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La vita di Balzac e la sua carriera giornalistica

Continuando a fare "affari", Balzac compra un giornale, "La cronaca di Parigi". E scrive sempre più forsennatamente, al punto, questa volta, di mettere seriamente a repentaglio la salute: dopo la pubblicazione de "I gigli nella valle", nel 1836, è vittima di un attacco. Annota terribile per lui: mentre viaggia in Italia, Balzac apprende della morte della Signora de Berny, quella che chiamò sempre "Dilecta"; "La cronaca di Parigi" fa fallimento, e Balzac affronta un pesante processo con l'editore Bulloz.

Dal feuilleton al romanzo balzacchiano

Alla fine del 1836, si getta in una nuova avventura giornalistica e letteraria facendo uscire su "La Presse", in dodici puntate, "La Vielle fille". Era l'inizio del "roman-feuilleton" ossia di quel romanzo di diffusione popolare, che veniva pubblicato nell'ultimo foglio (da dove il termine) dei quotidiani allo scopo di uncinare il lettore.

con la storia narrata apuntate, all'acquisto del giornale medesimo. Balzac non poteva restare estraneo ad alcuna delle invenzioni del suo tempo in questo settore: volle per sé fino alla morte un destino di scrittore popolare, di giornalista, di editore. Questa nascita del "roman-feuilleton", nuovo strumento per un nuovo pubblico, coincide con il pieno controllo di quello strumento che egli ha messo a punto: il romanzo balzacchiano, quello ciclico coi personaggi che ritornano. Apre anche l'ultima fase della "carriera" di Balzac e fornisce ad uno dei suoi più famosi romanzi, "Illusioni perdute", le esperienze ancora fresche appena vissute: la potenza della stampa e il ruolo di un'opinione pubblica con la quale occorrerà fare i conti; commercializzazione, industrializzazione dell'impresa letteraria; circolazione delle idee e delle merci, "commercio" dello spirito. La composizione e la pubblicazione delle

«Illusioni perdute» siprotrae per sette anni (1837 -1843), fatto che non comporta una diminuzione dell’attivitàcreativa di Balzac: dal 1837 alla morte, avvenuta nel 1850, scrive più di 23 romanzi, tentaanche la scrittura per il teatro e prova ancora ad avere il “suo giornale”, la «Revueparisienne» (tre numeri). I romanzi di questo scorcio finale della sua vita sono quelli chela posterità ha più amato: « César Birotteau », (1837) «La cugina Bette» (1846) «Il cuginoPons» (1847), passando per « Une ténébreuse affaire », «Le memorie da due giovanispose» (1841) o «Splendori e miserie delle cortigiane» che chiude la vicenda di Lucien deRubempré iniziata nelle «Illusioni perdute». Alcuni dicono che è il rabbuiarsi definitivo diun mondo che il movimento romantico aveva mostrato sotto le sue due facce, luce

E notte: e che adesso altro non è che notte. Ma è a partire da questo perfetto controllo della tecnica narrativa che Balzac realizza una formidable macchina romanzesca: nel 1841 appare in un contratto il titolo di "Comédie humaine". Nel 1842, Balzac redige la prefazione, dove chiarisce le sue intenzioni sull'organizzazione dell'immensa materia narrata. È nel 1845 infine che elabora l'indice completo della sua "Commedia", umana, visto che altri hanno scritto quella "divina". Così come la concepisce nella sua totalità è formata da 137 romanzi, con quasi di 2.000 personaggi (46 romanzi sono restati allo stato di progetto o di semplice schizzo preparatorio).

Gli ultimi anni Nel frattempo, con la morte del marito della signora Hanska, il sogno cominciato sette anni prima poteva compiersi: nel 1843, Balzac parte alla volta di San Pietroburgo per raggiungervi la sua Eva, lasciando dietro di sé

Una scia di debiti che rischiano di farlo arrestare. Ritorna per trovare il suo lavoro, i suoi debiti, la sua fuga perenne, ma il medico gli diagnostica una meningite cronica. Viaggia molto attraverso l'Europa con la sua Straniera, da cui spera anche di avere un bambino (ma la signora Hanska, che nel 1846 ha già quarantacinque anni, non condurrà a termine la sua gravidanza), e trascorre i suoi ultimi due anni tra la Francia e l'Ucraina. La rivoluzione del 1848 gli ispira soltanto riflessioni negative, e, candidato alla Académie Française al seggio di Chateaubriand, ottiene soltanto due voti. Sposa la signora Hanska il 14 marzo 1850, in Ucraina. A fine giugno, non può più scrivere. Esausto, rientra a Parigi, per morirvi il 18 agosto. Hugo, che pronunciò il suo elogio funebre al Père-Lachaise, riporta in "Cose viste" il breve scambio che ebbe con il ministro dell'Interno. Mi dice: "Era un grand'uomo".

Gli dico: «Era un genio».

