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U
Stima di domanda potenziale di un bene durevole: ( x p) – uso – sost dove:
Uuso: numero di utenti col prodotto già in uso
Usost: numero di utenti che devono sostituire il prodotto
Struttura distributiva: Informazioni cruciali a riguardo sono: la disponibilità di intermediari e
la facilità di accesso ai loro punti vendita, il loro livello di concentrazione o dispersione, la
presenza o assenza della grande distribuzione moderna, il livello di diffusione sul territorio
delle principali insegne mondiali.
Struttura dell’offerta e modello competitivo: occorre valutare, la composizione dei
competitor che possono essere sia nazionali che internazionali. Anche la loro dotazione di
risorse è fondamentale: la presenza di attori con vantaggi competitivi forti e consolidati
richiede la progettazione di strategie e politiche di marketing adeguate. L’organizzazione
dell’offerta è un altro elemento da valutare: se il mercato è già presidiato con portafogli
prodotti ampi occorre una dotazione almeno simile per non rischiare di ottenere effetti
reputazionali negativi.
Terzo screening: in questa ultima fase l’impresa deve valutare la sua profittabilità sui
mercati selezionati nella fase precedente avvalendosi di proiezioni e stime relative a:
volumi di fatturato, costi di gestione dell’entrata, costi di adattamento del prodotto,
pressione competitiva.
L’analisi, quindi, si conclude con l’individuazione e le selezione di mercati esteri:
accessibili, e quindi esenti da barriere insuperabili
con fonte di potenziale profitto, ovvero non soggetti a vincoli che impediscono in via
preliminare il successo dell’attività
di dimensioni attrattive: dotati perciò di una domanda capace di assorbire l’offerta e con
tassi di crescita allettanti.
Questa analisi consente infine di dare un ordine di priorità per quanto riguarda l’intervento
sui mercati esteri:
I mercati prioritari hanno caratteristiche di elevata attrattività e compatibilità e
costituiscono, pertanto, il target principale cui rivolgere i piani di crescita e sviluppo
internazionale di lungo periodo delle imprese
I paesi secondari sono invece quelli con componenti di rischio ancora rilevanti (minacce
consistenti relative alla concorrenza oppure all’evoluzione della domanda)
Infine, i paesi di terz’ordine, presentano livelli di rischio ancora più elevati dovuti sia
all’attrattività del paese sia alla compatibilità dell’offerta dell’impresa: in questo caso le
risorse dedicate sono minime e si ha un basso o nullo coinvolgimento strategico ed
operativo.
Fonti e strumenti per l’analisi: si distinguono fonti secondarie e fonti primarie. Le fonti
secondarie sono quelle provenienti da:
uffici nazionali di statistica, che offrono informazioni analitiche a prezzi contenuti
enti pubblici e privati di ogni paese (ICE in Italia)
Banche centrali e imprese private di ricerca e consulenza commerciale e legale
Le fonti primarie invece, presuppongo programmi di ricerca di marketing organizzati con
metodi qualitativi e quantitativi. Quelli qualitativi possono avere carattere esplorativo e
cercano di approfondire contenuti per i quali non esistono delle informazioni validate o
generalizzabili, oppure descrittivo, per delineare la rappresentazione di un fenomeno
economico o sociale. Fra gli strumenti riconducibili alla metodologia qualitativa abbiamo:
Le interviste, contenuto raccolto in forma narrativa, non generalizzabile ma che offri
comunque un’interpretazione accurata del fenomeno.
I Focus group: intervista che prevede la presenza di un gruppo di soggetti (da 7 a 10 in
genere) coinvolti in una discussione su un tema predefinito.
L’osservazione: metodo che prevede la raccolta di informazioni attraverso l’osservazione
appunto, di alcune attività e comportamenti. Può essere rivolto sia persone consapevoli
che non consapevoli. E’ una tecnica esplorativa efficace quando occorrono delle
informazioni preliminari e veloci su mercati esteri nuovi e non familiari.
Le metodologie quantitative invece si pongono l’obiettivo di raccogliere dati da elaborare
statisticamente per giungere alla rappresentazione di un fenomeno oppure alla verifica di
ipotesi. In genere la raccolta di queste informazioni avviene con l’uso di questionari raccolti
per via postale, telefonica, attraverso la rete ecc…
Obiettivi strategici della crescita internazionale : tali obiettivi appartengono ad
alcune principali categorie:
dimensione operativa e finanziaria: la presenza su nuovi mercati stimola sicuramente la
crescita, sostiene l’incremento dei volumi di fatturato, alimenta l’ampliamento dell’organico
e consente il raggiungimento di economie di scala. Inoltre permette di superare le barriere
all’entrata.
Vantaggio competitivo e quota di mercato: l’accesso sui mercati esteri con nuovi prodotti
può agevolare il mantenimento del ruolo di leader o innovatore rispetto ai concorrenti
diretti.
Margine di profitto: la capacità di generare profitto è fondamentale per lo sviluppo delle
imprese, senza di essi non è possibile investire in risorse materiali ed immateriali che
garantiscono la sopravvivenza economica nel lungo periodo.
