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Analitica del Sublime
Il sublime: Nell' Analitica del sublime si parla, appunto, del sublime quale stato d'animo che l'uomo prova attraverso l'esperienza del contrasto tra la propria piccolezza e la grandiosità di qualche realtà o evento. Esistono due tipi di sublime:
- Il sublime matematico che nasce quando l'uomo si ritrova al cospetto di un'entità molto più grande di lui. Lo stato d'animo è ambivalente: egli prova frustrazione per la propria posizione ma anche piacere, perché la ragione gli permette di elevarsi all'infinito (grandezza spirituale).
- Il sublime dinamico che è suscitato dalla rappresentazione naturale di una realtà o di un evento (uragani, paesaggi inquietanti...) rispetto ai quali ci sentiamo fisicamente deboli ma moralmente superiori perché in possesso dell'idea della nostra dignità morale.
Bello e sublime: Il bello implica direttamente un senso
di esaltamento della vita, e perciò si può unire con le attrattive, il sublime invece è un piacere che sorge solo indirettamente, e cioè viene prodotto dal senso di una momentanea sospensione, seguita subito dopo da una più forte effusione delle forze vitali e perciò, in quanto emozione, non mostra di essere un gioco, ma qualcosa di serio. Quindi il sublime non si può unire alle attrattive; nel bello l'animo è semplicemente attratto dall'oggetto, nel sublime risulta alternativamente attratto e respinto, tanto è che il piacere del sublime non è una gioia positiva, ma piuttosto contiene meraviglia e stima, cioè merita di essere chiamato un piacere negativo. Il genio: Il luogo di massima convergenza tra natura e libertà è l'arte e il ruolo di genio sta nel conferire all'arte bella l'apparente spontaneità della natura. Il genio, a differenza delle altre mentibrillanti (come Newton), non può giustificare passo dopo passo le sue creazioni, in quanto la sua abilità non è comunicabile ma è data ad ognuno direttamente dalla natura e muore con lui. All'elaborazione della nozione di genio ha contribuito Lessing nella sua rivista Drammaturgia d'Amburgo, dove egli tratteggia tale figura come colui che non riceve la regola dall'esterno, bensì dà ed è egli stesso la regola. Il problema dell'universalità del bello, l'antinomia del gusto: L'antinomia del gusto costituisce l'oggetto della Dialettica del giudizio estetico e contrappone due tesi relative ai principi su cui poggia il giudizio di gusto. La prima (la tesi sostenuta dagli empiristi) asserisce che il giudizio di gusto non si fonda su concetti, poiché altrimenti di esso si potrebbe disputare, ossia argomentare in base aconcetti determinati e decidere mediante prove. La seconda (l'antitesi, l'espressione del punto di vista dei razionalisti) afferma il contrario, ovvero che il giudizio di gusto si fonda su concetti, perché altrimenti relativamente ad esso non si potrebbe neppure contendere, ossia contrapporre giudizi diversi in vista di un accordo individuato sulla base di principi universalmente validi. La soluzione dell'antinomia consiste anche in questo caso nel mostrare come le due proposizioni, in apparenza contraddittorie, siano in realtà compossibili, quando non si dia il medesimo significato al concetto, sul quale si deve fondare l'universalità del giudizio. È vera pertanto la tesi, quando si specifichi che il giudizio di gusto non si fonda su concetti determinati dell'intelletto, dal momento che non è un giudizio di conoscenza; ed è vera l'antitesi, quando si dica che il giudizio di
gustosi fonda su un concetto, ancorché indeterminato, ossia su quella facoltà del Giudizio (tramite cui viene intuita la finalità soggettiva della natura) che è comune ad ogni uomo. Aspetti del giudizio teleologico: L'Analitica del giudizio teleologico prende in considerazione la tendenza della mente umana a pensare gli enti naturali come prodotti organizzati, cioè soggetti anche a cause finali (oltre a quelle che ne tratteggiano la natura meccanica). Ma tale principio di finalità non può sostituirsi a quello causale e meccanicistico, ma può affiancarlo in quei casi dove le leggi naturali non sembrano spiegare adeguatamente la vita degli organismi naturali. Essi possono essere compresi solamente se si è disposti ad ammettere che le leggi naturali appaiono ordinate secondo un'intenzione, finalisticamente. Guardando a tali organismi da un punto di vista finalistico, possiamo affermare cheEssi mostrano tre caratteri simili: danno vita a esseri simili a sé, hanno in loro stessi il principio della loro crescita (metabolismo), mostrano una reciproca connessione tra le parti e il tutto.
