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LAVORAZIONI
Lo scopo principale delle lavorazioni è quello di tenere sgombro il terreno dalla presenza delle erbe
infestanti, le quali soprattutto in terreni siccitosi e poveri esercitano una accentuata competizione
idrica e nutrizionale con le piante arboree. Ci sono anche altri motivi per cui favorire la tecnica di
lavorazione e possono essere cosi elencati:
Interrare i concimi sia chimici che organici
• Migliorare il bilancio idrico delle piante
• Rendere più rapida (interrando) la decomposizione dei residui vegetali derivanti dalla
• potatura o dalla naturale caduta delle foglie. È ovvio che è favorita la decomposizione in
quanto con la lavorazione è favorito anche l’arieggiamento.
Per l’irrigazione come già accennato, la lavorazione è importante, infatti l’acqua può raggiungere
anche strati profondi del suolo, dove operano gli apparati epigei delle piante. Analizzando gli
inconvenienti provocati da questa tecnica si evince come sia la prima causa dell’erosione degli strati
superficiali del suolo. È ovvio che l’entità dell’erosione dipende dalla struttura o tessitura del suolo.
Le lavorazioni inoltre impediscono l’utilizzo di mezzi meccanici in periodi piovosi, che, se
ugualmente effettuato può peggiorare il grado di compattezza del suolo, a discapito assicurato
soprattutto di alcune specie fruttifere, che soffrono proprio di “stress da compattamento”.
I danni da stress sono molto gravi e si possono tradurre in perdite di produzione (sia qualitativa che
quantitativa). Infine possono causare danni e ferite alle radici, favorendo l’inserimento di marciumi.
È ovvio che il numero di interventi di lavorazione raggiunge il suo massimo nella stagione
primaverile – estiva, ovvero quando le infestati hanno una crescita molto rapida.
INERBIMENTO
Altra tecnica di gestione del suolo è l’inerbimento, la quale prevede la presenza di una cotica erbosa
sotto l’arboreto. Anche questa come tutte le altre tecniche, comporta dei vantaggi e degli svantaggi
che vedremo qui di seguito.
Uno dei principali svantaggi è legato alla competitività idrica e nutrizionale che ha la cotica erbosa
nei confronti dell’arboreto; tale competitività può provocare una diminuzione sia dello sviluppo
vegetativo che di produzione. Infatti ha una minore disponibilità di acqua e nutrienti.
È opportuno che in terreni inerbiti il consumo idrico è superiore del 20-30% rispetto ad un terreno
lavorato. Questo può essere dannoso in momenti di siccità, ma può essere altresì favorevole in
stagioni piovose.
È prassi adottare la tecnica dell’inerbimento in arboreti irrigui. Per un meleto ad esempio, anche la
competizione (di cui prima) può essere favorevole, in quanto contiene l’attività vegetativa di piante
con vigoria in eccesso. Nei frutti diminuisce la quantità di azoto, ma aumenta il fosforo e il potassio,
per cui le mele sono più colorate e più conservabili. Questa tecnica di gestione migliora
l’assorbimento del fosforo in quanto le piante erbacee (che formano la cotica erbosa) traslocano il
fosforo in profondità, la dove operano le radici delle piante arboree. Grazie ad alcuni calcoli
affrontati in base annua, si è visto che i terreni inerbiti hanno una maggiore quantità di sostanza
organica negli strati superficiali, grazie sia ad una più lenta decomposizione dell’humus, sia alla
decomposizione del cotico sfalciato. A sfavore della tecnica di lavorazione, l’inerbimento impedisce
l’erosione degli strati superficiali del terreno. Inoltre qui, il transito delle macchine operatrici può
verificarsi anche in periodo di eccessiva piovosità, producendo un modestissimo compattamento del
suolo.
Un inconveniente da evitare legato a questa tecnica è il danno da gelo. Infatti come abbiamo visto
prima la cotica erbosa consuma grandi quantità di azoto, riducendo il peso secco dei rami, che
ovvio, sono soggetti a rotture.
L’inerbimento può essere sia naturale che artificiale. Quello artificiale è il più utilizzato dagli
agricoltori; infatti per la formazione della cotica erbosa c’è un utilizzo di specie specifiche (in
genere graminacee), le quali dovranno rispondere ad adeguati parametri. Ad esempio dovrà essere
formata da specie caratterizzate da una crescita limitata, in modo da diminuire il numero di sfalci
soprattutto nella stagione primaverile – estiva; dovranno esercitare una concorrenza limitata nei
confronti dell’arboreto; dovrà avere una buona durata nel tempo, per evitare che dopo pochi anni le
specie autoctone e le infestanti prendono il sopravvento.
La gestione o meglio la manutenzione dell’inerbimento, deve rispondere alle seguenti operazioni: -
sfalci ripetuti nella stagione corrispondente alla ripresa vegetativa; - maggior apporto di concimi N
– P – K; - interventi straordinari per arieggiare il cotico.
DISERBO
Per coloro che si interessano di coltivazioni arboree il diserbo non ha mai avuto grande fortuna. Il
limite di utilizzo è anche condizionato dai vincoli posti dai disciplinari di produzione integrata.
Quindi a differenza di molte colture erbacee, dove il diserbo è applicato a tutto campo, nei fruttiferi
l’impiego è limitato a interventi sulla fila. Si possono elencare una serie di motivi che giustificano
lo scarso impiego del diserbo negli arboreti: - efficienza di altri metodi di controllo delle infestanti;
- permanenza nel terreno di alcuni prodotti residuali e possibili danni alle piante arboree.
