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Impaired Glucose Tolerance
glicemia a digiuno è minore di 126 mg/dl e la glicemia a due ore durante l'OGTT è superiore o uguale a 140
mg/dl e minore di 200 mg/dl, e indica uno stato metabolico intermedio tra la normalità ed il diabete.
Classificazione
È importante perché facilita la diagnosi e promuove preventive riguardanti lo stile di vita nei soggetti a rischio
Una nuova classificazione, più semplice ed attualmente riconosciuta a livello internazionale, lo divide in
- diabete di tipo 1, rappresentato per la quasi totalità dalla forma immunomediata (cioè mediata da
una disregolazione del sistema immunitario del soggetto); a un’insorgenza improvvisa ed a causa
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della carenza di insulina si viene a determinare un notevole accumulo di glucosio nel sangue che,
non potendo più essere trattenuto dai reni, passa nelle urine assieme ad una grande quantità di
liquidi. Tutto ciò porta ad un aumento della quantità delle urine, disidratazione con conseguente sete
intensa, debolezza, facile affaticamento, fame. Essendo in una situazione di carenza di insulina
l’organismo di questi giovani diabetici non è in grado di utilizzare il glucosio come fonte di energia,
per cui ricava l’energia di cui ha bisogno da altre sostanze: i grassi. Utilizzando i grassi come
carburante si viene a determinare un dimagramento (ecco perché Diabete magro) ed inoltre, nelle
forme più gravi, si ha una produzione eccessiva di sostanze acide derivanti dalla parziale
trasformazione dei grassi a livello del fegato: i corpi chetonici (ecco perché Diabete chetosico), che
accumulandosi nel sangue possono aumentare il normale grado di acidità e portare a disturbi come
dolori e crampi addominali, nausea, vomito, respiro frequente e profondo, stato confusionale, coma.
- diabete di tipo 2, dovuto invece ad un deficit di secrezione dell'insulina da parte delle cellule del
pancreas od alla condizione di resistenza dei tessuti all'azione della stessa insulina.
Qualsiasi forma di diabete può richiedere terapia insulinica in qualsiasi stadio essa si trovi, pertanto l'uso di
insulina di per sé non classifica il paziente. Non è quindi esatto classificare le varie forme di diabete in
insulino-dipendenti ed insulino-indipendenti.
- Gestazionale, alterazione del metabolismo glucidico che insorge durante la gravidanza in donne non
precedentemente diabetiche. È un'iperglicemia che per la prima volta viene rilevata durante la
gravidanza e che è dovuta all'incapacità di aumentare adeguatamente la secrezione di insulina. Il
difetto delle cellule può essere dovuto ad un'autoimmunità verso il pancreas in una minoranza di casi,
ma spesso si manifesta come una resistenza dei tessuti bersaglio all'insulina. La determinazione di
una glicemia a digiuno è raccomandata in donne che appaiono ad alto rischio per lo sviluppo della
malattia (obese, con familiari di primo grado diabetici). I rischi clinici precedenti il parto per il diabete
gestazionale riguardano il feto: nelle donne con grave iperglicemia è stato dimostrato un aumentato
rischio di malformazioni fetali (la macrosomia, cioè l'aumento delle dimensioni della testa del feto, è la
più frequente), oppure il parto di feto morto od altre anomalie. Di solito la situazione metabolica si
normalizza dopo il parto, ma le donne che hanno sofferto di diabete gestazionale hanno una
probabilità dal 20 - 60% di sviluppare un diabete non gestazionale negli anni seguenti. Anche per
bambino nato da queste donne vede un aumentato rischio di obesità e di alterata tolleranza al
glucosio già nell'infanzia.
• Intolleranza ai carboidrati di vario grado e severità, con inizio o primo riscontro durante la gravidanza
• Non viene esclusa la possibilità che l’alterata tolleranza al glucosio sia antecedente alla gravidanza, ma la
sua scoperta viene fatta per la prima volta in gravidanza.
• Viene utilizzata tale definizione indipendentemente dalla necessità o meno di terapia insulinica o dalla
persistenza di uno stato di alterazione della tolleranza ai carboidrati dopo il completamento della gravidanza.
- Altri tipi
MODY (maturity onset diabetes young)
o NIRAD (non insulin requiring autoimmune diabetes)
o
Diabete primario di tipo 1: Ha due forme:
Diabete Mellito Immuno-Mediato (Immune-Mediated Diabetes Mellitus): causato da una distruzione mediata
autoimmune delle beta cellule del pancreas
Diabete Mellito Idiopatico (Idiopathic Diabetes Mellitus): causa sconosciuta
È caratterizzato dalla distruzione delle cellule β del pancreas con conseguente DIFETTO ASSOLUTO DI INSULINA È
una malattia multifattoriale che deriva dall'interazione tra fattori genetici, immunologici ed ambientali. Nel 10% dei casi
l'origine del diabete di tipo I è invece idiopatica. Questa malattia porta l'organismo ad esercitare una risposta
autoimmune nei confronti delle cellule B del pancreas, con la conseguente distruzione di queste ultime, deputate alla
produzione di insulina. Il processo distruttivo viene innescato da anticorpi anti-insulae pancreatiche che provoca un
attivazione di altre cellule del sistema immunitario, che distruggono le insulae. Lo sviluppo dell'autoimmunità è favorito
da un fattore scatenante, come può essere un'infezione virale. Questo tipo di diabete, che necessita di una terapia
insulinica costante, si manifesta il più delle volte già nell'età infantile. La normoglicemia viene mantenuta finché la
massa β cellulare è superiore al 50%.
