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Memoria collettiva,
appartengono a un gruppo etnico, culturale e sim. e che
contribuiscono a determinarne l'identità
|| complesso dei valori e degli insegnamenti che un
Memoria storica,
individuo, una comunità o un popolo conservano del loro passato
La memoria è costituita da un insieme disordinato (apparentemente) di
ricordi, i quali possono essere considerati tracce, orme, segni che
qualcuno, o qualcosa, ha lasciato di sé nella nostra esistenza,
influenzandola, anche impercettibilmente, modificando anche ciò che
sarà la percezione futura di tali situazioni, eventi o cose.
La capacità di ricordare è uno degli aspetti più affascinanti della mente
umana perché essa costituisce una base fondamentale dell’essere:
l’uomo costruisce la propria identità, la percezione di se stesso, tramite
ciò che ricorda di sé, tramite quelle immagini e sensazioni più o meno
forti, nitide, che egli custodisce nella propria mente. I ricordi possono
subire variazioni drastiche o profonde alterazioni rispetto la realtà
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passata, ma in qualunque forma essi si presentino, diventeranno base
della identità di ognuno.
Essendo, la memoria, un terreno fertile per la riflessione filosofica e
poetica; essendo, questa, terreno fertile per l’indagine circa l’esistenza;
essendo, questa, una dimensione dal quale l’uomo non può dividersi ed
essendo la poesia la portavoce della dimensione più intima dell’animo
umano, nella letteratura, non mancano esempi in cui la memoria
diventa tema centrale della composizione, quindi, ho deciso di porre la
mia attenzione proprio su opere e autori in cui essa è presente. 4
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Mnemosine:
Nella mitologia dell’antica Grecia,
Mnemosine è la personificazione
della Memoria.
La leggenda racconta che ella fu
sedotta da Zeus, e da nove notti di
amore, nacquero, un anno dopo,
le Muse.
Da questo racconto mitologico è
visibile come, già nell’antichità,
sussistesse una forte correlazione
tra le arti e la memoria, infatti è
per la celebrazione di quest’ultima
si ricorreva soprattutto alla poesia.
E’ dal tentativo di creare
un’identità collettiva che mossero i
primi passi i racconti epici degli
aedi, successivamente trasmessi
dall’Iliade e dall’Odissea.
L’arte, dunque, è figlia della
memoria; la poesia, in quanto forma d’arte, deriva da essa.
E’ visibile, intrinseco nel tessuto del mito, il sodalizio tra memoria e
identità.
Nell’antica Grecia, la scarsa presenza di documentazioni sulla storia
delle e il bisogno di autoaffermazione del popolo, spinse i greci ad
polis,
identificare le proprie discendenze negli antichi eroi protagonisti delle
epopee omeriche, permettendo ad alcune famiglie nobili di legittimare
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il proprio ruolo poiché riconoscevano nei re omerici i fondatori della
stirpe a cui appartenevano.
<<Cantami, o Diva, del Pelìde Achille
l'ira funesta che infiniti addusse
lutti agli Achei, molte anzi tempo all'Orco
generose travolse alme d'eroi,
e di cani e d'augelli orrido pasto
lor salme abbandonò (così di Giove
l'alto consiglio s'adempía), da quando
primamente disgiunse aspra contesa
il re de' prodi Atride e il divo Achille.
E qual de' numi inimicolli? Il figlio
di Latona e di Giove. Irato al Sire
destò quel Dio nel campo un feral morbo,
e la gente pería: colpa d'Atride
che fece a Crise sacerdote oltraggio.>> 2
Il proemio si apre con l’invocazione alle Muse, le quali sono garanti
dell’arte e della verità, e vengono esortate ad usare il poeta come
tramite del racconto di quegli importanti eventi così lontani nel tempo.
Le memorie delle gesta e dei personaggi.
L’Iliade è il primo, tra i due poemi attribuiti alla figura tradizionale di
Omero. Esso ha come nucleo tematico fondamentale la di
“menis”
Achille, il più forte tra i combattenti alleati di Agamennone, coinvolto
appunto, nel lungo scontro che vedeva contrapposti Achei e Troiani.
Il poema, che è sviluppato in 24 canti, per un totale di 15.688 versi,
assurge al compito di memoria storica dei greci dell’antichità. In esso,
appunto, sono raccontate le gesta dei grandi re achei, dai quali poi
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discenderanno le varie stirpi e polis greche. Il tema della memoria
dell’Iliade, però, non è solamente visibile in funzione del ruolo che ad
essa venne riconosciuta dai suoi lettori ed ascoltatori, il tema della
memoria è declinato, nel poema stesso, in relazione alla fama e al
tempo.
Achille è personificazione del desiderio di fama. Egli dedica la propria
vita alla ricerca della gloria, presso i proprio commilitoni,
contemporanei e presso i posteri; infatti, Achille incarna,
nell’immaginario collettivo, il simbolo del desiderio di essere ricordato.
Di diventare indelebile. Di resistere ai segni del tempo, affinché esso
non ne scalfisse il ricordo. La memoria, infatti, è succube solo al potere
del tempo, il quale può agire su di essa cancellandola nello scorrere
inesorabile dei secoli. La gloria è vera ed è tale solo se si perpetra nel
tempo e non subisce variazioni, ed Achille, se fosse realmente esistito,
avrebbe dunque portato a termine il suo compito in quanto
personaggio ancora presente nella memoria dei suoi posteri… e la sua
fama durerà nel tempo, probabilmente per l’eternità.
