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Confrontando le piramidi dell’età di un paese, ottenute in periodi diversi, è possibile
ottenere informazioni sui fenomeni demografici che lo hanno caratterizzato nel
tempo.
I dati di mortalità.
Negli studi epidemiologici, i dati di mortalità sono tra più utilizzati perché sicuri e
facili da rilevare e da registrare. Dall’elaborazione di questi dati è possibile costruire
le “tavole di mortalità”. In particolare, riportando in un sistema di assi cartesiani il
numero dei morti corrispondenti alle diverse età, è possibile ottenere un grafico
chiamato curva di Lexis, che mostra per una determinata popolazione l’andamento
della mortalità in funzione dell’età. Se le morti avvenissero solo per cause biologiche,
le morti dovrebbero formare nel grafico una curva a campana di tipo gaussiano, il cui
punto più alto rappresenta l’età in cui si registra il numero più alto di morti e l’età
media di quella popolazione. La conoscenza della struttura della popolazione è
importante per comprendere i bisogni di salute specifici.
I tassi.
Per studiare la frequenza e la distribuzione del fenomeno salute-malattia riferito ad
una popolazione, è necessaria la raccolta, l’elaborazione e l’interpretazione dei dati.
Sono importanti alcune misure chiamate tassi. I tassi si ricavano dal rapporto tra il
numero dei casi (N) e la popolazione (P) in cui si sono generati, moltiplicato per una
costante K multipla di 10, e sono riferiti ad un determinato tempo, in genere un anno.
A seconda della tipologia e precisione della misura che si vuole effettuare, i tassi
possono classificarsi in:
- Tassi grezzi, che forniscono la misura del numero totale di eventi per un
determinato fenomeno (nascite, malattie, morti), avvenuto in un determinato
periodo di tempo e in una popolazione definita.
- Tassi specifici, che si riferiscono ad un determinato evento (singola malattia,
mortalità per causa) che si è verificato in un determinato gruppo.
- Tassi standardizzati, che rappresentano i tassi “corretti”, poiché i tassi
possono subire delle correzioni, in quanto l’aggiunta di variabili (età, sesso,
condizioni lavorative), potrebbero influenzare il tasso in questione.
I tassi di mortalità.
Il tasso grezzo o di mortalità generale indica il numero totale delle morti per tutte le
cause in una determinata popolazione ed è riferito ad un determinato tempo. Questo
tasso, però, non è molto utilizzato perché non specifica le cause di morte e le variabili
della popolazione. Vengono utilizzati maggiormente i tassi specifici di mortalità,
perché si riferiscono ad una specifica causa di morte o a più variabili. In genere si
calcola ponendo al numeratore il numero di morti per causa specifica, e al
denominatore la popolazione d’interesse.
I tassi di morbosità.
I tassi di morbosità misurano la frequenza e l’entità delle malattie in una popolazione.
Le misure fondamentali sono la prevalenza e l’incidenza.
- La prevalenza indica il numero totale dei casi di una determinata malattia
presente in una popolazione. Può essere calcolata in un determinato momento e
viene definita come prevalenza puntuale [prevalenza puntuale = (N° malati in
quel momento/popolazione in quel momento) * K]. Oppure può riferirsi ad un
determinato periodo di tempo (un mese, un anno ecc.), in questo caso si
definisce prevalenza periodale [prevalenza periodale = (N° malati in quel
periodo/ popolazione in quel periodo) * K].
- L’incidenza indica il numero di “nuovi casi” di malattia che insorgono in un
determinato periodo di tempo in una popolazione [incidenza = (N° nuovi
malati nel periodo/ popolazione in quel periodo) * K].
Un’altra misura epidemiologia importante è la letalità, che indica la rilevanza e il
grado di gravità di una malattia, poiché indica la probabilità che quella patologia
conduca alla morte [letalità = (N° morti per una determinata malattia/ N° malati di
quella malattia) * 100].
La durata di una malattia invece dipende dal tempo che passa tra l’insorgenza della
malattia e la sua conclusione (Prevalenza = incidenza * durata della malattia).
Cenni di statistica.
La statistica è la disciplina che si occupa dello studio quantitativo dei fenomeni
collettivi e permette di:
- Descrivere gli andamenti delle singole variabili.
- Determinare se le differenze osservate sono reali.
- Determinare modalità e forza di associazione tra variabili.
Il metodo statistico permette di esprimere in cifre questi fenomeni, riducendo il
rischio di errore. La metodologia prevede:
- La programmazione della ricerca: dove il ricercatore deve definire l’oggetto
di studio, gli obiettivi e le variabili che potrebbero influenzare i risultati di
ricerca.
- La raccolta dei dati: vengono raccolti i dati in maniera obiettiva.
- La rappresentazione e l’elaborazione dei dati: i dati raccolti possono essere
rappresentati in tabelle e grafici (istogrammi, cartogrammi, diagrammi a torta,
a barre, lineari) e in seguito avviene l’elaborazione attraverso processi
matematico-statistici che permettono di ottenere degli indici. Gli indici
principali sono i valori medi, gli indici di variabilità e di simmetria. I valori
medi sono rappresentati dalla media aritmetica, dalla media geometrica, dalla
media ponderata, dalla mediana e dalla moda.
