Anteprima
Vedrai una selezione di 3 pagine su 10
Guido Gozzano: tutte le opere, il contesto crepuscolare, il pensiero, nel dettaglio Pag. 1 Guido Gozzano: tutte le opere, il contesto crepuscolare, il pensiero, nel dettaglio Pag. 2
Anteprima di 3 pagg. su 10.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Guido Gozzano: tutte le opere, il contesto crepuscolare, il pensiero, nel dettaglio Pag. 6
1 su 10
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Il pensiero dell'ateismo di Gozzano

Felicita, oppure che "l'esser cucinato non è triste/ triste è il pensare d'esser cucinato" (cfr. La differenza). L'incipit (per così dire) dell'ateismo del Gozzano, derivante da una sfiducia verso Dio ma, soprattutto, da un ragionamento, oserei dire, scientifico, in cui appunto l'eternità è data quasi dall'esser composti di materia secondo il principio della conservazione della materia di Lavoisier (1743-1794), poeticamente enunciato nella terzina finale di Ora di grazia ("la maschera del volto sbigottito:/ "Nulla s'acquista e nulla va distrutto:/ o eternità dei secoli futuri!"), ma anche attraverso quel continuo rinascere della natura, enunciato neL'inganno, che sembra quasi prendersi gioco, invece, della vita umana (vedi ad esempio anche Nemesi). Vi è poi la poesia delle piccole cose (Miecio Horszovski; La forza; L'intruso), la morte e la precarietà.

Dell'agioventù nonché della vita (La morte del cardellino; La bella del re), l'atarassia totale, poeticizzata con l'elaborazione di un canto popolare greco, già ripreso dal Pascoli, ne L'ultima rinunzia. Potremo dire cercando una breve conclusione, che tutti questi componimenti tentano di trovare un posto in una via del rifugio immaginaria, spiegandone il significato.

I Colloqui: Non un poema ma un'antologia, I Colloqui vennero pubblicati nel 1911. Diviso in tre sezioni, anche se comunque ogni poesia è collegata l'un l'altra, ognuna di queste introduce un topos, od un tema preciso, in cui il primo ed ultimo componimento hanno il medesimo titolo del poema. Spesso vi si riscontra uno sdoppiamento tra l'io biografico (che vive il bel romanzo) e l'io scrivente (destinato a trasformarsi nel gelido sofista). L'atarassia, lo straniamento, l'impossibilità di amare, l'ateismo, si fanno più completi e determinanti.

Decisamente il poeta ha portato a compimento maturo i topos che si riscontravano ne La via del rifugio. In generale, credo si possa sostenere la tesi per cui sono un componimento in cui prevale, però, il topos della impossibilità di amare, anche se pur con qualche esclusione. La prima sezione, Il Giovenile errore, è all'insegna del Petrarca e del Leopardi, ed introduce il leitmotiv della giovinezza ingannevole, grande topos della poesia crepuscolare. A questo proposito è molto interessante la prima poetica, I Colloqui I, dove vi è uno sdoppiamento costante tra l'io scrivente (il poeta) e l'io biografico (Gozzano), che porta Guido a tastare l'impossibilità di vivere le romantiche avventure (o sogni) dei libri. La giovinezza, tema centrale, così breve che a venticinque anni è già passata, non è stata vissuta, ne il poeta vive adesso, o meglio, vive guardando vivere se stesso: vive sulla carta, ossiaformattare il testo utilizzando tag html:

Non vive se non in uno stato di atarassia, quindi non vive, non vivendo nella realtà. Ed in questo locus amenus rappresentato da una realtà fittizia, che il poeta ha trascorso gli anni della giovinezza, e continuerà a farlo: “Non vissi. Muto sulle mute carte/ ritrassi lui, meravigliando spesso./ Non vivo. Solo, gelido, in disparte, / sorrido e guardo vivere me stesso “ (cfr. v.37-41).

Vi sono anche poesie sull’amore, o meglio, sulla impossibilità di amare, come Elogio degli amori ancillari, Il gioco del silenzio; Il buon compagno; Invernale; Convito.

Due di queste, Il gioco del silenzio e Il buon compagno, sono dedicate ad Amalia Guglielminetti: nel primo l’amore è silenzio impenetrabile, nel secondo semplice curiosità dei sensi.

Mentre in Convito il “fratello” di Gozzano (l’io scrivente) si augura che, visto che l’amore gli ha mentito, perlomeno la morte non lo faccia.

Si può dunque adesso meglio

Comprendere il titolo della prima sezione: dalla prima poetica in cui il poeta canta del proprio errore di non vivere, ma vivere solamente nei libri, si passa, pian piano, a mostrare l'impossibilità di amare attraverso il topos della giovinezza ingannevole: ecco perché il giovenile errore.

La seconda sezione "Alle soglie": oltre ad essere il titolo della seconda sezione, lo è anche della prima poesia. Questa parla della malattia del poeta vista prima, attraverso la descrizione delle profilassi, dal cuore bambino del poeta, per divenire poi ironica nella seconda parte, dove appunto si fa riferimento al monello e non al bambino. In sostanza, oltre alla contrapposizione bambino/monello, vi è come un distacco, permesso proprio dalla giovinezza incarnata nel duo e dall'ironia, che permette al poeta di guardare alla morte quasi con serenità. Si veda al riguardo l'ultimo distico: "Or taci nel petto corroso, mio cuore! Io resto al supplizio,"

