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2 CAPITOLO: IL DESTINO DELLA CULTURA NAZIONALE

1.La storia della cultura nazionale: le ragioni degli scettici

La nascita dei moderni stati nazionali ha alterato il panorama delle identità politiche. I sovrani,

mentre cercavano di centralizzare e riorganizzare il potere politico nei territori, si sono trovati a

dipendere da forme collaborative di relazioni sociali con i propri sudditi. La centralizzazione del

potere ha generato una dipendenza dei governanti dai governati e, gradualmente, il popolo è

diventato consapevole della propria appartenenza a una più vasta comunità politica con un

desti no comune. Il consolidamento dell’idea di nazione e di nazionalità è stato determinato da

fattori, fra i quali:

-il tentativo delle classi dominanti e dei governi di creare una nuova identità nazionale che

legittimasse la crescita del potere dello stato.

-la creazione, attraverso un sistema di educazione di massa, di un quadro di riferimento

comune fatto di idee, significati e consuetudini per promuovere il processo di modernizzazione

coordinato dallo stato.

-la nascita di nuovi sistemi di comunicazioni di massa (stampa, telegrafo) ha facilitato la

diffusione della storia, dei miti e dei rituali nazionali e ha facilitato le comunicazioni tra le classi

sociali

-l'elaborazione di un senso storico della patria ed il radicarsi di memorie condivise hanno

portato a un consolidamento di comunità etniche attraverso la condivisione di una cultura

pubblica e un complesso di diritti e doveri.

La futura nazione doveva essere una “comunità di storia e di cultura” che si occupava di un

dato territorio e che poteva richiamarsi a una specifica tradizione di diritti e doveri comuni ai

suoi membri.

Gli stati sono delle reti complesse, fatti di istituzioni, leggi e abitudini; le nazioni sono collettività

interclassiste che condividono un comune sentimento di identità e un comune destino politico.

La forza che lega gli stati alle nazioni è il NAZIONALISMO descrive sia complessi legami di

fedeltà culturale e psicologica di ciascun individuo nei confronti di una distinta identità e

comunità nazionale, sia il progetto politico che ha come obiettivo la costruzione di uno stato nel

quale una data nazione risulta dominante. Il sorgere delle nazioni, del nazionalismo e degli

stati nazionali ha portato all’organizzazione della vita culturale lungo linee nazionali e

territoriali.

La lotta per la creazione degli stati e delle identità nazionali è stata così intensa che gli scettici

dubitano che queste ultime possano essere in qualche modo intaccate dalle forze

transnazionali e in particolare dagli sviluppi della cosiddetta culturale globale di massa. I

difensori dell’identità nazionale mettono in risalto le sue qualità di durata e il profondo richiamo

delle culture nazionali, a fronte del carattere effimero e fittizio dei prodotti distribuiti

dall’industria di massa.

Le culture nazionali sono e continueranno a essere fonti importanti di motivazione e etica

politica. Le reti di comunicazione elettroniche e di informazione intensificano le forme e le radici

tradizionali della vita nazionale e rendono possibili più interazioni tra i membri della comunità.

Gli scettici sostengono che i nuovi sistemi di comunicazione, se da un lato permettono

l’accesso a culture lontane, dall’altro promuovono anche la consapevolezza della differenza,

vale a dire della straordinaria diversità di stili di vita e di orientamenti di valore questa

consapevolezza agevola la comprensione culturale, ma porta spesso all’accentuazione di tutto

quanto è particolare e idiosincratico, accrescendo ulteriormente la frammentazione della vita

culturale. I nuovi sistemi di comunicazione possono generare un loro proprio nuovo linguaggio

e un complesso di valori e di modelli di consumo, e si confrontano con una molteplicità di

linguaggi e di bagagli di conoscenze attraverso i quali la gente interpreta la propria vita e la

propria cultura. Nonostante ciò gli scettici osservano che le culture nazionali e locali rimangono

ben salde. I difensori della cultura nazionale fanno notare che non esistono né un bacino

globale di memorie, né un modo comune di pensare globale, né una “storia universale” che

possa saldare insieme i diversi popolima esiste solo una molteplicità di significati e di sistemi

politici, con cui ogni nuova consapevolezza globale deve misurarsi per sopravvivere.

2.La globalizzazione culturale

I sostenitori della tesi globalista, pur non sottovalutando l’importanza della “questione

nazionale”, contestano la maggior parte delle argomentazioni precedenti. Partendo dalla

questione nazionale, i globalisti sottolineano spesso il carattere “artificiale” delle culture

nazionali. Questa culture non sono immutabili né inevitabili nell’era globale. Il nazionalismo è

stato probabilmente funzionale o addirittura essenziale per la costruzione e lo sviluppo dello

stato moderno, ma oggi appare in contrasto con un mondo in cui molte forze politiche, poteri

economici e sociali sfuggono alla giurisdizione degli stati nazionali.

-Gli stati nazionali non possono assicurare molti dei servizi e dei beni comuni senza una

cooperazione a livello regionale e globale. Solo una visione politica globale può adattarsi alle

sfide politiche di un’epoca più globalizzata, contraddistinta dal sovrapporsi si comunità di

destino e da una politica a più livelli

-L’espansione delle potenze europee oltreoceano contribuì all’affermarsi di nuove forme di

globalizzazione culturale grazie allo sviluppo di nuovi mezzi di comunicazione e di trasporto.

