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I CARAVAGGESCHI

Il fenomeno dei Caravaggeschi è completamente diverso da quello degli allievi dei Carracci: non si parla, infatti, né di allievi, né di scuola, ma di un gruppo di seguaci eterogeneo (o fazione di aderenti) del naturalismo (proprio perché Caravaggio non avrebbe mai pensato di dar vita ad un'Accademia, ritenendo la natura la sola maestra e la sola fonte di insegnamento: solo attraverso l'indagine e l'osservazione della natura, si può perseguire il significato stesso della realtà). Mentre, poi, gli allievi dei Carracci partono da un'unica premessa, la cultura classicista ed eclettica dei Carracci e di Annibale, per poi rielaborarla con altre fonti e dar vita a soluzioni nuove e diverse, i seguaci di Caravaggio provengono da culture artistiche (anche completamente distanti dal naturalismo), per poi avvicinarsene (in maniera diversa) e allontanarsene, intraprendendo ispirazioni e percorsi totalmente differenti.

Molti Caravaggeschi,

tendono ad accostarsi al naturalismo di Caravaggio, ma solo per quanto riguarda l'analisi ottico-materica tipicamente Caravaggesca (l'aspetto tecnico), eludendo, quindi, dal significato e dall'obbiettivo Galileiano dello stesso naturalismo. E lo fanno per ragioni di mercato e di denaro, ovvero, per accontentare quei committenti che, avendo nostalgia di Caravaggio, richiedono opere di stampo Caravaggesco (Manfredi e il Manfrediana Metudus). I Caravaggeschi possono essere suddivisi, in senso lato, in tre grandi gruppi: 1. Un PRIMO GRUPPO di artisti come Orazio Gentileschi, Carlo Saraceni e Orazio Borgianni, che si accostano DIRETTAMENTE al naturalismo Caravaggesco, o perché hanno modo di conoscere di persona Caravaggio o perché studiano e analizzano direttamente le sue opere. 2. Un SECONDO GRUPPO di artisti come Bartolomeo Manfredi o Giovanni Serodine, che si accostano INDIRETTAMENTE al naturalismo, sulla base, cioè, dell'analisi e

dell'interpretazione che gli artisti del primo gruppo fanno delle opere di Caravaggio.

3. Un TERZO GRUPPO di artisti Nordici (Francesi e Fiamminghi) che in questi anni giungono a Roma e rimangono talmente tanto suggestionati dall'originalità e dalla grandiosità dei dipinti di Caravaggio, che cominciano a produrre quadri di stampo Caravaggesco (delle volte eludendo dal senso stesso del naturalismo).

PRIMO GRUPPO

ORAZIO GENTILESCHI

Proviene, in realtà, da una cultura manierista di stampo Fiorentino (avendo origini Toscane, Pisane per lo più, ed essendo rimasto suggestionato dalla formazione manierista del padre). Come il resto degli artisti del primo gruppo, si avvicina in maniera sistematica al naturalismo di Caravaggio, conservando, però, un lacerto di questa sua cultura artistica di provenienza (la linea ad S).

Suonatrice di liuto, 1610

Attesta l'accostamento sistematico di Gentileschi al naturalismo caravaggesco, a partire dalla riproposizione

del tema musicale e dei suonatori di liuto, che ricorda, per esempio, le due versioni Caravaggesche delle Suonatrici di Liuto. Sia per il tema musicale, sia per il contesto umile e intimo che domina la scena, ambientata all'interno di una stanza, con questo fondale neutro, tagliato dalla luce obliqua e tersa che proviene dall'esterno, tutti elementi di stampo chiaramente Caravaggesco. Poi, anche per l'analisi e la resa ottico-materica della consistenza lignea degli strumenti (violino, flauto e liuto), della morbidezza delle vesti e di quella cartacea dello spartito, con le pagine dagli angoli piegati per sottolineare l'usura e il continuo sfogliamento (ricorrente nelle numerose opere Caravaggesche). MA la linea sinuosa (ad S) che disegna il corpo della suonatrice, è un retaggio manierista (pur avvicinandosi, quindi, al naturalismo, rimane ancorato alla cultura manierista di stampo fiorentino delle origini). David con la testa di Golia, Galleria Spada.1610-12Accostamento al naturalismo Caravaggesco, innanzitutto per la citazione di una delle ultime opere di Caravaggio: il David è chiaramente improntato su aspetti Caravaggeschi ( e riecheggia quello di Caravaggio), innanzitutto per la riproposizione al grado zero (non viene raffigurato come un eroe in trionfo, ma come un giovane, pensieroso per aver ucciso comunque un uomo, nonostante fosse il nemico) e poi per la costruzione ottico materica e anatomica del corpo, riprodotto in tutta la sua possenza plastica (citazione Michelangiolesca) e della consistenza della veste, ottenuta attraverso il contrasto tra luce tersa e ombrenette. TUTTAVIA il paesaggio in cui la scena si svolge non è affatto caravaggesco, ma riecheggia si tratta di un paesaggio solenne ed eroico, di stampo classicista (Lunetta Aldobrandini), quello della perché definito attraverso il colorismo vibrante veneto (macchie arboree) e per le lontananze prospettiche tipicamente Carraccesche (ottenute graduando

progressivamente macchie di colore più scuro e più chiaro), ma filtrato attraverso l'eroismo e il rigorismo classicista. Ciò attesta la tendenza di molti Caravaggeschi, ad integrare il linguaggio dei due rivali.

Il David, poi, è messo in una posa tale da disegnare una linea sinuosa ad S, chiaro retaggio Manierista.

