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CAP. 3 IL GIORNALISMO TEMA LETTERARIO
3.1 Illusioni presto perdute
La letteratura può, all’occorrenza, entrare in stretto contatto con il giornalismo al punto da farne
proprio uno dei suoi principali temi. La vitalità del tema dipende essenzialmente da due fattori:
1. prima di tutto, la rappresentazione letteraria del giornalismo consente di cogliere le
vicissitudini della modernità in divenire;
2. per la letteratura, invece, tematizzare il giornalismo consente di riflettere su se stessa.
In alcune narrazioni di matrice romantica come ad esempio Ernest o il difetto del secolo di Gustave
Drouineau (1829) o Lucien Spalma di Jules-Amyntas David (1935), il tema è affidato a uno schema
ricorrente: l’arrivo a Parigi di un giovane letterato di provincia, l’impatto con le ciniche leggi del
mercato editoriale e della stampa e in ultimo il crollo degli ideali fino al suicidio. Questi due romanzi
riscuotono nell’immediato uno straordinario successo, a cui però fa seguito l’oblio poiché la
celebrazione dell’idealismo si avverte come troppo lontana dalla realtà. Un romanzo che invece
riesce a imporre nell’immaginario questo schema tipico, senza renderlo lineare o carico di patetismo,
è Illusioni perdute di Balzac (1837-43), un autore che, proprio per via del suo rapporto tormentato e
controverso con il giornalismo, appare più adatto a rappresentare la dinamica tra queste due sfere,
letteratura e giornalismo, assecondando maggiormente il bisogno di realismo del pubblico. È
Un grand’uomo di provincia a Parigi
soprattutto nella seconda parte del romanzo, (1839), che si
l’arrivo a
rappresenta questo conflitto. Apparentemente lo schema rimane lo stesso: in principio,
Parigi di un talentuoso giovane della provincia, l’impatto con le logiche spietate del mercato e
dell’editoria, una breve quanto illusoria ascesa e poi, infine, la vertiginosa caduta. L’apparente
similarità con lo schema di cui si è detto trova invece una variante significativa nel protagonista,
Lucien de Rubempré, che non si tratta di una figura propriamente limpida, cristallina, ma piuttosto di
un personaggio instabile e volubile che si dibatte tra gli ideali degli scrittori del “Cenacolo” (animati
da intenti nobili e culturali) e alcuni giornalisti spregiudicati. Il destino di Lucien è contorto come la
sua personalità. Lucien usa infatti il giornalismo per arrivare al successo nel più breve tempo
possibile. Riesce poi effettivamente a fare carriera, ma finisce con lo sperperare le proprie doti, il
proprio talento scrivendo una mole esagerata di articoli e accettando anche compromessi che lo
screditano del tutto agli occhi degli altri scrittori. Inoltre, a differenza di Ernest (protagonista di Ernest
o il difetto del secolo) Lucien medita il suicidio senza però attuarlo, dimostrando ancora una volta
mancanza di coraggio. Il crollo delle speranze, delle illusioni non si risolve quindi nella fine della sua
esistenza, ma nell’incontro con Vautrin (o Carlos Herrera), un delinquente evaso che riesce a
suggestionare, a corrompere Lucien e a farlo divenire prima vittima e poi complice del sistema.
Attraverso la voce di Lucien, un principiante, un esordiente, Balzac (che invece conosce molto bene
l’ambiente del giornalismo) rivela al lettore tutte le doppiezze, le magagne di questa professione.
Attraverso la voce di Lucien, Balzac ha quindi modo di dire la sua e denunciare alcuni temi quali: lo
sfruttamento dell’ingegno, la compravendita delle recensioni, gli attacchi e le diffamazioni gratuite,
le notizie false con finalità sensazionaliste. L’autore sviluppa quindi una forte insofferenza per l'intero
settore, riversata, oltre che sulle pagine dei suoi romanzi, anche in un saggio Monographie de la
presse parisienne (che fa pendant con Le illusioni perdute). Tuttavia è bene ricordare che Balzac è
anche tra gli artisti il cui lavoro più sfuma e contraddice la morale ostentata: la sua esperienza
giornalistica, infatti, è stata molto intensa e produttiva, pertanto non può certamente risolversi in una
condanna definitiva, categorica.
La vicenda delle Illusioni perdute si conclude in modo molto significativo: Lucien è obbligato a
scrivere una recensione/stroncatura su un suo collega e amico del “Cenacolo”, ma temendo di
essere troppo severo nei confronti la fa leggere prima all’interessato. Si tratta di un grosso errore,
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dal momento che quest’ultimo attenua giustamente il tono, ma trasforma lo scritto nella stroncatura
di un altro scrittore del Cenacolo, che si vendica sfidando Lucien a duello. La vicenda di Lucien
prosegue poi in Splendori e miserie delle cortigiane che riprende i fili di Papà Goriot e di Illusioni
però, Lucien non è più lo stesso: l’ambizioso
perdute. In Splendori e miserie delle cortigiane, poeta
di provincia ha infatti definitivamente sprecato, per l'inettitudine che lo contraddistingue e la sua
debolezza di carattere, le sue doti, il suo talento, e ora non è altro che una pedina del gioco condotto
dal diabolico Vautrin, che è il vero protagonista del nuovo romanzo. Lucien si è dunque venduto,
prostituito, asservito alla potenza di una volontà superiore, che finirà per schiacciarlo. Accanto a lui,
un altro essere umano che fa commercio di sé, la bella Esther, va incontro a uno stesso identico
destino di disfatta e fallimento. Balzac attraverso questa vicenda mostra quindi che il vero motore
della società moderna è la volontà. Il fallimento di Lucien come scrittore, ne celebra tuttavia la fortuna
come giornalista. È infatti autore di recensioni brillanti e acute e di una spiritosa rubrica di costume.
