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Estratto del documento

Nel caso di tombe particolarmente ricche, in genere femminili, è dato talvolta di trovare parte del

corredo e/o delle ossa in contenitori diversi, probabilmente per semplici ragioni di spazio: un

esempio ne è la tomba Ricovero 234, la cui datazione non sembra scendere oltre l'inizio dell'ultimo

quarto del VII secolo, che risulta tra l'altro di particolare interesse non solo per la presenza di

materiale esotico di tipo orientalizzante, tra cui numerose figurine egittizzanti in faience, ma anche

perché si tratta di uno dei rari casi in cui viene trasferito ad una donna il rituale di deposizione delle

ossa direttamente in un vaso di bronzo.

Analogo rituale è adottato per la ricca signora della tomba Benvenuti 122, più o meno

contemporanea: faceva da coperchio dell’ossuario di bronzo una grande tazza bronzea

intenzionalmente privata del manico, che rappresenta il più antico vaso di bronzo con decorazione

figurata finora noto nel Veneto.

Se questa pratica della deposizione delle ossa in un vaso di bronzo anche per le donne certamente

indica la perdita della primitiva ideologia eroica, è comunque un sicuro sintomo di un'elite

aristocratica che riconosce alla donna gli stessi privilegi dell'uomo anche sul piano rituale; sono alla

fine del secolo compare una nuova usanza e cioè la situla di bronzo usata come contenitore

dell’ossuario fittile (situla ossuario per l'uomo, situla contenitore di ossuario per la donna, tomba

Benvenuti 126).

La perdita della valenza eroica sembra d'altra parte confermata anche per analoghe sepolture

maschili (tomba Candeo 307 e tomba Rebato 187). Anche da questi aspetti eccezionali della pratica

funeraria è quindi evidente che nel VII secolo il potere di funzione insito nella connotazione

guerriera e nel funerale di tipo eroico, ha perso la sua pregnante valenza ideologica; il gruppo

egemone non giustifica più il suo predominio con la funzione guerriera, ma tende piuttosto ad

esprimere solo il proprio elevato grado di ricchezza.

La circolazione dei beni

Se per l'VIII secolo si è osservato che lo scambio/dono e l'adozione/imitazione di materiali allogeni

riguardavano soprattutto oggetti connotativi/denotativi di ruolo maschile, ben diversa appare la

situazione nel VII secolo: è soprattutto nelle tombe femminili che ricorrono materiali di

importazione in iterazione, per lo più pertinenti alla diffusa moda del fasto orientalizzante.

Lo smistamento di queste pregiate merci viene comunemente imputato ai centri etruschi tirrenici e

in particolare a Vetulonia e a Populonia: il ritrovarli anche a Bologna sottolinea ancora una volta

l’importante ruolo di tramite verso il nord svolto da questo centro. Accanto agli oggetti che ben

connotano un po' dovunque il fasto femminile, meno esuberanti appaiono nel Veneto le

importazioni riferibili alla sfera maschile; tra queste va ricordato il tripode della tomba Pelà 49 di

Este che rimanda a una produzione di Vetulonia, come una coppa baccellata conservata a Vienna

(coppe di questo tipo sono documentate a Chiusi, a Marsiliana, a Bologna, in area golasecchiana e

halstattiana occidentale e sono considerate tra i rari prodotti etruschi di età orientalizzante che

raggiungono l'Europa centrale).

Se la circolazione dei materiali di prestigio denuncia il consolidarsi dei rapporti tra le aree etrusche

tirreniche e il mondo transalpino lungo la direttrice Vetulonia/Bologna/Adige, che ovviamente

privilegia il Veneto occidentale, altrettanto evidenti sono le aperture del Veneto verso altri ambienti

culturali, e precisamente verso l'Adriatico e l'aria picena: è questo il primo sintomo del costituirsi di

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una koinè medio­adriatica che viene gradualmente a soppiantare la via di terraferma nel ruolo di

asse principale di commercio e di diffusione culturale da sud a nord.

D’altra parte, è proprio la fine del VII secolo che si afferma il ruolo storico del caput Adriae come

area di compenetrazione culturale tra sud e nord, tra ovest ed est, conseguente ad uno spostamento

della via dell'ambra dalla valle dell'Adige a percorsi più orientali. Fulcro delle interrelazioni

economiche e culturali lungo l'asse ovest­est è ancora una volta Este, come ben evidenziano i

numerosi caratteri atesini della cultura materiale e dell'ideologia funeraria.

Indubbia è una chiusura di Padova agli apporti esterni nel VII secolo: mancano vistosi influssi della

cultura etrusca e non vi giunge neppure quella paccottiglia di gusto orientalizzante di ampia

circolazione dal Mediterraneo al Tirreno, da Bologna ed Este; è altamente probabile che ciò vada

imputato ad un sistema di circolazione che vede ancora particolarmente attivo l'asse

Vetulonia/Bologna/valle dell'Adige, tanto è vero che quando muteranno gli equilibri Padova entrerà

in una nuova fase di floridezza.

L’arte delle situle

Si tratta senza dubbio di una delle più vistose manifestazioni artistiche della civiltà veneta: è certo

che il linguaggio formale dei primi bronzi figurati atestini non fu estraneo all'influsso di maestranze

etrusche dell’orientalizzante recente, sicuramente operanti nella vicina Bologna.

Il più antico vaso di bronzo con decorazione figurata è la tazza che, privata del manico, fungeva da

coperchio della situla ossuario della tomba Benvenuti 122, databile tra 650 e 625 a.C.; si tratta

quindi del primo esempio di decorazione nella quale un nuovo elemento figurativo di chiaro

repertorio orientalizzante si inserisce organicamente nella più consueta ornamentazione geometrica

di tradizione centroeuropea, comunemente adottata per questo tipo di tazze.

