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ANALISI: "LA SIGNORINA FELICITA OVVERO LA FELICITA'"
Dai "Colloqui" è “La signorina Felicita ovvero la Felicità”.
Nel titolo: parole che sono uguali ma distinte dall’accento -> FELICITA (sdrucciola)
personaggio femminile, FELICITA’ (tronca) parola astratta. Il termine "signorina" è
usato in connotazione negativa e ironica.
Epigrafe: 10 luglio Santa Felicita.
Argomento : amore per una ragazza di provincia.
Il poemetto è diviso in otto capitoli lirici come un romanzo, ma scritto in versi.
Presenta una struttura di sestine di endecasillabi (metrico tradizionale per
eccellenza), ma la sestina è una strofa di tipo narrativo che serve per raccontare, si
rifà però all’ottava tipica dei temi cavallereschi (Orlando Furioso, Orlando
Innamorato..).
SEZIONE I
STROFA I: crea una serie di citazione frammentate e costruisce qualcosa di
completamente diverso da quello che le citazioni vogliono trasmettere, perdendo
dunque il loro valore aulico, venendo rovesciate (SHOCK TRA AULICO E
PROSAICO). Gozzano vuole così comunicare al lettore il suo modo di far poesia il
maniera ludica, fin da subito.
STROFA II: Sensazioni Olfattive -> il caffè preparato dalla signorina Felicita, l’orto
della villa (STROFA III)
Storia d’amore fittizia, costruita con i tasselli letterari: "cuci […] e pensi a me" + "e
l'avvocato è qui: che pensa a te"
STROFA IV: rime dai "Canti di Castelvecchio" (Pascoli) -> casa - cimasa - invasa
Percorso che da Pascoli porta a Gozzano attraverso Montale.
STROFA V: sintassi nominale (manca il verbo).
Descrizione dell'edificio caratterizzata da particolari architettonici e dal silenzio delle
stanze inabitate, morte.
Odore (sensazione olfattiva) d’ombra (qualcosa di astratto).
Una casa in rovina attraverso il riuso del mito.
STROFA VI: il mito perde il suo significato nel ‘900, non ha più una funzione.
SEZIONE III
STROFA I: descrizione della moglie ignorante -> donna priva di lusinghe, arte della
seduzione; il "quasi" così frequente, ha una funzione attenuante dell'aggettivo, ma in
modo ironico, va a delineare la figura della donna piccolo borghese.
"Ma" -> attacco anaforico, che va a ridefinire la bellezza "fiamminga" della donna
("faccia buona e casalinga", "capelli color di sole")
"trecciuole" -> termine aulico
STROFA II: continua la descrizione -> nelle rime, dantesche, troviamo lo shock tra
aulico e prosaico:
⁃ "bocca vermiglia" (aulico)
⁃ "senza sopracciglia" (aulico)
⁃ "azzurro di stoviglia" (prosaico)
l'aggiunta del colore dà importanza al significante (parte fonico-timbrica).
STROFA III: stile epistolare -> la ripetizione del "tu" e del "piacermi" come nell'VIII del
Paradiso.
STROFA VI: troviamo una rima equivoca -> la rima equivoca è l'utilizzo di una stessa
parola, ma con significati diversi per fare rima. In questo caso abbiamo "salivo alla
tua volta" e "la prima volta".
STROFA V: descrizione della cena ANACRONISTICA, cioè che riprende spunto dal
passato. Secondo Gozzano un'atmosfera è dominabile e descrivibile solo se
proiettata in un'era passata.
Introduzione del personaggio di Maddalena, la serva -> è un personaggio ironico,
iperbolico, viene descritta con un polisindeto (elenco di aggettivi, accumulati, come in
un'immagine).
STROFA VIII: Ci troviamo in una situazione parodica e grottesca, nella quale
Maddalena è in cucina, e lavando i piatti produce ritmo, dando vera e propria
musicalità alla strofa, eliminando la gabbia sillabica.
SEZIONE IV
STROFE da I a VI: Prosaico. Ci troviamo in soffitta e il poeta fa uso della tecnica del
rovinismo, l'elencazione di oggetti vecchi e in rovina.
Descrizione della Marchesa la vecchia padrona della villa, anch'ella parte degli
oggetti in rovina: ritorno del suo fantasma.
In questo ambiente la moglie ride "illusa", scambiando l'alloro che cinge il capo di
Torquato Tasso in rami di ciliegie, ed è qui che l'autore fa una dichiarazione poetica,
definendola la sua Musa.
Shock aulico prosaico con la rima Este-teste. La Gloria poetica di Tasso (raffigurato
in una tela logora) contrapposta all'ambiente basso e di cattivo gusto presente in
soffitta.
STROFE VII e VIII: Rapporto del fuori col dentro -> a partire dall'interno, l'esterno
visto attraverso il vetro (della finestra), che fa da filtro, appare deformato, artificioso,
finto connotato da una realtà limitata e circoscritta. Non esiste più una realtà unica,
ma è per ognuno soggettiva, rappresentata come una stampa, una fotografia. La
realtà circoscritta la si può raccontare solo se spostata all'indietro, con un
anacronismo. Come al cinema, il film è interpretato in modo diverso da ogni
spettatore.
Separazione dell'IO LIRICO dall'IO NARRANTE -> i commenti fra parentesi stanno
ad indicare il vero pensiero del poeta che scrivo (io narrante). "Non vero (e bello)
[…]".
