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La ragione invece coglie la totalita’ delle conoscenze, cioe’ opera grandi sintesi.
L’intelletto opera mediante 12 categorie, cioe’ 12 modi di connessione del soggetto col
predicato.
8. Lo schematismo trascendentale
Il tempo e’ un ponte tra intuizione e intelletto.
Ogni categoria puo’ essere ricondotta a uno schema temporale: per esempio la sostanza
corrisponde alla permanenza nel tempo, la causalita’ alla successione nel tempo, ecc.
Il tempo e’ il fattore intermedio che lega dati sensibili e categorie dell’intelletto.
9. Fenomeni e cosa in se’
Gli oggetti tradizionali della matafisica, Dio, l’anima, il mondo, non si possono intuire
tramite spazio e tempo. Non possono essere elaborati dall’intelletto. Di conseguenza la
metafisica non e’ una scienza.
Possiamo conoscere la realta’ quale ci appare, ma la realta’ quale e’ in se stessa ci sfugge.
Kant la chiama “cosa in se’” (noumeno, nous in greco = mente). La cosa in se’ non e’
conoscibile ma puo’ essere pensata.
Noi vediamo il mondo come e’ filtrato dalle nostre strutture conoscitive: esse sono universali
e vengono indicate con la formula “Io penso”. L’Io penso unifica la conoscenza.
Le forme trascendentali della ragione sono tre idee: Dio, anima e mondo.
Ma delle idee della ragione si fa un uso sbagliato, un uso costitutivo: la metafisica ha visto
questre tre idee come tre cose. Per Kant l’uso corretto delle idee e’ invece l’uso regolativo,
cioe’ quello che spinge a raggiungere una visione complessiva della realta’.
10. Impossibilita’ della metafisica
Kant rivolge la sua critica alle 3 parti della metafisica:
la cosmologia razionale, la psicologia razionale e la teologia razionale.
-Per quanto riguarda la cosmologia razionale, la parte della metafisica che si occupa del
mondo, Kant enumera le antinomie della cosmologia, cioe’ affermazioni sul mondo che sono
in contrasto tra di loro. Kant vede una tesi e un’antitesi di cui l’una esclude l’altra.
Tesi - Il mondo e’:
a. Finito nello spazio e nel tempo;
b. Costituito da elementi semplici in numero finito
c. Implicante una causa libera come inizio dei cambiamenti
d. Contingente e mutevole
Antitesi - Il mondo e’:
a. Infinito ed eterno
b. Divisibile all’infinito
c. Soggetto al determinismo che esclude ogni liberta’
d. Fondato nella sua contingenza su un essere assolutamente necessario
-Per quanto riguarda la psicologia razionale (la parte della metafisica che studia l’anima),
la metafisica, con un falso ragionamento (paralogismo), scambia la funzione dell’ “Io penso”
chiamandolo “anima”, come se fosse una cosa dotata di una sua consistenza.
-Infine Kant analizza la teologia razionale e critica le prove dell’esistenza di Dio.
L’argomento di Sant’Anselmo sostiene che dato che chiunque e’ in possesso dell’idea di
suprema perfezione, “l’idea di Dio”, non puo’ mancare di quella parte della perfezione che e’
l’esistenza:dunque dall’idea di Dio si puo’ passare all’esistenza reale di Dio.
Kant nega che si possa applicare la categoria dell’esistenza all’idea di Dio.
11. Le idee della ragione
Le idee sono concetti della ragione pura. La prima idea e’ psicologica (anima), la seconda e’
cosmologica (mondo), la terza e’ teologica (Dio). Le tre idee trascendentali di Dio, anima e
mondo, sono il segnale che l’uomo puo’ aspirare a un mondo diverso, puo’ entrare in contatto
col noumeno. L’uomo con la conoscenza non si puo’ mettere in relazione con Dio e con
l’anima, ma puo’ aspirare, per altra via, a entrare in contatto con queste entita’.
IMMANUEL KANT- CRITICA DELLA RAGION PRATICA
1. La voce della ragione nella vita pratica
Kant, nella Critica della ragion pratica, avverte l’esigenza di una metafisica.
Kant afferma che la ragione e’ di per se stessa anche pratica. La ragione si fa sentire come
“voce della coscienza”, sotto forma di imperativi, cioe’ di comandi.
Caratteristica importante della ragione e’ l’universalita’: la ragione e’ identica in ogni uomo.
2. Le caratteristiche della morale kantiana
La morale kantiana e’ una morale fondata sulla ragione, che va contro le inclinazioni
(i sentimenti, le passioni e i desideri). L’uomo con la ragione puo’ trovare la via del giusto
comportamento, e tutti dovranno seguire il suo esempio. La morale kantiana e’ una morale
formale perche’ la ragione ci indica la forma, ma non il contenuto delle azioni morali.
E’ una morale rigoristica, che escludera’ le inclinazioni. E’ una morale universale.
E’ una morale autonoma, una morale della liberta’: obbedendo alla ragione, obbedisco a una
voce che trovo all’interno di me stesso, e quindi sono autonomo.
3. La morale come sfera del dover essere
Nell’etica non conta l’essere, cioe’ i fatti, bensi’ il dover essere. I fatti possono anche andare
contro la ragione. Tutti devono agire secondo la propria ragione. C’e’ una lotta pero’ tra la
volonta’ e la ragione. Non e’ detto che la volonta’ faccia quello che dice la ragione. La
volonta’ puo’ anche seguire i sentimenti; c’e’ una continua lotta all’interno di ogni uomo. La
ragione deve prendere il comando di queste forze. L’uomo deve combattere con se stesso.
