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10.2 IL CONFLITTO SI ALLARGA
Da Londra il generale francese De Gaulle lanciò un proclama ai francesi, chiamandoli e alla resistenza.
Al movimento “Francia libera” aderirono anche le colonie.
De Gaulle e Churchill firmarono un accordo: nel settembre 1940 un contingente anglofrancese sbarcò
in Senegal. 86
Anche l’Italia estese il conflitto alle colonie aprendo un nuovo fronte in Africa orientale e al confine
fra Libia ed Egitto e nella penisola balcanica: nell’agosto 1940, gli italiani attaccarono l’Egitto
invadendo la Somalia britannica, con l’obiettivo di acquisire le aree petrolifere del Medio Oriente e il
canale di Suez.
La loro superiorità numerica fu bilanciata dall’artiglieria e dai mezzi corazzati britannici e da dicembre
1940 la controffensiva britannica prevalse rapidamente.
Mussolini inoltre, all’insaputa di Hitler, invase la Grecia nell’ottobre 1940 ma l’esercito italiano venne
ricacciato in Albania e nel marzo 1941 uno sbarco britannico a Salonicco confermò il fallimento,
costringendo l’Italia a chiedere aiuto alla Germania.
Gli inglesi avevano l’iniziativa nel Mediterraneo.
In Jugoslavia un colpo di stato abbatté il governo alleato con l’Asse ma la Wehrmacht costrinse alla
resa l’esercito jugoslavo.
Anche la Grecia subì la stessa sorte.
Anche in Africa del Nord, affiancandosi agli italiani a febbraio 1941, riuscirono a respingere gli inglesi
fuori dall'Egitto.
Tuttavia la Gran Bretagna riuscì ad allontanare dal Medio Oriente i tedeschi a liberare l’Etiopia dagli
italiani.
A metà 1941 le sorti del conflitto pendevano dalla parte dell’Asse: tutto il continente europeo (esclusi
alcuni stati) era sotto diretto o indiretto controllo tedesco.
L’attacco all’Unione Sovietica era cruciale per Hitler sul piano ideologico e per la conquista dello
“spazio vitale” contro gli slavi “inferiori e comunisti”: il 22 giugno 1941 partì l’Operazione Barbarossa
che fu l’operazione militare più colossale della storia per la quantità di uomini mobilitati, vittime e
armamenti.
I nazisti proseguirono la guerra di sterminio già sperimentata in Polonia, uccidendo ufficiali catturati
al fine di instaurare un dominio coloniale.
Il numero di vittime civili e militari sul fronte orientale superò di molto la somma di quelle degli altri
teatri di guerra.
L’Armata Rossa non resse l’urto, anche per via del Grande Terrore avviato da Stalin, e i tedeschi
giunsero a pochi centinaia di chilometri da Mosca.
L’operazione si arrestò (fine di luglio) lasciando i sovietici con un terzo della loro base industriale. 87
Hitler diede priorità al fronte a sud, verso Ucraina (per il carbone) e Caucaso (petrolio): solo dopo
aver conquistato Kiev e la Crimea, Hitler ordinò di riprendere l’avanzata verso Leningrado che venne
arrestata l’8 dicembre (per la controffensiva russa, l’inverno duro e l’arretratezza del paese che non
offriva materiali all’esercito tedesco).
In attesa della primavera, la guerra si estese nel Pacifico.
Il Giappone il 7 dicembre 1941 bombardò la base hawaiana di Pearl Harbour dove si trovava la flotta
statunitense, aprendo la strada verso il Pacifico.
Il Giappone conquistò l’Asia, la Cina fu il paese che soffrì il numero di vittime maggiore che nel resto
del continente.
10.3 LA GUERRA IN ASIA E L’INTERVENTO AMERICANO
Il fallimento dell’offensiva lanciato nel 1939 dal Giappone contro la Russia alimento la spinta
espansionistica in Asia: nel settembre 1940 le truppe nipponiche sbarcarono in Indocina, instaurando
in Thailandia un protettorato.
Nello stesso mese firmò il Patto Tripartito con Germania e Italia, che ristabiliva l’aiuto reciproco.
Tokyo, diffidente della Germania, rimase neutrale nel conflitto e di nascosto, nell’aprile 1941 stipulò
un accordo di non aggressione con l’URSS e nascose anche i tentativi di trattative con gli Usa per il
riconoscimento delle aspirazioni in Asia e nel Pacifico.
Problema per il Giappone era la scarsità di materie prime che venne risolto con la creazione di una
“sfera di coprosperità della Grande Asia Orientale”, ovvero l’occupazione militare e l’istituzione in
quei paesi sotto controllo europeo dell’impero nipponico.
Il Giappone decise per una diretta amministrazione militare, nel 1943 lasciò formale indipendenza ad
alcuni stati.
La logica predatoria contribuì a far accrescere i già presenti movimenti nazionali e indipendentisti nei
paesi conquistati.
Con l’attacco di Pearl Harbour l’opinione pubblica statunitense decide di uscire dall’isolazionismo
anche se Roosevelt nel marzo 1941 riuscì a far approvare il lend-lease act che prevedeva
l’autorizzazione di forniture belliche ai paesi amici.
Roosevelt e Churchill inoltre firmarono nell’agosto 1941 la Carta Atlantica: nuovo ordine interazione
che rifiutava le guerre di aggressione e conquista, nel rispetto dell’autodeterminazione dei popoli e la
libera circolazione di merci e capitali. 88
Su queste basi, Roosevelt fronteggiò con durezza le iniziative del Giappone e pose l’embargo sul
petrolio e ad acciaio.
