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DALL'UNIFORMITÀ ALLA DIVERGENZA.
Nella vita dei gruppi esistono aspetti di unione e di divisione e sia in un caso che nell'altro vi sono
sia dimensioni costruttive che dimensioni regressive e distruttive. 1
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1) Le forze centripete: coesione e conformità
Le principali forze che mantengono unito il gruppo nel tempo e rendono il più possibile uniforme la
sua visione del mondo sono:
La coesione è la risultante di quel processo per cui un insieme di individui diventa un gruppo e si
mantiene come tale, resistendo alle forze che possono tendere alla separazione.
Hogg individua tre fasi che scandiscono la storia del concetto di coesione nella psicologia sociale:
• Prima fase: la definizione appare unidimensionale, la coesione è concepita in termini di
attrazione interpersonale fra i membri.
• Seconda fase: critica del riduzionismo unidimensionale, poiché da più parti viene messa in
discussione l’idea della coesione come basata esclusivamente sull’attrazione interpersonale.
• Terza fase: il concetto viene affrontato in modo multidimensionale.
Hogg sostiene che importanti contributi derivano dalla teoria dell’identità sociale di Tajfel (la quale
sostiene che i comportamenti sociali si distribuisono lungo un continuum caratterizzato da
cambiamento delle concezioni di sé, che variano dall’identità personale a quella sociale) e dalla
teoria della categorizzazione di sé di Turner (per ordinare il mondo sociale categorizziamo noi e
gli altri in gruppi o categorie prototipiche e la nostra autocategorizzazione ci porta alla
depersonalizzazione, che è alla base di numerosi fenomeni di gruppo come l’etnocentrismo e la
coesione).
Queste due teorie permettono di distinguere tra attrazione (sentimenti positivi che si provano per
altri) personale e attrazione sociale (legame basato sull’attrazione fra individui in quanto
appartenenti ad un gruppo sociale saliente), che è un legame depersonalizzato, basato sulla
prototipicità di gruppo e sulla categorizzazione del sè.
L’attrazione personale ha come oggetto uno o più individui unici, ed è un fenomeno interpersonale.
Quella sociale è depersonalizzata e rivolta a individui intercambiabili, è un fenomeno di gruppo.
Il modello di coesione di gruppo delineato diverge in modo netto dalla concezione di coesione come
fattore d’attrazione interpersonale; questo modello basato sulle due teorie citate è applicabile a
quasi tutti i tipi di gruppo, e considera anche le relazioni intergruppo.
Carron, che si occupa da tempo dello studio delle squadre sportive, sostiene che le misure
operazionali basate sulla sola attrazione sono inadeguate per spiegare la natura multidimensionale
della coesione;
Egli ha elaborato il GEQ (Group Enviroment Questionnaire) per misurare la coesione in ambito
sportivo.
Il modello concettuale che sottende il GEQ parte dall’assunto che la coesione è un aspetto
multidimensionale e che in essa sono presenti due principali categorie:
• integrazione di gruppo: percezioni del gruppo come totalità (squadra).
• attrazione individuale: attrazione di ogni atleta verso il gruppo.
Queste due categorie sono divise in orientamenti al compito e orientamenti sociali.
La conformità definita da Turner come il movimento di una o più persone “discrepanti”
La conformità sociale è
verso le posizioni normative di gruppo come funzione di una pressione implicita o esplicita da
parte dei membri del gruppo. Può essere definita come l’adesione a un’opinione o comportamento
prevalente anche quando questi sono in contrasto col proprio modo di pensare.
In contesti e situazioni particolari, la conformità può avere gravi effetti:
Janis, a proposito del pensiero di gruppo nel contesto di decisioni cruciali in politica e grandi
organizzazioni imprenditoriali, ha mostrato come il vincolo fra membri di gruppi di vertice legati
da forte coesione può originare errori valutativi che portano a decisioni disastrose. Questo vincolo
timore di spezzare l’armonia e la coesione; il
porta ad evitare discussioni aperte e accese nel
bisogno di conservare l’unità di gruppo può portare all’autocensura individuale.
Janis evidenzia i vincoli che nelle grandi organizzazioni possono portare a decisioni scadenti: quelli
di natura personale (staff coinvolto, vincoli affiliativi o di appartenenza), che portano a regole 1
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decisionali quali il coprirsi le spalle, la scelta della posizione più forte, il voler vincere ad ogni
costo, le riunioni manovrate.
Asch è il primo psicologo a studiare il fenomeno della conformità, ed evidenzia i motivi principali
per cui le persone si conformano all’influenza della maggioranza:
• compiacenza (i soggetti danno risposte pubbliche per non apparire diversi),
• accettazione (fanno propria la posizione della maggioranza per scelta e timore di sbagliare)
• convergenza (motivazione alla conformità di tipo affettivo, perché opporsi è sgradevole e
stressante).
Secondo Festiger, le pressioni del gruppo verso l’uniformità hanno funzione di :
• preservare la realtà sociale (ossia quella costruita e condivisa dai membri come punto di
riferimento e mezzo per identificarsi col gruppo)
• facilitare la locomozione sociale, il movimento del gruppo verso il raggiungimento degli
obiettivi.
