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Il terzo principio della termodinamica
Abbiamo visto che l’entropia per via statistica è definita come
N
S=k ln w
B
Dove w è la probabilità di un evento ed N è il numero di particelle. Viene spontaneo dedurre che nel
caso in cui un evento sia certo (w = 1), l’entropia del sistema è nulla. Ciò implica che, a differenza
di diverse altre grandezze termodinamiche come l’energia interna, U, o l’entalpia, H, per le quali
non è mai possibile conoscere il loro valore assoluto ma soltanto la differenza tra stati diversi del
sistema, nel caso dell’entropia sembra essere possibile definire il valore assoluto di S.
Infatti: consideriamo un cristallo, che è un insieme spazialmente ordinato di atomi o ioni o
molecole: al diminuire della temperatura e quindi al diminuire delle oscillazioni intorno al
baricentro di questi enti, possiamo dire che l’ordine del sistema aumenta e pertanto che al diminuire
dalla temperatura l’entropia diminuisce. Allo zero assoluto possiamo affermare che l’ordine sarà il
massimo possibile e di conseguenza l’entropia sarà la minima possibile. Sulla base di queste
considerazioni, Lewis e Randall, intorno al 1920, hanno espresso una delle versioni del III principio
della Termodinamica:
Se l’entropia di ciascun elemento di un solido cristallino perfetto è preso uguale a zero allo
zero assoluto di temperatura, allora ogni sostanza possiede un’entropia finita e positiva e
nel caso del solido cristallino perfetto allo zero assoluto la sua entropia è nulla.
In questa definizione si parla esplicitamente di “solido cristallino perfetto”. Questa specificazione è
nata dal fatto che si è osservato sperimentalmente che per alcune sostanze quali per esempio CO
(ossido di carbonio ) o H O al diminuire della temperatura il valore dell’entropia tendeva ad un
2
valore finito e positivo, in altre parole sembrava che l’esperienza contraddicesse quanto affermato
da Lewis e Randall, ossia si osservava che
Questa discrepanza si giustifica tenendo conto del fatto che anche allo zero assoluto alcune sostanze
come il CO(solido cristallino imperfetto) mantengono ancora la possibilità di orientarsi nello
spazio in modi diversi. Nel caso del CO per esempio è possibile la struttura cristallina
o anche (ed alla stessa energia)
Questo disordine residuo, ossia la possibilità per ogni molecola di assumere 2 disposizioni spaziali
implica per una mole di CO che N
1
S =k ln 2 R ln 2 5.76 JK mol
1
res B
Questo risultato, ricavato attraverso un ragionamento teorico, è stato confermato in via
sperimentale. La smagnetizzazione adiabatica
La smagnetizzazione adiabatica è un metodo per accedere a temperature molto molto basse e si basa
su una particolare applicazione del III principio della termodinamica. Si basa sul fatto che alcuni
sali (quali il solfato di gadolinio) a bassa temperatura si orientano come tanti piccoli magnetini se
introdotti in un forte campo magnetico
Il maggior disordine in assenza del campo B implica che a parità di temperatura questo stato abbia
un’entropia più elevata . L’andamento dell’entropia per i due stati può essere rappresentata come
Immaginiamo che il sistema inizialmente si trovi nel punto a) alla temperatura T1 in un termostato
(in assenza di campo magnetico e quindi posizionato sulla curva superiore a maggiore entropia), se
accendiamo il campo magnetico il sistema si ordinerà e quindi dovrà ricadere sulla curva a più
bassa entropia, punto b).( la temperatura resta invariata perché siamo a contatto con un termostato)
A questo punto spegniamo il campo magnetico e nello stesso tempo isoliamo il campione in modo
che non possa scambiare calore con l’ambiente (ossia il processo b-c è adiabatico). Il sistema
tenderà a tornare disordinato e quindi ci troveremo nuovamente sulla curva superiore nel punto c). Il