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MA

pecora > pecora, non piecora

opera > opera, non uopera

Parole per analogia

• bene > bene, non biene – per collocazione generalmente atona

nove > nove, non nuove – " "

lei > lei, non liei

Alcune forme verbali

• era > era, non iera – per protonia

erano > erano, non ierano – per analogia

In alcuni paradigmi per pareggiamento

• levare; levo > non lievo – in sede protonica molte forme non hanno dittongamento

Dopo nesso consonante + vibrante il dittongo tende a ridursi da metà 1500 per

• influenza sul fiorentino di varietà occidentali (pisano, lucchese)

breve > brieve

truova > trova

priega > prega

Dittongo velare /uo/ tende a ridursi dopo palatale

• in questo caso il processo è lento e graduale.

Fagiuolo > fagiolo

Figliuolo > fagiolo

Anafonesi: nome coniato da Castellani. (innalzamento dell'articolazione): /e/ > /i/; /o/ > /u/

• Fenomeno per cui /e/ di una parola del latino volgare diventa /i/ in italiano se è seguita dagli

esiti di /lj/ o /nj/ oppure da nasale velare.

Es. Familia > si dovrebbe avere famglia, ma per il fatto di trovarsi davanti a lj diventa i

gramineam > graminjam > gramegna perché la i è breve > gramigna

Comprende anche la chiusura delle o del latino volgare in u ma solo se seguite dalla nasale

velare. Es. Fungum con u breve dovrebbe dare fongo, ma c'è la nasale velare quindi fungo.

Chiusura di /e/ protonica in /i/.

• Es. Defendo > difendo;

mensura > misura, non mesura

meliorem > migliore e non megliorem;

de > di perché atona;

me e te atoni quando sono usati in una locuzione come me placet > mi piace perché in

protonia sintattica.

Fenomeno ampiamente documentato ma non categorico. Esistono numerose violazioni di

questa tendenza.

Es. Cerebellum > cervello e non cirvello;

venenum > veleno e non vileno.

Conservazione della e nei cultismi.

◦ Estensione analogica come in telaio che sarebbe dovuto diventare tilaio, bellezza che

◦ non è billezza, perché tela e bello sono molto comuni.

Nel 1400 per una reazione culta di tipo umanistico alcune parole tornano ad assomigliare

◦ alla forma latina obliterando la forma latina

es. Dilcato > delicato;

piggiore > peggiore;

ligittimo > legittimo etc.

Se e torna ad essere i, anche o torna ad u in protonia.

ma eccezioni ancora più numerose.

Es. Occido > uccido;

audire > odire > udire,

ma auricola > orecchia non urecchia;

olivam > oliva non uliva.

Ar in posizione protonica o intertonica (tra tonica primaria e secondaria) diventa er.

• es. Margaritam > margherita;

fruttariam > frutteria;

cantarò, cantarei > canterò e canterei – novità romanze 07/11

Labializzazione in protonia: fenomeno per cui davanti a labiale, labiodentale o nesso

• laviovelare, le vocali palatali /e/ ed /i/ mutano nella vocale labiale /o/. Fenomeno di

assimilazione.

Es. dEmane -> dOmani; Equalem -> Uguale; Ebriacum -> Ubriaco. Fenomeno non

categorico, i cultismi generalmente non si scuriscono.

1 fenomeno non tosco fiorentino – anti-fiorentino – ma ben documentato in tutto il resto d'italia e

che è presente in alcuni testi

Metafonesi dittongante: o dittongazione metafonetica – fenomeno di armonia vocalica

• causato dai vocoidi alti /i/ o /u/ in sillaba finale, che agisce in maniera differente a seconda

dell'area interessata e che provoca la dittongazione (o la chiusura di un grado, ma non in

questo caso) della vocale tonica.

Accidenti del vocalismo e del consonatismo

Fenomeni fonetici che non avvengono sistematicamente, ma in presenza di certe sequenze foniche

non gradite alla lingua. -> ampliamento o riduzione di foni

Apliamento del corpo fonico:

1. Prostesi: aggiunta di un suono vocalico ad inizio parola, tipicamente aggiunta di /i/ davanti

alla s impura (seguita da contoide) Es, mettilo per iscritto.

2. Epentesi: inserimento di un suono vocalico o consonantico all'interno di una parola per

evitare uno iato o un nesso di difficile pronuncia.

Epentesi consonantica: Introduzione di un contoide estirpatore di iato, generalmente "v"

fricativa bilabiale sonora. Es. Johannes -> Giovanni; Mantua -> Mantova. Altre volte

un'occlusiva velare es. Paolo -> Pagolo

Epentesi vocalica: S+M importato con termini greci es Spasmum -> spasimo; baptismum ->

battesimo

3. Epitesi: aggiunta di un fono tipicamente vocalico, raramente di tutta una sillaba, alla fine di

parola Generalmente una /e/. Più raramente in Sine e None. In Dante è documentata l'epitesi

in O

Riduzione del corpo fonico

1. Aferisi: perdita all'inizio di una parola – collegato a fenomeni di allego fonico ed economia

articolatoria. Es. Stamattina

2. Sincope: perdita all'interno, di solito il troncamento di ha dopo m,l,n,r, non in posizione

forte es davanti a un punto. Categorica la mancanza di troncamento quando ci sono nessi

consonantici.