Nel luglio 1941 vennero sequestrati i beni giapponesi esistenti nel paese americano congelando così i
crediti.
A novembre chiesero di porre fine all’aggressione alla Cina ma il diniego arrivò con l’attacco a Pearl
Harbour.
L’entrata degli Usa in guerra definì il conflitto come lotta politica tra fascismo e antifascismo: la
conferenza di Washington del 1942 riconobbe come Nazioni Unite quelle che sottoscrivevano la
Carta Atlantica e volevano combattere fino alla vittoria i fascismi.
L’intervento americano costrinse la Germania concentrarsi sull’industria bellica: vennero imposti
“contributi di occupazione” alla Francia mentre i territori ad est contribuirono con materie prime e
forza lavoro ( i sovietici messo in salvo lavoratori e impianti industriali che permetterà la loro ripresa).
Lo sfruttamento di risorse estere e il ricorso al lavoro coatto di civili deportati e prigionieri di guerra
risparmiò ai tedeschi il prezzo più alto dell’economia di guerra e insieme ad una politica
razionamento non vennero alterate le condizioni di vita della popolazione tedesca, fino al 1944, e
alimentò anche il consenso al regime (anche se passivo per le violenze delle SS).
Il baricentro dell’economia mondiale si spostava sempre più negli Usa che disponevano di molte
materie prime e forza lavoro: Pearl Harbour fu il solo territorio americano coinvolto negli scontri.
Il reddito nazionale statunitense crebbe più del doppio rispetto a prima della guerra, aumentò
produzione lavoro industriale; la disoccupazione venne riassorbita per intero.
10.4 IL “NUOVO ORDINE EUROPEO” E LA SHOAH
I tedeschi utilizzarono maltrattamenti, rapine, sfruttamento economico, lavoro forzato e deportazioni
di massa per un dominio finalizzato a soddisfare gli interessi tedeschi.
L’Italia fascista giocò un ruolo subordinato, ma in Jugoslavia e Grecia i militari fecero uso di campi di
concentramento e esecuzioni capitali.
Dopo la conquista della Francia il regime nazista propagandò il “nuovo ordine europeo”, dove la
Grande Germania (che riuniva tutta la razza tedesca) deteneva la supremazia, attorno alla quale
giravano i paesi satelliti in funzione subalterna e il terzo anello era occupato da paesi europei
settentrionali e occidentali, sottoposti ad un duro sfruttamento.
Con l’attacco all’URSS si aggiunse il “piano generale per l’Est” (1941-42), la deportazione in Siberia di
31 milioni di persone “razzialmente indesiderabili” per far posto a coloni tedeschi. 89
I 5-6 milioni di ebrei residenti nell’area erano destinati all’immediata eliminazione: fino alla conquista
della Polonia i nazisti avevano puntato all’emigrazione ebraica, non in un unico Stato per evitare la
formazione di una nazione antitedesca.
L’emigrazione mostrò l’ipocrisia delle proteste già contenute in occidente.
Con l’aumentare degli ebrei in concomitanza con l’aumentare dei territori del Reich, il trasferimento
obbligatorio divenne impraticabile.
Nel 1939 fu disposto il trasferimento in ghetti ma anche questa operazione divenne incontrollabile.
Il governatore nazista della Polonia propose di sfruttare la manodopera ebraica, scontrandosi con
Himmler (capo SS) che voleva eliminare ogni contatto con la razza inferiore e aumentare il posto a est
per i coloni tedeschi.
Inoltre la situazione sanitaria ed economica era oscena: tra aprile e maggio 1943 il ghetto di Varsavia
insorse, concludendosi con una repressione inevitabile e la distruzione del quartiere.
I gruppi SS di appoggio alle Wehrmacht iniziarono così a fucilare in massa le popolazioni degli
insediamenti ebraici che incontravano sulla strada durante l’Operazione Barbarossa.
Nel settembre 1941 con il decreto “Notte e nebbia” (in tutta sicurezza) venne disposta la
deportazione in Lager di prigionieri politici e sospetti di resistenza al Terzo Reich.
Il 20 gennaio 1942 un incontro di massimi gradi delle SS, forze armate, ministeri, partito nazista e
governorato polacco venne pianificata la “soluzione finale”: gli ebrei dapprima stabiliti in Polonia in
ghetti di transito e lavori forzati sarebbero stati decimati dalla selezione naturale e quelli rimanenti
eliminati.
Dall’ottobre 1941 vennero concentrati gli ebrei in nuovi campi di concentramento, luoghi isolati e
indiscreti ma dotati di linee ferroviarie (Auschwitz, dove morì più di un milione di persone e Birkenau,
dove vennero usate per la prima volta le camere a gas).
All’arrivo, si separavano le persone abili da quelle inabili al lavoro, quest’ultime venivano subito
sterminate.
A decimare gli altri bastavano le condizioni di vita dei campi.
Altri campi polacchi vennero dotati solo di camere a gas, che sterminavano direttamente i deportati.
La definizione di olocausto per la definizione dello sterminio ebrei è fuorviante, richiama la pratica
sacrificale di antichi popoli presupponendo una volontà personale delle vittime.
La tradizione ebraica lo chiama Shoah, “distruzione”. 90
Nonostante la massima segretezza, le notizie sulla sorte degli ebrei presero a filtrare in Occidente
dall’estate 1942 per il governo polacco in esilio a Londra e per i nunzi apostolici che riferirono in
Vaticano.
Ciononostante, le reazioni furono caute e reticenti per preservare obiettivi militari per gli alleati o per
privilegiare la neutralità della Chiesa e tutelare il cattolicesimo tedesco per la seconda.
Neppure in Germania ci furono reazioni apprezzabili.