San Francesco e l'angelo, Palazzo Barberini, 1612-13

Accostamento sistematico al naturalismo Caravaggesco, per l'umanità e l'intimità dell'episodio (suggerita dall'estrema vicinanza dei due e dall'aspetto umano e terreno del Santo), in cui solo la presenza dell'angelo e l'aureola sottilissima (di stampo caravaggesco) denunciano la sacralità dell'episodio (riproposizione al grado zero caravaggesca). Poi, anche per l'analisi ottico-materica accurata della consistenza morbida e soffice del piumaggio delle ali riposo durante la fuga in Egitto) dell'angelo (ricordano

quelle dell'angelo del odella veste.MA l'atteggiamento dimesso del Santo disegna chiaramente questa lineasinuosa , di stampo Manierista, a cui Orazio rimane comunque in parte legato.

La Madonna col bambino e San Francesca Romana, 1619 circa, PalazzoDucale di Urbino

In questa opera, a differenza delle altre, Gentileschi si accosta al naturalismoCaravaggesco, ma solo per attingere l'analisi e la riproduzione ottico-matericadella consistenza marmorea dei gradini in primo piano, con tanto di partischeggiate e rovinate e di linee sottili che individuano i conci di marmoMadonna di(citazione chiara e palese dell'intonaco rovinato dello stipite dellaLoreto, che deve aver osservato direttamente). TUTTAVIA, l'episodio sacroviene rappresentato in senso apologetico (esaltato in tutta la sua sacralità) enon riportato al grado zero (come avrebbe fatto Caravaggio e come aveva giàfatto in alcune opere precedenti), eludendo, quindi, dal senso stesso

del naturalismo Caravaggesco: la Vergine non viene desacralizzata e raffigurata come una madre comune e terrena, ma ne viene esaltata la spiritualità, rappresentandola su queste nuvole che la sollevano dal terreno e che lasciano intravedere, in alto a sinistra, un cielo dorato, simbolo della Gloria celeste. Si tratta di un atteggiamento frequente nei Caravaggeschi, che, delle volte, tendono a recuperare solo l'analisi ottico-materica (e non il senso galileliano) del naturalismo Caravaggesco, perché l'interesse è solo ed esclusivamente quello di soddisfare le richieste dei committenti, che volevano semplici quadri di stampo Caravaggesco.

L'Annunciazione, Galleria Sabauda, Torino, 1623 Pala d'altare. Torna ad immergersi, rispetto all'opera precedente, nel naturalismo Caravaggesco: a partire dalla riproposizione al grado zero dell'episodio, ridotto ad una scena feriale, quotidiana, ambientata in contesto umano, terreno e intimamente domestico.

partire dalla desacralizzazione e umanità della Vergine, raffigurata come una fanciulla comune in carne ed ossa, in cui la presenza dell'angelo è l'unica che denuncia la sacralità dell'episodio. Poi, anche per l'analisi ottico-materica verosimile di tutti gli elementi della rappresentazione: la consistenza lignea della struttura del letto (ricorda la Vocazione di San Matteo), descrizione verosimile dell'impannata della Madonna dei Pellegrini dell'intonaco rovinato (citazione stipite), della morbidezza delle lenzuola bianche (ricordano quelle su cui è adagiato Oloferne) o delle vesti, con questo drappo rosso (di stampo caravaggesco) che dà ancora più enfasi all'episodio. TUTTAVIA, sia l'angelo, sia la Vergine, sono messi in una posa tale da mettere in risalto questa linea sinuosa ad S, retaggio della sua formazione manierista, a cui rimane in parte ancorato, pur calandosi nel naturalismo Caravaggesco.

Riposo durante la fuga in Egitto, 1626 ca

Accostamento sistematico al naturalismo caravaggesco:

Riproposizione al grado zero dell'episodio sacro, ridotto ad una scena feriale, umana e intimamente domestica: la sacra famiglia viene raffigurata come una famiglia comune ed estremamente stanca per il lungo viaggio (con Giuseppe sdraiato e addormentato e la Vergine che, stanca, allatta il figlio), cosa che si evince dall'umanità, quindi, di Giuseppe, del Bambino e della Vergine, desacralizzata e rappresentata come una madre comune e in carne ed ossa (con il seno addirittura visibile): citazione dell'opera Caravaggesca.

Analisi ottico-materica della consistenza di tutti gli elementi, grazie al contrasto tra luce tersa e ombre nette: soprattutto dell'intonaco sbrecciato e rovinato, con tanto di crepe, che lascia intravedere la parete di mattoni retrostante, grazie alla luce tersa, proveniente dall'esterno, che taglia obliquamente il muro stesso (sono due elementi di

Stampo chiaramente Caravaggesco).Mosè salvato dalle acque, 1630 caL'opera attesta l'allontanamento di Gentileschi dal naturalismo Caravaggesco quando inizia a lavorare come pittore di corte di Carlo I, accentuando, David invece, il rigorismo aristocratico e classicista (già sperimentato nel con la testa di Golia): Il naturalismo viene utilizzato semplicemente per l'analisi ottico-materica della consistenza morbida delle vesti e privato del suo significato, perché il paesaggio naturale in cui si svolge la scena non ha NULLA di Caravaggesco, ma si tratta del paesaggio di stampo classicista, definito attraverso il colorismo vibrante Veneto e filtrato attraverso il rigorismo e l'eroismo classicista, come si evince anche dalle lontananze tipicamente Carraccesche.

CARLO SARACENI Anche lui si accosta in maniera sistematica al naturalismo Caravaggesco, ma rimanendo in parte ancorato al sostra

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
13 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/02 Storia dell'arte moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Vienna26 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'Arte Moderna a Roma e nel Lazio e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma Tor Vergata o del prof Valeriani Alessandro.