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BIBLIOGRAFIA
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Hypericum perforatum L. Noto come erba di San Giovanni, l'iperico è una pianta erbacea.
Appartenente alla famiglia delle Clusiaceae, la pianta di iperico cresce spontanea nell'Europa e nel Nord America. Presenta un caule ramificato con foglie opposte, intere, caratterizzate dalla presenza di ghiandole secretrici translucide che fanno assumere alla foglia un aspetto bucherellato, da cui l'attributo "perforatum". I fiori, di colore giallo-oro, presentano cinque petali che si trovano all'apice della pianta e sono caratterizzati da numerosi stami lunghi. Il nome anglosassone si riferisce al fatto che la pianta fiorisce in corrispondenza della festività di San Giovanni (24 giugno).
Il suo corredo fitochimico è costituito da 0.05-0.15% di derivati naftodiantronici (dopo esposizione alla luce solare rimangono ipericina C30H16O8 e pseudoipericina), da massimo il 3% di derivati floroglucinolici (iperforina C35H52O4 e adiperforina), da 2-5% di flavonoidi (amentoflavone C30H18O10, quercitrina C21H20O11, isoquercitrina C21H20O12, quercetina C15H10O7, iperoside, rutina C27H30O16).
da tannini (fino al 9%), da 0.05-0.9% di un olio essenziale, da cumarine e da altri composti. La droga è costituita dalle sommità fiorite che secondo la Farmacopea Europea IV devono contenere non meno dell'0.08% di ipericine totali calcolate sulla droga secca.
L'iperico è utilizzato da molti anni nel trattamento di forme di depressione sia maggiori che minori e numerosi studi clinici sono stati effettuati per confermare l'efficacia terapeutica di prodotti a base di estratti vegetali (Dante & Facchinetti, 2008).
In uno studio randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, 200 pazienti affetti da depressione maggiore sono stati trattati con un estratto standardizzato di iperico (900-1200 mg/die) o con un placebo per quattro settimane. Alla fine del trattamento è avvenuto un miglioramento della patologia nel gruppo trattato anche se non di molto superiore al placebo. Relativamente agli eventi avversi, la cefalea si è mostrata
esserel’effetto collaterale più frequente (Shelton et al., 2001). In un altro studio multicentrico, indoppio cieco, controllato con placebo, 147 pazienti con depressione lieve e moderatasono stati suddivisi in tre gruppi. Il primo è stato trattato con 300 mg/die di estratto diiperico contenente 0.5% di iperforina, il secondo con lo stesso quantitativo di estrattocontenente 5% di iperforina e il terzo con un placebo per 42 giorni. I sintomi depressivisono stati valutati individualmente attraverso una scala apposita, la scala di Hamilton perla depressione (HADM). Tale scala ha mostrato una riduzione della sintomatologia di 8.5± 6.1 punti per il primo gruppo, di 10.43 ± 4.6 per il secondo e di 7.9 ± 5.2 per il terzogruppo. Appare evidente quindi che l’efficacia dell’estratto nel trattamento delladepressione dipende dal contenuto di iperforina. Nonostante il contenuto più elevatonon sono stati rilevati effetti avversi (Laakman et al.,
<1998>. Negli anni passati, diversi studi hanno ipotizzato che l'effetto antidepressivo dell'iperico fosse riconducibile all'ipericina. Suzuki e collaboratori (1984) sostenevano che questo fosse il principale costituente in grado di agire come inibitore della monoaminossidasi (IMAO). Tale ipotesi è stata scartata considerando che l'effetto inibitore non giustificherebbe l'efficacia clinica dell'iperico. Inoltre i livelli plasmatici di ipericina, in seguito alla somministrazione orale dell'estratto di iperico, non sono sufficientemente elevati per indurre un effetto farmacologico considerevole. Soltanto con lo studio di Perovic e Muller (1995) si capì che l'iperforina, il più importante composto lipofilo dell'iperico, conferiva all'estratto l'azione antidepressiva. Come i comuni antidepressivi di sintesi, questo derivato floroglucinolico inibisce la ricaptazione di serotonina, di noradrenalina e di dopamina ma.anche del GABA e del L-glutammato. L'aumento della concentrazione sinaptica dei neurotrasmettitori permette un aumento dei recettori serotoninergici 5-HT₁ e 5-HT₂ e una variazione dei recettori adrenergici. In uno studio animale si è visto che l'estratto di iperico ha provocato un aumento dei recettori serotoninergici del 50% rispetto al controllo. I risultati suggeriscono quindi un'up-regulation dei due recettori dopo una prolungata somministrazione dell'estratto. La modifica dell'espressione dei recettori è