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STRUTTURA DEL BILANCIO DI ESERCIZIO
Quando usiamo il termine bilancio stiamo utilizzando un’espressione sintetica dietro la quale ci stanno due
grossi componenti. Per cui, quando parliamo di sistema informativo di bilancio dobbiamo fare riferimento a
tutta una serie di documenti a vario a titolo, che ne costituiscono o parte integrante del bilancio, o sono essi
stessi il bilancio, oppure sono aggregati che servono a rendere migliore l’informativa.
Partendo dall’affermazione principale che vede il bilancio di esercizio costituito da tre documenti: stato
patrimoniale , conto economico e nota integrativa . Questi tre documenti costituiscono un tutt’uno, cioè tutti
insieme sono bilancio. Quindi, non si deve fare confusione, ad esempio, tra la nota integrativa e la relazione
sulla gestione, perché, mentre la nota integrativa è bilancio a tutti gli effetti, la relazione sulla gestione
rappresenta un allegato al bilancio, ed è chiaro che ne scaturiscono conseguenze differenti in funzione degli
adempimenti previsti, dei principi, delle leggi a tutela del falso di bilancio, etc.
I primi due documenti, cioè lo stato patrimoniale ed il conto economico, sono documenti di natura
contabile, cioè che utilizzano come linguaggio espositivo lo strumento conto, con tutto ciò che ne deriva. Si
tratta di un determinato metodo definito all’interno di un ben definito sistema di valori (nel nostro caso il
sistema del reddito) e con un linguaggio s’interessa delle modalità di funzionamento del conto, e quindi il
grado di analisi o di sintesi, le iscrizioni nelle sezioni del conto, etc.
Mentre la nota integrativa è sempre un documento di bilancio, ma non è di natura contabile, perché utilizza
un linguaggio verbale, aperto, nel senso che vengono forniti tutti i necessari chiarimenti e le integrazioni (da
cui prende il nome) che, chiaramente, lo strumento contabile, che si basa sui simboli, non riesce a fornire.
Ci sono poi altri documenti che costituiscono gli allegati, e in particolare:
- La relazione sulla gestione;
- La relazione di certificazione, quando l’azienda fa ricorsa alla certificazione di bilancio, o
facoltativa (cioè volontaria) o obbligatoria (imposta dalla legge);
- Il rendiconto finanziario (o prospetto dei fondi e dei flussi);
- Il verbale dell’assemblea, dove vengono evidenziate le conseguenze finali sulla destinazione dei
risultati d’esercizio, sulla sua copertura e sulla sua distribuzione;
- Altri documenti vari, che l’azienda ritiene opportuni per rappresentare la propria gestione.
Adesso si analizzerà meglio la struttura, prendendo a riferimento il bilancio del 2007 di Duca di Salaparuta.
Una prima osservazione importante è che si tratta di un’azienda che fa parte di un gruppo, e quindi è
controllata o collegata.
Possiamo avere una sede legale, dove avviene la tutela degli interessi, e una sede operativa, cioè il luogo
concreto dove si svolgono determinate attività, ma anche una serie secondaria, cioè una serie di luoghi dove
si svolgono altre attività (da comunicare alla Camera di Commercio), etc.
L’indicazione del capitale sociale, che è importante perché il codice ha sempre dato grande attenzione alla
funzione di tutela nei confronti dei creditori. Questo ha una funzione molto storica perché, in realtà, oggi, ha
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perso molta della rilevanza che il codice gli aveva assegnato. Ad esempio, dire che la Duca di Salaparuta ha
capitale sociale, a quella data, di 17 milioni di euro, dà la sensazione di voler associare a quel brand una
maggiore o minore dimensione di capitale, perché è chiaro che se io che conosco l’azienda le dessi un
capitale di dimensioni quantitative molto basse, come il limite minimo di una s.r.l. che corrisponde 10.000€,
avrebbe un significato totalmente diverso, ma ovviamente è solo una prima impressione, poiché per
un’analisi dettagliata, successivamente, bisognerà andare a guardare il fatturato, il netto patrimoniale, etc.
La sigla “i.v.” significa che il capitale è stato “interamente versato”, perché ci sono anche delle situazioni in
cui il capitale è stato sottoscritto ma non interamente versato. Infatti, ci sono situazioni in cui, dopo aver
assunto l’obbligo di versamento, in realtà, non tutti i decimi (perché il capitale si divide in 10 decimi)
possono essere stati richiamati dagli amministratori, in maniera tale che i soci adempiano al versamento delle
somme. Per cui, avere un capitale interamente versato è sicuramente meglio di avere un capitale non
interamente versato, almeno nelle sue considerazioni generali, poiché significherebbe che tutti i soci hanno
messo a disposizione dell’economia dell’azienda le risorse pattuite.
La prima voce degli elementi all’attivo (investimenti, attività) dello stato patrimoniale, a conferma della
particolare attenzione che il codice civile attribuisce al ruolo del capitale, che si contraddistingue con la
lettere A, è crediti verso soci per versamenti ancora dovuti. Chiaramente, se il capitale è interamente
versato, questa voce di crediti per versamenti ancora dovuti deve essere pari a zero.