sereno come uno sposo e placido come un novizio”. In generale, la dimensione narrativa e dialogica è qui rafforzata dalla presenza di quattro poemetti, posti uno dietro l’altro: Paolo e Virginia, La signorina Felicita, L’amica di nonna Speranza e Cocotte. Paolo e Virginia riprende il romanzo omonimo di Henri de Saint Pierre (1737-1814) per riaffermare l’impossibilità dell’amore, ma stavolta con una chiave quasi illuministica, o rousseiana, poiché i due, che appartengono a sfere sociali differenti, possono amarsi in quest’isola selvaggia dove determinate regole non esistono, ma si trovano a vedere interrotto il loro amore proprio da queste, che invece esistono altrove, determinando una fine che rispecchia la parabola del poeta: la ragazza tenta di tornare, ma muore durante una tempesta (rifiutandosi di spogliarsi e gettarsi in mare con un marinaio nudo per salvarsi, cosa notata con ironia dal Gozzano) determinando nel compagno, che invecevede la scena dalla riva, un cambiamento che lo porterà ad essere gelido, distaccato dalla vita, come appunto è il poeta. La signorina Felicita avvero La Felicità narra, sostanzialmente, una permanenza in una casa dove la servente della casa che ospita Gozzano è una tipica donna gozzaniana semplice e di provincia", quasi brutta", che viene contrapposta alle superdonne dannunziane. È una sorta di elogio della semplicità, che ribadisce l'impossibilità di amare, in rifiuto di ogni eleganza forbita, che porta al rifiuto della poesia, vero e profondo nucleo della poesia crepuscolare. Non sono più solo le due cose belle ad aver mentito al poeta, ma anche la stessa letteratura, difatti si esprime il distacco dal dannunzianesimo e dalla sua frivola e falsa composizione del presente in contrasto con la realtà piccola e borghese delle cose più semplici. La "preistoria" di questo componimento la si ritrova nell'epistolario.che ci fornisce anche gli estremi percapirne la matrice poetica: la prima lettera che ci si trova di fronte è del 3 agosto 1907 da Ceresole Reale,indirizzata alla Guglielminetti, in cui, non solo si capisce l'origine reale del personaggio del luogo, ma vi èanche una prima descrizione, che poi nella lirica verrà notevolmente alleggerita, di Felicita. Ma non siesaurisce qui la sua funzione: difatti ne traiamo la collocazione del padre della signorina, quando nelcomponimento parla con il poeta, nel repertorio di pettegolezzi provinciali che caratterizza il Gozzano.Un'altra lettera, stavolta datata 12 novembre 1907 dal Meleto sempre per la Guglielminetti, esplicita ilprogetto poetico per la prima volta, e difatti la Felicita è ancora chiamata Signorina Domestica.Da una lettera al De Frenzi del 23 ottobre 1908 si evince che il progetto iniziale era favorevole ad unascrittura in prosa, cosa che risultò impossibile al poeta: difatti,

Parafrasando una fortunata espressione del Sanguinetti si può dire che il componimento è una novella in poesia. Cocotte è invece una poesia in cui il poeta, ricordando un avvenimento della sua infanzia reclama l'amore per una prostituta oramai più che sessantenne, per trarre di nuovo la conclusione che l'amore è possibile solo nel sogno che trasporta in una dimensione antica. Si differenzia perché, come si nota bene nel campo semantico, il poeta rimpiange le cose che sarebbero potute essere ma non sono state (le rose che non colsi), concetto che riprenderà anche ne Le non godute (1911). Il titolo con cui fu pubblicata la prima volta era Il richiamo ed anche per la sua preistoria se ne tracciano le origini dall'epistolario: una prima lettera è datata 6 gennaio 1907, indirizzata alla Guglielminetti, in cui tra l'altro viene trascritta la prima stesura dei versi. Cocotte si colloca per sua natura nel topos celebrativo.

della cocotte, emblema della contestazione moderne con i due luoghi canonici sesso e denaro. In Gozzano, però, questo non è presente, ma vi è semmai una realizzazione del passato perduto condita con l'incanto delle cose perdute. Ma è anche la non certo inedita poetica della memoria, della memoria infantile, in cui il Sanguinetti tende a vedere, erroneamente a mio avviso, essendo oramai il filone freudiano rifiutato da molti studiosi, una figura di transfert da complesso edipico. La terza sezione, Il reduce: il reduce dalla vita, dalle due cose belle che gli hanno mentito, potremmo dire. La sezione si apre con Totò Merùmeni, emblema del borghesotto superficiale che, stanco della vita si apparta nella vecchia villa (che ritorna di nuovo) con la madre inferma, la prozia canuta e lo zio demente. Qui continua i suoi studi, gioca nel giardino non curato con una ghiandaia roca, un micio, una bertuccia dal nome di Makakita (che la ritroveremo in In casa).del sopravvissuto), che evidenziano la decisione di eliminare i contatti con il mondo esterno.

Totò non è altri che il poeta stesso: siamo ora di fronte, come non mai, ad una serie di poesie in cui il poeta ci parla di lui stesso, ci spiega avviandoci verso la conclusione dell'opera che è anche una sorta di addio ad un determinato tipo di poesia. Lo stesso ordine delle poesie è determinante: prima la presentazione di Totò/poeta, poi Una risorta, Un'altra risorta e L'onesto rifiuto, in cui si presenta il rifiuto dell'amore, il distacco, insomma la rinuncia ascetica, attraverso le due risorte dal passato, poi vi è come un pensiero di augurio che questo più non accada, spiegandone il motivo che lo tedia, dunque l'unica figura possibile all'amore in Torino, possibile in quanto non entità umana ma sovraumana, dunque un ritorno, quasi da melodramma, alla casa del sopravvissuto che chiude, quasi come se tutto

questo fosse stato un sogno dettato da quella foto che il protagonista prende da un pianoforte, questo excursus per poi condurci al duo di chiusura che riepiloga prima in Pioggia d'agosto l'animo del poeta che si rifugia, riecheggiando un
Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
10 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/11 Letteratura italiana contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Daniele.1992 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Pacca Vinicio.