Diabete primario di tipo 2: Il diabete di tipo II è caratterizzato dalla presenza di insulino-resistenza associata a
difetto di secrezione di insulina . Il diabete di tipo II deriva dall'interazione di fattori genetici ed ambientali (obesita',
ridotto esercizio fisico, dieta ricca di grassi). i fattori genetici svolgono un ruolo ancora più importante che nel diabete di
tipo 1. Non esiste alcuna relazione tra diabete di tipo 2 e disregolazione del sistema immunitario. in questa malattia la
prima alterazione è una resistenza del tessuto muscolare all'azione dell'insulina, che comporta un'iperglicemia e, di
conseguenza, uno stimolo ad un'aumentata produzione di insulina. Tuttavia, in questo tipo di diabete, abbiamo un
declino della funzione delle insulae pancreatiche con il tempo, che inizia circa 10 anni prima che venga diagnosticato il
diabete, il che avviene quando la funzione delle cellule è ridotta intorno al 30% del normale. Infatti la secrezione
insulinica non può più compensare la resistenza a tale ormone e la malattia metabolica diviene evidente. Hanno grande
rilievo anche l'aumento di peso corporeo, che comporta un'aumentata sintesi di trigliceridi, che si accumulano nelle
cellule pancreatiche e determinano una loro diminuita funzione. Al contrario, la perdita di peso e l'esercizio fisico
ostacola l'insorgenza del diabete di tipo 2.
Diabete secondario: in particolare, nelle forme con alterazioni endocrine l'iperglicemia è dipendente dalla eccessiva
produzione di ormoni ad attività controinsulare: cortisolo GH, ormoni tiroidei, adrenalina.
Alterata omeostasi glicemica (IGH) - Stato metabolico intermedio tra omeostasi glicemica normale e diabete. Fattore
di rischio per il diabete e malattie cardiovascolari.
Alterata Glicemia a Digiuno (IFG: Impaired Fasting Glucose) - Glicemia a digiuno superiore alla norma, ma non
patologica.
Alterata Tolleranza al Glucosio (IGT: Impaired Glucose Tolerance) - Glicemia superiore alla norma, ma non patologica, a
seguito della somministrazioni di 75 g di glucosio
Gli effetti del diabete includono danni a lungo-termine, disfunzione ed insufficienza di vari organi. Gli effetti a
lungo-termine includono lo sviluppo progressivo di specifiche complicanze.
I sintomi e le complicanze acute del diabete mellito
Nel diabete di tipo 1 si ha una riduzione assoluta della produzione di insulina, che può giungere alla sua completa
abolizione. In genere una certa quantità di insulina continua ad essere prodotta in fase iniziale e questo può essere
messo in evidenza mediante il dosaggio nel sangue del cosiddetto peptide C, derivante dal precursore dell'insulina. La
sintomatologia è rappresentata da poliuria, polidipsia, polifagia, calo ponderale, iperglicemia e glicosuria. Spesso la
sintomatologia insorge in modo molto rapido e il soggetto può essere costretto al ricovero allo scopo di evitare
l'insorgere di chetoacidosi diabetica, una complicanza dovuta all'incremento della produzione dei corpi
chetonici. Esordisce nel 50% dei casi ad un'età inferiore ai 20 anni.
Nel diabete di tipo 2 la produzione di insulina è normale o addirittura aumentata, ma è comunque ridotta relativamente
alle necessità. Il prolungato deficit di insulina comporta uno stato di diminuita sensibilità dei tessuti all'azione
dell'ormone. La sintomatologia nel diabete mellito di tipo 2 è meno evidente di quella del diabete di tipo 1, viene
diagnosticato in seguito a esami di laboratorio o in seguito a controlli effettuati relativamente a una o più complicanze
diabetiche. La patologia infatti ha tempi di instaurazione lenti e prima che l'iperglicemia e la glicosuria siano manifeste
trascorre molto tempo. D'altro canto, in molti pazienti il diabete è asintomatico e resta lieve (o addirittura l'anomalia
metabolica si arresta allo stato di alterata tolleranza al glucosio). In alcuni si riscontra nelle analisi di laboratorio anche
un'ipertrigliceridemia (aumento VLDL) ed un'iperuricemia (aumento dell'acido urico). La concomitante presenza, di
alterata tolleranza al glucosio, di resistenza insulinica, di ipertrigliceridemia, di iperuricemia e di obesità ha spinto alcuni
autori a parlare di sindrome metabolica.
COMPLICANZE
- ACUTE
Complicanze iperglicemiche
o Chetoacidosi diabetica
Coma iperosmolare
Complicanze ipoglicemiche
o Ipoglicemia acuta
Coma ipoglicemico
- CRONICHE
Macroangiopatie
o Arteriopatie periferiche
Cardiopatia ischemica
Malattia cerebrovascolari
Microangiopatie
o Retinopatia
Nefropatia
Neuropatia periferica e autonomica
Chetoacidosi: dipende dalla coesistenza della carenza di insulina in presenza di un eccesso di glucagone, come
avviene nel diabete di tipo 1. Quando si ha carenza di insulina, il glucosio non entra nelle cellule, che quindi non
possono utilizzarlo per sviluppare energia. Questa, allora, viene ricavata dagli stessi lipidi e, per farlo, essi devono
essere trasportati al fegato, dove subiscono l’ossidazione degli acidi grassi, che produce energia ma anche elevate
quantità di una molecola (acetil-coenzima A), da cui derivano i corpi chetonici (acido idrossi-butir