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2. PREVALENZA DELLA SOSTANZA SULLA FORMA
È un principio che nel sistema anglosassone esiste già da secoli, mentre, nel nostro
ordinamento, era stato introdotto di recente seppur espresso in modo contorto e
ambiguo. Solo nel 2005 è stato espresso in modo chiaro con un decreto legislativo
affermante che la sostanza economica deve prevalere sulla forma giuridica nei casi in
cui i due aspetti non siano allineati.
Es. 1: A vende a B un astuccio a 2 €
Sostanza economica = cessione dell’astuccio da A a B per 2 €
Sostanza giuridica = contratto di compravendita
Es. 2: A va in banca e si fa finanziare per 10000 €
Sostanza economica = operazione di finanziamento
Sostanza giuridica = contratto di mutuo
Es. 3: A ha dei titoli e gli servono 1000 €, vada B e gli da i titoli a pronti contro termine
(A da a B i titoli per 3 mesi, B da i 1000 € ad A. Tra 3 mesi A da a B 1100 € e B
restituisce i titoli ad A).
Sostanza economica = operazione di finanziamento con i titoli come garanzia di credito
di B
Sostanza giuridica = due distinti contratti di compravendita
Le due non sono allineate e, di conseguenza, si predilige la sostanza economica.
Come si riflette sul bilancio? Con le rilevazioni contabili:
NON rilevo due compravendite MA un’operazione di finanziamento.
OGGI OGGI Debiti di
Δ + cc/banc Titoli Δ + cc/banc finanziamento
perché i titoli NON si muovono
TRA 3 MESI in realtà, rimangono nel mio
Titoli Δ - cc/banc portafoglio.
2 27 settembre 2016
3. COMPETENZA ECONOMICA
Consiste nell’attribuzione ragionata di costi e ricavi alla successione degli esercizi: la vita
dell’impresa è unitaria e l’unico reddito empiricamente accertabile è il “reddito finale“
prodotto dall’impresa (reddito di lungo periodo).
Poiché, tuttavia, suddividiamo la vita dell’impresa in esercizi, dobbiamo porci il problema
di attribuire costi e ricavi all’uno piuttosto che all’altro esercizio, qualora l’operazione
presa in esame non si esaurisca entro l’esercizio.
Questo principio, quindi, esprime la logica secondo la quale assegnare il reddito totale
della vita dell’impresa ai singoli esercizi. Il reddito di esercizio, infatti, non va inteso come
ricchezza prodotta dalla 1.01 al 31.12, ma come
quota di reddito totale (di lungo periodo)
attribuibile all’esercizio.
N.B. Trattandosi di competenza economica non ha assolutamente alcuna importanza la
variazione di cassa: non si tiene conto di quando si paga e di quando si incassa, ma si
ragione in termini di costi e di ricavi.
Es. Il fornitore mi emette una fattura di 10000 € da pagare tra 90 giorni. È già costo oggi
alla data di emissione, non importa che lo pagherò tra 90 giorni.
Il principio di competenza economia si esplicita e si concretizza attraverso 3
sottoprincipi:
I. Realizzazione: Principio per cui i ricavi concorrono alla formazione del reddito e solo
quando sono realizzati, ovvero deve essere stata eseguita la prestazione non
monetaria dello scambio.
Es. 1: A deve aver consegnato l’astuccio a B. Solo in quel momento il suo ricavo di 2 €
concorre a formare reddito.
Es. 2: Se vendo in x+1 significa che consegno le merci in x+1, e quindi eseguo la
prestazione non monetaria in x+1. I ricavi si realizzano in x+1. Sono di competenza
dell’esercizio x+1 indipendentemente dalla data di fatturazione.
31.12.x 31.12.x+1 31.12.x+2
Acquisto merci Vendo merci per
per 100 € 120 €
N.B. Durante l’esercizio io rilevo contabilmente tutte le operazioni appena viene emesso
il documento, senza pormi alcun problema riguardo la competenza. Seguo la “logica del
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documento”. In sede di bilancio, invece, mi devo porre in un'ottica diversa: mi devo
chiedere “Di quel ricavo, ho spedito le merci?”:
→ Sì: È di competenza.
→ No: Non è di competenza.
Infatti, esistono addirittura i ricavi per fatture da emettere: ho consegnato le merci ma
→
non ho ancora emesso la fattura è comunque di competenza poiché il ricavo è
→
realizzato seguo la “logica della competenza”.
II. Correlazione (matching principle): Principio per cui i costi e i ricavi devono essere
tra loro correlati.
Es. Le due rivelazioni appartengono alla stessa operazione e quindi non possono
gravare separatamente su due esercizi diversi. Non potendo anticipare i ricavi poiché
non ancora realizzati, posticipo i costi. C.E. x+1
31.12.x 31.12.x+1 31.12.x+2 Rimanenze
Costi finali
COSTO = 0
100 100
Acquisto merci Vendo merci per
per 100 € 120 € C.E. x+2
Rimanenze Ricavi
iniziali
RICAVO = 20
120
100
III. Prudenza: Posti i due principi, il tutto deve essere condito o permeato dalla
prudenza, che si declina in due diversi aspetti:
- aspetto tecnico: concorrono alla formazione del reddito R gli utili solo se
realizzati, le perdite se presunte. È detto anche principio della dosimetria poiché
tratta gli utili in modo diverso dalle perdite, tuttavia è in perfetta concordanza con
il principio di realizzazione, poiché se un ricavo è realizzabile, anche l’utile che ne
deriva è realizzato.
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Se nell’esempio delle merci avessi anticipato i ricavi 120 € avrei sbagliato poiché,
oltre a non rispettare il principio di realizzazione, non avrei rispettando neanche
quello di prudenza.
Quando si è incerti (entro un range di ragionevole incertezza), bisogna iscrivere
l’attivo più basso ed il passivo più alto prevedibili.
Es. Non so se valutare il magazzino a 90 o 100. Lo valuto 100 OK, se lo valuto 50
non sarebbe corretto (sottovalutazione).
- comportamentale: Il redattore del bilancio si deve predisporre alla redazione dello
stesso in modo cauto e ponderato.
Tirando le fila sulla competenza, sono di competenza:
- Utili e perdite realizzati (secondo il principio di realizzazione) che si concretizzano in
ricavi realizzati, costi correlati e costi svaniti;
- Perdite presunte.
4. VALUTAZIONE SEPARATA DI ELEMENTI ETEROGENEI RICOMPRESI NELLE
SINGOLE POSTE (Voci di Bilancio)
Questo principio entra in gioco al verificarsi di due presupposti:
- vi devono essere degli elementi eterogenei;
- inseriti nella stessa posta (o voce di bilancio).
In questo caso, i vari elementi vanno valutati separatamente.
Es. FIAT produce 500 e Punto, al 31.12 ha le seguenti rimanenze che vengono valutate
al più basso tra costo e valore di realizzo. Come
Costo VPDR valuto? Nè a 200 né a 210, poiché vi sono beni
500 100 120 eterogenei nella stessa voce!
Punto 100 90 Procedo quindi con la valutazione separata: 500
200 210 valutabile a 100 e Punto valutabile a 90. Tot = 190.
N.B. Valutando tutto al costo (sbagliato) compenserei la perdita prevista (-10) per le
Punto con l’utile previsto per le 500 (+20).
Invece: 1. La perdita presunta è di competenza dell’esercizio in chiusura per prudenza.
2. L’utile previsto non è di competenza dell’esercizio in chiusura perché ciò
contravverrebbe al principio di realizzazione (non ho ancora consegnato le 500) e al
principio di prudenza.
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