Iliade - Omero - interpretazione
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prolessi che costruiscono l’intreccio, la trama narrativa, ossia permette al lettore di ricostruire
la guerra fin dal principio e annuncia anche alcuni avvenimenti futuri. Questi spunti e accenni
di richiamo vengono pronunciati dai personaggi stessi.
(esempi a p. 10-11)
La guerra di Troia è un evento universale, dove la totalità degli Achei si è raccolta sotto la guida
del più potente, Agamennone di Micene, e si scontra con i Troiani che combattono con le più
diverse genti dell’Asia. Sono quindi 2 mondi che si scontrano in armi: l’Occidente contro
l’Oriente. La guerra di troia è quindi un prototipo di una guerra mondiale.
La guerra di Troia è considerato un evento universale che vede impegnati anche gli dei. La
narrazione si svolge su 2 piani: quello degli uomini e quello degli dei. Gli dei intervengono sul
divenire della vicenda secondo simpatie o antipatie. Non s’intravede quindi un senso di
giustizia superiore.
Le forze in campo in questa battaglia sono:
Per i Greci:
Agamennone di Micene, capo supremo dell’intera Ellade
Menelao di Sparta, fratello di Agamennone e marito di Elena
Ulisse,
Achille
Diomede
Aiace Telamonio
Aace Oileo
Nestore
Tra gli dei:
Era e Atena, contro paride per via del suo giudizio della mela d’oro
Poseidone,
Per i Troiani:
Priamo, re di Troia
Ettore, figlio di Priamo
Paride, figlio di Priamo e colui che rapisce Elena
Enea
Deifobo
Alleati dell’Asia Minore
Tra gli dei:
Ares
Apollo
Afrodite
La guerra di Troia comincia con un adulterio. Tutto iniziò con il matrimonio di Teti e Peleo al
quale vennero invitati tutti gli dei meno Eris, la dea della discordia. Sentendosi insultata, gettò
sul tavolo una mela d’oro con la scritta “alla più bella”. Era, Atena e Afrodite pensavano
spettasse a ognuna di loro e cominciarono a litigare. Zeus per placarle ordinò ad Ermes di
condurle da Paride, un principe troiano, il quale avrebbe decretato chi fosse la più bella. Le tre
dee offrirono grandi doni al giovane ma questi scelse Afrodite poiché gli prometteva l’amore
della donna più bella del mondo, Elena di Sparta. Durante una missione diplomatica Paride si
reca a Sparta e s’innamora della bella Elena, moglie del re di Sparta, Menelao. Con l’aiuto di
Afrodite Paride riesce a rapire Elena e a portarla a Troia. Scoperto il ratto, Menelao si reca con
Ulisse a Troia per riprendere sua moglie, ma i Troiani rifiutano di consegnargliela perché troppo
bella.
L’assedio della città di Troia è dovuto a questo rapimento e i Troiani sostennero per 10 anni
l’assedio poiché non potevano lasciare Elena ai Greci. La bellezza di Elena è quindi la causa
della guerra. Non si tratta quindi di una guerra per questioni geopolitiche: Troia era di una città
ricca e florida, collocata in un’interessante posizione geografica dal punto di vista strategica
(sulla costa turca e controlla lo stretto dei Dardanelli che è lo sbocco del Mar Nero dal quale
provengono gran parte delle materie prime come l’ambra, il ferro, l’oro), ma la ragione della
guerra non è questa. La guerra si compie solo per Elena. 2
Iliade, il “poema della forza”
L’Iliade è il “poema della forza”, in cui la forza e l’eroismo guerriero vengono esaltati.
L’eroe è un esponente della società aristocratico-patriarcale che non è soltanto potente e abile
negli scontri, ma conosce il senso della regalità, della devozione, dei legami di stirpe, della
fedeltà, dell’onore ed è soprattutto desideroso di gloria, di lasciare memoria di se ai posteriori,
distinguendosi sempre come il migliore.
Achille è il personaggio principale che incarna questa forza, seguito da Ettore e Aiace.
