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REALE E RAZIONALE
Nell’opera “Lineamenti della filosofia del diritto” Hegel afferma che: “Tutto ciò che è reale è razionale; e tutto
ciò che è razionale è reale”. Si tratta di una proposizione speculativa, poiché la prima parte è speculare alla
seconda, enunciata con l’intento di elaborare una proposizione con una dinamicità tale da poter cogliere la
realtà nella sua essenza. Ciò che ha di particolare sta nel fatto che nelle filosofie tradizionali il predicato
viene conferito al soggetto ab estrinseco, cioè senza un rapporto necessario ed essenziale; in questo caso il
predicato è intrinseco, cioè necessario, in quanto soggetto e predicato sono interscambiabili.
Significato della proposizione: la prima parte della frase spiega come la realtà presenta una struttura
razionale, non caotica, come già avevano intuito i Pitagorici. Questa intuizione permetta la nascita della
scienza. La seconda parte espone come la ragione assoluta non sia astratta e trascendente, ma sia un
modo d’essere della realtà che si manifesta in essa.
Se questo è vero deriva che essere, cioè ciò che è, e dover essere, cioè la realtà come dovrebbe essere (lo
scarto tra reale e ideale), coincidono e non possono non coincidere. Quindi la realtà corrisponde alla
razionalità, che a sua volta corrisponde all’ideale.
Questa parte della filosofia hegeliana criticata per giustificazionismo, in quanto per i suoi nemici Hegel finisce
per giustificare ogni aspetto della realtà, anche quelli negativi, il male e le ingiustizie. La sua filosofia quindi
legittima un atteggiamento conservatore e delegittima ogni tentativo di migliorare la realtà.
A queste critiche Hegel risponde dicendo che non tutto può essere definito reale, non può essere definito
tale l’accidente, cioè l’essere contingente che può essere ma può anche non essere.
Inoltre il razionale a cui coincide il reale non va inteso come la razionalità della ragione umana, che è finita,
ma è riferito alla ragione assoluta, quindi non è escluso che rimangano elementi irrazionali per l’uomo,
poiché permangono aspetti della realtà presentati come irrazionali. Qui Hegel sottolinea il carattere
contraddittorio della realtà, cioè il momento più alto della dialettica, che ha il compito di scoprire le
contraddizioni; il negativo verrà superato dal positivo; la forza del negativo sarà quella di innescare il
movimento. FILOSOFIA
Il compito della filosofia è comprendere le strutture razionali che costituiscono la realtà ed esprimerle in
concetti.
Hegel sottolinea l’importanza della storia, in quanto, essendo la realtà in movimento, la cifra di questo
movimento è proprio la storia. È necessario comprendere il significato di una determinata epoca storica,
poiché è in questa che l’Assoluto si manifesta, ma occorre che sia conclusa.
Così come la nottola di Minerva comincia a volare sul far della sera, la filosofia può cogliere le strutture
razionali sottese all’epoca storica solo alla conclusione di un’epoca.
La funzione del concetto è quella di cogliere la realtà e di aderire il più possibile ad essa. È usato dall’uomo
per comprendere la realtà, per natura tende ad essere rigido, quindi è necessario rendere i concetti fluidi
affinché aderiscano il più possibile alla realtà senza tradirne la natura. Sotto l’apparente astrazione dei
concetti pulsa la vita della storia. DIALETTICA
È la legge che regola il movimento dell’Assoluto, che è identità di pensiero ed essere, quindi la dialettica è la
legge ontologica di sviluppo della realtà e la legge logica di comprensione della realtà da parte del pensiero.
È caratterizzata da un movimento triadico, quindi da tre movimenti:
• Tesi: afferma un concetto determinato, è il momento dell’immediatezza, anche se inadeguata
• Antitesi: nega ciò che si è affermato nella tesi, affermando il concetto opposto.
• Sintesi: nega la negazione per riaffermare la tesi realizzando una mediazione tra tesi ed antitesi.
Questo processo è descritto con il termine tedesco aufhebung, che significa sia superamento che
conservazione, poiché si supera il carattere unilaterale inadeguato di tesi ed antitesi per conservarne
solo il valore di verità recuperato a livello più alto.
Tesi ed antitesi messe in relazione si inverano reciprocamente, poiché prese separatamente ognuna
conosce solo se stessa, hanno quindi il limite di essere entrambe unilaterali, fanno cioè vedere un solo
aspetta della realtà; insieme si inverano in quanto una rivela il significato dell’altra. Riprende la armonia degli
opposti di Eraclito, in quanto afferma che per comprendere un concetto si debba mettere in relazione al suo
opposto.
Per Hegel la verità è il frutto di un percorso, è cioè mediata.
L’intelletto (verstand) è il momento più basso della ragione in quanto si ferma ai concetti astratti e li
irrigidisce.
La ragione (vermunft) è la facoltà che fluidifica i concetti e guarda quindi tutti gli aspetti della realtà.
I tre momenti vengono anche chiamati:
• Momento astratto-intellettuale: conosce solo il concetto che afferma, operazione propria
dell’intelletto
• Momento dialettico o negativo-razionale: è la contraddizione che innesca la scintilla da cui
scaturisce il movimento. È la dialettica in senso forte e fa riferimento alla ragione.
