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Il Cinquecento
1. Inizio '500 sodalizio Bembo (linguista)/Manuzio (stampatore) >Petrarca aldino (1501): vengono introdotti i segni di interpunzione moderni , ; . : ' ? accento grave
Il sistema promosso dal Bembo non venne subito accettato da tutti e per lungo tempo vi furono molte proposte che tendevano a far crescere a dismisura il numero dei segni
2. Metà Cinquecento:
Le proposte bembiane diventano regola grazie anche ai teorici di quel periodo:
Lodovico Dolce (Osservationi nella volgar lingua (1a ed. 1550; 8a ed. 1568), terzo libro della grammatica gran parte dedicato alla punteggiatura. 93
3. Seconda metà del Cinquecento:
Si ha la trattazione più completa dell'argomento nell'Arte del puntar gli scritti (1585) scritta da Orazio Lombardelli- Vengono individuati 9 segni interpuntivi ovvero quelli bembiani , ; . : ' ? accento grave più ! e ( )- Non vengono descritti sempre nei termini che conosciamo noi- Oltre al valore prosodico viene
attribuito ai segni diacritici anche un valore sintattico-testuale. Viene tracciata una breve storia dell'interpunzione. Vengono criticati i vari usi presenti nelle stampe a discapito di un sistema unico. Fine '500: Salviati-Accademia della Crusca (prima ediz. Vocabolario degli Accademici 1612): assunzione delle linee guida bembiane/manuziane e diffusione del modello ortografico valido per circa due secoli. Tra le regole più usate: 1. Virgola obbligatoria prima di congiunzione o frase subordinata. 2. Mancata accentazione di che nei composti (ancorche, poiche). 3. Oscillazione dell'accento sui polisillabi ossitoni (bonta). IL SEICENTO Momento di stasi perché i trattatisti non si curavano più dell'argomento; dicevano che la punteggiatura era soggettiva e arbitraria. Daniello Bartoli (Ortografia italiana, 1670) si distingue per la modernità con cui affronta l'argomento: 1. Individua il doppio valore (logico-sintattico e prosodico) dei segni.d'interpunzione- Propone la divisione del testo in paragrafi- Propone solo cinque segni cioè . , ; : ()
Seconda codificazione2. Settecento (sintassi del periodo più sciolta)
Abbiamo un altro momento importante della codificazione che il 700. Perché? Perché nel 700 la sintassi del periodo diventa più sciolta, sappiamo che c'è il modello francese, sappiamo di tutta la polemica che ci fu tra Italia e Francia nel 600. Osteggiavano, la scrittura italiana, tenendo in considerazione il Decameron di Boccaccio. Questa ricchezza di subordinate, il fatto punto di inserire anche a volte stili diversi per rappresentare personaggi diversi, faceva sembrare l'opera qualcosa di complesso, articolato, non naturale. E questa era l'accusa che veniva mossa dai francesi. Nel 700, insomma, loro volevano che la lingua degli intellettuali, fosse il francese, perché in Francia in questo momento storico, si andava diffondendo l'illuminismo,
evidenziando che la loro lingua era naturalmente predisposta allarazionalità; questo è quello che volevano farci ma sappiamo che era stataun'operazione fatta a tavolino voluta dal re e messa in atto da dal cardinale Richelieuattraverso tutta una serie di operazioni e del mirate a far sì che il francese prendesseuna certa fisionomia diventasse quello che noi oggi vediamo, quindi un'operazione a 94tavolino e non qualcosa di naturale. Il 700 è dunque, un momento di fervore. Perquanto riguarda la grammatica italiana, quali sono i punti di riferimento?- Salvatore Corticelli (Regole ed osservazioni della lingua toscana ridotte a metodo,1745)
- Francesco Soave (Gramatica ragionata della lingua italiana, 1771)
- Sette segni: . , ; : ! ?()
- Decadenza del punto mobile (seguito da minuscola), che aveva un valore
A metà strada tra ; e .
3. Specializzazione dei : con valore deittico-presentativo
4. Diminuzione dell'uso della , (che prima veniva usata obbligatoriamente prima di ogni congiunzione e frase subordinata)
3. Ultimo ventennio dell'Ottocento
Siamo nel 1881 e di nuovo prevale il valore sintattico, testuale, a discapito della scelta di inserire le pagine riguardanti la punteggiatura nella sintassi e non nell'ortografia, questo evidenzia proprio questo carattere che viene attribuito i segni interpuntivi, cioè questo valore logico sintattico.
Raffaello Fornaciari, Sintassi italiana dell'uso moderno (1881)Preminenza del valore sintattico-testuale a scapito di quello prosodico. La scelta di inserire le pagine riguardanti la punteggiatura nella sintassi e non nell'ortografia evidenziano proprio il carattere logico-sintattico attribuito ai segni interpuntivi.
4. Novecento/Duemila
11 segni: . ! ? ; : , ' … - -- (trattino lungo) /
3 tipi di virgolette:
“ ” ‘ ’ << >>
3 tipi di parentesi ( ) [ ] { } (matem.)
Accenti: grave/acuto/circonflesso (forme antiche)
Altri segni paragrafematici: < > indicazione di grafema § paragrafo= a capo/uguale &e% percentuale $ soldi/dollaro £ lire + aggiunta 95
Poi possiamo avere dei simboli che vengono messi in apice. L'* può essere anche utilizzato per un’omissione. Ad esempio posso mettere l’* per che sto omettendo un nome proprio e questo si fa per mantenere l'anonimato, per la privacy.
