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LA MOZIONE DI FIDUCIA

Approvando la mozione di fiducia le Camere esprimono il loro accordo nei confronti dell'indirizzo politico che il Governo intende svolgere.

L'art. 94 afferma che il Governo per avere i suoi pieni poteri debba ottenere, entro 10 giorni dal giuramento, la fiducia da entrambe le Camere.

La fiducia è l'elemento che definisce la nostra forma di governo come parlamentare. Il venir meno della fiducia anche da parte di una sola delle due Camere comporta l'obbligo per il Governo di dimettersi.

L'art. 94 Cost. stabilisce in che modo la fiducia deve essere votata, ovvero votata per appello nominale (garantisce trasparenza) e motivata.

Il Presidente del Consiglio, entro 10 giorni dal giuramento, deve presentarsi prima a una Camera poi all'altra per esporre il suo programma di governo. Il Parlamento vota la mozione di fiducia, la motivazione è l'adesione al programma.

LA QUESTIONE DI FIDUCIA

Il rapporto di fiducia tra Governo e...

Parlamento può subire delle verifiche anche nel corso della legislatura. Il Governo infatti può chiedere al Parlamento di votare sulla questione di fiducia. In questo modo il Governo chiede al Parlamento di approvare un atto che il Governo stesso ritiene fondamentale e indispensabile per continuare il suo mandato. Infatti se la fiducia non viene approvata, questo voto determinerà le dimissioni del Governo. Se invece il voto è favorevole alla fiducia, comporta l'impedimento di votare proposte alternative a quelle del Governo. Anche la questione di fiducia si vota per appello nominale. LA MOZIONE DI SFIDUCIA L'art. 94 Cost. stabilisce che il Parlamento può porre fine al Governo in corso, quando anche una sola Camera approva una mozione di sfiducia. La mozione di sfiducia deve essere motivata e votata per appello nominale. Inoltre deve esserci il consenso in un numero minimo di parlamentari, ovvero almeno un undicesimo dei componenti la Camera, per poter

richiedere il voto su una mozione di sfiducia. Le Camere sono riunite e possono decidere se è presente la maggioranza assoluta (50%+1 dei componenti). La mozione è approvata se c'è il voto favorevole della maggioranza semplice dei presenti. Deve decorrere il termine di tre giorni dalla sua presentazione prima che venga messa in discussione.

LA MOZIONE DI SFIDUCIA INDIVIDUALE: è ammissibile anche la mozione di sfiducia individuale nei confronti di un singolo ministro. Esistono tesi che non concordano con la possibilità di votare una mozione di sfiducia nei confronti di un singolo ministro, considerando l'art. 92 Cost. che stabilisce che il Governo sia paritariamente composto da diversi organi, e l'art. 94 Cost. che in base all'unitarietà e alla collegialità delle funzioni governative, prevede che la fiducia sia accordata o revocata al Governo nella sua interezza.

La Corte costituzionale invece ha considerato gli arti. 95 Cost. e

89 Cost. cheattribuiscono ai singoli ministri una responsabilità politica per l’esercizio dei loro poteri individuali negli atti dei loro dicasteri. Infatti poter sfiduciare un singolo ministro è una conseguenza della sua responsabilità individuale.

LE CRISI DI GOVERNO

Ogni volta che un Governo si dimette, si apre una crisi di governo. Si distinguono in crisi parlamentari e crisi extraparlamentari.

Le crisi parlamentari sono causate dall’approvazione di una mozione di sfiducia di una delle Camere, o dal voto contrario sulla questione di fiducia chiesta dal Governo. In questi due casi infatti il Governo è costretto a presentare le dimissioni al Presidente della Repubblica.

Le crisi extraparlamentari sono provocate dalle dimissioni spontanee del Presidente del Consiglio, indipendentemente da una mozione di sfiducia o dalla negazione di una mozione di fiducia. I motivi possono essere l’impedimento fisico, o come nella prassi, la causa può essere la

presa d'atto, da parte del Presidente del Consiglio, del venir meno della maggioranza parlamentare.

Al termine della legislatura finisce il rapporto di fiducia tra Governo e Parlamento, ma non si parla di crisi di governo.

Siccome i nuovi componenti del Governo saranno diversi, il Presidente del Consiglio ha l'obbligo di presentare le dimissioni, per consentire la formazione di un nuovo Governo.

Può verificarsi una crisi di governo durante la legislatura, e questo richiede l'intervento del Presidente della Repubblica, che può agire in due modi: (se le condizioni politiche lo permettono) il PdR nomina un nuovo Presidente del Consiglio e potrà formarsi un nuovo Governo.

Se invece le forze politiche in Parlamento non sono, in nessun modo, in grado di ottenere una maggioranza da poter formare un nuovo Governo e risulta impossibile, allora il PdR scioglierà anticipatamente le Camere, indicendo quindi nuove elezioni. Si estrema ratio.

parla di IL RUOLO DEL

PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

La fase di formazione del Governo può essere molto flessibile, a seconda della scena politica del momento, poiché non è regolamentata precisamente da norme costituzionali.

I GOVERNI DEL PRESIDENTE

Sono caratterizzati dal ruolo del Presidente della Repubblica nella scelta del Presidente del Consiglio e nella fase di formazione del Governo. È capitato che il PdR abbia posto determinate condizioni all'incaricato, come la maggioranza che avrebbe dovuto sostenere il Governo o gli obiettivi che avrebbe dovuto perseguire.

