Anteprima
Vedrai una selezione di 3 pagine su 7
Herpesviridae Pag. 1 Herpesviridae Pag. 2
Anteprima di 3 pagg. su 7.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Herpesviridae Pag. 6
1 su 7
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

HERPESVIRIDAE

Si conoscono almeno 100 virus appartenenti a questa famiglia capaci di infettare l'uomo e diverse

specie animali. Il genoma è costituito da DNA lineare a doppio filamento racchiuso in un capside

proteico icosaedrico (100 nm) costituito da 162 unità molecolari denominate capsomeri cavi.

L'icosaedro è una figura solida che consiste di venti facce triangolari disposte sulla superficie di una

sfera. Materiale amorfo detto "tegumento" avvolge il capside, l'involucro esterno (o “envelope”) è

costituito da glicoproteine e lipidi, pertanto i solventi organici distruggono l'infettività del virus. I

virioni hanno forma sferoidale con un diametro tra 120 e 300 nm. L'uomo è ospite naturale dei

seguenti herpes virus contraddistinti con la numerazione progressiva da 1 a 8.

CARATTERISTICHE BIOLOGICHE COMUNI

La sintesi del DNA virale e l'assemblaggio del capside avvengono nel nucleo della cellula infetta,

mentre l'involucro esterno si forma durante la maturazione nel passaggio attraverso la membrana

cellulare.

Il DNA contiene geni che codificano enzimi specifici per la sintesi del DNA polimerasi ed il

clivaggio delle proteine virali.

-le cellule infette vengono sempre distrutte.

-tendenza a determinare un’infezione latente per tutta la vita.

-caratteristiche epidemiologiche comuni.

Gli herpes virus dopo l'esaurimento della fase clinica dell'infezione primaria si mantengono allo

stato latente per molti anni o per tutta la vita localizzandosi in organi o tessuti diversi, riattivandosi

a seguito di stimoli quali febbre, traumi, immunodepressione o per una diminuita attività

immunitaria cellulo-mediata.

Riattivandosi danno origine ad un quadro sintomatologico identico dell'infezione primaria o

totalmente diverso.

HERPEX SIMPLEX VIRUS (DI TIPO 1 E 2)

L'Herpes più comune è un'infezione causata dal Virus dell'Herpes Simplex (HSV), di cui vi sono

due sottotipi: HSV-1 e HSV-2.

L’Herpes Simplex I (che si manifesta con herpes facciale ed eruzioni cutanee) e l’Herpes Simplex II

(si manifesta nella zona genitale e si trasmette sessualmente) sono due dei cinque tipi di virus umani

dell’herpes simplex.

L'infezione da HSV è endemica ovunque, se si calcola che circa il 90% degli adulti è portatore di

anticorpi contro HSV1 e più del 30% contro HSV2. L'infezione si verifica di solito nell'infanzia per

contatto interumano, nel caso di HSV1; dopo l'inizio dell'attività sessuale, nel caso di HSV2, per

quanto sia possibile il contagio del neonato durante il passaggio attraverso il canale del parto della

madre infetta. Dopo il contagio, che può passare clinicamente inosservato, il virus raggiunge lungo i

nervi sensitivi i gangli del sistema nervoso, dove può rimanere latente per tutta la vita e riattivarsi

periodicamente, raggiungendo per via nervosa discendente, la cute o le mucose, causando o meno

una sintomatologia clinica evidente.

Nel controllo dell'infezione hanno ruolo determinante le difese immunitarie dell'ospite: le recidive

si osservano, infatti, solitamente in coincidenza di eventi stressanti che riducono transitoriamente la

risposta immunitaria cellulo-mediata; qualora la depressione immunitaria sia permanente, il rischio

di disseminazione sistemica dell'infezione è elevato, con complicanze assai temibili, tra le quali va

ricordata l'encefalite erpetica, ma anche congiuntiviti, tracheiti, bronchiti, esofagiti per quanto

riguarda l’infezione ad opere dell’HSV1. Le conseguenze di un infezione primaria, ad opera

dell’HSV2, possono dare causare, invece, meningiti, infezioni nella zona perineale o genitale.