Spaziatura del testo:
- Interlinea
- Rientro di capoverso
- A capo senza rientro o con rientro di capoverso
Tipi di carattere:
- Tondo
- Corsivo
- Grassetto
- MAIUSCOLO
- MAIUSCOLETTO
Costruzione del testo:
- Capitoli
- Paragrafi
- Sottoparagrafi
- Capoversi
12/04/2021
Gestione dello spazio pagina: non esistono regole applicabili ad ogni tipologia testuale, esistono tipi testuali diversi e ogni tipo testuale ha le sue regole (ad esempio una voce di vocabolario è
LA PRODUZIONE TECNICA: per produrre un testo vengono stabiliti dei capitoli, ognuno dei quali ha un suo titolo trovando il collegamento esistente tra i vari paragrafi in maniera lineare: si va solitamente dal generale al particolare.
Prendiamo in considerazione il saggio “Voci pugliesi della narrativa neodialettale contemporanea” (di Maria Carosella): il titolo è frutto di scelte editoriali, è a bandiera cioè giustificato a sinistra ma non giustificato a destra, è stato scelto un tondo più grande rispetto al testo e in grassetto. I titoli delle opere sono invece in corsivo.
Dopo il titolo abbiamo il primo paragrafo con il proprio titolo che individua l’argomento del paragrafo stesso,
successivamente abbiamo un sotto paragrafo in corsivo adevidenziare che si tratta di un "derivato" e così continuando negli altri paragrafi.
9697989910010110210310410510610710810916/04/2021
ALTERNANZA DI GENERE
-Il tipo mano, -io isingolare man - plurale man < singolare MANUS, -US // plurale MANUS (IVdeclinazione) In molti volgari antichi ein molti dialetti si è verificato un metaplasmo cioè si è avuto quel passaggio dalla IVadecl. alla I: la manAnche per quanto riguarda la forma plurale abbiamo il plurale mano che ha subito unimetaplasmo andando a prendere la forma plurale le man-
Il tipo uovo, -a (un esempio di neutro)
Al singolare abbiamo uovo e al plurale uova < il nominativo singolare era OVUM e ilnominativo plurale era OVA.In molti volgari antichi e in molti dialetti si è verificato un metaplasmo o sul maschilei egli uov o sul femminile le uov .Altre forme che appartengono a questo tipo con il maschile singolare in o e il plurale
Le forme plurali di alcuni sostantivi neutri sono: paio-paia, riso-risa, miglio-miglia, migliaio-migliaia.
Il sostantivo "bue" al singolare diventa "buoi" al plurale. La forma singolare deriva dal maschile singolare "BOVEM" e la forma plurale deriva dal maschile plurale "BOVESBO(V)EM". La forma "buoi" si ottiene perché la chiusura della media tonica in "iato" si verifica quando segue una vocale diversa dalla /i/. Questo fenomeno, presente nel fiorentino e anche in italiano, fa sì che "BO(V)ES" perda la "V" e diventi "ES" che a sua volta diventa "i". Quindi otteniamo la forma "buoi". La "o" breve diventa un dittongo perché dietro di essa c'è la "i" e non c'è la chiusura della tonica in "iato", ma lo sviluppo regolare del dittongo toscano.
Altre categorie di sostantivi, ad esempio quelli che hanno il singolare in "-CA/-GA" e il plurale in "-CHI/GHI" e "-CHE/GHE", seguono una regola simile. Ad esempio, "patriarca" al plurale diventa "patriarchi", "collega" al plurale diventa "colleghi/colleghe". Tuttavia, ci sono alcune eccezioni come "belga" che al plurale femminile diventa "belghe" e al plurale maschile diventa "belgi".
e non belghi (abbiamo la palatizzazione) lge/- /’b ldʒi//’bper quanto riguarda i maschili singolari in -CO/-GO e maschili plurali in -CHI/-GHI o -CI/-GIPAROSSITONI:baco-bachi/ba:ko/ - /ba:ki/ago- aghi/a:go/ - /a:gi/Ci sono però molte eccezioni tra cui amico-amici, greco-greci eccPREPAROSSITONI: 110Maschili singolari in -CO/-GO e maschili plurali in -CI/-GImonaco- monaci/monako/ - /monatt̠ʃi/Ma ci sono delle eccezioni tra cui carico-carichi, obbligo-obblighi, naufrago-naufraghiecc… Per le forme in -òlogo e-òfago in genere i nomi di cosa sono in genere in -ghi mentre quelli di persona in -gidialogo- dialoghisarcofago- sarcofaghiematologo- ematologhi /ema’tologo/ - /ema’tolodʒi/ i/filologo- filologi /fi’lologo/ ma /fi’lolodʒIn alcuni casi abbiamo una mancata normalizzazione doppi plurali ad esempiointonaco-intonaci/intonachi, stomaco-stomachi/stomaciMotivi dell’oscillazione:1. Forma singolare in
-co/-go analogicamente il plurale in -chi/-ghi
2. Forma singolare in -co/-go il plurale con palatalizzazione davanti a -e/-i
Le due tendenze si mescolano, non si sa quale delle due sia popolare e quale invece possa attribuirsi a cultismo.
I plurali dei nomi in -ìo e in -io
I nomi in -ìo hanno il plurale in -ìi ad esempio: pendio-pendii, rinvio-rinvii
I nomi in -io hanno invece il plurale in -i ad esempio: omicidio-omicidi, matrimonio-matrimoni
Maschile singolare ma doppio plurale m./f.
Forma diversa/semantica diversa
i bracci (arti mecca