ritenuta infatti responsabile dell'effetto antidepressivo dell'iperico (Teufel-Mayer & Gleitz, 1997). L'inibizione del reuptake dei neurotrasmettitori non è dovuta al legame specifico con i trasportatori associati alla ricaptazione dei singoli neurotrasmettitori. Si è visto che l'iperforina non si lega alle molecole trasportatrici ma, tramite un meccanismo indiretto, aumenta laconcentrazione intracellulare degli ioni sodio compromettendo i trasportatori di neurotrasmettitori sodio-dipendenti. A conferma di ciò si è visto che la [Na+]i è aumentata nelle sinapsi dei ratti alla concentrazione di iperforina capace di inibire il reuptake di serotonina. È opportuno ricordare comunque che altri composti presenti nell'estratto come i flavonoidi, l'adiperforina e la furoiperforina possiedono attività antidepressiva. Oltre all'effetto antidepressivo e ansiolitico, l'iperico possiede anche proprietà antinfiammatorie e antiossidanti: l'iperforina inibisce la cicloossigenasi-1 e la 5-lipossigenasi, due enzimi coinvolti nella produzione di eicosanoidi proinfiammatori a partire dall'acido arachidonico (Zanoli, 2004). Inoltre l'iperico sopprime la sintesi di citochine proinfiammatorie e dell'interleuchina-6 (IL-6). In merito al suo utilizzo, la Commissione europea tedesca suggerisce una.La dose giornaliera consigliata è di 2-4 g di droga grezza o l'impiego di estratti idroalcolici contenenti 0.2-1 mg di ipericina totale. Generalmente l'iperico risulta essere ben tollerato in quanto possiede un margine di sicurezza abbastanza promettente. Gli effetti collaterali sono spesso lievi e transitori e nei diversi studi clinici sono comparsi con una frequenza del 1-3% nei pazienti che assumevano Hypericum perforatum. I più comuni consistono in disturbi gastrointestinali, cefalea, vertigini, stanchezza, affaticamento, ansia, secchezza delle fauci, reazioni cutanee ed allergiche. Sono stati riportati anche alcuni eventi clinici rari quali alopecia, neuropatia e fotosensibilizzazione. Quest'ultima consiste in una serie di sintomi come eritemi, rash cutanei e prurito che possono manifestarsi a dosi elevate. Tale effetto avverso è stato attribuito ai naftodiantroni costituenti il fitocomplesso della pianta (Oliveira et al., 2016). È consigliabile quindi evitare
un’esposizione prolungata al sole durante il periodo di assunzione, specialmente nelle persone con pelle chiara. Una particolare attenzione deve essere riservata anche alle importanti interazioni farmacologiche che possono instaurarsi tra l’iperico e numerosi farmaci di sintesi e non. L’iperforina, oltre ad essere ritenuta la maggior responsabile di molte azioni antidepressive, è il principale componente in grado di innescare interazioni farmacologiche. Tale composto è infatti un potente induttore della frazione subenzimatica CYP3A4 e della glicoproteina P. L’estratto di iperico, nello specifico, attiva gli enzimi epatici del citocromo P450 provocando un aumento del metabolismo di tutti quei farmaci che normalmente vengono metabolizzati dal citocromo P450. Può indurre inoltre la sintesi della glicoproteina P a livello intestinale o renale diminuendo l’assorbimento dei farmaci e aumentandone la loro escrezione. Di conseguenza un concomitanteutilizzo dell'iperico e di farmaci metabolizzati dal citocromo P450 o che sono un substrato della glicoproteina P può portare ad una riduzione dei livelli plasmatici di questi farmaci, riducendone l'efficacia. Ne consegue, ad esempio, una diminuzione dell'efficacia della ciclosporina, farmaco immunosoppressore, e di farmaci antivirali e antitumorali. Sono stati rilevati anche casi di sindrome serotoninergica (irrequietezza, alterazioni mentali, tremori) dovuta ad un'assunzione contemporanea di inibitori della ricaptazione della serotonina che portano ad un effetto additivo. Alcune donne che assumevano contraccettivi orali hanno poi sperimentato gravidanze indesiderate. Ciò è dovuto al fatto che l'iperico diminuisce la concentrazione plasmatica di componenti ormonali presenti nelle pillole anticoncezionali: aumenta la clearance dell'etinilestradiolo e di altri composti provocando sanguinamenti intermestruali e una minorprotezioneanticoncezionale (Borelli & Izzo, 2009). È importante quindi evitare l'assunzione dell'estratto di iperico in associazione con farmaci immunosoppressori (ciclosporina), contraccettivi orali, anticoagulanti (warfarina), cardioattivi (digossina), antidepressivi (paroxetina, sertarlina...), antitumorali e antivirali.
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