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Gulliver visita l’accademia di Lagado, composta da 500 stanze dove in ognuna
c’era uno studioso intento in qualche ricerca; uno per esempio avrebbe voluto
estrarre dalle zucche i raggi solari per chiuderli in boccette e utilizzarli per
riscaldare l’aria nei periodi di freddo. Un altro cercava di trasformare gli
escrementi umani nel cibo da cui provenivano; un altro ancora aveva inventato
un metodo per costruire le case dal tetto alle fondamenta. Una parte
dell’accademia era riservata alle invenzioni meccaniche e il personaggio più
illustre circa queste era soprannominato l’artista universale, che rifletté a lungo
su come migliorare il vivere degli uomini; l’altra parte era riservata alle scienze
astratte. Uno scienziato aveva inventato un meccanismo per perfezionare le
scienze mentali e apprenderle senza alcuno sforzo; altri lavoravano su come
migliorare l’idioma del paese, riducendo per esempio le frasi ai soli sostantivi
oppure riuscire a fare a meno delle parole. Per ultima la scuola di matematica,
dove un professore insegnava ai suoi studenti facendogli scrivere con del succo
cefalico i teoremi e le dimostrazioni su un’ostia che dovevano poi mangiare, ma
era poco efficiente.
Capitolo 6.
Giunto alla scuola di politica, qui Gulliver trova delle strane proposte, come
tassare i vizi o le virtù di ciascuno così che ognuno fosse il giudice di se stesso;
un altro intellettuale consigliò che, per sventare i complotti contro il governo, si
dovessero sorvegliare le persone, il loro modo di mangiare e dormire e le loro
feci per capirne i pensieri. Un altro che i malumori e le patologie personali
incidessero sul sistema politico, proponendo di curare i politici prima delle loro
riunioni per evitare i litigi e le corruzioni.
Capitolo 7.
Lasciata Lagado dopo aver visto tutto quello di suo interesse, Gulliver si spinge
fino al regno di Balnibarbi e al suo porto, Maldonada, per arrivare a Luggnagg;
avrebbe dovuto aspettare un mese per un vascello lì diretto e gli fu consigliato
di fare una scappata all’isola di Glubbdubdrib (Isola degli stregoni), con un
territorio fertilissimo e abitata da una tribù di stregoni tra i quali il più anziano
ne era il capo, servito nei suo maestoso palazzo da un’orda di fantasmi che
rimanevano al suo servizio per non più di 24 ore. Il governatore un giorno diede
l’opportunità a Gulliver di evocare qualche spirito per ottenere risposta ad
alcune domande; egli volle vedere Alessandro Magno, scoprendo che questo
non era morto avvelenato ma di essere stata vittima di una febbre causata
dall’eccessivo bere. Annibale gli disse di non aver portato con sé l’aceto,
incontrò Cesare e Bruto e li vide andare d’accordo, anzi Cesare addirittura
presentò le sue imprese come di minor valore rispetto a quella compiuta da
Bruto quando lo uccise.
Capitolo 8.
Per cinque giorni Gulliver tenne colloqui con filosofi, imperatori romani e altri
personaggi antichi ma anche più vicini ai suoi tempi, comprendendo come
molti pensieri o gesta fossero stati interpretati male o raccontati in modo che
sembrassero più convenienti, infatti Gulliver perse stima nei confronti dei
potenti. Per esempio un uomo era stato privato della sua flotta ingiustamente
dopo aver vittoriosamente combattuto e guidato l’esercito durante la battaglia
di Azio per favorire un giovane che non aveva esperienza ma era figlio di un
ministro. Gulliver prorva ribrezzo per la storia moderna poiché vi ritrova tanta
corruzione.
Capitolo 9.
Tornato a Maldonada, dopo 15 giorni dopo poté partire per Luggnagg. Il viaggio
durò un mese e al suo arrivo fu arrestato poiché straniero, ma fu trattato molto
bene e dopo qualche giorno fu liberato e poté incontrare il sovrano; per
rendergli onore si usava avanzare fino al trono in ginocchio e leccando la
polvere a terra. Il re era molto caritatevole e premuroso per l’incolumità dei
suoi sudditi; Gulliver vi rimase per tre mesi per poi decidere di tornare a casa
dalla sua famiglia e dai suoi amici.
Capitolo 10.
Gulliver ebbe la fortuna di vedere gli Struldbrug, gli immortali; si trattava di
individui che nascevano con una macchia rossa e rotonda sul sopracciglio
destro e che con gli anni cambiava colore, ma era un fenomeno molto raro. Se
Gulliver avesse avuto tale privilegio, avrebbe tentato di diventare ricco con
ogni mezzo e avrebbe studiato molto per diventare l’uomo più dotto, non
avrebbe preso moglie ma insegnato la sua esperienza ad alcuni giovinotti,
circondandosi della compagnia di altri immortali come lui. Avrebbe goduto delle
disgrazie delle dinastie e delle città, delle rivoluzioni e delle scoperte
astronomiche; ma un intellettuale gli spiegò la vera natura degli immortali.
Questi vivevano come i mortali fino ai trent'anni, poi cadevano in una specie di
nera malinconia, che andava sempre crescendo fino agli ottant'anni, quando
erano sottoposti a tutte le malattie, le miserie e le debolezze solite, ma erano
anche perseguitati dall'idea tormentosa dell'eterna durata del loro stato di
miseria da non potersi consolare in alcun modo, scegliendo di isolarsi da ogni
cosa. Giunti a 80 anni sono infatti considerati morti, sostenuti da una pensione
alimentare mentre i loro averi passano agli eredi, che non sono immortali. In
genere gli immortali sono disprezzati e odiati e la loro nascita è considerata
come un cattivo presagio
Capitolo 11.
