SINTASSI
Analisi in costituenti
• Il successivo importante strato o livello di analisi della prima articolazione è la
sintassi (termine di origine antica, a differenza degli altri, che risalgono
all’Ottocento).
• La sintassi è il livello di analisi che si occupa della struttura delle frasi; l’oggetto
di studio è come si combinano fra loro le parole e come sono organizzate in
frasi. La frase, quindi, è il costrutto che fa da unità di misura della sintassi.
• Non è facile definire in maniera non controversa cos’è una frase: può essere
inquadrata come l’entità linguistica che normalmente funziona come un’unità
comunicativa, cioè che costituisce un messaggio autosufficiente nel discorso.
• È identificata dal contenere una predicazione, cioè l’assegnazione di una
proprietà ad una variabile o di una relazione tra più variabili.
• Normalmente il valore di predicare qualcosa è affidato ai verbi, pertanto in
genere ogni verbo autonomo coincide con una frase. Vi possono però essere
frasi senza verbo, dette frasi nominali, che funzionano da messaggi
autosufficienti e contengono pur sempre una predicazione.
• Le parole non si combinano in frasi per semplice giustapposizione casuale, ma
secondo rapporti e leggi strutturali a volte anche molto complessi.
• Con “frase” si designano anche costrutti dall’estensione più ampia e dalla
composizione più complessa di una frase semplice, costituita da un’unica
predicazione. A questa si dà il nome più preciso di proposizione.
• Il principio generale impiegato per l’analisi delle frasi è anch’esso basato sulla
scomposizione o segmentazione.
• L’analisi in costituenti immediati individua diversi sottolivelli di analisi e i
costituenti che si isolano a ciascun sottolivello costituiscono immediatamente il
costituente del sottolivello di analisi superiore. Il criterio mediante il quale
attuare la scomposizione è, anche in questo caso, quello della prova di
commutazione.
• Il metodo di rappresentazione più diffuso, e il più utile, è quello degli alberi
etichettati. Un albero è un grafo costituito da nodi da cui si dipartono rami;
ogni nodo rappresenta un sottolivello di analisi della sintassi, che reca il simbolo
della categoria a cui appartiene il costituente di quel sottolivello.
• Un albero del genere è l’indicatore sintagmatico della frase. Gli elementi che
stanno al termine di ogni singola diramazione, cioè che sono direttamente
dominati dallo stesso nodo, di chiamano costituenti fratelli (o semplicemente
fratelli).
• Quella dei determinanti è una categoria che può comprendere articoli,
aggettivi dimostrativi ed altri elementi, riconosciuti come appartenenti ad una
stessa classe sulla base della loro distribuzione, cioè del fatto che compaiono
sempre e solo nel medesimo contesto, ovvero davanti ad un nome.
• La distribuzione, ovvero l’insieme dei contesti in cui gli elementi possono
comparire nelle frasi, è un criterio importante per distinguere diverse classi di
elementi rilevanti per la sintassi. I determinanti, quindi, sono tutti gli elementi
che occorrono davanti ad un nome e svolgono la funzione di determinare il
referente da esso indicato.
• Per rappresentare la struttura interna di costrutti non molto complessi è in
genere sufficiente la parentesizzazione: ogni parentesi aperta e chiusa
corrisponde ad un sottolivello d’analisi sintattica. Le parentesi possono anche
essere, per maggior precisione, numerate o etichettate con gli opportuni simboli
di categoria.
• Un indicatore sintagmatico, che fornisce la struttura in costituenti di una frase,
può in molti casi disambiguare frasi o costrutti che all’apparenza sembrano
identici, ma hanno una duplice interpretazione semantica.
• Il triangolino indica che il ramo porta ad un costituente che, essendo la sua
struttura non pertinente per il fenomeno che si vuole illustrare, non viene
analizzato nella rappresentazione.
Sintagmi
• L’analisi in costituenti immediati individua tre diversi sottolivelli di analisi
sintattica: quello delle frasi, dei sintagmi e delle singole entrate lessicali
(parole).
• Il più importante di questi, per quanto riguarda il funzionamento della sintassi,
è il livello dei sintagmi (o gruppi). Un sintagma è la minima combinazione di
parole (costituita da almeno una parola) che funzioni come un’unità della
struttura frasale o della sintassi.
• I sintagmi sono costruiti attorno ad una testa, sulla cui base vengono
classificati e da cui prendono il nome. Testa è la classe di parole che
rappresenta il minimo elemento che da solo possa costituire un sintagma.
• Un sintagma nominale è un sintagma costruito attorno ad un nome: N è la testa
di SN. I pronomi (PRO) possono sostituire in tutto un nome e, quindi, possono
essere loro la testa di un SN, che necessariamente in questo caso non conterrà
un N.
• Il sintagma nominale minimo è un N (o un PRO), il sintagma nominale massimo
può avere una struttura assai complessa, anche se le combinazioni di elementi
permesse in un SN variano da lingua a lingua.
• Testa di SV è V, testa di SPrep è Prep. Nel caso del SPrep la Prep, che introduce
e regge un SN, non condivide le proprietà che hanno le altre teste di sintagma
di poter rappresentare da sole il sintagma. Una Prep non funziona da SPrep.
