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Novecento con la costruzione della città di Letchworth (1903) e Welwyn (1920). Inoltre nel 1938 su emana il Green Bell Act, legge

che prevede un’area di verde larga 8 Km intorno all’area urbana di Londra, che andava già a fissare le basi per il successivo Greater

London Plan di Patrick Abercrombie del 1944. Il piano di Abercrombie si basava su criteri di zonizzazione e proponeva il non

incremento delle industrie e della popolazione nell’area metropolitana, il decentramento sul territorio allargato delle attività

produttive e delle unità residenziali e l’istituzione di organi in grado di controllare le fasi di pianificazione del territorio. Così il

territorio si divideva in quattro fasce circolari: l’anello interno era per le attività e per la popolazione, quello suburbano per le

rilocalizzazioni centrali, l’anello verde era così la concretizzazione del Green Bell act, e l’anello esterno diveniva il territorio per

procedere ad un’espansione pianificata su cui costruire una serie di città-satellite, le New Towns, derivate dalle città-giardino di

Howard. Tra il 1946 e il 1949 si costruiscono 12 nuove cittadine in territorio inglese e gallese e altre 2 in Scozia con il New Towns

act del 1946 (con abitanti tra i 29 000 e i 140 000); nella seconda fase degli anni ’60 vengono costruite altre 5 nuove città da oltre

250 000 abitanti. Le New Towns verranno criticate da Richards, che evidenzia la poca storicità consolidata delle nuove cittadine, e

lo stesso Abercrombie ipotizzerà che le New Towns debbano garantire anche un decentramento lavorativo; non così lineare è l’idea

del London City Council, che vede come priorità la costruzione di alloggi a basso costo, escludendo gli edifici pluripiano. tentativo

di dare vita a nuove realtà urbane caratterizzate da una buona qualità dei servizi pubblici.

La compresenza di diverse ricerche tipologiche e formali la si può vedere nel quartiere Alton e Roehampton (London County Council

Architects Department, 1951-58) dove si trovano modelli ripresi dalla ricerca architettonica svedese, dalla tradizione dei materiali

inglesi e alcuni temi lecorbusiani come l’impianto urbanistica della Ville Radieuse e la tipologia dell’Unité d’Habitacion.

Francia

La Francia inizia la propria ricostruzione già nel 1940 col governo collaborazionista di Petain dopo l’armistizio con la Germania. In

questi anni si avvia la redazione di piani per la ricostruzione di diverse città della valle della Loira come Orléans. I principi di base

sono la necessità di armonizzare la tradizione e la storia dei luoghi con la modernità intesa come attenzione alle mutate esigenze di

vita. Con la fine della guerra, il governo di Charles De Gaulle segue la stessa direzione intrapresa dai costruttori del 1940 ma con

una costruzione più onerosa per i bombardamenti degli anglo-americani. Si propone così un invito all’uso dell’innovazione

architettonica con misura, senza adottare le proposte urbanistiche degli architetti funzionalisti. È in questo quadro che si inserisce

la ricostruzione completa della città di Le Havre da parte di Perret (1945-59).

L’elezione di Petit a capo del ministero della Ricostruzione, personaggio vicino al Movimento Moderno, illude ai maestri la

realizzazione di tante loro opere, soprattutto per Le Corbusier. Così non è e Le Corbusier riesce a costruire solo l’Unité d’Habitacion

a Marsiglia (1947-52).

Riguardo a Parigi, in una situazione simile a Londra, c’è il bisogno di affrontare il problema del congestionamento demografico e

industriale e a partire dagli anni ’60 si procede con la creazione di Villes Nouvelles secondo uno schema simile a quello delle New

Towns inglesi. Differentemente dalle New Towns però si procede con diversi modelli insediativi e tipologici improntati

prevalentemente al Gran Ensemble (grande insediamento) con migliaia di alloggi ispirati all’Unité d’Habitacion che si rivela

economico per la prefabbricazione di ogni elemento, ma fallimentare dal punto di vista sociale per le dinamiche di emarginazione e

concentrazione di popolazione a basso reddito in zone esterne alle città. Proprio questa idea di isole avulse dalle grandi metropoli

francesi in cui confinare le fasce più basse della popolazione, porterà nel 2005 alle rivolte scoppiate nelle Banlieues parigine per

l’estremo degrado delle periferie.

Germania

La Germania dopo la guerra si presenta come un cumulo di macerie in cui circa il 50% degli alloggi è danneggiato e il 25% distrutto,

come nel caso di Dresda. Le scelte su come ricostruire le città distrutte porta ad una rinascita del Movimento moderno e alcuni

sostenitori del razionalismo che erano rimasti in Germania, come Scharoun, provano ad elaborare le linee di una nuova architettura

tedesca in contrapposizione al periodo nazista e le sue imposizioni monumentali e storiciste. Il dibattito è però conteso tra la

proposta di ricostruire ex novo e l’aspirazione di gran parte della popolazione a riappropriarsi delle proprie città così com’erano

prima della guerra. Quest’ultima proposta viene adottata in alcuni contesti con una forte presenza di patrimonio storico artistico e

molto distrutti, come nei casi di Francoforte, il cui centro storico era distrutto, e Dresda, che era stata quasi rasa al suolo.

