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C'è quindi anche una cognizione del giudice amministrativo sui diritti:
in via incidentale, tranne che sulle questioni in materia di stato e capacità delle persone nonché in materia di
querela di falso
in via principale in materia di risarcimento danni provocati da un provvedimento illegittimo).
[2] Giurisdizione speciale di merito
Ha carattere speciale: richiede un'espressa autorizzazione legislativa perché il giudice amministrativo
abbia giurisdizione. Il giudice può valutare anche vizi di merito (sostituendosi all'amministrazione), ha più
poteri istruttori e decisori, siccome dovrà valutare tutte le soluzioni possibili che l'amministrazione
avrebbe potuto adottare. Può modificare sostanzialmente il contenuto del provvedimento, riformandolo,
e in questo modo sindacando il giudice amministrativo anche su profili di opportunità e convenienza.
Ovviamente le critiche si sono concentrate sulla violazione nella separazione dei poteri, perché si realizza
in questo modo una sostanziale sostituzione del giudice amministrativo alla pubblica amministrazione.
È il caso del giudizio di ottemperanza, nel quale è possibile introdurre vizi di merito che il giudice può
sindacare. Gli altri casi sono elencati all'art.134 cpa.
[3] Giurisdizione speciale esclusiva
Ha carattere speciale: richiede un'espressa autorizzazione legislativa perché il giudice amministrativo
abbia giurisdizione. Il giudice conosce sia interessi legittimi che diritti soggettivi. Le questioni in materia di
stato, capacità delle persone e querela di falso spettano comunque al giudice ordinario, e il processo si
deve interrompere per attendere l'esito dell'incidente davanti al giudice ordinario.
A seconda che l'oggetto sia un diritto soggettivo o un interesse legittimo, è diversa la sentenza che il
giudice emette e il potere che può esercitare sulla pubblica amministrazione.
Sono materie di giurisdizione esclusiva
1. pubblico impiego non privatizzato (sottratto sia alla privatizzazione sostanziale sia a quella formale), perché è
una materia in cui diritti e interessi sono fortemente connessi
2. servizi pubblici (dal 1998), ma solo in relazione all'attività amministrativa (non quella di gestione o
meramente privatistica)
3. urbanistica ed edilizia (dal 1998), ma solo in relazione all'azione autoritativa della pubblica amministrazioe
(non di gestione o meramente privatistica, per esempio rientrano gli espropri, ma non il mancato pagamento
dell'indennità)
4. contratti di appalto (affidamento di lavori, servizi, forniture) stipulati dalla pa o da soggetti privati tenuti ad
applicare la normativa comunitaria o ad applicare procedimenti ad evidenza pubblica
5. concessione di beni e servizi pubblici (con esclusione delle controversie in materia di demanio idrico, che sono
devolute al Tribunale delle acque, e di quelle concernenti canoni, indennità o altri corrispettivi).
Il tipo di situazione giuridica soggettiva lesa rileva anche ai fini dei termini per l'impugnazione del ricorso:
se è un interesse legittimo, si guarda al termine di decadenza (60 giorni); se è un diritto soggettivo, la cui
tutela si chiede a prescindere dalla richiesta di annullamento del diritto, si guarda al termine di
prescrizione del diritto.
Condizioni generali dell'azione
I presupposti sono l'interesse ad agire e la legittimazione ad agire, come nel processo civile. Nel processo
amministrativo, occorre che questo interesse e questa utilità siano concretamente conseguibili. Nell'ipotesi
di un soggetto che partecipa ad un concorso per titoli e che si accorge che la commissione giudicatrice ha fatto un
errore nella valutazione di uno dei titoli, se risulta che anche laddove la commissione avesse giudicato correttamente il
titolo il soggetto non sarebbe risultato vincitore, non c'è interesse ad agire.
Questo accade perché il processo amministrativo è concepito come un processo che mira non ad una
oggettiva giustizia, ma a tutelare il cittadino di fronte all'amministrazione. Ci sono casi in cui è ammesso
l'accertamento della verità in sé, a prescindere dal conseguimento di un'utilità da parte del ricorrente
(sono le cd azioni popolari e la legittimazione riconosciuta all'Antitrust, che può impugnare qualsiasi atto
della pubblica amministrazione che sia contrario ai principi della concorrenza).
L'interesse ad agire
L'interesse ad agire deve essere
personale: deve riferirsi al ricorrente, a colui che agisce in giudizio
attuale: l'interesse deve sussistere al momento della proposizione della domanda. Non si può fare una
domanda ipotetica e futura
concreto: l'interesse deve essere correlato ad una lesione effettiva, concreta, già avvenuta e specifica.
Sono gli stessi caratteri che deve avere l'interesse di chi chiede l'accesso ai dati.
[1] Questi presupposti circoscrivono l'autonoma impugnabilità di alcuni atti, come gli atti interni
preparatori (cd endoprocedimentali): la lesione sarà effettiva solo al termine del procedimento
amministrativo! Però ci sono anche ipotesi in cui l'atto endoprocedimentale può essere impugnato, ed è il
caso in cui per esempio il parere è obbligatorio e vincolante: dall'atto endoprocedimentale deriva un
effetto preclusivo (cd atti soprassessorio).
