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La Repubblica: un giornale che fa politica

Il 14 Gennaio del 1976 esce La Repubblica. La Repubblica costruisce le sue fortune sulla formula politica. Fa politica dichiaratamente sin dagli esordi, con la collocazione nella vasta area della sinistra, esplicitata nell'editoriale di presentazione. Non era possibile all'epoca capire la sinistra senza leggere del giornale La Repubblica.

Un giornale che fa politica, ma imponendo una presenza politica autonoma. Mario Morcellini spiega, quando ancora La Repubblica era la grande novità: il giornale di Scalfari si è sempre sforzato di trasformare la notizia in un tema oppure, più precisamente, di fare di un "evento notizia" un "fatto problema". Le singole notizie cedono il passo alla tematizzazione con una forma di scrittura differente, una scrittura da settimanale, ricca di aneddoti, colori, retroscena, particolari sui personaggi, ricca insomma di scrittura e narrativa, un modo differente di raccontare.

Il mondo. Repubblica non era il giornale al quale era affidato il compito di raccontare tutto quello che era accaduto il giorno prima. Il nuovo quotidiano raccontava soltanto ciò che di realmente importante era accaduto il giorno precedente, un racconto analitico e approfondito di ciò che non si poteva assolutamente ignorare. La pagina tematica è la novità stilistica imposta da Scalfari, e non è più importante avere l'appoggio di questo o di quel partito, ma quel che conta nei destini di un giornale è la sua espressa appartenenza politica, identità geografica degli opinionisti. VIA SOLFERINO, IL MIELISMO tra il '92 e il '97, trova già qualcosa che non è Paolo Mieli quando arriva al Corriere più pura tradizione, ma Mieli finisce per mettere la "vecchia signora" in minigonna, fa il mielismo. Inconfondibile miscela di spirito alto e materia bassa, attenzione a tutto ciò.

che sono interessati al giornalismo e alla comunicazione. La televisione diventa un fenomeno di massa, capace di influenzare l'opinione pubblica e di condizionare il dibattito politico. In questo contesto, il metodo Mieli si afferma come una forma di giornalismo che si adatta perfettamente alle esigenze della televisione. Mieli utilizza un linguaggio semplice e diretto, ricco di ironia e sarcasmo, che riesce a catturare l'attenzione del pubblico. Il suo approccio al gossip e alle polemiche crea un'atmosfera divertente e spensierata, che contrasta con la visione conflittuale della realtà. Mieli si concentra principalmente sugli uomini politici e gli intellettuali, che spesso vengono presi di mira e ridicolizzati. Il suo metodo diventa particolarmente efficace durante la stagione di "Mani Pulite", quando la corruzione e il malaffare vengono smascherati e diventano oggetto di grande interesse per il pubblico. In conclusione, il metodo Mieli si rivela un successo grazie alla sua capacità di adattarsi alla televisione e di offrire un approccio divertente e frammentario alla realtà.

quotidiani anche sul versante politico. A creare il nuovo contesto è dunque la concomitanza tra la nuova presenza dei network privati nell'informazione giornalistica quotidiana e l'eccezionalità della stagione di Mani Pulite. L'influenza profonda della direzione Mieli al Corriere si riflette anche sul lavoro del suo successore.

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Publisher
A.A. 2011-2012
5 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/11 Letteratura italiana contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ninja13 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Serri Mirella.