4. La polemica dei romantici con Kant
Schiller, il grande poeta romantico, ironizza sulla morale kantiana dicendo che essa consiste
nel dover fare quello che uno non vorrebbe fare. Kant allora intende la morale in maniera
drammatica, come una lotta continua dell’uomo con se stesso. A questa morale cupa Schiller e
il romanticismo contrapporranno la morale dell’”anima bella”: per Schiller l’uomo deve
armonizzare le passioni con la ragione, cosi il comportamento buono diventa spontaneo.
5. Gli imperativi ipotetici
La ragione si fa sentire sotto forma di imperativi, cioe’ di comandi.
Vi sono gli imperativi ipotetici e l’imperativo categorico.
Gli imperativi ipotetici sono pratici e sono la necessita’ di un mezzo per arrivare a qualcosa.
L’imperativo categorico e’ l’imperativo morale.
Gli imperativi ipotetici possono essere: gli imperativi dell’abilita’ e della prudenza.
-Gli imperativi dell’abilita’ implicano di usare uno strumento per raggiungere uno scopo: se
voglio scrivere devo usare la penna. Questi imperativi riguardano solo gli strumenti, i mezzi.
Per Kant quello che conta non sono i mezzi ma i “fini”: il fine dell’uomo e’ quello di
autoperfezionarsi, cioe’ di migliorare la propria umanita’.
-Gli imperativi della prudenza sono soggettivi e riguardano la ricerca della felicita’.
6. L’imperativo categorico
L’imperativo categorico e’ di fine a se stesso, non mezzo per arrivare a qualche fine esterno.
E’ solo uno. Esso consiste nell’applicare la ragione a tutte le azioni.
-La prima formula dell’imperativo categorico dice “La regola che stai seguendo deve valere
come legge universale”. Qui l’universalita’ e’ oggettiva.
-La seconda formula dice: “Agisci in modo da trattare gli altri sempre come un fine e mai
come un mezzo”. Qui l’universalita’ e’ soggettiva.
-La terza formula e’ una sistesi delle prime due: “Agisci in modo che la tua volonta’ possa
valere come legislatrice universale”. La volonta’ e’ soggettiva, e deve valere come qualcosa di
universale, cioe’ di oggettivo. Il piano soggettivo e il piano oggettivo sono fusi.
7. L’autonomia della morale
Il terzo principio e’ l’idea’ della “volonta’ come legislatrice universale”. Kant chiama questo
principio il “principio dell’autonomia della morale”: Autonomia significa liberta’; l’uomo che
dipende dalla ragione dipende solo da se stesso.
8. L’intenzionalita’ della morale
La morale kantiana e’ una morale intenzionale. Non e’ detto che l’agire morale abbia
successo. Basta comunque avere l’intenzione buona, fondata sempre sulla ragione.
9. Virtu’ e felicita’
Per Kant non c’e’ conciliazione di virtu’ e felicita’. Per condurre una vita virtuosa si puo’
anche soffrire. Ma la dignita’ di vivere una vita’ virtuosa ti arreca quella soddisfazione al cui
confronto la vita non ha proprio alcun valore.
10. Il rigorismo etico
La morale e’ rigorosa. Un’azione morale viene compiuta sempre con la propria convinzione.
11. Il primato della ragion pratica
Mentre nella Critica della ragion pura Kant dice che non si puo’ conoscere niente di Dio e
dell’anima, invece nella Critica della ragion pratica egli giunge a Dio e all’immortalita’
dell’anima per via dell’esigenza dell’uomo morale. Questa esigenza si esprime con postulati.
I postulati sono indispensabili per le dimostrazioni, ma non si possono a loro volta dimostrare.
12. I postulati della ragion pratica
-Il primo postulato e’ quello della liberta’. Nella Critica della ragion pura l’uomo e’
condizionato dalla cosa in se’. Invece nella Critica della ragion pratica l’uomo morale e’
libero. Se non c’e’ liberta’ non ci puo’ essere moralita’, in quanto l’essere morale implica lo
scegliere tra il bene e il male.
-Gli altri due postulati sono Dio e l’immortalita’ dell’anima. Ognuno di noi, nonostante gli
sforzi, riesce a realizzare solo in maniera minima la bonta’. Per Kant, l’uomo morale, proprio
perche’ vive questa frustrazione, ha una forte esigenza di sperare che il suo perfezionamento
morale possa continuare all’infinito. Cio’ lo spinge a credere nell’immortalita’ dell’anima.
L’uomo puo’ essere virtuoso ma anche infelice. Tuttavia e’ un dovere per noi promuovere il
sommo bene. Il sommo bene ha luogo sotto la condizione dell’esistenza di Dio, nel quale si
concilia il voler fare il bene e il realizzare veramente il bene.
Mentre nella Critica della ragion pura Kant ci mostra un uomo condizionato dalla cosa in
se’, non libero e che non si puo’ porre il problema di Dio e dell’anima, nella Critica della
ragion pratica ci mostra l’uomo libero di agire moralmente, che trova una via pratica per
arrivare a Dio e all’immortalita’ dell’anima. Tra le due critiche c’e’ una contraddizione,
che Kant tenta di sanare con la Critica del giudizio.
IMMANUEL KANT- CRITICA DEL GIUDIZIO
1. Il contrasto tra ragion pura e ragion p