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IL TIRANNO ARCAICO: POTERE, GIUSTIZIA, IDENTITÀ CIVICA
La tirannide è il risultato della lotta per l'autorità che si realizza con il potere di uno solo. Non ha riconoscimento giuridico, è una sorta di eroe eccezionale che finisce con il plasmare la comunità come società di uguali con uguali diritti.
Erodoto racconta la storia delle nozze di Agariste: è la figlia di Clistene di Sicione e lui vuole darla in sposa al migliore fra tutti i greci. Moltissimi pretendenti da tutta la Grecia si recano a Sicione (-> sposare la figlia di un tiranno è una cosa molto ambita). Clistene fa costruire per loro uno stadio e una palestra in cui testare la loro abilità, tra l'altro la pratica edilizia era molto comune tra i tiranni. Ippoclide figlio di Tisandro è il prediletto di Clistene, perché discende dai tiranni di Corinto. Mantiene tutti per un anno intero, al momento di annunciare il futuro sposo scarta Ippoclide.
Per il cattivo comportamento (si mette a ballare in maniera sconveniente) e sceglie Megacle figlio di Alcmeone. Dà un talento ad argento a ciascuno degli altri come "risarcimento".
Archiloco è una delle prime fonti greche a parlare di tiranni, e stabilisce un legame diretto con la ricchezza.
Il tiranno deve logicamente rapportarsi con i suoi rivali, essendo un aristocratico tra gli aristocratici. Erodoto racconta che Periandro, tiranno di Corinto, tramite un messaggero chiede consiglio a Trasibulo (Mileto) su come essere un bravo tiranno. Costui non risponde a parole ma falcia tutte le spighe più alte del campo dove stavano camminando: il messaggero non capisce (il linguaggio della tirannide è esclusivo, un tiranno ha comprensione maggiore rispetto agli altri) ma Periandro sì: capisce che bisogna eliminare le altre personalità influenti, livellare tutta la società in modo che nessun altro possa emergere.
Un altro modo per eliminare la
concorrenza è mandarla via. Erodoto racconta che al tempo di Pisistrato era molto influente Milziade, che un oracolo aveva indicato ai Traci Dolonci come ecista: costui decide di partire e Pisistrato appoggia la partenza: non sempre è necessaria l'eliminazione fisica, si può anche mettersi d'accordo. Il tiranno ha bisogno dell'appoggio del popolo, altrimenti scoppiano rivolte. Fa demagogia: Tucidide parla di pressione fiscale molto bassa e pochissima innovazione nelle magistrature, che vengono mantenute tradizionali. Il tiranno dimostra la sua eccezionalità ma la inserisce in un contesto congeniale alla popolazione. L'investitura è praticamente plebiscitaria, si basa tutto sul consenso popolare che però spesso non è abbastanza acuto da capire come stanno realmente le cose, perché per esempio Tucidide sottolinea che la maggior parte degli Ateniesi credeva che il vero tiranno fosse Ipparco e non Ippia.
ma Pisistrato riesce a mantenere il controllo sulla città grazie alla sua abilità politica e militare. Utilizza la propaganda per manipolare l'opinione pubblica, facendo credere di essere un liberatore e un protettore del popolo. In realtà, Pisistrato è solo interessato al proprio potere e alla sua ricchezza personale. Utilizza anche la religione per consolidare il suo potere, facendosi passare per un protetto degli dei e facendo credere al popolo che la sua tirannide è voluta dagli dei stessi. In realtà, Pisistrato è solo un opportunista che sfrutta la devozione religiosa del popolo per i propri scopi. Nonostante le sue tattiche manipolatorie, Pisistrato non è in grado di mantenere il suo potere a lungo termine. Viene infatti cacciato da Megacle e Licurgo, dimostrando che il popolo alla fine si ribella contro la tirannide. Tuttavia, Pisistrato rimane un esempio di come la verità possa essere distorta e manipolata per ottenere il potere.è un potere che bisogna dimostrare di saper esercitare. Il demos non dà un appoggio legalizzato o ufficiale, ma è importante, deve riconoscere la figura del tiranno. Aristotele parla di una tirannide elettiva a Mitilene, cioè gli ESIMNETI. È una tirannide elettiva e quindi costituzionale. Forse però Aristotele sta allargandosi troppo perché l'unico caso che cita è quello di Pittaco. Il tiranno diventa anche uno strumento di giustizia. Solone scrive che la città dove non vige la giustizia è destinata alla distruzione, e dice di aver adattato la giustizia a leggi valide per il vile e per il nobile. Il tiranno è una figura che dà risposta diretta alla sete di giustizia di una comunità che in quel periodo si sta ancora formando. Istituisce i giudici dei demi, per distribuire in maniera capillare la giustizia senza che sia necessario andare ad Atene. Nel momento in cui l'autorità vienedistribuita in maniera capillare diventa visibile, percepibile e sentita dai cittadini.