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Due edizioni 1781 e l’altra nel 1787 Analisi dei termini
Critica: analisi delle condizioni di pensabilità e conoscibilità dell’oggetto da parte del soggetto
Della: indica la critica sia come data sia come ricevuta
Ragion: considerata come facoltà che dà i principi della conoscenza a priori
Pura: indipendente dall’esperienza tradizionale, riferita alla materia impura.
Prefazione alla seconda edizione [1787]
La matematica e la fisica sono le due conoscenze teoretiche della ragione, che devono determinare a priori il
loro oggetto: la prima in modo del tutto puro, la secondo almeno in parte.
La matematica è entrata sulla via sicura della scienza; ma non le è riuscito così facile come alla logica, dove la
ragione ha da fare solo con se stessa, trovare la via regia.
Il primo che dimostrò il triangolo isoscele (si chiamasse Talete) fu colpito da una gran luce: perché comprese
ch’egli non doveva seguire passo passo ciò che vedeva nella figura, né attaccarsi al semplice concetto di questa
figura, ma (per costruzione) produrla.
La fisica giunse ben più lentamente a trovare la via maestra della scienza, con Bacone di Verulamio
Quando Galilei fece rotolare le sue sfere su di un piano inclinato, con un peso scelto da lui stesso, e Torricelli
fece sopportare all’aria un peso, che egli stesso sapeva di già uguale a quello di una colonna d’acqua
conosciuta, e Stahl trasformò i metalli in calce fu una rivelazione luminosa. La ragione vede solo ciò che lei
stessa produce secondo il proprio disegno, e che deve essa entrare innanzi e costringere la natura a rispondere
alle sue domande e non lasciarsi guidare, altrimenti le nostre osservazioni non metterebbero capo a una legge
necessaria. È necessario dunque che la ragione si presenti alla natura avendo in una mano i principi e nell’altra
l’esperimento.
Alla metafisica, conoscenza speculativa razionale, non è sinora toccata la fortuna di potersi avviare per la via
sicura della scienza, sebbene sia più antica di tutte le altre scienze.
Sinora si è ammesso che ogni nostra conoscenza dovesse regolarsi sugli oggetti, ma tutti i tentativi di stabilire
intorno ad essi qualcosa a priori, per mezzo dei concetti, non riuscirono a nulla. Qui è proprio come per la
prima idea di Copernico, che, vedendo che non poteva spiegare i movimenti celesti ammettendo che tutto
l’esercito degli astri ruotasse intorno allo spettatore, cercò se non potesse riuscir meglio facendo girare
l’osservatore, e lasciando invece in riposo gli altri. In metafisica si può fare un tentativo simile. Se l’intuizione
si deve regolare sulla natura degli oggetti, non vedo come si potrebbe saperne qualcosa a priori; se l’oggetto si
regola sulla natura della nostra facoltà intuitiva , mi posso benissimo rappresentare questa possibilità.
In quel tentativo di cambiare il procedimento fin qui seguito in metafisica consiste il compito di questa critica
della ragion pura speculativa. Essa è un trattato del metodo, e non un sistema della scienza stessa; ma essa ne
traccia tutto il contorno, sia riguardo ai suoi limiti, sia riguardo alla sua completa struttura interna. Nella
conoscenza a priori nulla può essere attribuito agli oggetti, all’infuori di ciò che il soggetto pensante trae da se
medesimo:; ed essa è un’unità affatto indipendente e per sé stante, nella quale ciascun membro esiste per gli
altri, e tutti esistono per ciascuno.
Nella parte analitica della critica sarà provato che lo spazio e il tempo sono forme dell’intuizione sensibile, e
perciò condizioni dell’esistenza delle cose come fenomeni; e che inoltre noi non abbiamo concetti
dell’intelletto, e perciò nessun elemento per la conoscenza delle cose, se non in quanto può esser data una
intuizione corrispondente a questi concetti; e che per conseguenza non c’è dato d’aver conoscenza di nessun
oggetto come cosa in se stessa, ma solo come oggetto dell’intuizione sensibile, vale a dire come fenomeno.
Soltanto dalla critica possono essere tagliati alla loro radice il materialismo, il fatalismo, l’ateismo, il fanatismo,
l’idealismo e lo scetticismo, che sono dannosi. La critica non è contraria al procedimento dommatico della
ragione nella sua conoscenza pura in quanto scienza; ma al dommatismo, cioè alla pretesa di procedere innanzi
solo con una conoscenza pura ricavata da concetti, secondo principi come quelli di cui la ragione fa uso da
molto tempo. Il dommatismo è il procedimento dommatico che segue la ragion pura, senza una critica
1
preliminare del suo proprio dovere. La critica è preparazione necessaria allo svolgimento di una metafisica ben
fondata, come scienza che deve esser trattata necessariamente in modo dommatico e secondo esigenze
sistematiche. Introduzione
Ogni nostra conoscenza incomincia con l’esperienza . Gli oggetti che colpiscono i nostri sensi danno origine a
1
rappresentazioni e muovono l’attività del nostro intelletto a paragonare (astrarre) queste rappresentazioni, a
riunirle e a separarle. Ma sebbene ogni nostra conoscenza cominci con l’esperienza non perciò essa deriva tutta
dall’esperienza. V’è una questione che ha bisogno di essere esaminata: se si dia una simile conoscenza,
indipendente dall’esperienza e dalle stesse impressioni. Tali conoscenze sono dette a priori e distinte dalle
empiriche, che hanno la loro origine a posteriori, cioè nell’esperienza. Bisogna distinguere una conoscenza pura
da una empirica.
