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Europa X X X X X X X X X X X Conquista
Centr. romana/Storia
Europa X X X X X X X X X X X X x>
Sett.
La protostoria, come anche la preistoria, si occupa di società che sono prive di scrittura e che dunque non
hanno lasciato documenti storici scritti. Tali società sono inoltre caratterizzate da un tipo di struttura
economica, sociale e politica priva di forme di organizzazione urbana e statale. Da questo punto di vista
preistoria e protostoria possono essere definite come discipline intimamente correlate. Tuttavia la protostoria, e
in particolar modo quella europea e mediterranea, differisce dalla preistoria in quanto si occupa
precipuamente di società che precorrono l’affermazione delle società antiche di età storica, costituendone i
presupposti. Per società storiche si intende ovviamente quelle società in cui la struttura sociale è già
fortemente articolata e strutturata gerarchicamente in ceti sociali stabili, sono già attestate forme di
urbanizzazione e di organizzazione statale ed è già nota la scrittura, pertanto sono disponibili fonti storiche di
ambito epigrafico o letterario.
Nel Vicino e Medio Oriente così come in Egitto il fenomeno connesso alla protostoria coincide
sostanzialmente con i processi che nel tempo determinarono la formazione della città e dello stato, a partire da
una evidenza storica contraddistinta fin dal neolitico dalla presenza di comunità demograficamente molto
consistenti. Differentemente in Europa, dove a partire dal neolitico la presenza umana è piuttosto
caratterizzata da comunità di villaggio di norma demograficamente poco numerose ma molto più diffuse nel
territorio, solo in pochi casi possiamo seguire un processo che ci conduce direttamente verso la formazione di
contesti protourbani e poi alla nascita di città e stati. In molti casi si tratta di traiettorie storiche che si
interrompono e di fenomeni indotti.
La protostoria europea è caratterizzata da una tendenza intrinseca, un processo di sviluppo
prevalentemente socio-economico che nelle sue grandi linee risulta essere tendenzialmente unitario (Grecia
esclusa), ma che non si svolge parallelamente in tutto il continente e che non può essere inteso come
strettamente univoco. La durata di questo fenomeno è in massima parte racchiusa entro 1500 e 2000 anni e
comprende tutta l’età del bronzo (2300/2220-800 a.C.; in Italia 2300/2220-950 a.C.) e una porzione variabile
dell’età del ferro a secondo delle varie aree del continente Europeo (FIGG.2-3).
In questo breve arco di tempo le società umane da un’organizzazione socioeconomica, composta in
buona parte ancora da comunità non molto estese (nell’ordine di alcune decine o al più poche centinaia di
abitanti), organizzate su base essenzialmente parenterale, con una differenziazione sociale poco articolata e
con un’organizzazione territoriale tendenzialmente poco strutturata (sebbene almeno dal neolitico recente
esistano evidenti eccezioni) passano a società che alla fine del processo risultano essere demograficamente
molto più consistenti (talvolta nell’ordine di alcune migliaia di abitanti), con un’economia che presenta forme
di specializzazione del lavoro, un’organizzazione sociale molto più articolata, differenziata e strutturata non
solo su base parenterale, con un assetto politico che prevede forme di gerarchia sia all’interno che all’esterno
delle comunità e centri abitati che assumono in certe aree caratteristiche propriamente protourbane, fino ad
arrivare alle soglie delle società storiche caratterizzate dalle città e dallo Stato. Di questo processo economico e
sociale si interessa specificatamente la protostoria Europea.
Per uno sviluppo così grandioso 2000 anni non sono molti. Troppo pochi anzi, se volessimo pensare ad un processo
di tipo evolutivo, ad una deriva insensibilmente graduale. Tutto suggerisce invece che si sia trattato di uno sviluppo
dialettico, nel quale ai modelli già affermati di organizzazione sociale si contrapponevano i nuovi modelli che si andavano
prefigurando (Peroni 1996 e 2004). La Protostoria europea si configura quindi come un periodo di forte
accelerazione dello sviluppo socio economico e delle forme di organizzazione politica delle comunità. Questo
processo tuttavia si compie in modi e tempi che non sono eguali. Accanto ad aree e situazioni dove si svolge
nella sua interezza in modo relativamente uniforme, ve ne sono altre che presentano sviluppi precoci e
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Archeologia Preistorica e Protostoria Prof. Andrea Cardarelli - Università Sapienza
successivi interruzioni, o altre in cui l’organizzazione sociopolitica propria della protostoria viene superata
solo con l’arrivo della conquista romana o addirittura, nelle aree non interessate dalla conquista romana, nel
medioevo. Per fare alcuni esempi le società celtiche descritte da Polibio o Cesare nel De Bello Gallico, per
quanto molto avanzate, sono ancora da considerare come protostoriche, così come quelle di cui parla Tacito nel
suo Germania. Egualmente si può affermare che in Scandinavia la definitiva entrata nella storia sia avvenuta
con l’affermazione del dominio dei Vichinghi.
