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Le lingue indoeuropee e i loro sottogruppi

Il gruppo delle lingue indoeuropee è molto vasto e comprende diverse famiglie linguistiche. Alcune delle principali sono:

Armeno classico

L'armeno classico è noto per i suoi numerosi dialetti, divisi in armeno orientale e armeno occidentale.

Tocario

Il tocarico è composto da due lingue, il tocarico A e il tocarico B, che formano un sottogruppo all'interno delle lingue indoeuropee.

Baltico-slavo

Il gruppo baltico-slavo è attestato per la prima volta nella traduzione della Bibbia del IX secolo in antico slavo ecclesiastico. La divisione in slavo orientale, occidentale e meridionale non è più antica della metà del primo millennio d.C. Tra le lingue baltiche, la prima attestata è l'antico prussiano, seguito dal baltico orientale, il lituano e il lettone.

Albanese

L'albanese è una lingua indoeuropea che ha suscitato numerose ipotesi sulla sua patria d'origine.

Secondo molti studiosi, la zona della steppa siberiana a nord e a est del mar Nero potrebbe non essere stata la culla degli indoeuropei, ma almeno un punto di passaggio per le migrazioni linguistiche.

un'area di sosta nei loro spostamenti; 2. Altre aree sono state proposte sovente con scarsi indizi e vanno dall'Europa centrale e di Balcani fino all'Europa settentrionale. 3. Recentemente è stata proposta un'area nell'Anatolia orientale a sud del Caucaso, tale che potesse spiegare i presunti fenomeni di contatto con il confine semitico e altre famiglie linguistiche. In ogni caso il proto-indoeuropeo fu parlato su un'area geografica piuttosto ampia dell'Eurasia e si riferisce quasi certamente a una lingua parlata lungo un continuo temporale di più di un millennio. Si possono distinguere quattro gruppi di suoni: 1. Ostruenti, individuabili come le occlusive e le sibilanti. Sono stati distinti cinque punti di articolazione (labiale, apicodentale, palatale, velare e labiovelare) e tre modi di articolazione (sordo, sonoro, sonoro aspirato). Ci sono alcune regole riguardanti il fenomeno dei nessi consonantici: - Assimilazione dellasonorità: le occlusive non aspirate si assimilano in sonorità a una occlusiva seguente. Legge di Bartholomae: se il primo membro di un nesso di ostruenti è una sonora aspirata, l'assimilazione è progressiva: D +T DD .h H dentale +dentale: nel nesso indoeuropeo occlusiva dentale finale di radice seguita da una occlusiva dentale iniziale di morfema, veniva inserita una S tra le due dentali. Geminate: la sequenza S+S al confine di morfema fu semplificata in una S singola. Si confronti la regola precedente, perché anche essa ha eliminato le geminate. Esse venivano evitate in una lingua indoeuropea, ma giocavano un ruolo importante nel sistema onomastico degli ipocoristici. 2. Laringali: il termine è applicato a un insieme di suoni simili ad H nella protolingua, che hanno un valore fonetico non completamente specificato. Si presume che esse potessero far parte delle gutturali. Sono qui notate con i simboli h h h Il sistema delle

Laringali fu1 2 3.elaborato in gran parte da F. De Saussurre.

Le laringali hanno due regole di base fondamentali:

Colorazione di H: le laringali h e h avevano la proprietà di colorare una• 2 3vocale adiacente e rispettivamente in a e o. la prima non aveva effetto dicolorazione.

Perdita di H: in un periodo più tardo le laringali mostrano le tendenza a• scomparire. Ad esempio, quando la laringale viene preceduta da vocale breve eseguita da una non sillabica, avviene il corrispondente allungamento dicompenso della vocale. Quando invece, H non era adiacente ad una vocale e nonera in posizione iniziale, esse diventava sillabica, con differenti riflessi vocalicinei dialetti.

Prendendo direttamente in considerazione le laringali, possiamo descriverle così:

H non ha effetto colorante sulla vocale adiacente e le è stato attribuito un 1valore fonetico di [h]. la sua presenza può essere spiegata con l’apofonia, confenomeni di vocalizzazione oppure

con effetti di allungamento;H le è stato suggerito un valore fonetico di velare [x] o di faringale, colora e in 2,a, ma non ha effetti sulle altre vocali.H per la quale è stato suggerito il valore fonetico di una velare labializzata [x ],w 3[y ] oppure di faringale sonora, colora e in o, ma non ha effetto sulle altre vocali.wCi sono dei riflessi di fenomeni di nesso anche nelle laringali:RH. I nessi di liquida o nasale più laringale quando è seguito da un elementoØ non sillabico hanno riflessi speciali (si tratta di sonanti lunghe).

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 Esistono fenomeni di METATESI. Le sequenze Chi, CHu come gradi zero diØ CeHi, tendono a metatesi.Saussurre fu il primo a notare casi regolari in greco dove in radici dellaØ struttura CeRH la laringale scompariva nel grado 0.In posizione di finale di parola il trattamento delle laringali era probabilmenteØ una funzione delle regole SAMDHI della frase; davanti a una

parola iniziante con un elemento non sillabico ci aspettiamo allungamento, davanti a parola iniziante con elemento sillabico, ci aspettiamo soltanto la caduta dopo averlo colorato.

