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IL SOGGETTO
• Il soggetto è una categoria con molteplici funzioni: ha il ruolo semantico di Agente, ha il
ruolo di Tema nell’ambito del discorso ed è costituente primario in base alle relazioni di
dipendenza e concordanza.
In italiano la proprietà costante del soggetto è la concordanza con il predicato. Questo vale
ancora di più in francese ed inglese in cui anche i verbi impersonali hanno un soggetto
pronominale obbligatorio (es. ita. “piove” eng. “it rains” fr. “il pleut”). In queste lingue la
frase si descrive in termini di gruppo nominale con funzione di soggetto e gruppo verbale
con funzione di predicato. Questa struttura binaria non è però universale o necessaria.
FONOLOGIA E LESSICO
• Per studiare scientificamente una lingua è necessario conoscere ciò che la forma e ciò che le
dà dignità linguistica.
- Sistema fonologico: insieme chiuso di suoni.
- Lessico: insieme aperto dei significati.
- Sistema morfologico: insieme di categorie obbligatorie.
- Sintassi: schema delle relazioni obbligatorie fra significati.
Le unità del sistema fonologico sono dette Fonemi.
Le unità del sistema morfologico sono dette Morfemi.
1) RAPPRESENTAZIONE GRAFICA
L’esigenza di una convenzione sovrannazionale di fonemi che valga per tutte le lingue è
rappresentata dall’IPA (International Phonetic Alphabet).
La differenza fra i suoni delle lingue è dovuta alla comune eredità dal latino che tuttavia
acquisisce tradizione linguistica e scritta nel Basso Mediterraneo, nei casi di lingue non
latine le differenze sono ancora più marcate.
2) ARBITRARIETA’ FONOLOGICA
Il fattore di differenziazione fra i sistemi fonologici delle lingue è dato dalle combinazioni
minime dei fonemi in sillabe. Man mani che cresce il numero dei fonemi da combinare, il
numero delle sillabe comuni decresce.
Es. fonemi [t], [r], [a] possono dare esito a sei combinazioni, di queste solo due sono
ammesse in italiano (tra – tar), mentre l’inglese ne ammette tre ( tar - art – rat)
Questa necessità di distinzione è fondamentale: se i lesici delle lingue utilizzassero tutte le
parole che il lor sistema fonologico può generare, si avrebbero molte parole distinte da un
numero ridotto di fonemi e facili da confondere. Pertanto ogni sistema fonologico è
individuale, diciamo che ogni lingua possiede un sistema fonologico arbitrario.
3) ARBITRARIETA’ LESSICALE
Il fatto che ogni combinazione fonemica in una lingua dia adito ad un significato reale è
falso: si pensi a congiunzioni e preposizioni. La corrispondenza fra parole e cose è molto
approssimativa.
Parole dal significato comune a molte lingue, apparentemente univoco si rivelano
illusoriamente univoche. Certe lingue espandono o aggiungono significati (sorella, fratello -
> siblings). Il lessico in tal caso rivela sistemi di valori di una cultura linguistica. Eppure il
lessico è anche ricettivo e permeabile alle novità, specie di termini che indicano tipicità
culturali.
MORFOLOGIA
• 1) SISTEMA MORFOLOGICO E CATEGORIE OBLIGATORIE
Abbiamo indicato la morfologia come un sistema di categorie, ovvero significati che
accomunano parole appartenenti alla medesima classe. In generale le parole che non
presentano un significato presentato il significato opposto.
Es. “casa” “mano” “piede” hanno in comune il significato singolare.
“case” “mani” “piedi” hanno il comune il significato non singolare o plurale.
2) CATEGORIE NOMINALI: NUMERO
Il numero di un nome risulta essere il sistema di categoria nominale più universale e
semplice, costituito dalla categoria di coppia singolare-plurale. Esistono alcune
eccezioni, sebbene sempre più in disuso:
- Collettivo: insieme nel quale si individua un’unità, tipico del celtico e del tedesco
moderni (haar -> singolare, indica però tutta la capigliatura).
- Duale: indica nomi di oggetti comunemente in coppia, è tipico delle lingue
indoeuropee antiche (es. greco).
3) CATEGORIE NOMINALI: GENERE
Le categorie di genere hanno una casistica più complessa. Certe lingue presentano molte
distinzioni di genere, altre pochissime.
- Quattro distinzioni: maschile, femminile, animato, inanimato (in tedesco e greco).
- Due categorie: maschile e femminile (italiano), animato e inanimato (danese e svedese).
- Nessuna distinzione: in inglese e finnico.
- Sei o più distinzioni: lingue caucasiche orientali.
Tuttavia l’assenza di un genere, ad esempio, in inglese, non vuol dire che tutti i nomi
sono classificati in una categoria naturale unica. L’assenza di un genere grammaticale
non implica l’assenza di un genere naturale.
Per questo le categorie di genere hanno spesso un valore astratto e indicativo della
cultura linguistica: in inglese il genere è una proprietà del lessico e conserva
motivazione naturale, in tedesco è una proprietà grammaticale e perde motivazione
naturale.
4) CATEGORIE NOMINALI: CASO
I casi come categorie nominali rispondono alla necessità di segnalare le funzioni svolte
dai diversi costituenti nella frase. Il numero dei casi vaia molto nelle varie lingue (due
casi in rumeno, ventisette in ungherese).