Insieme al bisogno di omologarsi, però, vi è anche quello di differenziarsi, fenomeno senza il quale
non sarebbero possibili innovazioni e cambiamenti.
2) Le forze centrifughe: devianza, conflitto e scisma
Le forze centrifughe tendono a portare instabilità e possono comportare un rischio per la
sopravvivenza, introducendo elementi con cui confrontarsi e che probabilmente cambieranno il
gruppo.
Devianza e minoranza nel gruppo
Il deviante è qualcuno che nel gruppo avanza posizioni diverse da quelle della maggioranza; può
essere percepito come una minaccia per la coesione del gruppo: il gruppo può tentare di
aumentare le comunicazioni e la persuasione, ma se ciò fallisce egli può essere cacciato o
emarginato in modo da non poter nuocere.
La comunicazione nei confronti del deviante è più intensa sperando di convincerlo, e quando non si
riesce c’è una caduta drammatica delle comunicazioni nei confronti del deviante, lo si lascia
perdere.
Quanto più i membri sono coesi, tanto più forte è l'avversione verso il deviante.
Ciò è funzione del tipo di gruppo: è più netta e visibile nei gruppi coesi che lavorano su tematiche
salienti per il gruppo.
L'elevata coesione predispone il rigetto, ma anche la fase di sviluppo in cui si trova il gruppo incide,
oltre alla distinzione tra gruppi aperti (attrazione reciproca degli individui ) e chiusi (si
rinchiudono su sé stessi).
Fattori intrinseci al dissenso sono invece la posizione del deviante.
Un'altra possibile espressione del dissenso è costituita da posizioni di minoranza. La scoperta
dell'influenza minoritaria di Moscovici ha messo in luce il potere di persuasione e conversione
delle minoranze che si caratterizzano per un certo stile di comportamento:
• consistenza: essere coerenti e tenaci sincronicamente (fra i vari membri) e diacronicamente
(nel corso del tempo);
• autonomia: indipendenza da legami esterni;
• investimento: dar prova di coinvolgimento e di sacrificio;
• flessibilità: stile negoziabile ma coerente;
• equità: capacità di guardare anche a posizioni diverse dalla propria con imparzialità.
Secondo Moscovici, l’influenza minoritaria è di natura diversa da quella maggioritaria, perché ha
un potere di penetrazione meno visibile ma più profondo e interiorizzato.
La maggioranza produce soprattutto compiacenza, adesione pubblica senza che vi sia
un’accettazione personale degli individui coinvolti nel processo di influenza.
La minoranza, invece, può avere un’influenza indiretta e nascosta (conversione), che consiste in un
effettivo cambiamento delle proprie posizioni iniziali rispetto ad un determinato problema. 1
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Il dissenso minoritario promuove un pensiero divergente, creativo, che stimola gli individui e i
gruppi a considerare il problema posto dalla minoranza secondo molteplici prospettive e che può
avere l’esito di produrre soluzioni originali, mentre la maggioranza produce un pensiero
convergente, in cui diviene prioritario aderire alla norma condivisa, fossilizzando il gruppo su
un'unica posizione e bloccando il processo di ricerca delle possibili alternative.
Le risposte negative del gruppo al deviante possono essere:
• Rifiuto esplicito e totale: ciò che afferma il dissidente è falso. Ciò porta ad attribuzione di
caratteristiche negative al deviante e ad un processo di distorsione dei fatti. Porta
all'espulsione materiale o simbolica del deviante.
• Rifiuto parziale: la maggioranza può essere consapevole che quanto sostenuto dal dissidente
non è completamente falso ma occorre farlo tacere, non parlarne per la credibilità del gruppo
• Disconferma, cioè il silenzio, un’apparente indifferenza nei confronti del deviante. Il
deviante se ne va, esce dal gruppo per salvare la sua identità, oppure rimane e accetta le
posizioni maggioritarie.
• Ridicolizzazione: strategia che tende a mostrare i devianti come personaggi un po’ patetici,
dei fissati su cui è possibile scherzare, fare battute e ridere. La sanzione del ridicolo sociale è
molto potente tale da riportare nei ranghi chi vuole opporsi alla maggioranza.
• Naturalizzazione: togliere la credibilità del deviante, rovinare la sua credibilità attribuendo
le sue opinioni e i suoi comportamenti a delle presunte caratteristiche naturali.
La naturalizzazione può avere tre forme: la biologizzazione (attribuire i comportamenti deviati a
delle caratteristiche biologiche, come sesso e razza), la psicologizzazione (attribuzione a
caratteristiche di personalità) e la socializzazione (l'attribuzione riguarda l'impegno sociopolitico o
le origini sociali).
Può però avvenire anche l'accettazione della dissidenza, stimolando la creatività del gruppo,
mettendo in atto processi di conversione realizzabili in vario modo: in tempi ritardati,
privatamente, in modo trasposto (su argomenti collegati a quanto espresso dalla minoranza).
La minoranza può inoltre avere un'influenza pervasiva sul comportamento (effetto modellante),
come nel caso del femminismo. Il dissenso non è necessariamente una forza disgregante,ma può
essere un'occasione di cambiamento e innovazione.
Il conflitto all’i