• Momento speculativo o positivo-razionale: positivo poiché vi è una riaffermazione, razionale
poiché la ragione è capace di mettere insieme i concetti.
Si delinea un movimento a spirale della dialetti hegeliana, poiché la sintesi di una triade diventa la tesi di
quella successiva e così via per tutti e tre i momenti. Questa spirale ha però una fine anche se coinciderebbe
a pensare di fermare la storia in un singolo punto. Per Hegel l’Assoluto ha piena manifestazione di se nello
Stato Prussiano. CRITICA ALLE FILOSOFIE PRECEDENTI
Hegel manifesta un’inclinazione a cominciare le sue tesi filosofiche con un confronto con i filosofi precedenti
e a volte è influenzato da questi e altre volte li critica.
• ILLUMINISTI: questi esaltano una ragione finita e la loro filosofia è caratterizzata da una forte
polemica nei confronti dell’esistente e promuovono l’emancipazione dell’umanità con il presupposto
che questa sia oscurata dall’ignoranza. Vengono criticati da Hegel perché per lui la ragione è
assoluta e si manifesta nella realtà. La critica fatta dagli illuministi è quindi illegittima poiché
pretendono di modificare la realtà partendo dal presupposto che sia irrazionale, mentre per Hegel la
realtà è come deve essere.
• KANT: la sua idea di una ragione che si muove entro i limiti dell’esperienza viene criticata come
filosofia del finito e come impossibilità di una conoscenza scientifica dell’infinito.
Nell’opera “Fenomenologia dello spirito” Hegel critica il discorso gnoseologico di Kant, poiché
sbaglia a considerare l’intelletto come strumento del conoscere. Distinguendo infatti da una parte
l’intelletto come strumento e dall’altra la realtà come oggetto della conoscenza è inevitabile che
questa risulti alterata dallo strumento e dividendo il soggetto e l’oggetto è impossibile conoscere la
verità. Infatti per Hegel il conoscere è sempre in rapporto all’essere, il conoscere è sempre
conoscere qualcosa e il pensiero è sempre pensiero di qualcosa, non esiste un pensiero vuoto.
Quindi soggetto e oggetto sono sempre uniti. Riprende qui il pensiero di Parmenide in cui pensiero
ed essere coincidono. Per Hegel pretendere di determinare cosa l’intelletto può conoscere prima di
applicarlo all’oggetto della conoscenza è come pretendere di imparare a nuotare senza buttarsi in
acqua. Possiamo conoscere l’intelletto solo mentre si applica alla conoscenza della realtà, possiamo
conoscere il conoscere solo mentre conosce.
In ambito morale Kant sostiene che sia impossibile raggiungere la perfezione morale (santità) e che
questa sia una meta da perseguirsi all’infinito. Per Hegel invece essere e dover essere coincidono.
• ROMANTICI: anche se da una parte Hegel elabora una concessione filosofica nel contesto
romantico, dall’altra critica i Romantici poiché questi esaltano la fede, il sentimento e le intuizioni
come strumenti per conoscere, anche l’Assoluto. Per Hegel l’unico strumento per conoscere in modo
scientifico è la filosofia e il concetto. I Romantici pensano inoltre che la verità possa essere colta in
modo immediato, mentre per Hegel è mediata.
• FICHTE: l’Assoluto di Fichte è concepito come un IO puro soggettivo, non è quindi in grado di
rendere ragione contemporaneamente di un soggetto e un oggetto. Il suo infinito che tende
all’infinito, non ha cioè una meta è definito da Hegel come cattivo infinito.
In ambito etico Fichte è influenzato da Kant e cade nell’errore di lasciar sussistere lo scarto tra
essere e dover essere.
• SHELLING: muove una critica a questo filosofo nella “Fenomenologia dello spirito”. Sosteneva che
l’Assoluto fosse identità di soggetto e oggetto, viene criticato perché parte da questa identità senza
spiegarla, viene presa come il frutto di un’intuizione immediata e non mostra come invece sia frutto
di un lungo percorso di mediazione. Il suo Assoluto viene paragonato alla notte in cui tutte le vacche
sono nere, poiché il suo limite consiste nel non rendere ragione del carattere specifico della
molteplicità delle cose. È come un abisso vuoto in cui si perdono le determinazione specifiche della
realtà. Inoltre Shelling fa coincidere la natura con lo spirito visibile, mentre Hegel esalta la
dimensione spirituale umana storica più di quella naturale e crede che l’arte come strumento
conoscitivo sia opposto alla filosofia e al concetto.
FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO
Viene pubblicata nel 1807. Descrive il manifestarsi dell’Assoluto, cioè le tappe del percorso di
manifestazione e autocoscienza dell’Assoluto. Illustra il principio della dissoluzione del finito nell’infinito.
Viene definita come un romanzo di formazione filosofico, poiché proprio come i romanzi di formazione
descrivano un protagonista che mette in atto un percorso di crescita che passa in mezzo a