Achille è figlio dell’umano Peleo e della dea marina Teti. È quindi un semidio. Da piccolo fu
immerso dalla madre in un liquido che lo rese invincibile tranne nel tallone, il punto dal quale la
madre lo tenne mentre lo immergeva. Morirà proprio per una freccia scoccata da Paride che
colpì il suo tallone.
Pur essendo il poema della forza, l’Iliade finisce in qualcosa che non esalta la forza, bensì
l’astuzia: è infatti con l’inganno del cavallo di Troia che i Greci conquisteranno la città!!!
Il nucleo dell’azione: l’ira di Achille
menin)
L’Iliade narra di un’unica azione: l’ira di Achille, un’ira funesta ( che diventerà il motore
dei terribili eventi. Vediamo l’ira in azione in almeno due episodi:
1. Insorge in Achille come ira giustificata in seguito all’offesa arrecatogli da Agamennone,
che gli sottrae la sua schiava preferita, Briseide, senza alcuna spiegazione. Achille
reagisce ritirandosi dalla guerra ma non torna a casa, resta bensì nella sua tenda.
Questa astensione ha conseguenza quasi fatali per i Greci che stanno per essere
definitivamente battuti dai troiani. Ettore infatti ha portato il suo esercito fino alle mura
costruite dai Greci e addirittura fino alle navi greche.
Date le circostanze, il fedele amico e scudiero di Achille, Patroclo, non riesce ad
astenersi dalla guerra e con il consenso di Achille prende la sua armatura e l’esercito
per entrare in battaglia. In duello combatte Ettore che però lo uccide e gli porta via la
sua armatura. I Greci combattono per il corpo di Patroclo e riescono a recuperarlo e
portarlo da Achille.
2. Quando Achille vede il corpo del defunto Patroclo la sua ira esplode e diventa furibondo.
Vuole uccide Ettore e perciò chiama la madre Teti e le chiede di procurargli una nuova
armatura. Teti si reca da Efesto che gliene fabbrica una nuova, più splendida della
precedente. Achille torna così in battaglia e fa strage di molti i Troiani. Ettore e Achille si
sfidano così in duello e Achille riesce ad uccidere Ettore e farà scempio del suo corpo
fino alla restituzione al padre Priamo in cambio di un enorme riscatto.
I duelli
Attorno all'ira di Achille si narrano varie battaglie tra uomini e dei. Vengono infatti narrate le
ariste, ovvero le prodezze dei guerrieri, e le teomachie, le battaglie degli dei (vedi
schieramento degli dei).
I duelli consistono sempre in un incontro umano: la guerra è combattuta da esseri umani che si
scontrano singolarmente fra di loro. Non si tratta quindi di una battaglia fra grandi armate,
bensì di scontri fra singoli individui. Il singolo è infatti coinvolto personalmente! L'Iliade è un
racconto eccitante e coinvolgente poiché la guerra viene considerata come un'esperienza
umana: l'individuo viene messo alla prova e sopravvive solo il migliore. È quindi importante il
valore individuale, il coraggio, mettendo quindi alla prova la natura stessa dell'individuo, che
non dipende dalla forza dell'esercito o dagli strumenti utilizzati, ma dipende da lui stesso. È
infatti con la guerra antica che si mette alla prova l'essere umano: quando si combatte
emergono le caratteristiche personali, profonde. La guerra, come tutte le situazioni estreme, fa
emergere il vero carattere dell'uomo.
Duelli: Paride VS Menelao
Aiace VS Ettore
Diomede VS Glauco
Ettore VS Patroclo 3
Ettore VS Achille
Pathos e pietà
La guerra diventa quindi anche un incontro umano, dove gli uomini s'incontrano tra di loro per
combattere. È quindi fortemente presente l'incontro come nel caso dello scontro fra Glauco e
Diomede. Nel momento in cui i due si devono scontrare decidono di non combattere seppur
nemici poiché sino legati da un vincolo di ospitalità.