PACCIAMATURA
La pacciamatura è una tecnica di gestione applicata sulla fila nei primi anni dell’arboreto, per
controllare le infestanti. Oltre a questo scopo esplica anche altri benefici effetti: - aumenta la
temperatura dei primi strati del suolo, garantendo sia un inizio anticipato delle ripresa vegetativa,
sia un incremento dello sviluppo delle piante. - Migliora la disponibilità idrica del terreno,
con una riduzione dell’ET. - Le piante attecchiscono più facilmente, purché siano accompagnate da
una adeguata irrigazione in periodi di siccità. I materiali usati per la pacciamatura sono sia organici
(paglie di cereali, fieno, segatura) che plastici (teli di polietilene nero e di tessuto non tessuto).
Quelli più usati sono quelli di polietilene nero, grazie sia al costo assai limitato, sia anche alla lunga
durata che hanno (3-4 anni).
TERRENO
Il terreno è lo strato detritico superficiale delle terre emerse la cui formazione e dovuta ai processi
di disgregazione e alterazione delle rocce come il gelo, la pioggia, le radici, il sole, ecc. diventando
suscettibile ad ospitare le piante le quali lo utilizzano come fonte d'acqua, riserva di sali nutritivi e
come sostegno.
E' l'ecosistema più importante per la vita non solo dell'uomo, ma anche di tutti gli animali terrestri
in quanto in esso iniziano e si concludono i fondamentali cicli biologici: la sintesi della sostanza
organica e la sua distruzione.
Quando il processo di alterazione delle rocce è puramente naturale si origina il terreno naturale,
quando a tale azione si aggiunge quella dell'uomo si ottiene il terreno agrario.
Granulometria La granulometria o tessitura o grana indica la costituzione di un terreno esprimendo
il rapporto in peso tra le particelle di diversa grossezza (sabbia, limo, argilla,sassi) che lo
compongono. I vari componenti impartiscono al terreno caratteristiche particolari, ma questa
caratterizzazione è impressa da percentuali molto diverse delle varie categorie dimensionali: per
poter essere definito sabbioso un terreno deve contenere almeno il 70% di sabbia, per essere
definito argilloso basta un 25%, con un 10% di sostanza organica il terreno diventa organico e con
un 40% di scheletro è un terreno ghiaioso.
Struttura
La struttura indica il modo in cui le particelle (argilla limo e sabbia), o gli aggregati delle stesse,
sono disposte spazialmente. Le diverse tipologie della struttura danno un indice grossolano della
fertilità perché esprimono la facilità di circolazione dell'aria e dell'acqua nel terreno In un terreno
ben strutturato il 50% del suo volume è costituito da materiale solido (sostanze minerali e sostanze
organiche) e l'altro 50% da spazi vuoti dove si propagano le radici, vivono i microrganismi,
avvengono i movimenti liquidi e gassosi indispensabili per per la vita delle piante.
Soluzione circolante La soluzione circolante è una soluzione diluitissima di sali minerali
(generalmente dissociati in ioni): è il mezzo dal quale le piante traggono le sostanze nutritive e
l'acqua necessarie alla loro crescita. Le sostanze disciolte provengono dalle particelle solide del
terreno, minerali ed organiche, dai concimi somministrati dall'uomo, dalle acque di irrigazione e
piovane.
Potere assorbente
La capacità che ha il terreno di trattenere determinati ioni senza creare problemi di salinità e senza
lasciare che questi vengano dilavati dalle acque si chiama potere assorbente. Esso è dovuto ai
colloidi elettronegativi delle argille e dell'humus che fissano gli ioni carichi positivamente della
soluzione circolante.
L'importanza pratica è evidente e grandissima: gli elementi nutritivi in questo modo vengono
immagazzinati dal terreno per essere ceduti alla pianta tramite la soluzione circolante.
Il terreno agrario, cioè destinato culture è analizzato attentamente e sotto vari aspetti per conoscerne
le caratteristiche e quindi l'attitudine a ricevere specifiche coltivazioni.
La prima analisi serve a determinare la struttura fisica del terreno la "tessitura " è la costituzione
granulometrica del terreno. Essenzialmente la tessitura è l'insieme di gruppi di materiali distinti per
dimensioni. A questo proposito la " Società Internazionale del Suolo " ha proposto questo schema :
Dimensioni delle particelle Frazione granulometrica in millimetri
> 2 Scheletro (ciottoli, ghiaia)
2 - 0,2 Sabbia grossa
0,2-0,02 Sabbia fine
0,02-0,002 Limo
< 0,002 Argilla
Sabbia grossa,sabbia fine,limo e argilla costituiscono la terra fine.
Lo scheletro,la sabbia ed il limo derivano dal substrato pedogenetico attraverso semplici
procedimenti di degradazione fisica. L'argilla ,invece, è quasi totalmente costituita da minerali
fillosilicatici derivanti da una trasformazione della roccia madre.
Si chiama "stato di aggregazione" il modo con cui le varie parti si legano tra loro.
Fanno parte di queste analisi la determinazione del peso specifico,della porosità (volume degli
spazi vuoti),ed il grado di stabilità dei micro e macro aggregati.
Responsabili del processo di aggregazione sono i coll