Gulliver si imbarca per il Giappone e da Nagasaki si imbarcò per Amsterdam,
dove si imbarcò per l’Inghilterra potendo tornare a casa dopo oltre cinque anni
di assenza.
Parte quarta: Viaggio nel paese degli Houyhnhnms (3 anni).
Capitolo 1.
Dopo cinque mesi Gulliver si imbarca di nuovo, stavolta come comandante, ma
poiché alcuni membri dell’equipaggio morirono fu costretto a ingaggiarne di
nuovi che scoprì essere pirati e venne ammutinato dall’equipaggio e scaricato
su una terra sconosciuta; dopo essersi inoltrato in quella terra, vide degli
animali dall’aspetto strano e deforme arrampicati sugli alberi. Poco dopo essere
stato attaccato da quelle bestie incontrò anche due cavalli bellissimi; le prime
creature erano iahu, le seconde houyhnhnms. Uno di questi lo portò presso la
sua dimora per farlo riposare.
Capitolo 2.
Gulliver fu portato presso la dimora del padrone; qui fu messo a confronto con
un iahù, che aveva infatti le fattezze dell’uomo ma erano molto diversi, come
appurarono anche i cavalli. Mangiò con Padron Cavallo riuscendo a farselo
simpatico.
Capitolo 3.
Gulliver imparò la loro lingua su impazienza del padrone che voleva conversare
con lui, stupefatto dalla sua intelligenza e dalla sua pulizia ed educazione,
contrariamente agli iahù che avevano fino ad allora conosciuto. Gli raccontò dei
suoi viaggi e della loro usanza dei vestiti, oltre che del fatto che nel suo mondo
erano gli uomini a governare i cavalli e non viceversa, ritenendosi però molto
diverso dagli iahu.
Capitolo 4.
Gulliver racconta prima al Padron Cavallo gli usi che venivano fatti dei cavalli
presso la sua gente e poi gli racconta di lui e della sua vita e dei suoi viaggi,
facendo emergere la cattiveria degli uomini che Padron Cavallo fa comunque
fatica a comprendere.
Capitolo 5.
Gulliver descrive a Padron Cavallo l’Inghilterra e le industrie, le arti e le scienze;
gli raccontò della Gloriosa Rivoluzione e della guerra scoppiata tra il principe
d’Orange e il re di Francia, proseguita sotto la regina Anna, dovendogli spiegare
per quale motivo scoppiano le guerre ed elencandone i motivi principali, come
l’egoismo, l’astuzia, la sete di potere. Il Padrone appurò che data la loro cattiva
natura, era un bene per gli uomini che non possedessero in natura mezzi per
farsi male l’un l’altro. E infatti Gulliver gli parò poi delle loro armi, acuendo lo
sdegno del Padrone per la sua razza, che utilizza l’intelligenza solo per
peggiorare i loro mali e non come virtù.
Capitolo 6.
Gulliver spiega la professione del medico e le malattie del corpo e poi continua
a parlare dell’Inghilterra, sotto il regno della regina Anna che non aveva
ambizioni di grandezza, osservava le leggi e voleva il bene del popolo e non
aveva bisogno di essere affiancata dai ministri, ma racconta che in altri paesi
c’è un primo ministro ad amministrare il potere al posto del sovrano. Inoltre
davanti le capacità e il modo di vivere dei saggi cavalli egli comincia a mettere
in discussione i valori umani.
Capitolo 7.
Padron Cavallo aveva capito che, per un caso piuttosto strano, alla specie di
Gulliver era stato concesso un piccolo barlume di ragione, ma che era stata
impiegata male, per esempio nella scelta dei governi, o nell’odio che gli uomini
provano l’uno per l’altro, proprio come gli iahù. Solitamente i gruppi di iahu
trovavano un capo, il più brutto e malvagio, che aveva un favorito, odiato dal
resto del branco, che rimaneva in carica fino a quando il sovrano non ne
trovava uno più cattivo, allora veniva licenziato e svergognato. Le due razze
effettivamente differivano soltanto per la sporcizia ma erano entrambe avide di
potere e pronte ad ingannare il prossimo; dunque Gullvier comincia a capire la
meschinità del genere umano e decide di non tornare più in patria.
Capitolo 8.
Accompagnato da un houynhnm, per confrontare meglio di iahu con gli uomini
della sua specie, Gulliver volle fargli visita; essi erano cattivi, vigliacchi,
sporchi, ecc. I cavalli di quel posto invece non conoscevano il male o i vizi, ma
le virtù principali sono l’amicizia e la benevolenza; amavano tutti i puledri e
non solo i loro, convinti che solo la ragione serva alla loro educazione. Il paese
non è molto popolato poiché quando una coppia ha partorito un figlio di ogni
sesso non si accoppia più, a meno che non ne muoia uno. Al basso popolo
viene invece concesso di allevare fino a tre maschi e tre femmine per coppia,
così che questi possano servire le famiglie più distinte. Essi si sposano per
desiderio dei genitori e per necessità ma non per amore, non conoscono doti,
doni, adulteri e atti impuri. Entrambi i sessi sono educati alla pulizia, alla fatica
e al lavoro. A volte si tenevano riunioni per verificare i raccolti delle province e
se una risultata più povera, le altre accordavano un tributo volontario.
Capitolo 9.
Tre mesi prima che Gulliver partisse ci fu una riunione per decidere se
distruggere o conservare la razza degli iahu; Padron Cavallo sostenne che
questi, contro la tesi di un deputato che li riteneva essersi generati dal fango o
dal pattume, fossero stati scaricati sull’isola dai loro compa