Questo genere d'incontro non è più possibile con le guerre moderne. Dalla Seconda Guerra
Mondiale in poi le guerre non sono più combattute da esseri umani, ma da un'intera armata. Si
combatte per un'ideologia e quindi la dimensione del singolo va scomparendo. Anche gli scontri
non avvengono più tra singolo e singolo ma tra armata e armata. Sono quindi impossibili gli
incontri tra esseri umani e il patto tra un essere umano ed un altro non è più valido. Non esiste
più la pietà da nessuna delle due parti.
Vittoria e kleos
Nonostante la consapevolezza della morte, gli eroi si espongono senza alcuna esitazione ai
rischi della battaglia. Questo ethos, che governa quasi in tutti i casi (tranne in Paride, codardo)
è riassumibile nella parola kleos, ovvero gloria. La gloria è l'unico rimedio alla morte: perendo
in battaglia si ottiene un ricordo nei posteri che gli daranno gloria eterna. La gloria dipende
quindi dal valore dimostrato in battaglia. Per esempio Ettore nello scontro con Achille, è
dapprima preso da terrore e codardia, ma in seguito affronta la morte con coraggio,
acquistando quindi kleos. Anche Achille stesso conquista la gloria accettando di combattere in
guerra, pur sapendo che ne sarebbe morto. Questa scelta è ovvia, per acquistare appunto
maggior gloria, kloes.
La gloria è quindi un’aurea che circonda un personaggio in modo da renderlo glorioso!
Il fato e profezie
Letteralmente significa “ciò che è stato detto”, “ciò che è stato deciso altrove”. Il fato non può
essere cambiato: il destino è segnato per ogni uomo. Ogni essere umano nasce infatti con un
disegno individuale di cui non si rende conto finché non arriva alla fine della sua vita. Gli umani
sono vittime del destino, ma sono gli ultimi a rendersi conto di quale sia il loro. Il fato è quindi
individuale, non collettivo!
Zeus è colui che amministra i decreti del fato, non è colui che lo decreta (quelle sono le Moire).
Come si vede nell’episodio del duello tra Ettore e Achille, Zeus pesa su una bilancia il fato dei
due eroi e la bilancia in questo caso pende dalla parte di Ettore, segnando così il suo destino
(ossia raggiungere l’Ade). In questo caso vediamo che Zeus è dispiaciuto poiché voleva
proteggere Ettore dato che gli faceva sacrifici enormi. Atena però gli ricorda che anche se è il re
degli dei non può non eseguire il fato: è suo dovere eseguire ciò che il fato ha deciso.
Gli dei possono combattere per le due parti ma alla fine è sempre il fato a decidere le sorti di
ogni uomo!!!
Tutta la guerra di Troia è opera del fato e i protagonisti ne sono consapevoli. Non si tratta di
quello che noi oggi possiamo definire “fortuna” o “caso”, ma si tratta di un disegno più vasto
già stabilito fin dal principio. Se qualcosa si brutto accade nella guerra, significa che doveva
accadere poiché scritto dal fato. Di questo tutti gli eroi dell’Iliade ne sono a conoscenza. Anche
Ettore alla fine del duello contro Achille capisce che il suo destino è segnato poiché è così che è
stato scritto dal fato.
Nell’Iliade sono presenti molte profezie pronunciate per lo più da persone in fin di vita che
preannunciano il futuro del loro uccisore. È il caso di Ettore che poco prima di morire
preannuncia a Achille che anche lui morirà per mano di Paride sostenuto dall’aiuto di Apollo.
Achille è comunque consapevole della sua ine anche grazie alla madre che gli aveva già
annunciato la sua fine. Achille aveva la possibilità di non combattere per vivere più a lungo, ma
preferisce entrare in guerra pur coscio del fatto che vi perirà. Accetta quindi la gloria più
grande in cambio di una vita molto breve. Quindi quando uccide Ettore è a conoscenza della
sua fine, ma scambia la sua vita per la gloria eterna.
Andamento a U
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L'andamento delle vicende di guerra nel poema è a U: il pedice è rappresentato dal momento
in cui i Troiani arrivano alle navi greche e all'uccisione di Patroclo. La morte di quest'ultimo
accelera l'incombere tragico del poema, che porta all'uccisione di Ettore. Morto Ettore la fine di
Troia è segnata.