Si può dunque affermare che gran parte della Protostoria Europea, se considerata nel suo insieme, ha
avuto con la Storia un rapporto duplice: da un lato ne è il presupposto, dall’altro società protostoriche hanno
convissuto e avuto rapporti di varia natura, spesso anche intensi, con società già pienamente storiche. Così è
stato per esempio fra Italia e Mondo Egeo durante la media e recente età del bronzo, fra Etruschi e altre
popolazioni italiche non ancora urbanizzate nell’età del ferro, fra Greci e Sciti, fra Romani e Celti.
a.C. inizio fine
Antica età del Bronzo 2200-1700 1700/1650
Bronzo Antico
Media età del Bronzo 1700/1650 1325/1300
Bronzo Medio
Bronzo Tardo Età del Bronzo Recente 1325/1300 1200/1150
Bronzo Recente
Età del Bronzo Finale 1200/1150 950
Bronzo Finale
Primo Ferro Primo Ferro 1 950 850/825
Primo Ferro 2 850/825 725
I diversi tempi del passaggio dalla Protostoria alla Storia in Europa
Tornando però al momento in cui ha inizio la protostoria, cioè con l’età del bronzo, ci si può domandare
perché dopo tanti millenni dominati da un’economia e società non particolarmente complessa si sia passati
con l’età del bronzo ad un mutamento così significativo.
Nonostante sviluppi differenziati l’Europa protostorica fu caratterizzata da un’intensa comunicazione
testimoniata dall’ampia diffusione di beni materiali. Inizialmente fu certo lo sviluppo della metallurgia del
bronzo, una lega che necessita di rame e stagno, a comportare un incremento notevolissimo degli scambi e
conseguentemente un ampliamento notevolissimo delle comunicazioni fra i gruppi umani stanziati nel
continente. Infatti l’acquisizione di una risorsa rara come lo stagno necessitava di scambi a lunga distanza e di
spostamenti di materia prima anche a migliaia di chilometri.
Già nell’età del rame si verificano alcuni importanti cambiamenti verso una maggiore complessità della
società. Il ritmo del cambiamento tuttavia, nel corso dei mille anni e più dell’età del rame, appare piuttosto
lento, e non sembra condurre in modo evidente verso forme più articolate di organizzazione sociale. Vi sono
evidenze assai diversificate, da una parte segni piuttosto evidenti di una progressiva enfatizzazione del ruolo
dei guerrieri, dall’altra evidenze più sfuggenti che non sembrano definibili come una tendenza verso una
articolazione più stabile delle società. Da questo punto di vista per l’Italia si possono ricordare, da una parte, le
testimonianze di statue stele e massi incisi o anche alcune tombe con evidente enfatizzazione del ruolo del
potere correlato al ceto guerriero e alla sfera simbolico-religiosa, dall’altra la carenza di abitati che possano far
presupporre l’esistenza di gruppi numericamente piuttosto limitati, per lo più definibili entro alcune decine di
individui e probabilmente associabili a strutture di parentela, quali lignaggi con differenziazione sociale
interna ancora non del tutto stabile.
Nel corso dell’età del bronzo invece, non solo continua il processo di differenziazione della società, ma
tale processo si fa più incalzante, conducendo nel corso del periodo a forme sempre più complesse, fino alle
società marcatamente stratificate del Bronzo tardo (con manifestazioni particolarmente evidenti nel sud Italia)
e poi alle società protourbane che si sviluppano intorno al passaggio con la prima età del ferro (soprattutto in
Etruria). Il motore primario di questo cambiamento è certamente da rintracciare nell’enorme aumento degli
scambi determinato dall’ampliamento della produzione metallurgica e dall’uso sistematico dello stagno per la
produzione di oggetti in lega di bronzo. Questa estensione dei traffici a lunga distanza ha interessato in primo
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luogo anche le civiltà dell’Egeo (micenei e minoici) e del mediterraneo orientale, il rapporto con le quali ha
evidentemente avuto un ruolo non secondario nelle trasformazioni avvenute nel corso del II millennio a.C.
La produzione e il ruolo socio-economico del bronzo
Uno dei cambiamenti più importanti di ordine tecnologico è quello che dà il nome al periodo, ovvero la
scoperta della lega di rame e stagno, con cui si ottiene il bronzo. L’aggiunta di stagno al rame consente da un
lato di abbassare la temperatura di fusione e di fluidificare il metallo durante la fusione (lo stagno ha una
temperatura di fusione molto bassa) e dall’altro di ottenere dei manufatti più resistenti. Ciò comporta sia un
più accentuato sfruttamento minerario alla ricerca dei minerali di rame e stagno, sia una crescita esponenziale
dei traffici volti a ottenere le materie prime. Al fine di aumentare la produzione di rame si adottano tecnologie
estrattive più sofisticate, che consentano di ricavare il rame anche dai solfuri (come la calcopirite, in realtà
utilizzati già precedentemente), più diffusi rispetto agli ossidi, ai carbonati e al rame nativo ma più difficili da
sfruttare. In Italia senza dubbio divengono importanti le risorse minerarie del Trentino-Alto Adige, delle
Colline Metallifere e dell’Elba in Etruria, della Sardegna, forse della Calabria centrale e della Sicilia nord-
orientale, della Liguria, già almeno in parte utilizzate nella precedente età del rame, dell’Appennino tosco-
emiliano. I minerali contenenti stag