I GOVERNI NEL CONTESTO PROPORZIONALE (1948-1992)

Nel sistema elettorale proporzionale, caratterizzato da un multipartitismo estremo, non permetteva al partito di maggioranza relativa di ottenere i voti sufficienti per formare una maggioranza parlamentare. Per questo era spesso necessario svolgere trattative tra i partiti al fine di ottenere un'alleanza in grado di formare un governo di coalizione.

MAGGIORITARIO (1994-2008)

Nel sistema maggioritario i partiti politici si sono aggregati in due coalizioni: di centro-destra e di centro-sinistra, e indicavano ai cittadini sia le alleanze elettorali sia chi avrebbero proposto come Presidente del Consiglio. Questo aveva facilitato il compito del PdR.

I GOVERNI DEL 2013 E 2018

Nel 2013 entrò in politica un terzo soggetto: il MoVimento 5 Stelle, che ha modificato lo schema bipolare degli anni precedenti. Nessuna forza politica riusciva ad ottenere la maggioranza dei seggi al Senato. Il compito del PdR Napolitano fu decisivo per sbloccare la situazione, spronando i partiti a trovare un accordo che portò alla formazione del Governo Letta.

Nel 2018 con il sistema elettorale proporzionale, l'esito delle elezioni provocò una situazione di incertezza (centro-destra 37%, Movimento 5 Stelle 33% e centro-sinistra 22%).

Il Presidente della Repubblica dopo aver svolto numerose consultazioni, aver affidato un duplice mandato esplorativo

A due diversi soggetti, è riuscito a formare il GovernoConte.

RAPPORTI TRA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRI

primus inter pares

Il Presidente del Consiglio come . primus inter

Una tesi sostiene che il Presidente del Consiglio sia da considerare un pares, ovvero un primo tra pari, rispetto agli altri ministri. Non ha nessuna supremazia nei confronti degli altri ministri. Anche la Corte costituzionale abbraccia questa tesi, perché il Presidente del Consiglio non è il solo titolare della funzione di indirizzo politico che viene esercitata collegialmente, ma si limita a mantenere l'unità, promuovendo e coordinando l'attività dei ministri. Ad esso non è riconosciuta nessuna particolare posizione.

Questa tesi è fondata sue tre ragioni:

  1. il Presidente del Consiglio non ha il potere di revocare i ministri, perciò non è in una posizione di supremazia nei confronti dei ministri.
  2. il potere di determinare la politica del Governo

è collegiale, infatti il Presidente del Consiglio insieme ai ministri costituiscono il Consiglio dei ministri (art.92 Cost.).

i singoli ministri hanno una responsabilità collegiale per gli atti approvati dal Consiglio dei ministri (art. 95 Cost.).

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO NEL CONTESTO PROPORZIONALE

Il ruolo del Presidente del Consiglio era ridimensionato dal ruolo molto forte dei singoli ministri. Si parlava infatti di “Governo dei feudi” i feudi erano i ministri. Né il Presidente del Consiglio né il Consiglio dei ministri erano in grado di assumere poteri decisivi. I ministri infatti rappresentavano i partiti della coalizione che sosteneva il Governo.

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO IN CONDIZIONE DI SUPERIORITÀ RISPETTO AI MINISTRI

Secondo un’altra tesi, la Costituzione riconosce al Presidente del Consiglio una posizione di superiorità nei confronti dei ministri. Infatti l’art. 95 Cost. attribuisce al Presidente del Consiglio il

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compito di dirigere la politica generale del Governo, differenziando la suaposizione da quella degli altri ministri. Nella fase di formazione del Governo, esso ha il poteredi individuare e proporre i nomi dei singoli ministri. Inoltre le sue dimissioni, a differenza diquelle dei singoli ministri, determinano la crisi di governo, ovvero la fine del Governo.

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E I MINISTRI NEL CONTESTO BIPOLARE (1994-2013)

I Presidenti del Consiglio che si sono susseguiti in quel periodo, sono stati i leader del partitopiù importante tra quelli della coalizione. Grazie al consenso popolare ottenuto nelle elezioni,si è ritenuto che essi avessero la capacità di influenzare il Consiglio dei ministri e i ministri.Inoltre l’idea che il Presidente del Consiglio fosse superiore, è dovuto anche al suo ruolo nelleistituzioni dell’Unione europea. Infatti il Trattato di Lisbona sancisce che il Presidente delConsiglio faccia parte del Consiglio

Europeo. Più recentemente nella XVII e nella XVIII legislatura, si è visto come la flessibilità delle regole e dello schema politico abbia un peso decisivo. Il rapporto tra il Presidente del Consiglio e i ministri deve essere esaminato considerando la situazione politica del momento.

LE RESPONSABILITÀ DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E DEI MINISTRI

Questi due organi hanno responsabilità sia di tipo politico che giuridico. Per quanto riguarda la responsabilità politica, l’art. 95 Cost. afferma che il Presidente del Consiglio è responsabile della politica generale del Governo, invece i ministri hanno due responsabilità: una di tipo collegiale per gli atti adottati dal Consiglio dei ministri, e una individuale per gli atti dei loro ministeri. La responsabilità giuridica invece viene affermata dall’art. 28 Cost. che sancisce “I funzionari e i dipendenti dello Stato”.

Dettagli
A.A. 2018-2019
9 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/08 Diritto costituzionale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher virginiaangelini di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto costituzionale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Arconzo Giuseppe.