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La crisi del sistema dei writs e l'opposizione dei nobili

Dunque la cancelleria vende i singoli writs agli interessati incassando notevoli proventi, tuttavia vi è anche un interesse politico sottostante, che sarà la causa della crisi del sistema dei writs, poiché con la creazione e concessione di nuovi rimedi si estende la competenza e dunque il potere delle corti reali a scapito del potere dei baroni titolari delle concorrenti corti signorili. Sarà dunque proprio l'opposizione dei nobili a comportare la crisi del sistema dei writs, come già accennato, opposizione che si manifesta in tre documenti fondamentali emanati nel corso del XII secolo: la Magna Charta (1215), Provisions of Oxford (1258) e lo Statute of Westminster II (1285).

Nello specifico la Magna Charta rappresenta il punto di partenza per la tutela dei diritti di libertà nella struttura costituzionale inglese ed è il primo documento con cui i baroni riescono a porre un argine al potere del re, disponendo nelle clausole 60 e 61, che

Il diritto esistente avrebbe vincolato allo stesso modo il re ed i vassalli e che la violazione di tale principio avrebbe legittimato anche la loro insurrezione. Nella clausola 34 poi si intende lasciare alla competenza dei signori locali le controversie che sorgono con riguardo alle terre oggetto del loro dominio feudale, mentre nella clausola 29 fa apparizione per la prima volta il due process.

Le Provisions of Oxford furono imposte dai baroni, quale corrispettivo del loro aiuto in armi e denaro, ad Enrico III nel 1258; con esse si intese sottrarre il governo del regno al sovrano per affidarlo ad un comitato riformatore e soprattutto si giunse ad una cristallizzazione del sistema dei writs in quanto venne negato al cancelliere il potere di emettere nuovi writs straordinari se non con l'approvazione esplicita del re e del suo gran consiglio. Con lo Statute of Westminster II del 1285 si avverte però una spinta contraria, difatti il capitolo 24 pur mantenendo fermo il divieto di nuovi.

writs, consentì alla cancelleria la produzione di nuove azioni "in consimili casu", ossia infattispecie diverse ma simili a quelle previste nel Registrum. Di fronte all'esigenza di offrire tutela a situazioni concrete sempre nuove, le corti tuttavia ammettono che l'attore, ottenuto dalla cancelleria un writ noto, esponga in una dichiarazione i fatti in modo dettagliato, così da evidenziare l'opportunità della concessione del writ alla propria situazione ancorché diversa; si parla della tecnica "dell'action on the case".

Il writ su cui operarono maggiormente le corti per ampliare la loro competenza fu il "trespass". Nello specifico, era concesso inizialmente a chi aveva subito un'illecita e violenta invasione della sua sfera giuridica personale o patrimoniale, tuttavia interpretando il tutto in maniera estensiva, le corti cominciarono ad offrire tutela anche per i danni causati da

responsabilità indiretta o colposa, per giungere alla tutela contrattuale. Partendo dunque dallo schema tradizionale, nei secoli XIV e XV le corti elaborarono il "writ of trespass on the case", in base al quale divenne irrilevante l'utilizzo della forza, acquistando così rilievo il dato sostanziale che l'attore, personalmente o con riferimento ai suoi beni, era stato vittima di un danno causato dal comportamento negligente o doloso di un altro soggetto. Si viene dunque a creare un'azione sussidiaria generale esperibile per un complesso eterogeneo di casi di condotta dannosa e di illecito civile.

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Publisher
A.A. 2020-2021
3 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/02 Diritto privato comparato

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Matty_00 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sistemi giuridici comparati e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Salerno o del prof Meoli Bruno.