• Tutte le categorie lessicali di parole piene possono essere teste di sintagma.
Possiamo quindi avere sintagmi aggettivali (SAgg), che hanno per testa un
aggettivo, e sintagmi avverbiali (SAvv), che hanno per testa un avverbio.
• I sottocostituenti dei vari tipi di sintagmi, cioè gli elementi che possono
attaccarsi e che dipendono dalla testa, possono dare luogo anche a sintagmi
assai complessi, dotati di una strutturazione interna a vari sottolivelli.
• Un requisito fondamentale per la corretta rappresentazione della struttura delle
frasi con un indicatore sintagmatico è che, rispettando la successione lineare
dei sintagmi, sia dato conto degli effettivi rapporti sintattici esistenti tra essi.
• Particolare attenzione richiedono i sintagmi preposizionali, il cui contributo al
senso della frase può porsi a livelli diversi che, quindi, devono/possono essere
agganciati all’opportuno nodo, anche indipendentemente dalla semplice
successione lineare.
• Il principio generale retrostante alle corrette rappresentazioni sintagmatiche è
che, in un albero, ogni elemento che sta sul ramo di destra di un nodo modifica
(o va messo in relazione diretta con) l’elemento che sta alla sua sinistra, sotto
lo stesso nodo (costituente fratello).
Funzioni sintattiche
• Ogni sintagma assume determinati valori funzionali richiesti e necessari per
l’interpretazione semantica delle frasi. Il modo in cui i diversi costituenti si
combinano nel dare luogo alle frasi è governato da principi complessi.
• Occorre distinguere 3 ordini o classi di principi, riconducibili a piani diversi
che intervengono nel determinare il funzionamento della sintassi:
Funzioni sintattiche
o Ruoli semantici
o Organizzazione pragmatico-informativa
o
• La prima fondamentale classe di principi è quella delle funzioni sintattiche,
che riguardano il ruolo che i sintagmi assumono nella struttura sintattica della
frase. Una funzione rigorosa delle diverse funzioni sintattiche non è facile da
dare.
• Soggetto (chi fa l’azione), predicato verbale (l’azione) e oggetto (chi
subisce l’azione) sono le funzioni sintattiche fondamentali, a cui si aggiungono
numerosi complementi, che si definiscono sulla base del loro valore
semantico: specificazione, termine, mezzo o strumento, modo o maniera,
tempo, luogo, paragone, ecc.
• Le funzioni sintattiche sono spesso marcate morfologicamente (morfologia di
caso o di accordo). In molte lingue, incluso l’italiano, il soggetto è individuabile
per il fatto che è il SN con cui si accorda il verbo.
• In una lingua come l’italiano, che per i nomi e gli aggettivi non ha morfologia di
caso, i vari complementi sono in genere introdotti da un’apposita preposizione,
e sono quindi espressi da SPrep. Nelle lingue con morfologie di caso, alcuni
complementi sono marcati contemporaneamente dal caso e da una
preposizione.
Schemi valenziali
• Le funzioni sintattiche vengono assegnate a partire da schemi valenziali (o
strutture argomentali). Ogni verbo è associato a delle valenze (o
argomenti), che sono richieste dal tipo di significato del verbo: ogni predicato,
sulla base della natura del processo che rappresenta e codifica, configura un
quadro di elementi chiamati in causa (valenze).
• Ogni verbo stabilisce il numero e la natura delle valenze che esso richiede,
rappresentate linguisticamente dai sintagmi nominali che li designano; ha
quindi un certo schema valenziale.
• Da questo punto di vista, i verbi sono principalmente monovalenti, bivalenti o
trivalenti, ma esistono anche verbi zerovalenti (verbi meteorologici) e
tetravalenti.
• Le valenze costituiscono, insieme al verbo, gli elementi nucleari essenziali
delle frasi, anche quando non vengono tutte realizzate con materiale nella
struttura sintagmatica. In questo caso, si dice che non tutte le posizioni dello
schema valenziale sono saturate.
• Molti verbi ammettono, in diverse accezioni, più schemi valenziali.
• Sulla base degli schemi valenziali, il soggetto si può definire come la prima
valenza di ogni verbo, l’argomento verbale più saliente.
• La seconda valenza coincide con il complemento oggetto, nel caso dei
verbi transitivi (che ammettono la costruzione passiva). Può tuttavia
consistere anche in un complemento di luogo, in un complemento predicativo
del soggetto o dell’oggetto o in altri complementi ancora.
• In una frase, si possono trovare anche costituenti che non vanno parte dello
schema valenziale e che sono detti circostanziali (o avverbiali o aggiunti).
• Questi non fanno parte delle funzioni sintattiche fondamentali, ma svolgono
comunque una funzione semantica importante, in quanto aggiungono
informazioni salienti dal punto di vista del valore comunicativo della frase.
• I circostanziali funzionano tipicamente da modificatori a livello della frase
nel suo complesso, del sintagma verbale o di quello nominale.
Ruoli semantici
• Un altro ordine di principi che intervengono nella costruzione ed interpretazione
di una frase è dato da principi semantici che concernono il modo in cui il
refe
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