Ma la vera e propria arte delle situle nasce all'improvviso ad Este intorno gli ultimi anni del VII

secolo: si tratta di una produzione di alto livello tecnico e con contenuti figurativi che non hanno

alcun precedente nell'ambiente locale, mentre tipicamente locali sono le forme.

Favorevole presupposto fu certo la particolare sulle floridezza economica di Este in questo periodo,

il consolidarsi di un'aristocrazia in grado di esercitare un forte potere di attrazione nei riguardi di

artigiani­artisti stranieri cui poteva offrire allettanti condizioni di lavoro e di prestigio. Il ruolo

chiave giocato da Bologna nella formazione di questo nuovo linguaggio e nella sua trasmissione ed

Este ha assunto nuova luce in seguito allo studio del tintinnabulo della tomba degli Ori del

sepolcreto bolognese dell’Arsenale; esso è stata attribuito a un artigiano etrusco attivo a Bologna

negli ultimi decenni del VII secolo: oltre a trasferire tecnica e contenuti figurativi su un soggetto

indigeno, il maestro mostra di adeguarsi al gusto locale nell'uso di riempitivi a rosette di foglie.

Stabilita l’anteriorità del tintinnabulo rispetto a tutti bronzi sbalzati atestini, ne è conseguita l'ipotesi

che il maestro si sia trasferito da Bologna ed Este in una fase seriore della sua attività.

Tuttavia il maestro del tintinnabulo a Bologna è di passaggio: le sue radici sono altrove e in effetti è

in ambito etrusco settentrionale, in particolare in territorio chiusino e nell'agro fiorentino, che

sembra aver trovato larga applicazione negli ultimi decenni del VII secolo quel gusto narrativo di

contenuto nazionale nata in ambiente ceretano.

Importante via di trasmissione dell'Etruria settentrionale a Bologna (e di qui ad Este) fu certamente

la valle dell'Ombrone, la cui ricchezza e il cui articolato sistema di rapporti e di scambi hanno

acquistato particolare evidenza in questi ultimi anni; nei centri della valle dell'Ombrone dovevano

essere attivi nell’orientalizzante recente maestranze di diversa estrazione, chiusine, ceretane,

vetuloniesi, attirate dalla straordinaria ricchezza della zona. Maestranze itineranti dunque, che

lavoravano su commissione presso le sedi principesche secondo quanto ipotizzato anche per

Bologna e per Este.

Il coperchio Rebato 187, la situla Randi 34, una situla proveniente da Este e ora a Vienna, i

coperchi di Sticna, di Halstatt, di Grandate, di Sesto Calende, sono tutti prodotti databili entro

l'ultimo quarto del VII secolo e per i quali era già stata proposta la provenienza dalla stessa cerchia

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artigianale atestina date le stringenti somiglianze iconografiche e formali; molto simile è anche il

repertorio figurativo, teorie di animali reali fantastici, motivi fitomorfi, così come tipica di Este, ed

probabilmente trasmessa da Bologna, è l'iconografia di alcuni animali e in particolare l'assenza di

barba negli stambecchi.

I coperti sono tutti di una foggia nuova, a bassa calotta troncoconica con presa a corolla, forma che

si diffonde alla fine del secolo anche per gli esemplari fittili; più varia invece è la tipologia delle

situle.

Dalla tomba Rebato 187 proviene un coperchio che presenta una decorazione ottenuta con uno

sbalzo molto rilevato e corposo, linee di contorno e particolari incisi; è evidente la componente

orientalizzante sia negli animali che nei motivi vegetali; motivo peculiare dell'orientalizzante

etrusco è considerato il felino con zampa, o arto umano, in bocca, ritenuto l'ultimo stadio di

sviluppo del tema del leone androfago, del quale si sono persi il senso della lotta e il valore

simbolico in favore di un aspetto puramente decorativo.

Fregi animali presentano pure la situla e il coperchio della tomba Randi 34; priva di contesto è una

situla conservata a Vienna tra i materiali della collezione Obizzi.

Numerosi sono i coperti figurati rinvenuti al di fuori di Este, il che aveva portato all'opinione

diffusa che si trattasse dell'esportazione di soli coperti; in realtà si tratta di una diffusione di situle e

coperti, vasellame di lusso che ben si inseriva, per il suo pregio intrinseco e per il valore simbolico,

nella rete di scambio/dono tra i principi delle nascenti aristocrazie di aree limitrofe; la frequente

menzione dei soli coperti è certo dovuta al fatto che le relative situle siano tutte prive di

ornamentazione.

Interessante è l'area di diffusione, dalla Lombardia al Piceno, da Halstatt alla Slovenia, in un

circuito cioè nel quale anche per altri aspetti abbiamo visto il ruolo centrale, ricettivo e distributivo,

giocato da Este: in tutte queste aree proprio al volgere del VII secolo comincia ad emergere un ceto

aristocratico al quale ben si addice l'ostentazione di oggetti di lusso di carattere esotico, secondo

una dinamica tipica in epoche diverse, di tutti gli ambiti culturali.

“Poema epico delle genti atestine” è definita da Fogolari la situla Benvenuti 126: per quanto

riguarda gli altri numerosi oggetti facenti parte del corredo, Prosdocimi annotava genericamente che

essi si trovavano parte negli ossuari e parte sul fondo della cassetta; in tale situazione difficile

risulta stabilire se si t

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Publisher
A.A. 2017-2018
28 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/01 Preistoria e protostoria

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher veroavalon84 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Preistoria e protostoria e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof De Marinis Raffaele Carlo.