3. Sonoranti: sotto questo termine sono raggruppate le due nasali indoeuropee M e N, le due liquide R e L e le semivocali J e W. Questi foni potevano funzionare come elemente non sillabici e come elementi sillabici. La regola base è che la sonante sia non sillabica quando adiacente a una vocale vera e propria o diventi sillabica davanti a un elemento non sillabico. Le sonanti consonantiche sono in buona misura conservate intatte, mentre le liquide e le nasali sillabiche sono prima o poi sostituite in tutti i dialetti da sequenze di vocale e dalla consonante liquida o nasale.

4. Vocali: le vocali del proto-indoeuropeo erano e,a,o più le altre vocali alte i,u; sono tanto lunghe quanto brevi. Non svolgono tutte lo stesso ruolo. La A sia lunga che breve può essere ricostruita per poche sporadiche radici e

La maggior parte dei casi risulta dalla colorazione laringale. Anche le altre vocali sono altrettanto rare. La disparità di frequenza di e di portò a sviluppi che si distinguono in due dialetti nelle lingue indoeuropee d'Europa:

  1. LINGUE MERIDIONALI, come CELTICO ITALICO GRECO ARMENO TOCARIO
  2. LINGUE SETTENTRIONALI, come BALTO-SLAVO GERMANICO ALBANESE (rivedere tabelle pagg. 65-66)

La morfologia indoeuropea comprende tre aspetti:

  1. Accento

Per l'indoeuropeo si può ricostruire un unico accento di parola, rappresentato da quello acuto. L'accento è ricostruito in base ad altri riflessi nel vedico e nel greco, sicuramente molto più innovativi e sporadici. Ogni parola indoeuropea aveva un unico accento, la cui posizione era governata da regole di formazione della parola e dellaflessione e la cui presenza era una funzione di regole sintattiche. Il sistema subì profondi mutamenti anche in cui dialetti che lo mantennero, come ad esempio

La restrizione alle ultime tre sillabe in greco.

Parliamo di apofonia o ablaut ai gradi e, o e zero. L'indoeuropeo è un sistema profondamente segnato dal sistema dell'alternanza vocalica. Quando una delle consonanti è un sonante R, quest'ultima appare nel grado zero, come in e e o, ciò dipende dalla natura sillabica o non sillabica del suono che segue. L'apofonia si trova nella radice, nei suffissi e nelle desinenze, ma qui si prenderà in considerazione solo quella presente nella radice. Il GRADO E si riscontra nel singolare dei presenti radicali atematici, negli aoristi, nei presenti tematici. Il GRADO O si riscontra nel perfetto stativo indoeuropeo nelle forme del singolare, nel causativo-iterativo, in certi presenti intensivi raddoppiati nel singolare e in numerose formazioni secondarie. Il GRADO ZERO si trova nei paradigmi apofonici, davanti desinenza accentata in alcuni paradigmi nominali apofonici e...

Davanti a suffissi nominali secondari accentati.

2. Struttura della radice

Sotto l'etichetta di regole di struttura di morfema possiamo comprendere le regole per le radici ben formate e per certe restrizioni sulla struttura fonologica delle radici. Con un piccolo numero di eccezioni, soprattutto nei pronomi, le forme canoniche delle radici indoeuropee sono:

  • C EC -v
  • 1 2C EC -C -v
  • 1 2 3C C -EC -v
  • 1 2 3C C -EC -Cv

Altre restrizioni sono:

  • Nessuna radice può cominciare e finire con una occlusiva sonora;
  • Nessuna radice può cominciare con una aspirata sonora e finire con una occlusiva sorda.

Le lingue indoeuropee avevano una ricca e complessa morfologia di tipo sintetico. Gli elementi fondamentali di analisi sono:

  • FLESSIONE, ossia le forme variabili con un dato tema che può essere flesso o un'entrata lessicale possono comparire in una frase, a seconda della loro funzione sintattica;
  • DERIVAZIONE, ossia la formazione di temi

Che possono essere flessi, della formazione di parole meno la loro flessione; COMPOSIZIONE, ossia la formazione di temi flessivi dal nesso di un tema flessivo con uno o più altri elementi provvisti di significato. La struttura della parola era costituita da RADICE+SUFFISSO+DESINENZA. La radice conteneva il nucleo semantico lessicale di base, la radice più il suffisso costituivano il tema, dominio della derivazione. L'insieme dei temi costituiva il patrimonio lessicale della lingua. Ogni tema riceve una sola desinenza. Individuiamo ora i tratti salienti della DERIVAZIONE E DELLA FLESSIONE VERBALE E NOMINALE:

Tratto caratteristico è l'opposizione tematico/atematico. Il suffisso atematico minimo è zero; il suffisso tematico minimo è la vocale tematica -o/e. Il verbo indoeuropeo esprimeva in modo tipico l'azione, il processo o lo stato. La formazione attiva atematica radicale forma il tema del

presente ea dell'aoristo.Si trovano parecchi tipi di presenti atematici raddoppiati. Il presentea atematico radicale forma almeno due tipi di temi del presente: uno hala radice al grado zero e l'accento sulla desinenza, l'altro ha il grado Ee l'accento sulla radice.L'aoristo medio atematico radicale sembra mostrare un'apofonia o.a Il perfetto era una delle ricostruzioni più sicure all'interno dell'interoa verbo indoeuropeo, era infatti caratterizzato da un gruppo speciale didesinenze. Da un originario valore stativo di presente, si sviluppò inseguito un valore risultativo e infine il valore preterito. In ogni casoquesto è uno dei casi più intensamente dibattuti ne

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A.A. 2012-2013
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/01 Glottologia e linguistica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher jessicabortuzzo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Glottologia e linguistica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Udine o del prof Longobardi Giuseppe.