Se c’è una proposizione che venga pensata insieme con la sua necessità, essa è un giudizio a priori.
L’esperienza non dà mai ai suoi giudizi una vera e rigorosa universalità, ma solo una universalità supposta e
relativa (per induzione). Se un giudizio è pensato con rigorosa universalità vale assolutamente a priori.
L’universalità empirica è un’estensione arbitraria della validità, da ciò che vale nel maggior numero dei casi a
ciò che vale in ogni caso, come nella proposizione “tutti i corpi sono pesanti”.
In tutti i giudizi, nei quali è pensato il rapporto di un soggetto col predicato, cotesto rapporto è possibile in due
modi. O il predicato B appartiene al soggetto A come qualcosa che è contenuto, implicitamente, in questo
concetto A; o B si trova interamente al di fuori del concetto A, sebbene stia in connessione col medesimo. Nel
primo caso chiamo il giudizio analitico, nel secondo sintetico. Giudizi analitici sono quelli, nei quali la
connessione del predicato col soggetto viene pensata per identità; quelli nei quali questa connessione viene
pensata senza identità si devono chiamare sintetici. 2
I giudizi matematici sono tutti sintetici. Le deduzioni dei matematici procedono tutte secondo il principio di
contraddizione, si credeva che anche i principi fossero conosciuti in virtù dello stesso principio; e in ciò si
sbagliavano, poiché una proposizione sintetica può essere conosciuta secondo tale principio, ma a condizione
che si presupponga un’altra proposizione sintetica.
A prima vista 7 + 5 = 12 sembrerebbe una proposizione analitica; ma si troverà che il concetto della somma di 7
e 6 non racchiude altro che l’unione di due numeri in uno solo, senza che perciò venga assolutamente pensato
qual sia questo numero unico che raccoglie gli altri due.
Altrettanto poco analitico è un qualsiasi principio della geometria pura: che la linea retta sia la più breve tra
due punti è un proposizione sintetica, perché il mio concetto di retta non contiene niente di quantità, ma solo
una qualità
La fisica comprende in sé, come principi, giudizi sintetici a priori. In tutti i cangiamenti del mondo corporeo la
quantità della materia resta invariata; in ogni comunicazione di movimento l’azione e la reazione saranno
sempre uguali tra loro.
Chiamo trascendentale ogni conoscenza che si occupa non di oggetti, ma del nostro modo di conoscenza degli
oggetti in quanto questa deve essere possibile a priori. Un sistema di siffatti concetti si chiamerebbe filosofia
trascendentale. La filosofia trascendentale è l’idea di una scienza, di cui la critica della ragion pura deve
architettonicamente, cioè per principi, abbozzare il disegno intero, con piena garanzia di solidità e sicurezza di
tutte le parti che compone un tale edificio. Essa è il sistema di tutti i principi della ragion pura.
Estetica trascendentale
1 È il primo prodotto che dà il nostro intelletto quando elabora la materia delle sensazione. È il primo
ammaestramento e fonte così inesauribile di nuovi insegnamenti. Essa ci dice che cosa c’è, ma non che debba
necessariamente essere così e non altrimenti; non ci dà neanche una vera universalità. Le conoscenze universali
devono essere chiare e certe per se stesse e quindi prendono il nome di conoscenze a priori.
2 Ora da tutto ciò risulta evidente: 1)per mezzo di giudizi analitici la nostra conoscenza non può estendersi punto,
ma può essermi reso esplicito il concetto che posseggo; ) che nei giudizi sintetici io ho bisogno, oltre che del
concetto del soggetto, di qualcos’altro ancora (X), su cui si appoggi l’intelletto per riconoscere che gli appartiene un
predicato non compreso in quel concetto. Questa x è la completa esperienza dell’oggetto che io penso mediante un
concetto A, il quale costituisce solo una parte di questa esperienza.
2
Kant studia la sensibilità e le sue forme a priori. La sensibilità è considerata recettiva perché essa non genera i
propri contenuti ma li accoglie, per intuizione, dalla realtà esterna o dall’esperienza interna. La sensibilità è
anche attiva, in quanto organizza il materiale delle sensazioni tramite lo spazio e il tempo.
Lo spazio è la forma del senso esterno, cioè quella rappresentazione a priori che sta a fondamento di tutte le
intuizioni esterne e del disporsi delle cose l’una accanto all’altra.
Il tempo è la forma del senso interno, cioè quella rappresentazione a priori che sta a fondamento dei nostri stati
interni e del loro disporsi secondo un ordine di successione.
Poiché è unicamente attraverso il senso interno (tempo) che ci giungono i dati del senso esterno, il tempo si
configura come la forma del senso esterno come la maniera universale attraverso la quale percepiamo tutti gli
oggetti.
Per esposizione intendo la chiara rappresentazione di ciò che appartiene ad un concetto; l’esposizione è
metafisica se contiene quello che rappresenta come dato a priori. Per esposizione trascendentale intendo la
definizione di un concetto,