Se, invece, il capitale sociale non fosse interamente versato, ovviamente, questa voce deve mettere in
evidenza la parte non versata, perché se il capitale non è interamente versato c’è un credito della società
verso i soci per versamenti ancora dovuti.
In realtà, questa voce può essere divisa (ovviamente quando non è interamente versata) in due sotto-voci:
- Versamenti ancora non richiamati;
- Versamenti già richiamati.
Quindi, le due situazioni in cui possiamo trovarci sono:
• Capitale interamente sottoscritto e versato (come nell’esempio di Duca di Salaparuta), per cui la
voce A sarà uguale a zero;
• Capitale interamente sottoscritto ma non interamente versato, dove bisogna distinguere la parte
richiamata da quella non richiamata.
Quindi, la parte ancora non versata magari non è stata completamente richiamata, oppure una parte è stata
richiamata e l’altra no. Quando gli amministratori chiedono ai soci di versare le somme ancora dovute, essi
stanno richiamando la parte mancante, perché stanno sollecitando all’adempimento degli obblighi.
Ma ci possono essere sia situazioni in cui gli amministratori sono anche soci, che situazioni in cui gli
amministratori non possono essere anche soci (sia per loro scelta, sia perché la legge vieta a determinate
figure amministrative di essere anche soci). Quando gli amministratori sono anche soci, e dovrebbero
richiamarsi per i versamenti ancora dovuti, se le condizioni societarie non necessitano effettivamente di
questo ulteriore capitale, diciamo che il capitale non viene richiamato perché non vi sono i presupposti, per
cui rimane ancora un credito verso i soci. Questo succede, ad esempio, nel caso in cui, magari, si è partiti con
un progetto faraonico, ambizioso, per cui si riteneva di dover provvedere con un versamento di mezzi propri,
poi magari le condizioni sono cambiate, perché può essere che ci si è aiutati con i mezzi di indebitamento o,
ancora, pensavamo di avere delle difficoltà e invece poi vi ì stato un buon esito, per cui secondo gli
amministratori non c’è motivo di richiamare quella parte di capitale, anche se resta il credito, perché
l’impegno è stato assunto dato che la sottoscrizione è piena sul versante della prima voce del netto
patrimoniale collocata nella zona del passivo.
In realtà, questa situazione, non va sempre interpretata fedelmente. Infatti, prendendo ad esempio il bilancio
della Settesoli, sembrerebbe che gli amministratori abbiano totalmente richiesto la parte totale sottoscritta,
che si può notare dal passivo dove il capitale risulta di 10.210.000€, ma di questi 10.210.000 in realtà sono
stati versati solo 5.700.000. Però, la cosa che colpisce è che, siccome è vuota le lettera A, si potrebbe dire che
gli amministratori hanno totalmente sollecitato, tuttavia la cosa non è esattamente così.
Poiché (come si vedrà meglio quando di parlerà di società cooperative) i cappelli che i soci possono mettersi
sono tanti (cioè possono essere conferenti di prodotto, possono avere obblighi di completamento del
versamento del loro capitale sottoscritto, possono essere finanziatori della società o amministratori della
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stessa), a questo punto, la partita dei versamenti ancora dovuti finisce per essere un luogo di compensazione,
il che significa “tu mi devi questo, perché mi devi sottoscrivere il capitale, ma siccome io al tempo stesso ti
devo, perché ti devo remunerare per il tuo conferimento, magari poi è stato fatto un aumento di capitale o un
emissione di prestito obbligazionario”, quindi c’è sempre un rapporto di “dare – avere” per cui questo finisce
con l’essere un rapporto di conto corrente, perché siccome le partite di debitori e creditori sono tante, anche
per una questione di attenzione nei confronti dei soci, non c’è una posizione forte nel pretendere ciò che
idealmente si dovrebbe pretendere. Quindi, ci sono delle situazioni che vanno interpretate e chiarite meglio,
come si vedrà in seguito (nelle cooperative).
Tornando alla voce crediti verso soci, questa, in realtà, ci disturba nella velocità dell’analisi dei risultati di
bilancio. Infatti, il bilancio è classificato attraverso delle macro classi, che costituiscono gli elementi fondanti
delle quantità dell’azienda, e queste macro classi sono individuate mediante le lettere alfabetiche maiuscole:
A. Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti;
B. Immobilizzazioni, cioè i fattori a fecondità ripetuta (o a lento ciclo di reintegro);
C. Attivo circolante, cioè i fattori a fecondità semplice (o a rapido ciclo di reintegro);
D. Ratei e Risconti.
È indubbio che, a me analista del bilancio, interessa sapere due sole macro classi, ossia immobilizzazioni e
attivo circolante, infatti sono queste quelle su cui ci si basa nella riclassificazione di bilancio, per capire la
composizione tra investimenti e lento ciclo di reintegro e investimenti a rapido ciclo di reintegro.
I ratei e risconti sono partite che si riferiscono a due o più esercizi, per cui, siccome durante le operazioni di
riclassificazione che avvengono tra esercizi, anche questi (come la lettera A) disturbano la mia analisi, allora
io le scarico o nelle immobilizzazione o nell’attivo circolante, a seconda se siano di breve o di lungo periodo.
Riguardo l’eliminazione della lettere A, invece, essendo questa la prima posta rettificativa del netto
patrimoniale, in particolare del capitale sociale inter