Nonostante questa varietà i casi principali rimangono quattro:
a) Nominativo: spesso privo di marche (prefissi, suffissi o interfissi) e spesso è il più
funzionale come soggetto.
b) Accusativo: spesso il più funzionale come oggetto.
c) Dativo.
d) Genitivo.
A causa della tendenza a cercare funzionalità linguistica, il caso senza marche è il più
frequente.
Non va però scordato che spesso si verificano fenomeni di sincretismo (coincidenza) fra
casi diversi, questo compromette la funzionalità: più sincretismo appare, più il sistema
morfologico è vicino al collasso.
5) CATEGORIE NOMINALI: DETERMINATEZZA
La determinatezza è una categoria nominale che accresce la capacità di individuazione
(“libro” è un nome che si riferisce a tutta la categoria dei libri; “il libro” è un libro in
particolare, “un libro” è un libro qualsiasi). L’elemento più semplice è l’articolo
determinativo che ha due funzioni:
a) Funzione individualizzante: relativa a nomi propri, distinguono con un semplice articolo
(il Manzoni vs. Manzoni) o epiteti (Guglielmo il Conquistatore vs. Guglielmo) una
persona da altre con lo stesso nome.
b) Funzione determinativa: indica un oggetto noto all’interlocutore (“il libro”) conoscenza
che può svilupparsi anche nella frase stessa (“ho visto un libro…ho comprato il libro”:
qui il libro è diventato noto nella frase stessa).
L’articolo può anche assumere valore astratto per indicare intere categorie (“l’uomo è
avido” -> si intende per uomo tutta l’umanità). Non tutte le lingue possiedono l’articolo
determinativo, anche se tutte hanno comunque la categoria di determinatezza, espressa
magari con altri mezzi.
Solitamente l’articolo determinativo è determinato da una particella proclitica che
poggia eventualmente sull’accento (l’uomo) o su un suffisso (omul).
6) CATEGORIE VERBALI: PERSONA
A differenza di quanto accade nel nome, nel verbo le categorie sono tutte presenti e non
si differenziano nelle lingue. Questo perché il verbo è il costituente principale della
frase, concentra su di sé tutte le funzioni proprie della frase o, se difettivo, domanda la
sua funzione ad elementi circostanti. La categoria della persona esprime la concordanza
del verbo col soggetto o con il costituente nominale cui si riferisce. Solitamente la
persona è riferita a sei pronomi personali, tre singolari e tre plurali, vi sono pure alcune
lingue con eccezioni:
- Lingue in cui il verbo concorda con l’oggettività o la soggettività della persona
(ungherese).
- Lingue in cui il verbo concorda con genere del soggetto.
7) CATEGORIE VERBALI: TEMPO E ASPETTO
La categoria naturale del tempo si sdoppia in due categorie linguistiche distinte:
- Tempo: dimensione esterna che determina dove l’azione descritto si colloca rispetto alla
comunicazione; assume importanza maggiore nelle lingue europee occidentali.
- Aspetto: dimensione interna che determina la totalità o parzialità della realizzazione di
un’azione, è spesso soggetto ad arbitrarietà ed interpretazione e tipica dell’arabo e delle
lingue europee orientali.
Rimane curiosa l’incoerenza grammaticale italiana che pone a fiano del passato
prossimo e del passato remoto il tempo aspettivo dell’imperfetto.
8) CATEGORIE VERBALI: MODO
Il modo verbale rappresenta la categoria della della soggettività ed è per questo una
comune spia morfologica. Sebbene certe lingue si siano evolute in modi differenti, i
modi spesso corrispondono.
- Indicativo: modo senza marche della certezza e della realtà.
- Futuro: modo del non avvenuto, spesso dipendente da ausiliari modali o verbi di
movimento.
- Condizionale: futuro del passato, esprime irrealtà o fatti appresi per testimonianza
diretta.
- Imperativo: esprime pragmaticità ed imposizione.
- Congiuntivo: esprime preghiere, inviti o comandi, è considerato attenuante
dell’imperativo.
- Passati: modo del già avvenuto.
9) CATEGORIE VERBALI: DIATESI
La diatesi del verbo, di solito distinta in “attiva” e “passiva”, dipende dalla categoria
semantica della transitività. Questa è per sua natura una proprietà graduale e spesso la
semplice divisione in “transitivo” ed “intransitivo”, appare insufficiente.
Dividiamo i verbi intransitivi in tre classi:
- inattivi senza oggetto (stare)
- attivi senza oggetto (camminare)
- attivi con oggetto (parlare -> una lingua)
Dividiamo anche i verbi transitivi in tre classi in base al loro diverso comportamento
nella forma riflessiva:
- riflessivo escluso (ricevere)
- riflessivo parziale (prendere)
- riflessivo totale (lavare)
Nella forma riflessiva totale il coinvolgimento dell’azione verbale è tutta sul soggetto,
che è animato.
La forma passiva si ritiene di solito rappresentata da una forma verbale in participio e da
un ausiliario come “essere” o “venire”. In certe lingue, come l’inglese, il passivo
sostituisce la forma riflessiva mancante. Già nelle lingue occidentali si nota la rarità
delle forme passive rispetto a quelle attive, e la situazione è ancora più rara
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