Il tema della memoria, dunque della gloria, vittima del tempo sarà poi
riutilizzato da Francesco Petrarca ne “I Trionfi”.
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“E me che i tempi ed il desio d’onore
Fan per diversa gente ir fuggitivo,
me ad evocar gli eroi chiamin le Muse
del mortal pensiero animatrici.
Siedon custodi de’ sepolcri, e quando
Il tempo con le sue fredde ale vi spazza 7
Fin le rovine, le Pimplèe fan lieti
Di lor canti i deserti, e l’armonia
Vince di mille secoli il silenzio”
Nel carme Dei Sepolcri, Foscolo riprende, alla fine del componimento, il
tema della memoria in relazione alla poesia, riconoscendo alle Muse lo
stesso ruolo che a loro era stato attribuito da Omero all’inizio
dell’Iliade. Le Muse permettono con il dono dell’arte che la fama degli
uomini non perisca, ma che rimanga viva nel tempo cosicché essa possa
essere fonte di ispirazione per i posteri.
Il sepolcro diventa simbolo fisico del ricordo. Foscolo difende la
funzione del sepolcro per la cultura, e per l’uomo, in quanto esso è
unico simbolo concreto di rappresentanza per un defunto; esso
permette a coloro che piangono di mantenere un legame con la
persona scomparsa, e permette che questa non venga dimenticata
anche quando coloro che hanno condiviso con lui l’esistenza verranno a
mancare. La tomba concede alla memoria di sopravvivere allo scorrere
del tempo, di non morire insieme a coloro che ricordano, di lasciare una
traccia nel tempo.
E come il sepolcro, anche la poesia è mezzo con cui l’uomo mantiene
inalterato il proprio ricordo nel tempo, permettendogli di contrapporsi
all’oblio a cui sono destinate tutte le cose. La poesia diventa mezzo di
affermazione in quanto, la possibilità che essa dà di essere ricordati
permette all’uomo di dare valore al proprio essere e alla propria
esistenza.
L’essere non coincide con l’oblio e la dimenticanza.
L’essere esiste solo in virtù del ricordo che ha lasciato di sé nel tempo. 8
Spesso, la natura dei ricordi è spiacevole, triste, come se per la mente
umana fosse più facile conservare i momenti dolorosi dell’esistenza,
meno quelli felici… e dunque, in questo caso, la poesia diventa mezzo
di espiazione, o semplicemente di sfogo. La carta e l’inchiostro possono
diventare terapia per lenire le sofferenze, ma diventano, soprattutto
celebrazione di ciò che provoca tanta angoscia.
La poesia diventa celebrazione del ricordo infausto che tormenta la
mente e l’anima, ricordo che spesso indica la perdita di qualcosa, o
qualcuno.
Ciò che si è perso coincide con la perdita di una parte di sé stessi.
Su questo concetto si basa, per esempio, il sonetto di Giosuè Carducci
nel quale il poeta piange la scomparsa del figlio,
“Pianto Antico”,
tramite un doloroso ricordo…
4 “L’albero a cui tendevi
La pargoletta mano [..]”
Carducci ricorda il proprio figlio scomparso tramite la struggente
immagine del bambino che, nel giardino, tocca l’albero di melograno, il
quale diviene simbolo della vita che ritorna in contrapposizione
all’impossibilità del bambino di ritornare.
Il sonetto diventa trasposizione del ricordo doloroso, il quale è punto di
partenza per una riflessione più profonda circa la ciclicità della vita nel
corso del tempo, circa l’inesorabilità della morte e la caducità
dell’esistenza umana che non è soggetta allo stesso processo di
rinascita della natura che lo circonda. Il poeta nel compiangere il figlio,
si dice inaridito e violentato dal dolore, privato del profondo senso del
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vivere, ormai inutile. Il ricordo della morte del figlio, coincide con il
ricordo della perdita di se stesso.
Il tema della memoria, dunque, nella storia della letteratura viene
declinato secondo diverse funzioni (alcune già analizzate)
• Memoria come celebrazione del passato e come base di una
identità collettiva
• Memoria come celebrazione della Fama, quindi contro l’oblio
figlio del passare del tempo.
• Memoria come simbolo dell’essere e dell’esistenza.
• Memoria come celebrazione delle cose perdute.
La memoria, però, ha anche scopo illusorio e consolatorio.
Spesso nella letteratura, il tema della memoria è declinato nella sua
funzione di rifugio per il poeta, il quale nei ricordi può trovare cura alle
sue sofferenze.
La memoria diventa illusione.
E’ rappresentazione dei sentimenti. 5
La memoria
sfruttata in questa
sua accezione è
spesso riscontrabile
nella lirica
petrarchesca. Il
ricordo che
riguarda la donna
amata,è alterato
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nella memoria del poeta secondo la visione che egli ha di Laura. Il
ricordo viene modificato e non corrisponde alla vera natura dell’evento,
ma viene reiterato diversamente nella mente dal poeta affinché esso
non diventi fonte di dolore, ma di consolazione. La donna nella mente è
più dolce e dispon