Anteprima
Vedrai una selezione di 4 pagine su 13
Il capolavoro sconosciuto. Honorè de Balzac Pag. 1 Il capolavoro sconosciuto. Honorè de Balzac Pag. 2
Anteprima di 4 pagg. su 13.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Il capolavoro sconosciuto. Honorè de Balzac Pag. 6
Anteprima di 4 pagg. su 13.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Il capolavoro sconosciuto. Honorè de Balzac Pag. 11
1 su 13
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Nel 1850 Balzac si presentava molto prostrato nel fisico: il 14 marzo riuscì

a coronare il suo sogno d'amore nei confronti di Eva Hanska sposandola. Il

18 agosto Balzac si spense.

L'opera

L'opera che andremo di seguito aa analizzare sarà "Il capolavoro

sconosciuto", su cui Balzac lavorò ossessivamente per sedici anni,

lasciandoci cinque stesure.

“Il capolavoro sconosciuto” è un racconto breve ma di estrema e singolare

densità che ha saputo suscitare profonde riflessioni ed emozioni nelle

menti di numerosi protagonisti del Novecento. Inizialmente l'opera

compare in due puntate, il 31 luglio e 7 agosto 1831 sulla rivista Artiste,

sottotitolato “Conte fantastique” e successivamente nello stesso anno viene

inclusa nella raccolta in tre volumi “Romans et contes philosophiques-

Romanzi e racconti filosofici.”

Alcuni anni dopo, nel 1837, compare la terza versione con il sottotitolo

“Etude Philosophique”; numerosi commentatori tra i quali Italo Calvino si

riferiscono a questa edizione come a quella definitiva. Nove anni dopo nel

1846 Balzac inserisce la sua opera nella raccolta Comedie humaine- La

commedia umana in una versione pressapoco identica a quella del 1837.

Successivamente Balzac nel 1847 apporta alcune significative varianti

all'opera includendo il racconto nel volume “Le provincial a Paris-

Provinciali a Parigi “ ed è qui che il titolo di tutto l'intero racconto viene

trasformato in “Gillette”. Ma fin dalla prima apparizione “Il Capolavoro

sconosciuto” è già diventato una leggenda. In quest'opera Balzac, maestro

del romanzo realista e grande osservatore dell'evoluzione del pensiero e

dei costumi, analizza molto accuratamente i misteri che ruotano intorno

alla psicologia umana, concentrandosi in particolar modo sulla creazione

artistica e sull'incapacità da parte del pubblico di riconoscere ed apprezzare

la rivoluzionaria originalità del genio. Balzac intuisce ben presto dove

approda il ragionare e l'arrovellarsi degli artisti.

Quest'opera viene composta trent'anni prima dell'esplosione di quella

stagione dell'arte che

passa alla storia col nome di Impressionismo e che costituisce la prima

grande scossa alla riproduzione naturalistica della forma, segna quindi

l'avvio di quel processo concettuale che, dalla scomposizione del soggetto

rappresentato, porta alla dissoluzione.

La trama

Il racconto si svolge nella Parigi del 1612, un giovane di nome Nicolas

Poussin si trova in rue des Grands- Augustins per incontrare il maestro

pittore Francois Porbus. Il giovane si intrufola nello studio del pittore al

seguito di un misterioso vecchio di nome Frenhofer, che si rivelerà essere

un maestro d'arte.

Trovatisi dentro lo studio del pittore, i due maestri di arte, di fronte al

giovane Poussin, si confrontano sul concetto della perfezione dell'arte, e il

giovane artista, rimane subito affascinato dall'opera di Porbus, che ritrae

una Maria Egiziaca intenta a pagare il pedaggio alla barca. Così un giorno

Frenhofer invita a casa sua Poussin e Porbus e rivela loro di lavorare da

ben dieci anni a un dipinto che non esita a ritenere un capolavoro assoluto,

ma che per nessuna ragione vuole mostare loro, nascondendolo

gelosamente. Il maestro Frenhofer ha imparato tutti i trucchi della pittura

e, come Pigmalione al quale egli si ispira, cerca oltre l'arte la vita stessa e,

credendo di esserci riuscito pienamente è profondamente convinto di non

mostrare il suo capolavoro: " Mostrare la mia creatura, la mia sposa?