3. Apocope: perdita finale. Sistematica la caduta di /e/ finale negli infiniti a cui si aggiunge un

clitico e negli aggettivi che formano avverbi in -mente. Può riguardare una sola lettera o

un'intera sillaba. es. Poco -> po'

Mutamenti morfologici

Semplificazione della flessione nominale e verbale

• Passaggio da un sistema di tipo sintetico ad uno di tipo analitico

Collasso totale del sistema flessivo latino quando si perde la durata vocalica e cadono le consonanti

finali. Conseguenze

maggiore rigidità nell'ordine delle parole

➔ sviluppo degli articoli

➔ maggior uso delle preposizioni

➔ Numero conservato

Il numero - singolare e plurale - si conserva, con un'eccezione: molti plurali neutri sono diventati

singolari della I dec, attraversando una fase collettiva. Es. Foglia, meraviglia, pecora etc

I nomi neutri sono deboli e dunque riclassificati fino al decadimento del caso neutro. Indebolimento già iniziao in

età imperiale. In generale confluiscono nei maschili.

Ma alcuni plurali sono bloccati nella fase collettiva, es. "Braccia", e hanno un corrispondente

plurale singolativo, es. "Bracci".

Mura vs muri; castella vs castelli; coltella vs coltelli;

Scomparsa del genere neutro

I generi si conservano, tranne il neutro, che confluisce principalmente nel maschile.

Le declinazioni ed il sistema dei casi

I casi scompaiono completamente. In latino indicano funzione grammaticale o ruolo logico-

semantico del costituente.

Generalmente sopravvive il caso accusativo, perché più frequente e insieme alle preposizioni

Molte preposizioni sopravvivono modificandosi leggermente. Diventano molto importanti. Se ne

formano di nuove es. De+ab -> da; Ab + ante -> Avanti; de+intro -> dentro; de+retro -> dietro;

de+post -> dopo

Per rimpiazzare i casi si usa l'accusativo unito ad una preposizione -> sistema analitico.

5 dec, di cui le prime tre molto forti, la IV e la V molto deboli. -> si giunge a 3 classi dell'Italiano:

in A, in O, in E.

Cosa confluisce nelle tre classi:

Classe in A Nomi della I

Nomi della IV che finivano in us ma erano femminili

Alcuni nomi della V che già a volte in latino avevano un corrispettivo nella I.

Classe in O Forme della II

Nomi neutri della II come donum reinterpretati come maschili

Nomi in us delle piante della II classe, femminili reinterpretati come maschili

Nomi neutri in us della III es tempus

Alcuni nomi della IV.

Classe in E Nomi della III latina

Relitti della flessione latina – forme che hanno conservato l'aspetto di forme flesse

Del genitivo: "loro" da "illorum"

• Nomi che continuano il nominativo: "Drago", "Re", "Uomo", "Moglie", "Sarto", "Ladro"

• etc

Formazioni volgari

Articolo, determinativo ed indeterminativo: nel latino volgare e cristiano per calco sul greco

• si formano articoloidi, numerali e dimostrativi indeboliti. Esempi già in Plauto, epistole

personali di Cicerone, Petronio

Nella lingua antica "lo" poteva occupare tutte le posizioni – distribuzione universale. Si

ottiene da illum per aferesi.

Illam -> la; illas -> le oppure illae -> le; illi oppure illos -> li -> gli per palatalizzazione.

Allomorfo di lo. Mirare lo sole -> mirarelo sole -> mirarel sole -> l ha bisogno di appoggio

vocalico -> il.

Legge di Grober – distribuzione degli articoli nei testi antichi: posso usare "lo" in posizione

iniziale assoluta, in posizione interna dopo consonante, mentre uso "il" in posizione interna

dopo vocale.

Pronomi: personali.

• Pronome personale tonico soggetto.

• Ego > eo > io;

Tu > tu;

ĭllĕ > avrebbe dovuto dare elle, quindi si suppone un "ĭllī" con i lunga finale costruita

analogicamente su "qui";

Illa > ella;

Nos > noi perché s finale nei monosillabi dà i;

Vos > voi;

Illi; illae > non abbiamo evoluzioni di questi, ma di ipsi ed ipsae.

Forme toniche oggetto.

• Me > me;

te > te;

illius + cui > illuius > lui per aferesi;

illi + cui > illui > lui per aferesi;

illei forma analogica su illui > lei

nos > noi;

vos > voi;

illorum > loro 11/11

Pronomi atoni oggetto

• mē > mi (in protonia sintattica: me laudat > me loda > mi loda)

mihi > mi (crasi delle due i in una ī)

tē > ti

tibi > ti (perdita sillaba finale)

illum/illam > lo/la (per aferesi)

ĭllī > egli > gli (la palatale si forma per fonetica sintattica – illi seguito da verbo iniziante

per vocale -> nesso lj: si palatizza)

nos/nobis; vos/vobis > no; vo > forme che non sono continuate.

ecce hic > ci – facilitato dalla protonia sitattica

inde > ne (in italia meridionale > nde)

ibi > vi

illas > ille > (li)/le più probabilmente per analogia con gli articoli

illorum > loro – in sede atona si diffonde abbastanza presto "gli", forma rifatta sulla

terza, che sana la forma del paradigma in cui le forme sono tutte monosillabiche atone

Moltissimi pronomi, specialmente monosillabici, sono cadute

idem, sopravvive in idem+ipsum > esso

id

ipse Morfologia del verbo - profondamente modificata

Scomparsa o normalizzazione delle forme irregolari, anomale, eteroclite, in cui

• mancano elementi

Caduta dei verbi deponenti

◦ Verbi anomali con paradigma in cui erano state inferite forme da radici diverse Es. Fero

◦ > Portare; Loquor > Parabolare; Posse e Velle > potere e volere

Riduzione numero

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
23 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher vale_tvb_97 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Prada Massimo.