vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Il campo è ristretto invece per quanto riguarda la letteratura russa del XII secolo. Non
c’è da stupirsi, dato che l’attività culturale del tempo era svolta in grande
maggioranza in un ambiente monastico. Nella Rus’ kieviana si sviluppa la letteratura
dei palmisti, ovvero di coloro che peregrinavano fino alla Terra Santa. Il primo
resoconto minuzioso del viaggio fu l’egumeno Daniìl, nell’opera “Vita e viaggio di
Danil egumeno della terra russa). Lo scopo dell’opera è spirituale, perché il
protagonista si reca in un posto simbolico per la religione, dove Gesù è morto, ma
anche didattico in quanto permette ad altri di leggere la testimonianza di questo
itinerario. L’autore segue due linee di descrizione differenti. La prima è quella
realistica e dettagliata, in cui si interessa a strade, chiese, e ne descrive forme e
aspetto. La seconda invece è quella miracolosa (talvolta anche apocrifa) con cui
descrive una serie di misteri e miracoli che vive. L’esempio dell’egumeno Daniìl è
seguito da tanti altri monaci che non solo decidono di intraprendere questo percorso
religioso, ma anche di narrarlo. Successivamente il tema del viaggio subisce qualche
variazione: dopo la seconda influenza slavomeridionale si diffonde il mito di Mosca
Terza Roma, e c’è una cristianità differente rispetto a quella di Daniìl, in cui le
conseguenze dello scisma ancora non si facevano sentire a pieno. Le opere riguardano
dunque pellegrinaggi a Gerusalemme o a Costantinopoli, ad esempio la Relazione del
monaco Epifanij sul suo viaggio a Gerusalemme, oppure il Discorso sul grande Ioann
arcivescovo della grande Novgorod, di come andò in una sola notte da Novgorod alla
città di Gerusalemme e nuovamente ritornò nella grande Novgorod quella stessa
notte. Nell’ultima opera citata Ioann si fa trasportare da un diavolo in visita al Santo
sepolcro, sfiora il patto col demonio ma paga per i suoi peccati e dopo essere
sottoposto ad un giudizio di Dio, la misericordia divina lo perdona e la sua innocenza
trionfa.
La prima tipologia di viaggio esaminata è quindi quella spirituale. Affiancata a queste
opere, spicca invece il primo racconto laico per fini lavorativi, commerciali: il
“Choždenie za tri morja” nel manoscritto Troickij. L’innovazione del “Viaggio al di là
dei tre mari” è evidente da subito: l’autore e narratore non è un monaco: Afanasij
Nikitin è un mercante di Tver’. Lo scopo del racconto è un resoconto mercantile, e
non una meta devota. Certo, la tematica religiosa è presente (c’è una profonda
autoanalisi spirituale) ma serve da sfondo per un tema principale che è semplice e
concreto. Dunque affermare che il suo racconto è innovativo e si distanzia dagli altri
viaggiatori russi che lo precedettero, è un confronto giusto ma entro certi limiti,
proprio perché gli altri scrittori provenivano da tutt’altro ambiente. Afanasij è dunque
l’emblema della società mercantile che sta prendendo l’avvento come classe. Il
mercante riversa le caratteristiche tipiche della sua personalità nel suo modo di
scrivere: il realismo del suo racconto è dato dal modo di essere e di scrivere conciso,
breve e al contempo diffidente. Ciò che colpisce il lettore è che sembra un’opera
senza pretese, di profonda umanità. Dall’altra faccia della moneta possiamo anche
criticare quest’aspetto per la mancanza di preparazione storica: non c’è un’indagine,
una documentazione adeguata. Il tema storico è affrontato in modo molto
approssimato, ad esempio accenna a guerre in corso senza darci molti riferimenti.
Lascia invece spazio a un aspetto che maggiormente interessa l’autore, e forse anche
il lettore: la vita che trova nei paesi stranieri che visita, in particolar modo si sofferma
su usi e costumi indiani. Non si sofferma su monumenti e palazzi, ma sulle vicende
quotidiane, come alcune pratiche per gli indiani usuali e per noi lettori bizzarre, che
suscitano interesse nel lettore. Sembra quasi che queste descrizioni abbiano
rimpiazzato per importanza quelle delle merci: in un modo quasi contraddittorio non
parla di acquisti, vendite. Elenca soltanto i prodotti presenti nei mercati e in generale
se sono costosi oppure a buon prezzo.
(“A ‘Šabait’ nascono la seta, il sandalo, la perla, e tutto a buon mercato.” p.27, “Quivi
fabbricano porcellana, e la porcellana viene venduta a peso e a buon mercato”).