L’infezione primaria si manifesta nei bambini, solitamente in forma asintomatica, a volte come

gengivostomatite o cheratocongiuntivite. A guarigione avvenuta, il virus, come si è detto, persiste

nel tessuto nervoso allo stato quiescente, fino a quando vari fattori aspecifici (traumi, emozioni,

febbre, esposizione solare) lo riattivano. Le manifestazioni si localizzano nelle zone di passaggio fra

cute e mucosa (labbra, dove comunemente vengono chiamate “febbri genitali”). La dermatosi,

preceduta da sensazione di bruciore, si manifesta come una chiazza congesta edematosa, sulla quale

insorgono le caratteristiche vescicole rotondeggianti, che tendono a raggrupparsi in grappoli e il cui

contenuto, inizialmente sieroso, in seguito tende a diventare purulento. Dopo alcuni giorni le

vescicole si rompono, dando luogo a erosioni superficiali che si ricoprono di croste bruno-giallastre.

La guarigione è completa in circa dieci giorni; è caratteristica la recidiva sempre nelle stesse sedi.

L’HSV2 può dare invece:

-meningiti, infezioni perineali e genitali.

Non è provato che la terapia locale con antivirali (acyclovir) sia efficace. Alcuni autori sostengono

l'efficacia della terapia locale con adrenalina all'1% nelle fasi prodromiche. La terapia antivirale

sistemica con acyclovir va riservata a casi selezionati e alle forme più gravi e recidivanti; può

eventualmente essere impiegata anche a scopo profilattico, in un trattamento che dura 6-12 mesi.

Altri farmaci impiegati sono la vidarabina, il foscarnet (farmaco antivirale di nuova sintesi) e

l'interferone-beta. Il vaccino per l'HSV non ha efficacia provata.

Il test più comunemente impiegato per individuare l'infezione genitale da HSV è la coltura virale; la

sensibilità di questo esame, influenzato dalla carica virale al momento dell'esecuzione del prelievo,

è tuttavia variabile. Sono disponibili altri test di screening rapidi, come la citologia e la fissazione

degli anticorpi in fluorescenza diretta, significativamente meno sensibili rispetto alla coltura

convenzionale. Metodi più recenti, non ancora approvati per la diagnosi clinica d'infezione da HSV,

sono i test immunoenzimatici (EIA), la polymerase chain reaction (PCR) e l'ibridazione del DNA; i

primi due mostrano una concordanza superiore al 93% con i risultati colturali in test eseguiti su

donne sintomatiche, e in uno studio eseguito su donne asintomatiche in gravidanza la PCR ha

dimostrato una concordanza del 100% con i test colturali.

VIRUS DELLA VARICELLA-ZOSTER

Fa parte della sottofamiglia delle Alfaherpesvirinae.

Mentre la varicella è un’affezione esantematica dell’età infantile, l’herpes-zoster è un’affezione

esclusiva dell’età adulta e si manifesta nei soggetti che hanno sofferto di varicella nell’età infantile.

Il virus VZV è lo stesso che causa la varicella e l’herpes-zoster.

I virus responsabili di queste due patologie sono morfologicamente e immunologicamente

indistinguibili.

L’infezione avviene quando il virus giunge in contatto con la mucosa del tratto respiratorio

superiore o della congiuntiva. Successivamente si dissemina nel sangue, nelle cellule mononucleate,

raggiungendo la cute, ove causa il caratteristico rash generalizzato. Il periodo medio di incubazione

è 14 giorni (da 10 a 20 giorni). Oltre la cute vengono coinvolti altri organi come il sistema nervoso

centrale; dopo averlo infettato, il virus rimane latente nelle radici dorsali del midollo e nei gangli

dei nervi cranici.

