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A mettere nei guai von Schirach fu proprio il suo successo

Il suo intento era far risplendere la città e annunciò, infatti, che Vienna non sarebbe più stata "un cimitero culturale" ma il maggiore centro artistico del Reich. Adulò, quindi, registi, attori e cantanti, soprattutto austriaci, per attirarli a Vienna e strapparli a Berlino e Monaco: per i viennesi, i programmi culturali di von Schirach rappresentavano una benvenuta forma di resistenza al colonialismo prussiano, mentre per Hitler alimentavano un forte senso di rivalità con Berlino, cosa che non intendeva tollerare. Hitler non perdonò mai il governatore per la sua politica culturale e disse, infatti, di liberarsene non appena avesse trovato un sostituto.

Tutta la situazione viennese mise in evidenza le contraddizioni della politica culturale di Hitler: la vita artistica del Reich, secondo Hitler, doveva fiorire ma sotto regole molto severe ed, essendo il compito di un dittatore.

quello di dettare ordini, il fuhrer trasseenorme piacere nel dettare ordini sull'arte e nel sentenziare su cosa gli artistidovessero produrre e cosa il pubblico dovesse apprezzare; insomma, la stessa arte cheaveva arricchito la vita privata di Hitler, era chiamata ad arricchire la vita pubblica.

Goebbels, uno dei più importanti gerarchi nazisti, nonché giornalista tedesco,sosteneva su Hitler che la sua maniera di fare era quella di un artista puro, in effetti,Hitler non considerava l'arte come un ingrediente del governare, ma credeva chegovernare fosse l'arte; durante il suo processo per tradimento, avvenuto nel 1924 –Hitler, insieme al generale Ludendorff, per prendere il potere a Monaco misero in attoun colpo di stato che, però, fallì, Hitler rimase ferito e venne arrestato con l'accusa ditradimento, il processo durò 24 giorni e fu seguito da una condanna di 5 anni, anchese venne rilasciato dopo soli nove mesi.

precisamente il 20 dicembre 1924 – sostenne che la leadership politica sarebbe dovuta essere considerata come "arte di governare" e non come "scienza politica", si trattava, infatti secondo il fuhrer, di un tipo di arte intuitiva e, quindi, come tutte le arti era un prodotto dell'ingegno, dono che lo stesso Hitler non smetteva mai di ribadire di possedere. Alla base della sua "arte di governare" era presente l'aforisma di Hume secondo cui la ragione è schiava delle passioni: il trucco di Hitler, infatti, consisteva nel sapere in che modo aizzare le passioni del pubblico; fin dall'inizio della sua carriera politica, il fuhrer, fece appello ai sensi e alle emozioni più che alla mente e alla ragione e la sua bravura consistette proprio nella manipolazione psicologica e non nella logica politica e l'espressione più potente del suo talento artistico furono, infatti, i suoi discorsi che non erano altro che.

performance pubbliche. I discorsi di Hitler non consistevano soltanto nelle sue capacità oratorie, nei movimenti e nelle pose che assumeva o nel modo e nelle tonalità della sua voce ma avevano qualcosa in più: questi discorsi avevano l'abilità psichica di entrare in contatto con il pubblico ed ipnotizzarlo e il risultato, quindi, non era un mero discorso ma una vera e propria opera d'arte; Hitler incantava il suo uditorio, riusciva a percepire i sentimenti del pubblico e diceva, allora, a quest'ultimo cosa pensare.

L'obiettivo che Hitler si prefiggeva non era quello di trattare di questioni concrete nei suoi discorsi, quanto quello di avere un impatto emotivo sul pubblico attraverso postura, movimenti, atteggiamento ed espressioni del volto: nulla, infatti, era spontaneo.

All'inizio della sua carriera, quello che faceva era provare i gesti davanti allo specchio in modo tale che ogni gesto fosse calcolato nei minimi particolari e con la massima precisione,

ordinò anche di far impiantare sulla tribuna degli strumenti che permettevano di cambiare le luci e di segnalare il momento opportuno in cui doveva essere fotografato. I luoghi dei comizi erano scelti anch'essi con grande attenzione e cura rispetto alle dimensioni, la forma, l'acustica, la dislocazione e l'aspetto e l'atmosfera che doveva crearsi era quella di una festa con parate, musica, bande musicali, marce e bandiere che facevano da intro al discorso del fuhrer che, una volta salito sul palco, rimaneva in silenzio per un lasso di tempo che sembrava infinito per poi cominciare a parlare, inizialmente con voce bassa, per poi lasciar fluire il teatrale fiume di parole che aveva preparato, raggiungendo, quindi, un crescendo con voce acuta e stridula. Nonostante queste tecniche, molto spesso, vennero definite poco più che retorica isterica e grammaticalmente goffa di un sobillatore, in realtà, tutto era controllato nei minimi particolari. Cosa

La più clamorosa era che i discorsi di Hitler avevano poco spazio per tematiche quali il trattato di Versailles, la minaccia del bolscevismo, la minaccia degli ebrei e dei liberali o della Repubblica di Weimar perché una volta terminato di parlare, Hitler aveva talmente sopraffatto il pubblico che appariva poco necessaria una seria discussione politica e un vero chiarimento dei problemi.