Strappare il velo con il quale ho pudicamente rivestito la mia felicità".

Ma al contrario di Pigmalione egli commette una fatale imprudenza. Se

Pigmalione prega la sua dea di animare la sua statua, Frenhofer si

sostituisce a Dio, volendo creare la vita. A questo punto Poussin e Porbus,

comprendono che la visione dell'opera sconosciuta di Frenhofer gli può

aprire la strada per accedere alla conoscenza della grande pittura. Per

raggiungere questo scopo il giovane Poussin non esita a cedere la sua

giovane compagna Gillette al vecchio maestro per poterla ritrarre, anche a

costo di perdere il suo amore, in quanto agli occhi di lei tutto ciò appare

come una sorta di prostituzione della sua bellezza. Frenhofer è allettato da

questa proposta e, dopo molte insistenze accetta di poter ritrarre tutta la

bellezza della giovane donna, anche se il suo pensiero rimane fisso sul suo

quadro, quel ritratto di donna che rappresenta per lui il suo vero amore.

Questa volta decide di consentire la visione del proprio quadro che ritrae

“la bella sconosciuta” non a persone qualsiasi, ma a due pittori per godere

del trionfo che la magnificenza della sua creazione riporterà sulla giovane

donna in carne ed ossa.

Ma il quadro si rivela agli occhi dei due una grande delusione, un

incomprensibile groviglio di macchie di colori che formano come una

muraglia di pittura che ha un effetto disgiunto, un effetto di non senso e

che ha come risultato un'aura, una macchia, un bagliore. In un angolo della

tela compare all'improvviso agli occhi dei due maestri un piccolo piede

"vivo", un piede delizioso che sembra riportare alla luce l'essenza stessa

della

vita. "C'èuna donna la sotto!" esclama Porbus, facendo notare al giovane

gli strati di colore che Frenhofer ha di volta in volta sovrapposto credendo

di perfezionare la sua opera. "Ma finirà pure per accorgersi, prima o poi,

che non c'ènulla sulla tela!" commenta Poussin.

Dal tono scandalizzato del ragazzo, e dall'atteggiamento deluso di Porbus,

Frenhofer riesce a vedere per la prima volta con profondo senso di lucidità

la sua opera e tutte le sicurezze dentro di lui perdono ogni forza.

Si siede e piange, contemplando la sua tela, si leva il suo sguardo si fa più

duro, più fiero, e si rivolge ai due pittori;

“Sono dunque un imbecille, un pazzo! Non ho dunque né talento né

capacità. Non sono altro che un ricco che, in vita sua, si è mosso sempre a

vuoto! Non avrei prodotto niente, allora?Per il sangue , per il corpo, per la

testa di Cristo! Voi siete solo dei gelosi, e volete farmi credere d'aver

sciupato la mia tela per portarmela via! Ma io la vedo, lei - grida il vecchio

-ed è meravigliosamente bella”...

Frenhofer ricopre così la sua Catherine con una tela verde e guardando in

modo sospettoso i due pittori, ritenendoli quasi due ladri, dice loro:

“Addio, miei giovani amici”.

L'indomani Porbus, preoccupato, torna a cercare il vecchio maestro e

scopre che è morto quella notte stessa, dopo aver bruciato tutte le sue tele.