Lucien, dunque, abbandona il campo ma allo stesso tempo i suoi guizzi d’ingegno fanno scuola: per
quanto infido e corrotto, il giornalismo rappresenta pur sempre lo spazio migliore per liberarsi delle
vecchie modalità di parlare d’arte e per modernizzarsi. Balzac, dunque, non salva il personaggio ma
salva in definitiva il giornalismo.
Già Lucaks (1935), aveva notato che l’affresco che Balzac ritrae nella sua Comedie humaine ha
mostra i pro e i contro della “capitalizzazione dello spirito”, illustrando sia i guasti,
tanto vigore perché
le iniquità che provoca, sia le doti che la sorreggono. Tra l’altro, nelle Illusioni perdute si possono
ricavare anche le lezioni di giornalismo impartite a Lucien ed è perfino riportato per intero il suo primo
articolo: si viene così a determinare una vera e propria dimensione didattica nella scrittura letteraria.
Il libro di Balzac ebbe molto successo, se ne parlò moltissimo e, come prevedibile, generò molto
tra i giornalisti dell’epoca. In modo particolare, Jules Janin, molto temuto come
dissenso critico
l’opera (1839), rivendicando l’onorabilità della categoria dei giornalisti e
giornalista, stroncò
attaccando la struttura composita delle vicende, dovuta anche alla commistione con il giornalismo.
Il giornalismo inglobato dalla letteratura finisce così col rispondere esortando quest’ultima a non
fuoriuscire dai suoi confini tradizionali. L’estro sperimentale, la tensione al cambiamento che agitano
dell’epoca da un lato favoriscono quindi l’interazione fra le due sfere, dall’altro
il panorama culturale
inaspriscono invece il loro rapporto. Sebbene Le illusioni sia un libro che fa proseliti, cominciando
presto ad essere imitato, il modello di giornalismo che presenta è un modello disorientante, in quanto
è un modello in cui attraverso il personaggio di Lucien noi non riusciamo a capire se si tratti
effettivamente di un perdente, essendo allo stesso tempo ammirato, stimato dai giornalisti.
La condanna del giornalismo trova spunto anche in due lavori teatrali, per certi aspetti vicini alle
L’école des journalistes
Illusioni perdute: di Delphine de Girardin (1840) e Die journalisten di Gustav
Freytag (1852). Nel primo, si descrive un contesto simile a quello di Balzac ma con un finale positivo.
Oltre a tutte le forme di scorrettezza e corruzione del lavoro di giornalista, si narra la storia di un
periodico, “La verité”, che dopo una direzione deludente e squallida viene riportato al successo
grazie a un nuovo direttore. L’opera di Freystag, invece, è incentrata sul rapporto tra stampa e
politica, attraverso la contrapposizione tra il giornalismo interessato e scorretto e quello onesto e
coraggioso. Un altro romanzo che si pone in questa linea è Charles Demailly (1868), scritto dai fratelli
Edmond e Jules de Goncourt (già autori di un’opera manifesto del naturalismo francese, Germinie
Lacerteux). Come è proprio di questi autori, nel romanzo si ha la combinazione tra lo studio di una
patologia nervosa e lo spaccato di un epoca, dove ideologia e politica risultano già strettamente
compromesse con il potere. Viene raccontata la storia di uno scrittore molto fragile psicologicamente
che dopo una lunga gavetta nei giornali si impegna nella scrittura di un romanzo. Attaccato dai critici,
proprio per questa sua vicinanza con la scrittura giornalistica che in qualche modo l'avrebbe
contaminato, e vittima di un complotto ordito dalla moglie e da alcuni colleghi, questo personaggio
precipita in una vera condizione di follia. Anche due scrittori come i fratelli de Goncourt, attraverso
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la vicenda di questo giornalista-scrittore, mettono dunque in scena il difficile rapporto tra giornalismo
e letteratura. Allo stesso modo, anche nell’Inghilterra ottocentesca gli scrittori guardano con molta
diffidenza al giornalismo, visto come pericoloso, anche perché qui il potere dei periodici è notevole.
Si possono ricordare a questo proposito Un caso di coscienza di Anthony Trollope (1855) e
Pandemis di William Thackeray (1848-50).
3.2 Giornalisti senza talento, giornalisti senza riserve
Il tema del giornalismo diventa nucleo di una delle problematiche principali della seconda metà
dell’ottocento: la tensione dialettica tra individuo e società. Nelle opere di questo periodo l'ingresso
nei periodici di uno o più giovani rimane il filo conduttore, ma il giornalismo non è più soltanto il
surrogato di ambizioni letterarie, bensì diventa l'obiettivo primario, il mezzo per scalare il successo
e lasciare un'impronta sulla società. Il rapporto tra letteratura e giornalismo viene trattato in questi
termini nell’Educazione sentimentale di Flaubert, uno scrittore che non ha mai fatto il giornalista e
che nel romanzo presenta questa professione in due modi molto diversi: da un lato, vi è il
personaggio di Deslauriers che aspira a fondare un giornale che si faccia portavoce di tutte le critiche
alle istituzioni. Dall’altro vi è invece Hussonnet, un per