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Con queste 2 opere inizia la seconda fase del pensiero di Husserl. Egli arriva alla
conclusione che il noema è l’oggetto una volta messa in atto la riduzione fenomenologica,
cioè oggetto intenzionale in quanto distinto dall’oggetto reale.
Nell’opera “Meditazioni Cartesiane” egli si rifà ad un’opera di Cartesio Meditazioni
metafisiche che si basa sulla soggettività intesa come sostanza pensante. Husserl vuol
abdicare l’epoche fenomenologica non soltanto al mondo esterno ma anche alla coscienza
(che prima era residuo fenomenologico= dalla sospensione non era stata toccata la
coscienza) ma ora viene toccata anch’essa. Nel momento in cui applichiamo il metodo
della riduzione eidetica anche alla coscienza verrà fuori l’ego trascendentale (trascendente
che va aldilà, oltre. Trascendentale invece è categoria che si riferisce a tutti gli oggetti,
attributi generali come bello, buono) diverso dall’Io empirico perché l’io empirico è quello
naturale, la mente legata ad un corpo specifico. L’ego trascendentale è cio che consente
la costituzione di io empirico, è la condizione di possibilità dell’esistenza dell’io empirico e
viene fuori nel momento in cui l’epoche fenomenologico viene applicato alla coscienza.
L’ego trascendentale è condizione di possibilità dell’io empirico e della realtà porta al
solipsismo trascendentale, ovvero rivolgere l’attenzione esclusivamente al soggetto. Nel
momento in cui ci si imbatte in un altro ego trascendentale si registra l’esistenza dell’altro
ego, la presenza di qualcosa che assomiglia al proprio, ma è qualcosa di precluso, perché
non si può conoscere qualcosa che non è in se. Si può evitare il rischio di solipsismo