STROFA IX: disprezzo del mondo e degli uomini "cosi con due gambe" -> il mondo è
visto come insieme di lotte, e gli uomini vengono disprezzati per aver perso la loro
anima e per essersi trasformati in automi alla ricerca della propria identità. Gli fanno
pena.
STROFA XIII: introduzione del discorso diretto in un dialogo fra l'Avvocato (io lirico) e
la moglie ignorante (Felicita). Abbiamo qui l'intreccio di voci, e una dichiarazione
d'amore. Distruzione della metrica (STROFA XVIII).
STROFE XIV e XV: presenze inquietanti -> il quadro della vecchia marchesa e un
"atropo", una farfalla (termini aulici) che produce effetti fonici sinistri. Le due figure
sono impersonate l'una dall'altra: il ronzio della farfalla diventa il pianto della
Marchesa. Sono entrambi simboli di morte: la realtà chiusa in una stampa, diventa
una reliquia secolarizzata, la farfalla è come la "stampa della natura", compie una
metamorfosi da bruco a crisalide (oggetto inutile) a farfalla, dopodiché muore dopo
un giorno.
[Farfalla essere effimero, durano un solo giorno. Gozzano era un entomologo ed è
attratto dalla metamorfosi bruco-farfalla… tutto ciò avviene in un solo giorno e
presuppone una morte necessaria perché ci sia una nuova vita esorcizza la morte e
crea una situazione di ciclicità (equilibrio della natura).
Ci sono tutta una serie di dettagli legate alle farfalle nelle sue raccolte.]
Nella strofa il poeta riporta uno stornello toscano -> ridurre la strofa a ritornello
(refrain).
SEZIONE V
STROFA I: anadiplosi -> il primo e l'ultimo verso fanno rima ("giornata-insalata"),
racchiudono tra le due rime tutta la strofa.
Qui il poeta immagina la sua vita con la moglie ignorante, in un giardino comune, che
non ha niente a che vedere con le classiche ville dannunziane. La figura del giardino
è abbassata prosaicamente grazie all'elencazione di oggetti di bassa considerazione:
"letame", "vinaccia", "insalata" e "porri", quasi come una parodia dei giardini descritti
da D'Annunzio.
Il livello ritmico e fono-simbolico si intreccia con quello semantico, creando una
prevalenza del significante -> memoria ritmica dantesca.
STROFA II: Gozzano descrive il giardino elencando gli elementi di fauna e flora che
caratterizzano l'ambiente, con i loro nomi scientifici ("pieridi", "cetonie", "bombi").
STROFE III e IV: gioco metaletterario -> l'io lirico parla ad un livello più alto rispetto
all'io narrante, illustrando nella poesia il modo in cui l'io narrante si esprime
poetando. Capacità di mascherarsi.
STROFE V e VII: riproduzione di un pianto melodrammatico grazie a parole che ne
simulano il suono ("singhiozza", "mozza", "strozza"). Importanza del significante.
<<Donna: mistero senza fine bello!>>: l'aforisma finale, scritto da solo, fuori da ogni
strofa, esprime l'emotività. Gozzano vuole dare una definizione di donna, e lo fa
utilizzando un livello ritmico dantesco (ordine delle parole).
SEZIONE VI
STROFA I: cambi di scena continui e veloci, dati dai frequenti punti di sospensione;
messa a fuoco di molti e diversi oggetti (cinema).
STROFE II e III: "casa centenaria" -> Villa Amarena
"rinnegherei la fede letteraria / che fa la vita simile alla morte" -> il poeta per la
moglie rinuncerebbe alla tabe letteraria, preferirebbe essere un mercante piuttosto
che poeta (trasformazione tipica di quel tempo del rapporto merce-consumatore: il
commercio è tutto). Rinnega la sua vita di artista (vergogna).
STROFA IV: ripresa della descrizione della moglie ignorante -> enjambement per
evidenziare la bassa cultura ("seconda / classe")
rime prosaiche -> Nietzche-camice: abbassa il livello del personaggio, è contento del
fatto che la moglie non conosca Nietzche, punto di riferimento della poesia
dannunziana, segnata dalla tabe letteraria. Il poeta è contento di evitare certi
argomenti.
STROFE V e VI: paradosso -> "a me piace chi non mi comprende", al poeta piace il
fatto che la moglie sia ignorante e che non comprenda le sue opere, corrose dalla
tabe letteraria. Egli nega sé stesso (perplessità crepuscolare).
Gozzano gioca nelle sue poesie con l'intreccio di voci, riprendendo "Le tre voci della
poesia" di Eliot:
1) poeta che parla a sé stesso -> in Gozzano è il rapporto tra l'io lirico e l'io narrante,
il quale parla "fra parentesi": ["Non vero (e bello) […]"]
2) poeta che parla al pubblico in cui viene potenziata la capacità di ascolto e
interpretazione
3) voce teatrale -> il poeta parla attraverso un personaggio
Il mito della donna sportiva è particolare della poesia di Gozzano:
• "Le due strade" -> il personaggio di Graziella la ciclista viene descritto perfino
nel profumo e nel modo di vestire, il quale si presenta quasi maschile ("cravatta",
"tocco da fantino"). E' una figura teatrale.
• "Invernale" -> la donna in questione è la pattinatrice, donna coraggiosa e
temeraria che continua a pattinare da sola anche quando il ghiaccio si incrina.
La figura maschile dell'io lirico è sminuita, egli è inetto e spaventato quando
scappa appena la situazione si fa pericolosa. La poesia presenta descrizioni
dantesche e elenchi polisindetici. Nella battuta finale <<Vile!>> si legge la
s