Lineamenti di storia dell'estetica - Federico Vercellone, Alessandro Bertinetto, Gianluca Garelli
L'estetica romantica
Lo Sturm und Drang e Herder: Influenzata da tematiche rousseauiane quali l'incorruttibilità della natura e la spontaneità del sentimento, il movimento letterario chiamato "tempesta e assalto" dal dramma di Klinger esprime idee contrarie all'assolutismo, al conformismo e al classicismo, esaltando sia l'individuo geniale e titanico, sia il sentimento e la forza della natura. Il principale obiettivo polemico è Winckelmann, che riteneva la scultura greca come l'esempio sommo di arte in quanto conforme alle leggi della natura e pertanto in grado di offrire il perfetto equilibrio di corpo e spirito.
genio poetico non imita ma crea, partecipando alla forza creatrice della natura: all'idea classicistica di un'estetica dell'imitazione si contrappone l'idea di un'estetica della creazione. Influenzati da Lessing, sostengono la necessità di possedere un'arte nazionale popolare, libera da precetti retorici, in cui domini il fascino della natura selvaggia e delle passioni tumultuose. Questa volontà traspare in modo chiaro anche nella riflessione estetica di Herder, che propone quale rinnovamento artistico il partire dal "genio della lingua", cioè da una maggiore adesione del linguaggio artistico alla cultura locale così da storicizzare quel canone di bellezza che Winckelmann assolutizzava nel modello scultoreo greco.
Goethe: Per Goethe la natura è una totalità dinamica che si rinnova incessantemente nelle sue forme, pur conservando un'unità profonda; infatti, egli afferma che la natura è
“l’abito vivente della divinità”. Attraverso di essa noi possiamo intuire Dio (ma non comprenderne i misteri), non come persona, ma come forza impersonale che continuamente crea la realtà conferendole un finalismo. Esso, rispetto a Kant, non è soloun nostro modo per considerare i fenomeni, ma ha un significato oggettivo in quanto costituisce la struttura dei fenomeni. In ciascun elementonaturale il divino ha previsto l’armonia fra il tutto e le parti e il compito dell’artista dev’essere quello di cogliere il significato universale evivente dell’oggetto naturale; questo è possibile perché l’arte è considerata come un’altra natura, più intelligente perché scaturisce dallaragione (tesi che lo avvicina alla Critica del Giudizio). Le due principali nozioni del pensiero goethiano tradizionalmente connesse all’arte eall’estetica sono:- lo stile considerato quale il grado
più elevato che possa essere conseguito dall'arte, in grado di mantenere il legame con la realtà facendosene interprete;
il simbolo (carattere in un certo senso proprio di tutta la realtà): peculiarità dell'arte è quella di realizzare nel modo migliore il simbolico, che permette di cogliere l'universale nel particolare in modo intuitivo, mentre l'allegoria consente di cogliere un'immagine limitata attraverso un concetto.
Schiller
Schiller e l'educazione estetica: Schiller non è stato un filosofo in senso stretto, in primo luogo è stato drammaturgo e poeta, ma l'incontro con Kant gli permette di impostare filosoficamente le sue intuizioni così da legare due concetti che Kant teneva distanti: bellezza e moralità. Nelle Lettere sull'educazione estetica dell'umanità (1795) egli sottolinea il ruolo centrale giocato dall'arte sul piano conoscitivo e morale, oltre che su
quello estetico. Facendoci cogliere l'armonia delle parti, essa concilia i due istinti dell'uomo (sensibile, che lo lega alla realtà materiale e intellettuale, che lo lega alla sua natura razionale) grazie ad un impulso al gioco nel quale liberamente si muovono, pur opponendosi fra loro, inclinazioni sensibili e ragione. Nell'Età classica l'arte ha conseguito questo ideale di armonia, mentre nelle epoche successive è sopraggiunta una scissione che ha sviluppato negli uomini una natura parziale e distorta, portando alla lotta fra fede e ragione o all'esaltazione della legge. Grazie ad una formazione estetica, invece, gli individui possono valorizzare tutti gli aspetti della propria personalità e divenire capaci di vivere una vita libera e creatrice. In questo modo Schiller egli vuole conciliare bellezza e morale. Nello stato estetico è possibile esprimere la pienezza della propria personalità perché nella
Contemplazione della bellezza siamo padroni di noi stessi, avendo chiaro l'ideale a cui tendere e la ricchezza originaria a cui attingere.
Schiller, poesia ingenua e sentimentale: Nel saggio Della poesia ingenua e sentimentale (1795) Schiller distingue apertamente fra una poesia ingenua, che esprime con immediatezza l'equilibrio fra spirito e natura (la vittoria della natura sull'arte), e una poesia sentimentale, che, invece, non possiede quel senso dell'unità perché l'ha perduta, quindi esprime il sentimento soggettivo del poeta che ha nostalgia di quell'unità e cerca di ricostruirla. Il primo tipo di poesia è degli antichi greci, il secondo è dei moderni. In tal senso, identificando la poesia sentimentale con quella del proprio tempo, Schiller fa suo un tema tipicamente romantico: la ragione ha scisso l'unità uomo-natura e l'uomo moderno è così costretto a vivere nel dissidio.
sentimentale di natura e libertà, tendendo alla natura come armonia perduta (l'interesse moderno per la natura si fonda sull'idea di un'innocenza perduta, non sulla spontanea partecipazione alla natura, perciò il suo apprezzamento non è estetico ma morale). L'ideale