L’invenzione balzacchiana del romanzo Balzac è l’inventore del romanzo del mondo moderno, cioè del mondo dopo la Rivoluzione. Durante tutto il XIX secolo, e durante una buona parte del XX, i romanzieri francesi e stranieri si sono pronunciati per o contro ciò che è rapidamente diventato il “modello balzacchiano”. Questo romanzo è totale - Balzac rivendicava lo spirito sistematico contro la tentazione del “mosaicismo” - nel senso che egli si vanta esplicitamente di un’ipotesi scientifica: Balzac vuole elaborare la tassonomia e la classificazione dei tipi umani, come Cuvier o Geoffroy Saint-Hilaire facevano per le specie animali. Crede che il corpo sociale sia identico alla fauna naturale. Ritiene anche che il lavoro dello scrittore, simile in ciò a quello stesso dello scienziato, sia di descrivere e spiegare: «Dovrà essere cercata all’interno della stessa

società la ragione delle sue dinamiche", afferma nella prefazione della "Comédie humaine". La realtà storica e sociale. L'ambiente dove questo programma estetico deve compiersi è quello della realtà storica e sociale: romantico, Balzac sa che, dopo la Rivoluzione, ogni uomo, potente o umile, è entrato da protagonista nella storia. La storia dà a ciascuno la forma del suo destino; dispone dei cuori, delle scelte che si credevano personali. Avanza, ed ha un senso: scrivere il passato serve a comprendere il presente, o anticipare il futuro. La storia, tramite del testo, è anche la vera finalità della poetica balzacchiana; "storico fedele e completo", "più storico che romanziere", ma capace di trionfare dove la storia fallisce: "Ho fatto meglio dello storico, perché sono più libero", così Balzac si raffigura affermando ancora che il suo ruolo è di.fare l'inventario della società francese e di essere il "segretario" di questa società. Che essa sia recente (epopea napoleonica, Restaurazione), appena distante nel ricordo (guerra di Vandea), o anche contemporanea (Monarchia di Luglio), la storia è ovunque: fondo, forma, dinamica del testo. Per afferrarla, il migliore strumento è il romanzo: poiché il romanzo, grazie a Balzac, è un genere totale, che contiene tutto, "l'invenzione, lo stile, il pensiero, la conoscenza, la sensazione". Flessibile, realistico o visionario, con lo sguardo teso a cogliere l'universale o il particolare, l'artista può tutto dire e tutto illuminare, fare concorrenza non solo allo "stato civile", ma alla scienza: analogico e deduttivo come essa, e come essa preso d'accessi di verità. Una concezione globale Dacché "ogni romanzo è soltanto un capitolo del grande romanzo della società".

Società (prefazione di "Illusioni perdute"), ne consegue che l'organizzazione globale di tutti i suoi libri doveva essere, per Balzac, lo strumento perfetto di quest'espressione totale del reale. Aveva una visione filosofica globale della vita, predominata dall'idea della concentrazione necessaria sull'energia, perlopiù individuale contrapposta alle forze collettive della società e della storia. Ogni individuo, per Balzac, possiede infatti una certa quantità d'energia che l'azione o la volontà utilizzano. Che si eserciti dentro di sé o nel mondo esterno, il desiderio guida l'essere. Quest'idea forte già suggeriva a Balzac una concezione centripeta della sua opera. Ragionava per insiemi, per grandi movimenti, per strutture. La "Commedia umana" è la sistematizzazione della sua filosofia: nel 1833 escogitò l'invenzione del "ritorno dei personaggi".

Messa in atto nel «Papà Goriot». Studi del mondo moderno

Nel 1834, Balzac concepisce di dare un ordine a tutta la sua opera dividendola in tre parti: “studi di costume”, “studi filosofici”, “studi analitici”. Nel 1835, cercando un titolo per l’intero progetto, pensa a “studi sociali”. Nel 1842 infine, trova il titolo di “commedia umana” e redige la prefazione famosa dove spiega la sua visione "zoologica" dei tipi umani. Questo titolo, dall’ambizione sproporzionata, ricorda che il mondo è un vasto teatro dove gli uomini svolgono, alla meno peggio, il loro ruolo prima di morire, ma designa anche l’opera come il modello fittizio attraverso il quale il romanziere penetra nei meccanismi e li rivela. Poiché tale è la sfida: smontare, dimostrare, appassionatamente svelare. Condurre a termine il lavoro di scavo e di disvelamento dei “moralistes” classici del Grande Secolo,

ma coniugare questo lavoro di estrema raffinatezza intellettuale coimezzi dozzinali e popolari offerti dal genere romanzo. Gli "studi dei costumi" dovevano rappresentare "tutti gli effetti sociali", tracciare "la storia del cuore umano punto a punto". Dopo gli effetti, le cause: gli "studi filosofici" diranno "perché le sensazioni, perché la vita". La ricerca dei principi infine era riservata agli "studi analitici". A edificio ultimato, Balzac avrebbe scritto le "Mille e una notte dell'Occidente", secondo la sua espressione. Le "Mille e una notte dell'Occidente" Occorre prendere questo delirante progetto sul serio. Penetrare nella Commedia umana, è, in effetti, superare una soglia magica: dal fondo della provincia francese emergono figure reali e fantastiche, individualizzate all'estremo e tuttavia tipiche. Giovani ambiziosi che il miraggio parigino

Strapperà alla loro monotonia, giovani donne distrutte da usurai folli, vegliardi smisurati, donne di trenta anni che dispongono di riserve infinite d'amore.

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
10 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/03 Letteratura francese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher valeria0186 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura francese e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Zanola Mariateresa.