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LE FUNZIONI DELLA LINGUA
Secondo Roman Jakobson, le componenti della lingua necessarie per un atto di comunicazione
linguistica sono:
1. Emittente o parlante
2. Ricevente o ascoltatore
3. Contesto o referente, ciò a cui si riferisce
4. Canale: l’aria se parliamo o lo scritto
5. Codice: il sistema di comunicazione condiviso, altrimenti non ci può essere comunicazione
6. Messaggio: messa in atto del codice
A queste 6 componenti fa corrispondere una funzione linguistica:
1. Funzione ESPRESSIVA (o emotiva): stato d’animo di chi parla. Il genere letterario che più
corrisponde alla realizzazione di questa funzione è la lirica. Es. le liriche del Petrarca o di
Leopardi.
2. Funzione CONATIVA (o direttiva): si realizza quando dotto forma di comando o esortazione
rivolti all’ascoltatore perché modifichi il suo comportamento. Es. i galatei con le loro prescrizioni
(non sputare per terra), il codice penale;
3. Funzione REFERENZIALE: è una funzione informativa, neutra per così dire (es. il treno parte alle
sei), manuale di chimica.
4. Funzione FATICA: attirare l’attenzione, si realizza quando vogliamo controllare se il canale è
come stai?, ciao?, mi senti?
aperto e funziona regolarmente, es. per stabilire il contatto.
5. Funzione METALINGUISTICA: si realizza quando il codice viene usato per parlare del codice
stesso: per esempio una grammatica realizza pienamente la funzione metalinguistica: si usa la
lingua X per parlare della lingua X.
6. Funzione POETICA: quella propria della POESIA, quando si basa sulla forma. Si realizza quando il
messaggio che il parlante invia all’ascoltatore è costruito in modo tale da costringere
4 l’ascoltatore a ritornare sul messaggio stesso per apprezzarne il modo in cui è formulato (per la
scelta dei suoni, delle parole). Se diciamo il treno parte alle sei si tratta di un messaggio che il
parlante invia all’ascoltatore per informarlo di un fatto (funzione referenziale): l’attenzione
Nel mezzo del cammin
dell’ascoltatore va al <<referente>>. Se abbiamo invece dei versi come
di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, il parlante (o lo scrivente) ha costruito un
messaggio che obbliga l’ascoltatore a sospendere la funzione referenziale ed a tornare sul
nel mezzo del cammin
messagio stesso per decifrarlo, per capire com’è costruito (cosa vuol dire
di nostra vita? selva oscura?)
Cos’è la
Con linguaggio si intende la capacità comune a tutti gli esseri umani di sviluppare un sistema di
comunicazione dotato di caratteristiche proprie e che si distingue da altri sistemi di comunicazione
(linguaggio al singolare).
Con lingua si intende la forma specifica che questo sistema di comunicazione assume nelle varie
comunità (lingua al singolare e plurale).
Gli elementi a tutte le lingue cioè gli universali linguistici sono la ricorsività e la dipendenza dalla
struttura. Una caratteristica che distingue le varie lingue è l’ordine delle parole o l’ordine degli elementi
principali della frase.
- In italiano abbiamo Soggetto-Verbo-Oggetto (SVO): es. Gianni scrisse una lettera. L’ordine è
uguale nell’inglese e nel francese
- Altri ordini sono possibili. Per esempio, nelle lingue semitiche e in arabo è frequente l’ordine VSO
(Verbo-Soggetto-Oggetto).
- Nel turco o il giapponese SOV (cioè con il verbo alla fine della frase). Es. Gianni ga tegami o
kaita ‘Gianni la lettera scrisse’
CARATTERISTICHE PROPRIE DEL LINGUAGGIO UMANO:
Nessuna di queste proprietà è esclusiva, è l’insieme delle proprietà che sono esclusive che rende tipico
il linguaggio verbale.
discretezza: ogni elemento linguistico è separato e ha un valore a sé stante. Il contrario di
discreto è continuo: es. l’orologio – quadrante analogico (continuum, es. la lancetta scorrendo
occupa tutti i minuti e tutti i secondi) – digitale (discretezza, anche se indica i secondi, lo spazio
tra ad esempio 8 e 58 e 59 secondi, lo spazio tra 58 e 59 non viene espresso, non indica il
continuum del passare del tempo).
Es. lama: (l’ama o lama) non si capirà, si capirà dal contesto. pare bare:
Es. differenza tra [p] e [b] (consonanti occlusive bilabiali e sono anche fonemi in italiano):
costituiscono una coppia minima, distinta tra [p] e [b]; in linea teorica ci potrebbe essere una via di
mezzo tra [p] e [b], ma non c’è una via di mezzo tra il fonema [p] e [b] e non c’è un’altra parola che ha
pare bare;
un significato a metà tra e per questo si dicono che i segni linguistici sono discreti, cioè c’è
una differenza netta, si passa dall’uno all’altro, non c’è il continuum. La linguistica moderna più recente
punta invece di più sul continuum, assodato che la lingua è discreta. Tuttavia, sono stati rintracciati
elementi di continuum, cioè il fatto che per certe categorie non c’è una separazione netta. I confini dei
segni linguistici sono discreti, hanno confini ben precisi.