Afanasij è affascinato da queste diverse culture e descrivendole apre una porta al
lettore che gli permette di osservare un mondo diverso e confrontarlo con il proprio, e
questo suscita in lui emozioni di sorpresa. (“Se qualcuno di loro muore, essi li
bruciano e spargono le ceneri sull’acqua. Allorché a una donna nasce un figlio, lo
ninna il marito, e il nome al figlio lo dà il padre e alla figlia la madre” p.23, “Gli
Indiani chiamano ‘padre’ il bue e ‘madre’ la vacca, e con il loro sterco si fan cuocere
il pane e si cuociono il cibo, poi con le ceneri di quello sterco si strofinano il viso e la
fronte di tutto il corpo” p.25 Manoscritto Troickij). Un’importante aspetto del tema
culturale è il suo sottolineare di aver perso i libri durante il viaggio. E’ in parte un
tentativo di autogiustificarsi per le sue dimenticanze religiose. Il tema religioso è
affrontato da Afanasij con molta preoccupazione e sofferenza. Ricorre il motivo di
non sapere che giorno sia, non sa più quando corrispondono le festività né in quali
giorni deve osservare il digiuno (tanto che lo osserverà assieme ai Musulmani).
“Dimentica la sua fede” tuttavia prega implorando il suo Dio, si maledice per aver
smarrito la via, anche se afferma di non aver rinnegato la propria religione.
(“Guai a me, maledetto, che ho smarrito la dritta via, e altra via non conosco, ora
dovrò proseguire da solo.” p.31 “Già quattro Pasque sono trascorse in terra
musulmana e non ho rinnegato la fede cristiana” p.33).
La sua crisi spirituale è un crescendo che dura fino all’ultima frase del racconto. Il
mercante ha raggiunto il suo scopo e il buon andamento dei suoi affari, ma qualcosa
ancora lo turba interiormente. L’inquietudine data dalla mancanza di memoria della
sua religione. Il racconto termina con una preghiera in arabo, un’implorazione a un
qualsiasi Dio che legga nel suo cuore devoto e lo assolva. E’ una preghiera umile e
commossa, di chi ha perso le speranze e non sa più a chi rivolgersi.
Un altro motivo che ricorre nella letteratura del viaggio che spesso accomuna le
diverse accezioni, è quello della lontananza dalla patria e della nostalgia di questa.
Spesso il mercante esprime il desiderio di tornare nella Rus’ tra i suoi cari.
Nel XVIII secolo la tematica del viaggio fu alla base dell’opera di Radiš
ev. “Viaggio da Pietroburgo a Mosca” utilizza il motivo del viaggio come strumento
per muovere una critica sociale. I temi analizzati precedentemente (legati alla
religione e al commercio) sono lontani anni luce ormai da un tipo di scrittura di
stampo illuministico e a tratti sentimentalistico. L’influenza europea è forte e l’autore
giudica aspramente il sistema della società russa, corrotto ed ingiusto. Il viaggio è
quindi da un lato un espediente: in ogni stazione di posta in cui si ferma, si imbatte in
qualcosa o qualcuno che è l’emblema di un problema sociale non trascurabile.
Dall’altro lato è invece un viaggio introspettivo dell’autore verso un’aspirazione di
libertà e giustizia, che compie rendendosi consapevole tappa dopo tappa degli orrori
di cui la società è capace. Il viaggio dunque è anche di scoperta, un’avventura dove
rivela il mondo morale di chi ha ancora virtù e valori autentici: chi è suddito e vuole
ribellarsi, chi è servo e vuole essere libero, chi è privilegiato e riconosce l’ingiustizia
del suo privilegio. Eppure le persone che si rendono conto di questa situazione
nell’opera sono nascoste. In rilievo è invece la parte di chi non vede, o non vuole
vedere i lati oscuri della società. Il viaggio dello scrittore è da un lato molto
personale, perché ripercorre alcune esperienze biografiche, come il distacco dal padre
o i disguidi con i giudici, dall’altro è un viaggio che accomuna tutta la Russia, alla
scoperta di un nuovo mondo libero e giusto. Secondo lo scrittore la letteratura ha una
missione etica e sociale, e lui stesso cerca di farsi portavoce di questa “rivoluzione”
contro l’arretratezza della Russia (motivo che ritroveremo nell’Ode La libertà). Gli
aspetti sociali su cui si sofferma sono anzitutto la schiavitù: l’invito a ribellarsi è
chiaro. Rimane colpito dai maltrattamenti dei servi da parte dei padroni, dalla vendita
di esseri umani come se fossero animali o cose.
Esalta i valori dei contadini costretti a lavorare anche in giorni festivi per sfamare la
loro famiglia “Non solo le feste son buone per noi ma anche le notti. Chi ha voglia di
lavorare, non muore di fame” (p. 75 De Donato editore) e critica i padroni che li
sfruttano “Sui campi lui ha cento braccia che lavorano per una bocca sola, mentre io
di braccia ne ho solo due e le bocche da sfamare sono sette”. (p. 75).
Critica i privilegi dei nobili e chi al governo non sa imporre la propria figura, o la
impone illudendo il popolo. Un giudizio aspro va verso la mancanza di giustizia
causata dall’assenza di diritto “La sproporzione tra la pena e il delitto spesso mi
induceva al pianto. Io mi sono reso conto (e poteva essere altrimenti?) di come la
legge giudica le azioni senza considerare le cause che le hanno originate” (p.128).
Critica i tribunali e i giudici che gettano un uomo in miseria senza pensare due volte
alla sua innocenza o colpevolezza “È possibile che esistano giudici così dissennati
che per rifornire il tesoro (così in effetti può chiamarsi ogni ingiusta sottrazione di