Le pause
Sono quei momenti nel poema in cui l'azione è sospesa, in cui il divenire incessante e tragico
lascia spazio all'emergere dell'essere umano. L'essere è infatti secondo la filosofia occidentale,
la realtà più profonda, metafisica, ossia che va oltre la realtà fisica.
Le pause nell'Iliade sono:
1. Libro 3, Elena sulle mura
Elena compare davanti ai vecchi di Troia che sono raccolti sulle mura della città per vedere la
battaglia tra Menelao e Paride che si svolge sulla piana. Quando Elena giunge sulle mura i
vecchi sono meravigliati dalla bellezza di quest'ultima e affermano che vale la pena combattere
per una donna simile. Elena è così bella da assomigliare a un'immortale. La bellezza diventa
quindi la causa della guerra.
La bellezza è infatti il valore più alto e importante nell'ideale dell'epoca arcaica, ma quella di
Elena è una bellezza maledetta. Lei stessa si chiama "cagna" e afferma di essere la causa di
questa dannata guerra. Priamo tuttavia la rassicura affermando che la guerra è stata voluta
dagli immortali.
Questa è la prima scena di pausa nell’Iliade, il primo momento dove s’intravede l’essere: si
vede un’Elena oltre la sua realtà fisica, ossia si vede la sua bellezza incarnata che va oltre tutto
ciò ce è terreno!
2. Libro 6, scontro fra Glauco e Diomede
Nella battaglia s'incontrano questi due guerrieri avversari, Glauco e Diomede.
Diomede comincia il discorso chiedendo la stirpe del nemico e Glauco gli risponde che non
importa il nome, le generazioni degli esseri umani poiché essi cadono come foglie. Questo
topos degli esseri umani paragonati alle foglie ricorre in tutta la tradizione successiva (ancora
Ungaretti riprende la stessa immagine nella poesia “Soldati”). Le genealogie sono delle
caratteristiche molto importanti per la poesia e per la mentalità arcaica. Anche nella Bibbia,
Matteo nel suo vangelo propone una lunga genealogia per dichiarare la discendenza di Cristo
fino ad Adamo stesso, non mancando una sola generazione.
Questa pausa comprende 2 racconti: Glauco che parla della sua genealogia con al centro
Bellerofonte, e il Diomede che parla dell’ospitalità dei due padri. In questo incontro non si
intravede l’essere dell’uomo, ma piuttosto s’intravede la genealogia dei personaggi che indica
il divenire.
Il discorso fra Glauco e Diomede rivela lo stile tipico di Omero, ossia il fatto che ogni occasione
è buona per una digressione storica che per quanto concerne la scena non ha molto senso, ma
per comprendere il senso completo dell’episodio sì. Sono delle piccole parentesi che
chiariscono quanto è successo in precedenza o quanto accadrà in seguito.
In questo incontro i due riconoscono di essere legati da un patto di ospitalità e per dimostrarlo
si scambiano le armature. Il patto di ospitalità nel mondo antico comportava un dono reciproco:
per siglare il patto occorreva un dono da entrambe le parti. Questo patto in seguito non può più
essere infranto poiché è l’unico legame civile che legava due persone in un mondo
completamente ostile e violento. In quel periodo qualsiasi incontro era considerato pericolo,
legato alla violenza, e i patti di ospitalità erano quindi fondamentali e rispettati. In questo
incontro possiamo approfondire uno studio antropologico, ossia troviamo forti indizi che ci
permettono di capire come vivevano questi uomini e i loro antenati.
Tuttavia questo scambio non è equo poiché l’armatura che Glauco dona a Diomede è di oro,
mentre quella di Diomede è di bronzo.
Questo momento d’incontro va al di là della guerra, della forza, che in questo caso ha dei
limiti: la guerra conosce il rispetto di leggi umani e l’etica persiste anche di fronte alla forza dei
guerrieri. 5
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