VARICELLA

L’infezione primaria avviene prevalentemente nell’età infantile anche se si può contrarre nell’età

adulta. Il periodo d’incubazione è di circa due settimane e la malattia si manifesta con papule

cutanee che evolvono in vescicole che rapidamente si rompono con formazione di croste. Le croste

si staccano in una decina di giorni lasciando la pelle sana o con piccole cicatrici.

Complicazioni: sepsi, sintomi emorragici, epistassi, melena o ematuria. Il virus può coinvolgere

frequentemente il polmone e la polmonite virale è la complicanza più seria specialmente negli

individui immunocompromessi. La varicella può inoltre causare serie complicanze in donne gravide

nei primi e ultimi mesi di gestazione.

HERPES-ZOSTER

Come avviene per gli altri herpesvirus, anche il VZV dopo l’infezione primaria, stabilisce latenza

nei nervi cranici o nelle radici dorsali dei nervi sensitivi. Da queste sedi il virus si riattiva migrando

attraverso le fibre nervose fino a raggiungere la cute dove provoca un esantema vescicolare. Sono le

persone anziane e i soggetti con deficit immunitari che manifestano complicanze nevralgiche post

erpetiche con sindrome dolorosa che persiste per mesi ed anni.

Il virus cresce esclusivamente in colture di fibroblasti umani e non si trasmette agli animali o

embrioni. L’isolamento del VZV può essere effettuato da materiale prelevato dalle vescicole.

Mediante i metodi IFA e i test ELISA si possono ricercare, per verificare la situazione immunitaria

dei soggetti o per documentare un’infezione attiva, gli anticorpi anti VZV. L’osservazione dell’IgM

specifiche anti VZV possono attestare un’infezione primaria.

Se opportunamente trattato, da disturbi più lievi e durano di meno i suoi effetto. E’ disponibile

attualmente un vaccino ricavato dalla particella zoster (OKA) che conferisce una buona protezione.

Viene somministrato agli individui immunocompromessi. Altre terapie: l’acyclovir e le

immunoglobuline specifiche.

VIRUS EPSTEIN-BARR

Fa parte della sottofamiglia dei Gammaherpesvirinae.

Nell’uomo EBV inizia probabilmente l’infezione nelle cellule epiteliali dell’orofaringe che sono

permissive nei confronti della replicazione virale. Successivamente i linfociti B che migrano

attraverso la mucosa vengono infettati dal virus in stato di latenza. Le cellule B infettate

costituiscono una fonte per la diffusione continua del virus, dato il basso livello di replicazione

spontanea del virus in tali cellule, determinando in tal modo la reinfezione dell’epitelio. È ormai

provato che EBV può infettare le cellule della cervice uterina, ma non esiste alcuna documentazione

sulla trasmissione per via sessuale del virus.

E’ stato osservato per la prima volta in biopsie di un linfoma di Burkitt, è coinvolto in altre

manifestazioni cliniche come il linfoma a cellule B in pazienti con immunodeficienza acquisita. Il

virus provoca la mononucleosi infettiva malattia tipica dell’età giovanile. Dopo un periodo di

incubazione i primi sintomi che si manifestano sono: febbre, cefalea, anoressia, faringiti, linfo e

splenomegalia, rush cutanei, una forma leggera di epatite.

Anche l’EBV può rimanere latente e riattivarsi in individui immunodepressi; l’eliminazione con la

saliva del virus in pazienti asintomatici con la saliva richiede un adeguata protezione con maschere,

guanti, occhiali per prevenire il rischio dell’esposizione agli odontoiatri in corso di trattamento con

pazienti affetti. Nel corso dell’infezio

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
7 pagine
SSD Scienze biologiche BIO/19 Microbiologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher TheNumberOne1 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Microbiologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Turchetti Benedetta.