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I Romani e il mito di Ettore
I Romani si sentono discendenti dei vinti, quindi devono creare un mito, entro cui i vinti siano ivincitori morali, creando una sorta di mossa propagandistica, in quanto Greci e Troiani nonpotevano vantarsi di essere superiori gli uni sugli altri, cosa che invece preme all'orgoglio romano.
Ettore è la chiave dell'onore, è l'unico degno, per i Romani, di essere scelto come avo. Inoltre, esisteuna parentela tra Ettore ed Enea, in quanto la moglie di quest'ultimo era sorella del primo. Perquesto sono superiori e in più hanno dalla loro le vittorie storiche sui greci e il mito dell'Eneide. Il primo poema funziona da bibbia per i Greci antichi e insegna loro la compassione umana e che l'unica cosa che davvero conta è la dimensione umana, di cui esempio è l'Achille davanti a Priamo.
Nella guerra ci sono delle tregue, dovute all'onore e al rispetto delle usanze e dei riti. La guerra non è mai stata totale fino al XX secolo.
Le guerre passate avevano anche mesi di tregue dettate dall'umanità di chi le combatteva. 28.02.2017
Sembra esserci una seconda creazione all'inizio del primo capitolo della Genesi. Nel quarto versetto viene annunciata la creazione che inizia con la luce e non con il cielo e la terra, che vengono nei giorni successivi. Nel primo capitolo, il cielo e la terra sono annunciati nel primo versetto. Quindi ci sono due creazioni, come ce ne sono per l'essere umano, ma la differenza è tra i primi due capitoli della Genesi. L'atteggiamento del teologo credente è quello di far tornare tutto, quindi si sostiene la diversità dei documenti S e Y, e, quindi, non si devono prendere le contraddizioni dei due testi antichi come tali, ma come complementi le une delle altre. Il principio di non contraddizione della logica occidentale non funziona per i popoli primitivi ne per i popoli non occidentali.
Le parole alate: nell'Iliade e nell'Odissea Omero usa
questa espressione. Fino a un secolo fa, veniva preso come un epiteto positivo del termine parole, pur non essendo poi davvero le parole poetiche. Se la parola fosse un oggetto sarebbe dotata di ali, in riferimento alle frecce che avevano le piume per mantenere la traiettoria in volo e colpire il bersaglio. Quindi parole alate si riferisce a parole che colgono nel segno e colpiscono chi le ascolta. Per noi il senso vecchio di parole che hanno una loro qualità aerea, che sono alte e auliche, non funziona più e bisogna collegarla all'ultima riflessione bellica.
L'Odissea: L'Odissea riprende l'Iliade in diverse occasioni, una delle quali la descrizione della posizione delle stelle utilizzate da Ulisse per lasciare Ogigia, che viene ripreso dalla descrizione dello scudo di Achille. L'Odissea risale all'VIII secolo, mentre l'Iliade al IX-X, quindi la prima è più tarda. Si potrebbe dire che l'Odissea è antica quanto Roma.
fondata nel 753 a.C. E' un poema che ha successo immediato in tutto il bacino del Mediterraneo. E' conosciuta dagli etruschi, appassionati cultori dell'avventura di Ulisse. Se l'Odissea è della metà dell'VIII secolo circa, si hanno vasi che rappresentano lo scontro con Polifemo, databili pochi anni dopo l'ipotetica diffusione. Si mantiene la questione omerica, infatti, non si è ancora capito se Omero fosse uno o più aedi o se sia davvero esistito. L'Iliade è un poema tutto agonistico, mentre l'Odissea sembra rimarcare più l'ambito fantastico, per questo si sostiene l'ipotesi per cui Omero avrebbe composto l'Iliade da giovane e l'Odissea da anziano. Aristotele, da vecchio, costretto a lasciare Atene per il suo legame con Alessandro Magno, lascia una lettera in cui descrive il suo essere solo e il suo avvicinamento alla mitologia e alle leggende. Aristotele definisce l'Iliade, nella Poetica,come luttuosa, mentrel'Odissea è doppia, è una specie di summa e capovolgimento del mondo antico. Non è unanarrazione che va dall'inizio dell'ira di Achille all'uccisione di Ettore; infatti va avanti e indietronella narrazione, con continui flashbacks e ritorni al tempo presente. Nei primi quattro librinemmeno entra in scena il protagonista, ma ci sono i Proci, Telemaco e Penelope. Dal libro V sivede Ulisse ad Ogigia, lontano dal mondo conosciuto, tanto che nessuno sa esattamente dove sia.Ulisse è forse prigioniero di Calipso, colei che nasconde, che lo ha nascosto per sette anni. I diecianni di erranza, comprendono otto anni di convivenza con due belle