[2] Deve essersi poi conclusa la fase integrativa dell'efficacia (attenzione che quando il momento del
perfezionamento è diverso dal momento in cui l'atto acquista efficacia, i termini per l'impugnazione
decorrono dal momento in cui l'atto acquista efficacia): non si possono impugnare atti non ancora efficaci
perché non sono idonei a provocare una lesione attuale. Idem per gli atti sottoposti a condizione
sospensiva.
[3] Gli atti amministrativi normativi sono sostanzialmente fonti di diritto e della potestà legislativa, ma
formalmente sono atti amministrativi. Un atto generale e astratto non determina una lesione attuale e
concreta: bisogna aspettare che il regolamento venga applicato all'individuo x perché si generi una lesione
e dunque anche un interesse ad agire personale, attuale e concreto (non c'è un interesse dell'ordinamento
a rimuovere un atto generale e astratto). Questi atti non sono autonomamente impugnabili: sono
impugnabili ma solo insieme all'atto che causa la lesione concreta. È la cd doppia impugnazione: dell'atto
presupposto e dell'atto che causa la lesione, la cui invalidità è un'invalidità derivata dall'atto normativo,
che va parimenti impugnato.
[4] Gli atti amministrativi generali , molto simili a quelli normativi, non sono astratti (perché disciplinano
una situazione concreta e specifica) ma sono rivolti a categorie generali di individui identificabili solo a
posteriori (per es, direttive, circolari, bandi di gara etc). Perché possa essere impugnato l'atto generale,
deve essere applicato ad un soggetto x. Ci sono casi particolari in cui un bando contiene condizioni con
effetto preclusivo (senza rimuovere quella clausola io non sono nemmeno in condizioni di partecipare), e
quindi l'atto generale deve essere impugnato subito, altrimenti si presterà acquiescenza alla condizione e
non la si può più impugnare ex post.
In alcuni casi in cui la clausola non era stata impugnata a monte, il giudice amministrativo ha disapplicato la
clausola per quella persona (e la disapplicazione non elimina la clausola con efficacia erga omnes e
definitiva come accade con l'annullamento!). È una prassi del giudice amministrativo, non normativamente
prevista, che vale solo per gli atti amministrativi generali e non per quelli normativi (non sarebbe pensabile
che di fronte ad una norma illegittima, il giudice amministrativo non annulli ma solamente disapplichi).
[5] L'atto meramente confermativo non è autonomamente impugnabile perché la lesione è da riferirsi
all'atto precedente, quello confermato. La conferma è un atto di autotutela, mentre l'atto meramente
confermativo è l'esito della richiesta di un privato di tornare su una decisione già presa. La richiesta di
riesaminare un provvedimento può non essere fondata su nuovi motivi, ma può essere pretestuosa per
riaprire i termini dell'impugnazione. Per questo l'atto meramente confermativo non riapre i termini! Nel
caso invece dell'atto di conferma, il termine di 60 giorni si riapre.
L'interesse di agire deve sussistere non solo alla proposizione della domanda, ma fino al momento della
decisione. Il giudice altrimenti dichiara inammissibile il ricorso per sopravvenuto difetto di interesse.
La legittimazione ad agire
È l'affermazione della titolarità di una situazione giuridica soggettiva qualificata in modo tale da ricevere
tutela giurisdizionale. Il giudice deve accertarne la sussistenza, a prescindere dalla prospettazione che ne
fa il ricorrente (l'interesse di fatto non necessariamente è tutelabile, per esempio).
Nel nostro ordinamento il semplice status di cittadino o elettore non è sufficiente ad agire, ma fanno
eccezione le azioni popolari (per es, ricorsi in materia elettorale).
Nel caso di interesse diffusi, l'accertamento della legittimazione ad agire è sostituito dal riconoscimento
della titolarità dell'interesse in capo alle associazioni cd esponenziali (per es in materia di ambiente c'è un
elenco di associazioni di protezioni ambientale riconosciute). Si evita al giudice la verifica puntuale della
legittimazione per ogni singola associazione.
Tipi di azione
Il processo amministrativo può essere di cognizione, di esecuzione o cautelare.
L'azione può essere
costitutiva: è l'azione tipica del giudizio amministrativo già nel 1889, è generale e finalizzata a rimuovere un
provvedimento amministrativo illegittimo. Modifica il rapporto giuridico tra le parti, eliminando
dall'ordinamento un atto ab origine. Giurisprudenza e dottrina hanno individuato tre effetti: quello di
annullamento, quello ripristinatorio della situazione allo status quo ante e quello conformativo in caso ci sia
un nuovo provvedimento. In caso di silenzio significativo, si propone un'azione costitutiva per annullare un
diniego formatosi nei casi di silenzio significativo (c'è una fictio iuris perché non c'è atto, ma si ricostruisce il
contenuto del provvedimento sulla base della domanda)
di condanna
di accertamento: poco frequente
di adempimento: è una particolare ipotesi di condanna, il cui oggetto è l'imposizione alla pa di un
accertamento. Poco frequente
Azione volta ad ottenere la dichiarazione di nullità
L'azione autonoma di nullità dava