Per stabilire se le differenze tra due serie di osservazioni sono reali si deve ricorrere
alle prove di significatività. A seconda dello studio è necessario scegliere il test più
adeguato.
- Analisi bivariata: relazione tra una variabile dipendente e una indipendente.
- Analisi multivariata: relazione tra più variabili dipendenti e più indipendenti.
- Analisi multivariabile: relazione tra una variabile dipendente e più
indipendenti.
Strategie dell’epidemiologia.
Si possono distinguere due principali categorie di epidemiologia da scegliere in base
alle informazioni che si vogliono ottenere: l’epidemiologia osservazionale e
l’epidemiologia sperimentale. Gli studi osservazionali sono così definiti perché si
limitano ad osservare i fenomeni in studio senza poter intervenire e si suddividono in
studi descrittivi e studi analitici.
L’epidemiologia sperimentale prevede l’intervento dello sperimentatore, ad esempio
tramite interventi di prevenzione.
Epidemiologia descrittiva.
L’epidemiologia descrittiva studia la distribuzione del fenomeno salute-malattia
nella popolazione presa in esame ed è definita “descrittiva” perché viene osservata e
descritta una situazione. Si esamina la distribuzione nella popolazione del continuum
salute-malattia in funzione:
- Delle caratteristiche delle persone, valutando cosa hanno in comune le persone
affette (età, sesso, gruppo etnico ecc.);
- Delle indicazioni temporali, indicando quando una malattia si manifesta o
quanto dura;
- Delle indicazioni spaziali, indicando la distribuzione dei casi in relazione
all’area geografica.
Gli studi epidemiologici descrittivi sono rappresentati da:
- Studi “case reports”, che forniscono una dettagliata descrizione di segni e
sintomi o risultati di laboratorio relativi ad un caso specifico o ad un gruppo di
casi clinici con caratteristiche inusuali. Hanno il vantaggio di essere studi
molto economici e solitamente derivano da osservazioni sporadiche avvenute
durante la normale attività clinica. Possono essere utilizzati per formulare
ipotesi ma non per dimostrarle.
- Studi “case series”, forniscono una dettagliata descrizione di segni e sintomi o
risultati di laboratorio relativi ad un maggior numero di casi clinici con
caratteristiche inusuali. Precisano i risultati degli studi case report, sono
economici, precisano le caratteristiche della patologia, sono validi per generare
ipotesi.
- Studi trasversali o “cross sectional”, valutano in una popolazione, in un
determinato istante, l’esposizione della popolazione ad un possibile fattore di
rischio e la presenza della malattia. Attraverso questi studi è possibile ottenere
informazioni sulla prevalenza. Sono studi rapidi, semplici ed economici.
Hanno lo svantaggio di non fornire indicazioni sull’incidenza, sulle malattie
rare e non stabiliscono un rapporto di causalità tra fattore di rischio e malattia.
- Studi “ecologici”, valutano l’associazione tra esposizione ed effetto
analizzando la corrispondenza dei due fenomeni in diverse aree geografiche.
Raccolgono i dati da archivi o fonti di dati istituzionali.
Epidemiologia analitica costruttiva.
L’epidemiologia costruttiva si occupa di identificare i fattori che determinano
l’insorgenza di malattia e di ricostruire la storia del processo patologico.
L’epidemiologia costruttiva fa riferimento a due modelli: il modello prospettico, che
si realizza osservando nel tempo gli effetti dell’azione di una determinata variabile
sulla popolazione; il modello retrospettivo, che si realizza considerando una
situazione di salute-malattia e si cerca di individuare le variabili che hanno portato
all’insorgenza della malattia.
I principali studi dell’epidemiologia costruttiva sono rappresentati dagli studi “caso
controllo” e gli studi “di coorte”.
Gli studi caso-controllo fanno parte del modello retrospettivo e indagano sul ruolo
che uno o più potenziali fattori di rischio possono aver avuto nell’insorgenza di una
malattia. L’obiettivo dello studio è quello di stabilire se in passato i malati sono stati
diversamente esposti rispetto ai soggetti sani ad uno o più fattori di rischio. Questi
studi hanno una breve durata, sono economici, possono indagare su malattie poco
diffuse o rare. Questo tipo di studio però non può stabilire un rapporto causale tra
fattore di rischio e malattia. La stima del Rischio si può ricavare tramite il calcolo
dell’odds ratio (OR). L’OR è il rapporto tra la probabilità di essere malati rispetto
alla probabilità di non esserlo. Quando il valore di questo rapporto è intorno ad 1, il
rischio di malattia è lo stesso negli esposti e nei non esposti. Se il valore dell’OR è >
1, il rischio di avere la malattia è superiore negli esposti. Se il valore è < 1, il rischio è
superiore nei soggetti non esposti.
Gli studi di coorte, invece, fanno parte del modello prospettico e partono dalla
conoscenza dello stato di esposizione. In questi studi vengono individuati due gruppi
di soggetti sani “coorti” con caratteristiche del tutto simili (età, se