donne, Calipso e Circe. Nei dueanni rimanenti egli erra per mare, fino al ritorno a Itaca. Ulisse si giustifica con la moglie e con iFeaci, sostenendo di essere stato trattenuto con la forza dalle due donne. Il libro V inizia con unconcilio degli dei, da cui è assente Poseidone (almomento in Etiopia), il dio che perseguita Ulisse per l'accecamento del figlio Polifemo, mentre Atena, che sostiene Ulisse, vorrebbe farlo tornare a casa. Allora Zeus decide di mandare Ermes a portare l'annuncio a Calipso, che lo deve lasciare andare. Il volo di Ermes è uno dei momenti di più alta poesia dell'Odissea. Ogigia sembra essere un paradiso terrestre, il topos del locus amenus. I due si conoscono, in quanto dei. Ulisse è sempre sulla riva del mare, ad ammirarlo e a piangere, in quanto vuole ritornare dalla moglie, pur di rinunciare all'immortalità offertagli da Calipso. Ella, secondo la leggenda accettata da Omero, era la figlia del titano Atlante ed è costretta all'esilio ad Ogigia, in quanto si schierò dalla parte del padre, durante la guerra dei titani contro gli Olimpi. Ulisse ha sempre accettato l'essere umano, non vuole essere un dio. Calipso gli permette di costruirsi una zattera e le abilitàtecniche di Ulisse, ricordate anche nella costruzione del letto nuziale da un tronco di ulivo, permettono all'eroe di riprendere il viaggio. Calipso gli indica di tenere sempre il Grande Carro a destra, in quanto non tramonta mai nell'emisfero settentrionale. Sono solo i Fenici, che navigano con la stella polare, facente parte della costellazione del Piccolo Carro. Poseidone, di ritorno dall'Etiopia, vede Ulisse in mare e scatena una tempesta pazzesca, che distrugge la zattera e Ulisse viene scagliato in mare, ma viene salvato dalla ninfa Eupotea e dalle sue capacità di nuotatore, nonostante sia stato sbattuto sulle rocce dell'isola dei Feaci, sulla cui spiaggia alla fine naufraga. Non si sa quanto tempo abbia passato in acqua, forse una giornata intera. Trova rifugio all'interno di un cespuglio, dove dorme su un letto di foglie per circa 36 ore, secondo la cronologia del poema. Si trova a Scheria, l'isola dei Feaci. Atena è apparsa in sogno a Nausicaa,
la principessa dei Feaci, dicendole di andare ad occuparsi del suo corredo nuziale. Così al mattino Nausicaa si reca dal padre Alcinoo, a cui chiede un carro per andare a lavare al torrente il corredo. Il re le concede il carro e le ancelle necessarie per andare ad occuparsi del corredo. Dopo aver steso i panni ad asciugarsi, le donne iniziano a giocare con una palla, che finisce nel cespuglio in cui si nasconde Ulisse. L'eroe viene svegliato e si chiede dove sia finito. Vede la fanciulla che gli si avvicina, sotto consiglio di Atena, mentre le ancelle si allontanano spaventate. Ulisse decide di rivolgerle un discorso, in cui le chiede se sia la dea Artemide oppure se sia una mortale, della cui bellezza i parenti non possono essere che fieri, soprattutto il futuro marito. Ulisse le chiede aiuto e la giovane accetta, in nome della legge dell'ospitalità. Atena, dopo che le ancelle lo avevano sistemato, lo rende ancora più attraente. Omero dice che eroe e giovane
siammirassero a vicenda, ma non che lei si innamorasse di lui. Nausicaa non gli permette di salire sulObbedisce alla richiesta, ma Ulisse scoppia di nuovo in un pianto, simile a quello di una vedova rapita dai nemici e fatta schiava. Ad Ulisse pare sia spettata Ecuba come schiava. A questa seconda reazione, Alcinoo si insospettisce e chiede ad Ulisse spiegazioni e gli ricorda che le vicende di Troia sono state volute dagli dei, così che i posteri possano averne i canti. Nel frattempo, nei primi quattro libri dell'Odissea, ad Itaca, Telemaco è cresciuto e la casa è invasa dai pretendenti di Penelope, dissipando i beni di Ulisse e sfruttando le ancelle. Telemaco, stufo della situazione, durante un'assemblea, viene raggiunto da Atena, che gli consiglia di andare a Pilo da Nestore e a Sparta da Menelao per avere notizie del padre. Telemaco decide di partire e i Proci preparano un agguato per ucciderlo al suo ritorno, ma falliranno. Arrivato a Pilo da Nestore, uomo anzianissimo, viene riconosciuto quasi subito, ma il sovrano non è in grado di dargli alcuna notizia utile.
Pisistrato, figlio di Nestore, lo accompagna da Menelao, che ha una reggia enorme, decoratissima, che suscita lo stupore dei due. Menelao si accorge dei due ospiti e alle sue spallegiunge Elena, appena prima che il re ricominci a parlare.