Es. nei sistemi continui è sempre possibile <<specializzare>> sempre più il segnale: la danza delle api
ha queste caratteristiche. L’ape esploratrice, per indicare alle sue compagne in modo sempre più
preciso la distanza e la ricchezza della fonte di cibo, nonché la direzione da prendere per raggiungerla,
introduce modifiche sempre più sottili nel ritmo, nell’orientamento e nella durata della sua danza.
ricorsività: ad ogni elemento linguistico si possono aggiungere altri elementi; esso permette di
costruire frasi sempre nuove inserendo, in una frase data, un’altra frase, poi in quest’ultima
un’altra frase ancora e così via.
Es: x figlio di y, figlio di z. Ho incontrato Mario che è il fratello di Maria che è la moglie di Giovanni, che
è la cugina di Sibilla ecc..; ricorsivo per definizione sono i numeri, perché sono infiniti. La ricorsività è
presente solo nel linguaggio umano, mentre è assente nei sistemi di comunicazione delle altre specie
animali.
doppia articolazione: unità minima della fonologia: fonema (astratto) il fonema è costituito
da una serie di tratti distintivi. il fonema è l’astratto e il fono è la realizzazione concreta del
fonema. La differenza tra concreto-astratto, data dalla scuola di Praga, con Trubeckoj e Jakobson.
a a (fonema astratto),
Es. la verrà pronunciata in maniera diversa ma ci rifaremo tutti al fonema i foni
sono infiniti.
COPPIA MINIMA: una serie di parole che sono distinte semplicemente da un fonema o da un altro
fonema.
5
Il fonema è costituito da tratti distintivi, in una lingua saranno circa da 20 a 30. Unendo i fonemi si
forma la sillaba (la sillaba non ha significato). Differenza tra morfema (è l’unità minima della
e i e i
morfologia) e morfo ( e ). es. morfema: femminile plurale; morfo: e .
a e
Es. La terza persona del presente indicativo singolare dei verbi è a (realizzazione del fonema di
terza persona singolare, i morfi). Esteso anche al concetto di morfema e di morfo. I tratti distintivi, i
fonemi e le sillabe non hanno significato. Il fonema è la minima unità distintiva, ma non significativa.
e i
I morfemi e i morfi hanno un significato? Si, e hanno il significato grammaticale di femminile plurale;
a e
ed hanno il significato grammaticale di terza persona singolare del presente.
I morfemi lessicali baro-bari: o e i sono i morfemi grammaticali singolare e plurale, bar- è il morfema
lessicale, di uno che imbroglia nel gioco.
Dall’unione dei morfemi abbiamo la parola che ha un significato e un significante.
Morfemi parole sintagma frasi (SVO non marcata- frase semplice) testo
La struttura della frase è la parte astratta (SVO), la realizzazione concreta di questa struttura c’è ne
possono essere tante possibili es. io compro un’auto; noi studiamo glottologia; l’Arsenal ha sconfitto il
Milan.
Partendo dalla struttura astratta si possono formare tante frasi concrete. Al di là della frase ci sarebbe il
testo. Il testo è l’unione di tante frasi. Es. un libro, un articolo scientifico o di giornale.
Il concetto di doppia articolazione: si parte da unità molto piccole e poco numerose per formare
unità maggiori e sempre più numerose.
Esistono elementi di 1° e 2° articolazione:
1° articolazione: unità linguistiche che hanno significato e significante: morfema, il sintagma, la frase e
il testo.
2° articolazione: unità linguistiche che non hanno significato: i tratti distintivi, i fonemi e le sillabe.
I tratti distintivi a seconda delle scuole sono 15/18 e sono più piccoli dei fonemi. I fonemi sono maggiori
dei tratti ma sono anche più numerose; a seconda delle lingue vanno da 20/22 a 30 e si possono
contare. Dal fonema si formano le sillabe, per definizione sono più grandi e più numerose dei fonemi. I
sillabari hanno almeno 60 segni.
- Come si individuano i FONEMI? Con COPPIE MINIME [due coppie di parole diverse che si
differenziano per un fonema] Es. chine (5 grafemi – fonemi) – cane (4 fonemi – 4 grafemi): sono
fonemi perché sono distintive
I morfemi per definizione sono maggiori di dimensioni e più numerosi rispetto alle sillabe e ai fonemi.
Es. Ragazzo: ragazz + o.
Dai morfemi si formano le parole: sono maggiori di dimensione rispetto ai morfemi, normalmente sono
formate da due morfemi: es: oggi: ha un solo morfema; pazzo: pazz + o (due morfemi).
Le parole sono più numerose dei morfemi e si possono anche contare. Il dizionario riporta il numero
delle parole. I sintagmi sono più lunghi e numerose delle parole. Es. Il gatto, un gatto, questo gatto, il
mio gatto, il tuo gatto. I sintagmi sono molti di più, probabilmente non si possono neanche contare. Dal
sintagma si formano le frasi, che sono più lunghe e non si possono contare, infinite.
La teoria generativista di Chomsky nasce dal fatto che il bambino conia più frasi di quante non ne
sappia. L’idea è che ci sono leggi che sono presenti in ogni lingua che il bambino conosce.
Il vantaggio della propria articolazione di cui ha parlato per primo uno studioso francese del ‘900
chiamato Martiné è che partendo da un numero basso di unità si può arrivare a un numero infinito di
unità maggiori.
Es. partendo dai fonemi che sono tra i 20 e i 30 in una lingua posso formare frasi che sono infinite.
La doppia articolazione è considerata quasi esclusiva del linguaggio verbale, ad esempio si trova nella
musica: le note sono 7, ma si possono formare tanti accordi,