Composizione del portafoglio clienti: essa può supportare lo sviluppo dell’impresa o al
contrario costituire un vincolo. Occorre pertanto definire, sempre, l’organizzazione dei
clienti attuali e potenziali in termini di concentrazione/diversificazione geografica;
contenuto e valore delle transazioni; natura ed evoluzione della relazione.
Accesso a conoscenze e risorse: per il mantenimento di una dotazione capace di
preservare o accrescere il vantaggio competitivo dell’impresa.
Formulazione delle strategie di entrata e di crescita : una volta conclusa
l’analisi, l’impresa entra nella fase della formulazione.
Le scelte relative alle strategie d’entrata non sono indipendenti da decisioni di
concentrazione e diversificazione geografica, queste ultime sono condizionate da fattori
esterni ed interni.
Tra i fattori esterni:
Tasso di crescita della domanda: se nei paesi la domanda cresce a tassi elevati che
assorbono molte risorse e richiedono un certo impegno strategico può essere
conveniente, in questo caso, concentrarsi su pochi mercati per non disperdere risorse e
rischiare fenomeni di de-posizionamento competitivo.
Stabilità delle vendite: quando la domanda ha un andamento poco prevedibile ed è
soggetta a fluttuazioni congiunturali, la diversificazione dei mercati di sbocco può costituire
una soluzione per stabilizzare le vendite dell’impresa.
Reattività del mercato alle azioni di marketing: se la pressione delle azioni di marketing ha
un impatto importante sulla risposta del mercato e della domanda, occorre concentrare le
risorse sui mercati che reagiscono in modo consistente all’impegno ad essi dedicati.
Barriere economiche, competitive, istituzionali: qualora esistano vincoli che impediscano la
scelta di diversificazione geografica a costi giudicati sostenibili, le imprese ripiegano sulla
permanenza di un numero ridotto di mercati esteri
Tra i fattori interni:
Tempi di imitazione dell’innovazione: se le imprese hanno gli strumenti per limitare il
processo di imitazione, possono dedicare la loro attività di lancio in pochi paesi e
prevedere una graduale estensione del vantaggio su altri mercati, viceversa, la scelta di
diversificazione geografica diviene quasi obbligatoria per il recupero degli investimenti
effettuati.
Effetti di spill-over: quando le azioni di marketing delle imprese coinvolgono indirettamente
mercati vicini sul piano geografico o culturale a quelli presidiati.
Adattamento di prodotto: quando l’entrata su nuovi mercati richiede processi di
adattamento, con il sostenimento di investimenti rilevanti che devono essere recuperati in
un dato arco temporale.
Adattamento dell’azione di marketing e della comunicazione, per far apprezzare il prodotto
agli acquirenti.
Economie di scala distributive, possibilità di raggiungere una sostanziale riduzione dei
costi di distribuzione (ciò privilegia un orientamento alla concentrazione geografica)
Controllo e monitoraggio delle relazioni con la clientela
Dotazione di risorse: poiché da questo dipende la possibilità di crescita dell’impresa (la
porta a fare scelte di diversificazione geografica)
Le scelte di concentrazione e diversificazione geografica sono a loro volta legate alla
generale strategia di crescita delle imprese, che, secondo la matrice di Ansoff dispongono
di due traiettorie di riferimento ovvero: il portafoglio prodotti e mercati. Cioè, alcune
imprese concentrano la loro dotazione di risorse su una sola area di business e avviano
un processo di diversificazione geografica che consente di riprodurre in altri contesti il
vantaggio competitivo conseguito. Altre imprese invece, privilegiano l’estensione del
portafoglio attraverso una strategia di diversificazione che si concentra su un numero
ridotto di mercati.
Controllo nei sistemi di pianificazione strategica: Come abbiamo già detto i
meccanismi di controllo sono strumenti che supportano il conseguimento degli obiettivi e la
realizzazione dei piani strategici, guidando le azioni degli individui e rilevando le
performance raggiunte.
E’ possibile prevedere sistemi di controllo burocratici e formalizzati incentrati sulle misure
di output ed altri, culturali, meno formali e basati sulla condivisione di valori e convinzioni
all’interno dell’organizzazione.
Sistemi burocratici, ricondotti alla presenza di:
Sistemi di pianificazione e budgeting: i budget sono strumenti di breve periodo che
permettono di controllare piani degli investimenti, flussi di cassa, andamento delle vendite.
I sistemi di pianificazione invece sono programmi di lungo periodo, di indirizzo per la
realizzazione degli obiettivi strategici.
Sistemi di reporting: rendicontazioni preventive o consuntive dell’attività
Sistemi culturali, gli strumenti sono:
Processi di socializzazione e interazione formale, sistema molto diffuso nelle
multinazionali giapponesi che prevedono scuole di training per il loro management al fine
di giungere alla condivisone di un’unica visione strategica e gestionale.
Parole chiave:
Concentrazione geografica: strategia che prevede il presidio di un numero RIDOTTO di
mercati esteri
Diversificazione geografica: strategia che prevede il presidio di un numero ELEVATO di
mercati esteri
CAPITOLO 4 – ENTRATA ED ESPANSIONE SUI MERCATI
INTERNAZIONALI: L’ESPORTAZIONE
L’esportazione rappresenta la soluzione più comune per iniziare un percorso di
avvicinamento al mercato internazionale. L’entrata e l’espansione commerciale
internazionale possono es