Ciononostante la ricostruzione secondo le linee del moderno si impone in grandi città come Berlino che, ridotta ad un cumulo di

macerie, aveva bisogno di essere ricostituita in breve tempo e le proposte moderne erano le più consone. Scharoun così viene

nominato capo di un gruppo di lavoro che deve ricostruire velocemente e nello stesso tempo rimuovere le macerie. Le proposte di

Scharoun e del suo gruppo vengono subito accusate di ignorare il patrimonio artistico della città, ma questa era dato anche dalla

propaganda anti-moderno del regime nazista. Altro problema di Berlino era la divisione tra BRD e DDR: a est l’urbanistica dettata

dallo stalinismo si incentra sulla definizione di monumentali viali e di grandi edifici anonimi per l’amministrazione e interventi di

edilizia popolare dati da casermoni grigi, sovraffollati e degradati per la mancanza di manutenzione; ad ovest si verifica il primo

intervento di progettazione urbana di qualità con la costruzione dell’Hansaviertel, nuovo quartiere eletto a sede dell’Interbau del

1957, in cui collaborano i più grandi architetti del Movimento Moderni e altri, come Le Corbusier, Gropius, Niemeyer, Aalto e gli

architetti del Team Ten. La costruzione della nuova Berlino prosegue con il concordo per Berlino Capitale (1958) che però non trova

uno sbocco concreto e le realizzazioni dell’IBA (Internationale Bauausstellung), che mettono a confronto progettisti da tutto il

mondo, e infine i lavori per una Berlino capitale post 1989.

 Anche in Olanda si prende la strada della Germania e ne sono esempio Amsterdam, ricostruita così com’era, e Rotterdam,

ricostruita con i segni della modernità.

Crisi del Movimento Moderno

I dibattiti sull’uso del razionalismo per la costruzione di nuove città si realizza anche nei CIAM del dopoguerra, il cui presidente è

Josep Lluis Sert dal 1947 al 1956. Non a caso il VI CIAM si svolte a Bridgwater, Inghilterra, nel 1947 e i maestri cercano di riprendere

le fila e i metodi sul problema della ricostruzione. Il VII CIAM si svolge invece a Bergamo (1949) e partecipano per la prima volta

anche gli studenti e inizia il confronto con una nuova generazione di architetti, con anche critiche contro i grandi maestri. Nel corso

del dibattito si va verso un’ideologia di impronta liberale (Frampton) e si propone di elaborare una Carta dell’Habitat, con l’intento

di spostare l’attenzione dai dissidi che si stavano accumulando. I progetti che si confrontano mettono ancora in pratica la Carta di

Atene come il caso del Piano per Buenos Aires o le proposte francesi influenzate da Le Corbusier. L’VIII CIAM si svolge di nuovo in

Inghilterra ad Hoddesdon (1951) il cui titolo The Heart of the city è significativo perché richiama architetti e urbanisti al dibattito

sulla nuova visione del centro della città, che è più visto come centro civico che storico ed è costituito da relazioni commerciali e

culturali. Lo scontro decisivo tra vecchia generazione e nuova avviene con il IX CIAM di Aix-En-Provence (1953) quando il gruppo dei

giovani mette in discussione le 4 categorie funzionaliste della Carta d’Atene (abitazione, lavoro, svago, trasporti) e le loro

trasposizioni sempliciste nel disegno della città. Secondo loro infatti elementi che caratterizzano una città devono essere quelli

qualitativi dell’abitare, cioè i bisogni emotivi. Durante questo CIAM torna la volontà di redigere una Carta dell’Habitat e si decide di

dedicare il X CIAM a questo tema (Dubrovnik, 1956). La preparazione viene affidata al cosiddetto TEAM TEN (dal X congresso), che

era un raggruppamento di vari architetti come Alison Gill, Peter Smithson, Jacob Bakema e Giancarlo De Carlo, introdotto da

Ernesto Nathan Rogers. Il programma da loro proposto risulta confuso e porterà alla definitiva fine dei CIAM che avranno solo una

coda a Otterloo in Olanda nel 1959.

Con la fine dei CIAM vengono a galla altri linguaggi, come quello degli italiani De Carlo, Rogers o Gardella che cercano una strada

per un linguaggio contemporaneo nella rielaborazione di modi tradizionali, e questa idea susciterà molte polemiche perché si

vedono riapparire tetti a falde, cornicioni, materiali tradizionali, come fosse un “tradimento” nei confronti del moderno.

All’interno del Team Ten si stabiliscono due filoni di dibattito e pensiero diversi:

 Brutalismo (da Beton Brut= cemento armato a vista in francese) che vuole un’architettura basata sull’uso del cemento

armato a vista e i tubi a vista. Protagonisti del Brutalismo sono sicuramente gli Smithson come nella scuola superiore di

Hunstanton (Norfolk, 1951-54) in cui il cemento armato a vista e l’esibizione di tutti gli apparati tecnologici e impiantistici

diventano elementi formali di questa nuova categoria critica, vicina anche all’Unité d’Habitacion di Le Corbusier, ma che

sarà anche utilizzata per le opere di Stirling (che nella Facoltà di Ingegneria di Leicester anticipa anche l’Hi-tech), Viganò,

Kenzo Tange e Kunio Maekawa. Altro progetto degli Smithson è il progetto del centro di Tel Aviv (1963) che ha molti punti

di contatto con quello per la baia di Tokyo di Kenzo Tange, in cui l’architetto propone autostrade ed edifici giganteschi sul

mare, da cui si dipartono ponti sospesi con cellule edilizie per varie funzioni.

 Utopia tecnologica, legata alle trasformazioni socio-culturali del tempo, che porta all’elaborazione di progetti utopici e

provoc

Dettagli
A.A. 2015-2016
5 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/18 Storia dell'architettura

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gian.luca.mazza di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'architettura contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Politecnico di Torino o del prof Montanari Guido.