ag a un linfocita T vergine che effettua una
espansione clonale e una differenziazione in linfocita T effettore.
Se è un macrofago a presentare l’Ag la risposta sarà la sua attivazione (killing del microrganismo).
Se è un linfocita a presentare l’Ag la risposta sarà la produzione di Ab.
La presentazione dell’Ag nelle molecole di MHC di classe II avviene per proteine extracellulari
fagocitate. Nel Reticolo Endoplasmatico Ruvido si trovano le catene nascenti delle MHC II. Per
stabilizzare la molecola nella sua tasca viene inserita una catena invariante. Dal RER si libera una
vescicola contenente l’MHC II e si fonde con un fagolisosoma con il peptide estraneo. Una
catepsina degrada parte della catena invariante e rimane solo la molecola CLIP nella tasca.
Quando la vescicola del RER si fonde con il fagolisosoma, CLIP si stacca da MHC II e si lega a
DM (una proteina di struttura simile all’ MHC II) e nella tasca di MHC II si lega il peptide estraneo.
Quindi avviene l’esposizione sulla membrana di MHC II + il peptide. Questi vengono riconosciuti
dai linfociti CD4+ che iniziano a produrre citochine. Esse hanno il compito di attivare i macrofagi e
stimolare la secrezione di anticorpi da parte dei linfociti B.
La presentazione dell’Ag nelle molecole di MHC I avviene per proteine libere nel citoplasma
(virus). Le proteine non self (prodotte dai virus), ma in generale anche proteine self che devono
essere degradate, vengono legate dall’ubiquitina che le inserisce nella via del proteosoma.
Vengono cosi degradate. I peptidi degradati entrano nel RE tramite la proteina TAP. Tramite la
tapasina a TAP è legata una molecola di MHC I che si lega poi al peptide antigenico entrante. Si
libera cosi una vescicola con l’MHC I + il peptide che verranno esposti poi sulla membrana. Le
MHC I vengono riconosciute dai linfociti T CD8+ citotossici che una volta attivati lisano la cellula.
Alcuni peptidi vengono riconosciuti meglio di altri. Vengono chiamati immunodominanti, perché
legano meglio le tasche delle MHC.
I peptidi antigenici legati alle MHC esposti sulle APC vengono riconosciuti e legati dal complesso
TCR. Il complesso è formato dal TCR stesso (formato da una catena alfa e una beta), dal CD3 e
dalle catene z per la trasduzione del segnale. Questo complesso è uguale in tutti i linfociti T.
esistono poi delle molecole corecettori che differenziano i linfociti T. queste sono il CD4 (nei linfociti
T helper) e il CD8 (nei linfociti T citotossici). Un terzo tipo di recettori sono quelli costimolatori che
servono a inviare un secondo segnale per l’attivazione dei linfociti T. Le molecole costimolatorie
meglio caratterizzate sono il CD80 e CD86 espresse sulle APC (cellule dendritiche, macrofagi e
linfociti B); queste molecole legano il CD28 sui linfociti T. Esiste un altro recettore sui linfociti T che
riconosce il CD80 e il CD86, questo è il CTLA-4 che ha funzione inibitoria (di spegnimento). Questi
incontri avvengono negli organi linfoidi secondari.
Appena avviene il legame tra APC e linfocita quest’ultimo secerne IL2 ed espone sulla sua
superficie i recettori corrispondenti. In seguito al legame tra IL2 e il suo recettore inizia
l’espansione clonale dei linfociti T e il loro differenziamento in cellule effettrici e cellule della
memoria. Il riconoscimento dell’Ag, insieme all’attivazione di CD38, induce l’espressione di CD40L
sui linfociti T attivati. CD40L migliora la capacità di presentare l’Ag da parte delle APC grazie alla
reciproca stimolazione delle vie di CD40 e B7 (i recettori sulle APC di CD40L e CD28 sui linfociti
T). i linfociti T attivati abilitano altre APC a partecipare alla risposta immune (licensing).
I linfociti T CD4+ naive possono differenziarsi in linfociti T helper 1 e T helper 2 in risposta all’Ag, a
molecole costimolatorie e a citochine. La differenziazione in T helper 1 è stimolata da batteri
intracellulari che infettano o attivano macrofagi e linfociti NK attraverso l’attivazione dell’im