I personaggi e le loro sfumature

I personaggi più importanti de “Il Capolavoro sconosciuto” sono i tre

artisti: Poussin, Frenhofer e Porbus. Il giovane Poussin, pittore neofita e

dalle belle speranze trasferitosi dalla provincia a Parigi per trovare il suo

posto di rilievo nel mondo dell'arte della capitale Francese, è caratterizzato

da una profonda sensibilità artistica, che lo spinge più volte nel corso del

racconto ad avvicinarsi in maniera intima ai vari personaggi. Il maestro

Porbus, pittore socialmente affermato che gode di una committenza

importante e, infine, Frenhofer, l'artefice più anziano, grande maestro

d'arte, che in passato aiutò economicamente il pittore Mabuse, ottenendo in

cambio di diventare il suo unico allievo. Frenhofer è descritto nel racconto

come un vecchio " dalla bizzarria dell'abbigliamento", “ dalla

magnificenza della sua goletta di pizzo" e "dall'assoluta sicurezza del suo

incedere", tutti fattori che suscitano nel giovane Poussin un profondo senso

di ammirazione e di fascino.

Frenhofer è profondamente immerso nella volontà Prometeica di ricreare

sulla tela il palpito e il mistero della vita "rubando a Dio", come dice egli

stesso, "il suo segreto" per cogliere lo spirito, l'anima, l'immagine profonda

degli oggetti e delle creature.

Estraniatosi completamente dalla vita e dal pubblico, Frenhofer si immerge

totalmente nella sua maniacale ricerca dell'assoluto nell'esperienza

artistica.

La figura di Frenhofer è senza dubbio la più forte e intensa del racconto,

egli è desideroso di

voler dipingere la natura viva, ed è profondamente convinto del fatto che

possieda tutte le qualità per poter strappare il segreto al vivente, lasciando

invece ai posteri solo un piede a cui viene riservata, da parte di Porbus e

Poussin, una profonda ammirazione.

Un linguaggio espressivo, realistico fino all'eccesso, tutto si concentra in

quel piccolo piede, che viene goduto, contemplato.

Subito, nella scena d'esordio del romanzo, in cui appunto i tre protagonisti

si trovano nello studio di Porbus, Frenhofer ha parole di profondo dissenso

per l'opera del suo amico:

"La tua donna non è mal impostata, ma è priva di vita. Voi vi credete di

aver fatto tutto quando avete disegnato correttamente una figura e messo

ogni cosa al suo posto secondo le leggi dell'anatomia! Poi colorate questo

schizzo con un tono di color carne già preparato in precedenza sulla vostra

tavolozza, badando bene che una parte risulti più in ombra dell'altra, e

siccome guardate ogni tanto una donna nuda che sta in piedi su un tavolo ,

immaginate di aver copiato la natura, pensate di essere dei pittori e d'aver

rubato a Dio il suo segreto! Nooo...non basta conoscere a fondo la sintassi

e non fare errori di lingua per essere un grande poeta" e ancora " Guarda la

tua santa, Porbus: a prima vista può sembrare ammirevole, ma alla seconda

occhiata ci si accorge che è incollata sul fondo della tela e che non sarebbe

possibile girarle intorno, è un profilo che non ha che un'unica dimensione,

un'immagine ritagliata, una figura che non saprebbe voltarsi né cambiare

posizione. Non c'è stacco fra questo braccio e lo sfondo del quadro;

mancano spazio e profondità e, tuttavia, tutto è posto nella prospettiva

corretta e lo sfumarsi dei colori in lontananza reso ottimale. Ma,

nonostante questi lodevoli sforzi , io non saprei credere questo bel corpo

animato dal tiepido soffio della vita; mi pare che se posassi la mano su

questa gol; di una rotondità così corposa, la troverei fredda come il marmo.

No, amico mio,, non scorre il sangue sotto questa pelle d'avorio, e la vita

non gonfia con la sua purpurea rugiada le vene e le fibrine che si

intrecciano e reticolo sotto la trasparenza ambrata delle tempie e del petto;

questa parte palp

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
13 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/04 Estetica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher eliprato83 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Estetica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Esengrini Stefano.