Il punto, però, è che sulla vacuità del messaggio di Hitler non bisogna esagerare dato che se non ci fosse stato un terreno fertile i suoi discorsi non avrebbero fatto breccia, in altro luogo o tempo la sua retorica, quindi, non avrebbe funzionato, se non fosse stato che gli anni 20 videro, da una parte, una Germania alla ricerca di un salvatore e, dall’altra, Hitler che ricercava un pubblico; i critici, infatti, sottolineano come Hitler non cercasse affatto di persuadere il proprio pubblico quanto, invece, di indurre uno stato d’animo simile all’ebbrezza in

grado di scatenare passioni primitive. Grazie alla sua sensibilità estetica, inoltre, Hitler riuscì a comprendere istintivamente anche il potere emotivo dei simboli e ne approfittò, allora, per concepire l'iconografia del partito: nessuna idea era propriamente la sua ma la genialità consistette nel scegliere i simboli e nel presentarli in modo sensazionale; il simbolo della svastica, ad esempio, era già usato nella Germania meridionale e in Austria come simbolo della destra e dell'antisemitismo ma, pur non essendo stato il primo ad adoperarlo, Hitler fu quello che lo adottò e lo trasformò nell'icona principale dell'antisemitismo, infatti fu lui a decidere di orientare la svastica verso destra piuttosto che verso sinistra e a stabilirne i colori. Il colore si ricollega direttamente all'istinto, infatti, il rosso, che doveva essere rosso sangue, serviva a parlare alle masse lavoratrici, colore che riprese dalla sinistra,

il focus sull'identità nazionale. Le uniformi erano di colore nero, con la svastica come simbolo distintivo sul braccio. Questo uniforme era un modo per creare un senso di unità e disciplina all'interno del partito. Inoltre, Hitler ha anche creato un saluto nazista, noto come il saluto romano, in cui le persone alzavano il braccio destro con il pugno chiuso e la mano tesa in avanti. Questo gesto era un modo per mostrare fedeltà e devozione al partito nazista. Tutti questi simboli e gesti erano parte di una strategia di propaganda per promuovere l'ideologia nazista e creare un senso di superiorità e potere. Hitler era molto attento ai dettagli e ha lavorato duramente per creare un'immagine coerente e potente per il partito nazista.

In evidenza la forza avvincente del partito e dello Stato; nella gerarchia delle uniformi, quelle delle SS fu quella più suggestiva al livello estetico perché doveva essere indossata non solo da uomini straordinariamente violenti ma anche straordinariamente belli.

Prendendo spunto dalle manifestazioni in strada dei partiti della sinistra nel dopoguerra Hitler programmò cerimonie, oratoria e rituali allo scopo di sedurre l'inconscio del pubblico, a questo scopo, all'inizio della sua carriera politica condusse veri e propri esperimenti sulle reazioni delle masse e scoprì che l'elemento chiave consisteva nelle circostanze del tempo e del luogo.

Grazie alle bande musicali e ai colori di massa, Hitler lavorò sui sentimenti come un compositore: organizzò schiere di esseri umani disposti in formazioni geometriche, come se fosse un architetto, ordinò ad oltre cento uomini di stare immobili, per poi farli girare, marciare, cantare o gridare.

con l'uso di tag html, il testo formattato sarebbe il seguente:

Con uno schiocco delle sue dita, in tal modo dimostrò l'unità della nazione, il suo potere supremo e il desiderio delle masse di obbedire senza esitazione alla sua volontà.

Una volta al potere Hitler fece della Germania il suo palcoscenico, anche chi lo disprezzava, infatti, come gli artisti e gli intellettuali tedeschi in esilio, gli riconobbero un talento nel toccare le giuste corde emotive.

L'intento psicologico del fuhrer era quello di far si che i partecipanti si sentissero uniti in una comunione mistica e lo strumento che utilizzò per questo scopo fu il fuoco, che faceva tremolare figure, stendardi e bandiere con bagliori misteriosi: il fuoco rappresentò un elemento chiave nella scenografia delle cerimonie commemorative che tanto amava; lo scopo di tutto ciò era eliminare il libero arbitrio del pubblico e trasportarlo in uno stato paragonabile all'esaltazione religiosa.

L'architettura e l'abbellimento dello spazio,

insieme alle altre caratteristiche visive e acustiche, erano pensati per amplificare l'impatto dei movimenti e della voce di Hitler, tutto veniva disposto per esprimere il messaggio secondo cui il fuhrer era tutto e che l'individuo esiste solo nella massa. Un altro aspetto di Hitler è quello cattolico, secondo le sue stesse parole, infatti, l'idea di lanciare un incantesimo sul pubblico derivava dalla sua esperienza giovanile della religione, così inventò una varietà di cerimonie, assegnando ad ognuna simboli e rituali, riferimenti e terminologia propri: processioni, stendardi, fumo, fuoco, fiamme sacre, riti simbolici e giuramenti conferirono al nazionalsocialismo il carattere di una religione simile al cattolicesimo. L'obiettivo di questi spettacoli era quello di colmare un vuoto al centro del nazionalsocialismo, l'ideologia nazista era essenzialmente un'eclettica mescolanza di idee e modi di pensare, concetti e speranze, emozioni.

di varia origine che potevano ottenersi insieme solo grazie alla manipolazione di un movimento politico radical

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A.A. 2021-2022
20 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/04 Estetica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sonoanonimo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Estetica b e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Salerno o del prof De Luca Maria Giuseppina.