-I globalisti osservano che la scala, l’intensità, la velocità e la diversità delle comunicazioni

culturali globali oggi non hanno precedenti.

-I modelli di comunicazione trascendono sempre più i confini nazionali. L’accelerata diffusione

di radio, televisione, internet e delle tecnologie digitali hanno reso possibili comunicazioni

immediate in larga parte del mondo. Di conseguenza, molti controlli nazionali sulle informazioni

sono divenuti inefficaci. La Cina ha cercato di mantenere una vigilanza sull’uso di internet, ma

può essere aggirato dai più esperti. Ovunque la gente si confronta, l’unica barriera sono le

differenze linguistiche tra paesi, ma la posizione dominante dell’inglese fornisce

un’infrastruttura linguistica per trasmettere idee e culture.

-Nella globalizzazione odierna ciò che colpisce, oltre alla scala di grandezza da essa raggiunta,

è il fatto che sia guidata dall’imprenditoria e non dagli stati. Sono le imprese, sostengono i

globalisti, ad aver preso il posto dello stato e delle teocrazie, in quanto produttori e distributori

chiave della globalizzazione culturale.

-Per i globalisti i nuovi sistemi di comunicazione globali stanno trasformando le relazioni tra

ambiente fisico e ambiente sociale, alterando la “geografia istituzionale” della vita politica e

sociale vengono spezzati i legami tradizionali fra “Luogo fisico” e “situazione sociale”. Anche

se tutti hanno una vita a livello locale, il modo in cui ciascuno interpreta il mondo è oggi

influenzato dalle idee e dai valori di molti scenari diversi.

Tutti questi sviluppi hanno aspetti positivi e negativi:

-Sul lato negativo la crescita del fondamentalismo contemporaneo può essere strettamente

collegato a fenomeni transnazionali e alla diffusione della tecnologia informatica e alla crescita

dei mass media. Il fondamentalismo può essere visto come un “figlio della globalizzazione” che

da un lato la contesta e dall’altro la utilizza.

-Sul lato positivoquei gruppi e quegli stati che cercano di perseguire rigide politiche di

chiusura nei confronti dell’informazione e della cultura sono certamente minacciati da questi

stessi processi di comunicazione, che finiranno probabilmente per modificare ovunque molti

aspetti della vita socioeconomica

I soggetti, le agenzie e le istituzioni orientate a problematiche transnazionali e internazionali

vengono citate dai globalisti come prova ulteriore di una crescente consapevolezza politica

globale.

-Infine, l’impegno nei confronti della difesa dei diritti umani come requisito fondamentale per la

dignità e l’integrità di tutti i popoli, sanciti dal diritto internazionale, portato avanti dai gruppi

transnazionali come Amnesty International, sta a confermare l’emergere di una “coscienza

globale”.

Tutti questi fattori si sostiene rappresentano i fondamentali culturali di un’imminente società

civile globale.

COMSMOPOLITISMO CULTURALE: questo cosmopolitismo non nega le differenze culturali o

la rilevanza delle tradizioni nazionali. Non è contrario alla diversità culturale. I cosmopoliti

culturali enfatizzano la possibile fluidità dell’identità individuale: “la straordinaria capacità della

gente di crearsi nuove identità usando materiale proveniente da diverse fonti culturali e di trarre

un evidente beneficio da tale processo”. Il cosmopolitismo culturale celebra “l’ibridismo, la

contaminazione, il meticciato, la trasformazione che deriva da nuove e inattese mescolanze di

esseri umani, culture, idee, politica, film e canzoni”. E’ la capacità di porsi al di fuori di un luogo

specifico e di mediare le tradizioni che ne forma il nucleo centrale. Lo sviluppo di questo

genere dipende dal riconoscimento da parte di un numero sempre maggiore di persone della

crescente interconnessione delle comunità politiche in diversi camp, oltre che dallo sviluppo di

una consapevolezza di “destini collettivi” che richiedono soluzioni collettive, a livello locale,

nazionale, regionale e globale. E’ quindi un orientamento culturale e cognitivo che conta fra i

suoi requisiti fondamentali:

-Il riconoscimento della crescente interconnessione fra comunità politiche in vari settori tra cui

quelli sociali, economici e ambientali

-Lo sviluppo di una consapevolezza di “destini collettivi” che richiedono soluzioni collettive

-La celebrazione della differenza, della diversità e dell’ibridismo, imparando nel contempo a

“ragionare dal punto di vista degli altri” e a mediare le tradizioni.

Il cosmopolitismo culturale è, al pari della cultura nazionale, un progetto, ma con una

differenza: è più adatto e meglio rispondente, secondo i globalisti, alla nostra epoca globale.

Potrebbe anche essere essenziale per la sopravvivenza dato che intolleranza e

fondamentalismo rappresentano una fonte crescente di insicurezza e violenza globale, dalla

rinascita della geopolitica al terrorismo internazionale.

3 CAPITOLO: PERICOLI GLOBALI: MINACCE

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Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giadasamantha.parisi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Processi di globalizzazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Codagnone Cristiano.
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